17 gennaio 2025

TRAPANI. INCENDI BOSCHIVI, RIUNIONE ALLA PREFETTURA SU COLLABORAZIONE ISTITUZIONALE E STRATEGIE. L’ASSESSORA REGIONALE AL TERRITORIO E AMBIENTE, GIUSI SAVARINO, HA ANNUNCIATO L’INTENZIONE DI AUMENTARE LE ORE LAVORATIVE DEGLI OPERAI FORESTALI E DI AVVIARE UN NUOVO CONCORSO PER L’ASSUNZIONE DI PERSONALE NEL CORPO FORESTALE


Dal sito www.trapanisi.it

Tracciato il bilancio della stagione 2024 

16 Gennaio 2025
Incontro alla Prefettura di Trapani per discutere i risultati delle attività di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi, di vegetazione e d’interfaccia nel territorio provinciale durante il 2024. La riunione, presieduta dalla prefetta Daniela Lupo, ha visto la partecipazione di alte cariche istituzionali, tra cui dirigenti del Corpo Forestale della Regione Siciliana, rappresentanti delle Procure di Trapani e Marsala, Vigili del Fuoco, amministrazioni locali, Forze dell’ordine e l’82° Centro SAR dell’Aeronautica.

Durante l’incontro, è stato evidenziato come la sinergia tra enti e l’implementazione di tecnologie innovative, come sistemi di videosorveglianza e intensificato pattugliamento, abbiano contribuito a una significativa riduzione del numero e dell’estensione degli incendi rispetto al 2023. Tuttavia, il fenomeno si è protratto su un periodo più lungo: il primo grande incendio si è verificato già a marzo 2024 a Castellammare del Golfo.

Il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Antonino Galfo, ha sottolineato come i 2.400 interventi effettuati e all’apertura di quattro nuovi presidi stagionali abbiano permesso una risposta tempestiva e un efficace contenimento delle emergenze. Nonostante i progressi, il fenomeno degli incendi dolosi o colposi rimane una criticità da affrontare.

La prefetta Lupo ha ribadito l’importanza di aggiornare costantemente i piani di protezione civile, soprattutto in considerazione della crescente scarsità di risorse e delle vulnerabilità del territorio. Parallelamente, il dirigente generale del Corpo Forestale, Giuseppe Battaglia, ha evidenziato la necessità di una manutenzione regolare dei fondi agricoli per prevenire l’accumulo di materiale combustibile, che rappresenta una delle principali cause di incendi incontrollabili.

L’assessora regionale al Territorio e Ambiente, Giusi Savarino, ha annunciato l’intenzione di aumentare le ore lavorative degli operai forestali e di avviare un nuovo concorso per l’assunzione di personale nel Corpo Forestale che sarà formato in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri. L’obiettivo principale è proteggere la biodiversità e contrastare i fenomeni legati alla criminalità ambientale.

I rappresentanti delle Procure di Trapani e Marsala hanno lodato l’efficacia del coordinamento tra le istituzioni, che ha portato a un aumento dei procedimenti giudiziari e alla definizione delle responsabilità nei casi di incendi. In chiusura, la prefetta ha auspicato una sempre maggiore collaborazione tra le componenti del sistema di protezione civile, per garantire la salvaguardia del patrimonio naturalistico e la sicurezza della popolazione.




16 gennaio 2025

INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE AGRICOLA AL 75% E NON PIÙ AL 40%. RENDERLA PIÙ DIGNITOSA ED EQUIPARARLA CON QUELLA DEI LAVORATORI DEGLI ALTRI SETTORI CHE È PARI AL 75%. LA SEGRETERIA NAZIONALE CONFIL CI HA RISCONTRATI DICENDOCI CHE GLI EMENDAMENTI SONO STATI AMMESSI PERÒ NON APPROVATI, PER MANCATA COPERTURA DI SPESE. CHIARAMENTE, D'INTESA CON IL PRIMO FIRMATARIO DEI DUE EMENDAMENTI (PD E FORZA ITALIA) CONTINUERANNO LA BATTAGLIA




Ricevo e pubblico
dalla Segreteria Nazionale Confil

Gent.mo sig. Mogavero,
gli emendamenti sono stati ammessi però non approvati, per mancata copertura di spese. Chiaramente, d'intesa con il primo firmatario dei due emendamenti, continueremo la nostra battaglia.
In allegato copia emendamenti.
Cordialmente.



Il Blog seguirà con attenzione questa vicenda e nello stesso tempo si impegna di mettere in campo tutti gli strumenti disponibili per farsi sentire. Ma spera che lo facciano con una azione bipartisan tutti quelli che hanno più voce in capitolo, dai sindacati ai vari politici. L'innalzamento al 75% dell'indennità di disoccupazione agricola significherebbe equipararla con quelli degli altri settori e soprattutto renderla più dignitosa anche ai lavoratori agricoli e forestali.
Il resto come sempre sono solo chiacchiere



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MA É INCREDIBILE. OGNI GIORNO CHE PASSA È SEMPRE PIÙ BELLO. MA COSA LEGGIAMO DI COSÌ MERAVIGLIOSO? NOTIZIA FRESCA FRESCA: LA COMMISSIONE EUROPEA VALUTERÀ ULTERIORI AZIONI LEGALI PER LA MANCANZA DI MISURE EFFICACI PER PENALIZZARE E RISARCIRE L’ABUSO DI CONTRATTI A TERMINE E LA DISCRIMINAZIONE DEI LAVORATORI PRECARI IN ALTRI SETTORI DEL PUBBLICO IMPIEGO


Ma cosa leggiamo di così meraviglioso?
La Commissione Europea ci stupisce sempre di più e gli avvocati tutti, stanno facendo la loro parte. Il resto è solo fuffa!


Le tappe della procedura di infrazione

La decisione di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia segue una lunga procedura di infrazione avviata nel luglio 2019. Dopo una lettera di diffida formale, un’ulteriore lettera nel dicembre 2020 e un parere motivato nell’aprile 2023, la Commissione ha deciso di adire la Corte UE a causa dell’insoddisfacente risposta italiana alle preoccupazioni sollevate.

Ulteriori possibili azioni legali

Notizia fresca fresca: La Commissione Europea valuterà ulteriori azioni legali per la mancanza di misure efficaci per penalizzare e risarcire l’abuso di contratti a termine e la discriminazione dei lavoratori precari in altri settori del pubblico impiego.




OTTO ANNI DI PRECARIATO, IL GIUDICE DEL LAVORO CONDANNA IL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE A RISARCIRE UN DOCENTE. RISARCIMENTO DI 12 MENSILITÀ PARI A 27MILA EURO

Foto archivio

Dal sito www.riminitoday.it

L'insegnante di Religione si è visto rinnovare continuamente il contratto in un istituto superiore dall'anno scolastico 2015/16 eccedendo di gran lunga i 36 mesi previsti dalla legge

Tommaso Torri 
Giornalista Rimini Today
14 Gennaio 2025

E' la prima sentenza nel suo genere discussa al Tribunale di Rimini  quella che vedeva un docente precario che, da 8 anni, si vedeva continuamente rinnovare a tempo determinato il contratto di lavoro e ha quindi deciso di denunciare il Ministero dell'Istruzione che, oggi, è stato condannato a risarcire l'insegnate. La vicenda riguarda un professore di Religione 41enne che insegnava in un istituto tecnico della provincia di Rimini a partire dall'anno scolastico 2015/16 assunto con un contratto a termine. Nel corso degli anni, puntualmente, veniva assunto da ottobre a giugno sempre nello stesso istituto e con le stesse mansioni in una situazione di continua precarietà andando a superare abbondantemente i 36 mesi oltre i quali, per legge, dovrebbe scattare l'assunzione a tempo indeterminato almeno per il settore privato.

L'insegnate si è quindi affidato all'avvocato Veronica Piepoli che ha presentato una denuncia lo scorso ottobre dando così il via a un dibattimento presso la sezione Lavoro del Tribunale di Rimini. Nella mattinata di martedì il giudice ha accolto le richieste del 41enne e, ritenendo che si configurasse il reato di abuso di contratti a termine, ha condannato il Ministero a riconoscere all'insegnante un risarcimento di 12 mensilità pari a 27mila euro.  

"Si tratta della prima decisione presa in questo senso dal tribunale riminese - ha sottolineato l'avvocato Piepoli - per un fenomeno ben noto tanto che, dal 2014, l'Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte della Ue e soltanto dallo scorso novembre a seguito di una modifica legislativa pare giungere a chiusura. Il mio assistito, nonostante la sua lunga carriera, non ha mai avuto la possibilità di accedere a un concorso per l’assunzione stabile dato che l'ultimo bando, per questa classe di insegnanti, è stato fatto nel 2004".   

© Riproduzione riservata




INCENDI IN SICILIA. COSÌ LA MAFIA CONTROLLA IL TERRITORIO CON IL FUOCO. L'EX COMANDANTE GENERALE DEL CORPO FORESTALE DELLA REGIONE SICILIANA, DOTT. LONZI: A CONFERMA PORTO LA MIA ESPERIENZA PERSONALE QUANDO ERO COMANDANTE, AL LANCIO DELLA CAMPAGNA DELL'ANTINCENDIO BOSCHIVO VENIVA AD ASSISTERE IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI PALERMO . I GIORNALISTI DELLE TESTATE NAZIONALI, REGIONALI E LOCALI CHIEDEVANO AL PROCURATORE IL PERCHÉ DELLA SUA PRESENZA, LA RISPOSTA ERA QUESTA: LA MAFIA È NEL TERRITORIO INTERNO, COLLINARI E MONTANO E VUOLE CONTROLLARLO SENZA INTRUSI FRA I PIEDI



Dalla pagina Facebook
del Dott. Michele Salvatore Lonzi (che seguiamo con grande interesse),
già comandante del Corpo Forestale della regione siciliana.
Che ha condiviso l'articolo: "Incendi in Sicilia. Così la mafia controlla il territorio con il fuoco"

A conferma porto la mia esperienza personale: quando ero Comandante generale del Corpo Forestale della Regione Siciliana al lancio della campagna dell'antincendio boschivo veniva ad assistere il Procuratore della Repubblica di Palermo. I giornalisti delle testate nazionali, regionali e locali chiedevano al Procuratore il perché della sua presenza, la risposta era questa: la mafia è nel territorio interno, collinari e montano e vuole controllarlo senza intrusi fra i piedi.....


15 gennaio 2025

PUBBLICATA IN GAZZETTA UFFICIALE LA LEGGE DI STABILITÀ 2025-2027 E IL BILANCIO DI PREVISIONE DELLA REGIONE SICILIANA PER IL TRIENNIO 2025-2027. RAFFORZAMENTO DELLE MISURE ANTINCENDIO - DISPOSIZIONE PER IL SETTORE DELLA FORESTAZIONE. I LAVORATORI FORESTALI VENGONO, DI NORMA, UTILIZZATI NELL'AMBITO DI 20 CHILOMETRI TRA ANDATA E RITORNO. NEI CASI IN CUI SIA NECESSARIO UTILIZZARLI OLTRE TALE DISTANZA GLI UFFICI PROVINCIALI DEVONO CHIEDERE AUTORIZZAZIONE AL DIPARTIMENTO REGIONALE COMPETENTE ED I RIMBORSI RELATIVI POSSONO ESSERE OGGETTO DI CONTRATTAZIONE SPECIFICA, AVENDO COME BASE IL COSTO EFFETTIVO DEL CARBURANTE



Rafforzamento delle misure antincendio




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Disposizione per il settore della forestazione











Legge di stabiltà regionale 2025-2027:


Bilancio di previsione della regione siciliana per il triennio 2025-2027:



NUMERO SPECIALE: NUOVE GEOGRAFIE DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. TERRA IN FIAMME: LA PRODUZIONE SPAZIALE DELLA MAFIA


di Michele Mogavero
Nell'articolo pubblicato il 13/01/2025 dal sito www.tp24.it e riportato dal Blog il 14/01/2025 dal titolo: Incendi in Sicilia. Così la mafia controlla il territorio con il fuoco. In questo link: forestaliantincendiosicilia.blogspot.com.
All'interno dell'articolo un'interessante analisi proposta da Lauren R. Pearson nel suo studio Land on Fire: The Spatial Production of the Mafia”, pubblicato su Criminology & Criminal Justice.

Il file è in inglese, ma il Blog l'ha tradotto per i suoi lettori. Quindi si può scaricare in Pdf anche nella lingua italiana.
Buona lettura...


La traduzione del file Pdf in lingua italiana:




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IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA DELIBERATO DI IMPUGNARE ANCHE LA LEGGE DELLA REGIONE SICILIANA N. 28 DEL 18/11/2024, RECANTE “VARIAZIONI AL BILANCIO DI PREVISIONE DELLA REGIONE PER IL TRIENNIO 2024-2026


Dal sito www.governo.it

Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 111

14 Gennaio 2025
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha esaminato venticinque leggi regionali e ha quindi deliberato di impugnare anche la legge della Regione Siciliana n. 28 del 18/11/2024, recante “Variazioni al Bilancio di previsione della Regione per il triennio 2024-2026”, in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di coordinamento della finanza pubblica, violano l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nonché l’articolo 81, terzo comma, relativamente alla copertura finanziaria




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14 gennaio 2025

RIFORMA FORESTALE, BASTA PRESE IN GIRO! MERCOLEDÌ 22 MANIFESTAZIONE DI PROTESTA FAI-FLAI-UILA A PALERMO, IN PIAZZA INDIPENDENZA. IL COMUNICATO






INCENDI IN SICILIA. COSÌ LA MAFIA CONTROLLA IL TERRITORIO CON IL FUOCO


Dal sito www.tp24.it

Bruciare un’isola per controllarla. Il fuoco per esercitare il potere sul territorio.

13/01/2025
Nei giorni dell’inferno a Los Angeles, proprio dalla California arriva uno studio sugli incendi che devastano ogni estate la Sicilia.
Roghi che non sono semplici episodi di criminalità isolata, ma rappresentano un fenomeno complesso che intreccia potere mafioso, controllo del territorio e speculazioni economiche. È questa l’analisi proposta da Lauren R. Pearson nel suo studio “Land on Fire: The Spatial Production of the Mafia”, pubblicato su Criminology & Criminal Justice.

Pearson è una ricercatrice dell’Università di Berkley, una delle più importanti della California, che ha studiato il fenomeno dei roghi in Sicilia con un’attenzione particolare agli interessi mafiosi che ci sono dietro agli incendi. Si tratta di una ricerca di primo piano, supportata dal Research Grant in Modern Italian History (“Barbieri Grant”) dal Trinity College, dalla Foreign Language and Area Studies (FLAS) Fellowship, dalla Berkeley-Naples Fellowship e dal Dipartimento di Geografia dell'Università della California, Berkeley.



E’ importante questo studio per diversi motivi. Perchè arriva da un territorio, la California, che in queste settimane sta fronteggiando degli incendi devastanti. Quindi si tratta di un lavoro che arriva da una parte del mondo apparentemente lontana, ma che ha una certa sensibilità verso il fenomeno e dei punti in comune con il territorio siciliano. Capire come gestire incendi così devastanti è al centro del lavoro degli esperti californiani. Ma in questo caso si cerca anche di dare una spiegazione a cosa c’è dietro agli incendi. E viene introdotto un nuovo concetto, quello di “spazio mafioso”. La mafia che brucia un territorio per dire che quello è il suo spazio.



Il fuoco come strumento di controllo
Ogni estate la Sicilia viene devastata dagli incendi. Le istituzioni dell’isola si fanno spesso trovare impreparate davanti al fuoco che distrugge ettari ed ettari di vegetazione. Le cause sono principalmente dolose, ma è sempre molto difficile non solo prevenire ma a anche scovare gli autori dei roghi. Sono tanti i motivi che stanno dietro agli incendi. Qualche tempo fa, come abbiamo ricostruito su Tp24, la commissione antimafia ha analizzato il fenomeno.
Secondo la ricerca di Pearson, la mafia siciliana ha trasformato il fuoco in una strategia per rafforzare il proprio controllo sul territorio. Attraverso incendi dolosi pianificati, Cosa Nostra non solo danneggia il paesaggio, ma ridefinisce il rapporto con la terra stessa. Pearson evidenzia come gli incendi vengano appiccati in punti strategici, sfruttando condizioni climatiche favorevoli, come i forti venti di scirocco e la vegetazione secca, per massimizzare i danni e ostacolare l'intervento delle squadre di soccorso.
Lo studio della ricercatrice prende come esempio uno degli anni più disastrosi in Sicilia. Nel 2021 oltre 78.000 ettari di territorio siciliano sono andati bruciati, pari al 3% della superficie regionale. La Commissione Antimafia ha denunciato che dietro molti di questi episodi si celano interessi economici e un intento deliberato di consolidare il controllo territoriale da parte delle organizzazioni criminali.



Energie rinnovabili e speculazione
Una delle scoperte più inquietanti riguarda il legame tra incendi dolosi e speculazione sulle energie rinnovabili. La mafia, sfruttando incentivi statali e fondi europei destinati alla transizione ecologica, utilizza il fuoco per costringere i proprietari terrieri a vendere i loro appezzamenti. In molti casi, i terreni bruciati vengono successivamente trasformati in siti per impianti fotovoltaici o eolici.
«I campi bruciati diventano un'opportunità per multinazionali del settore energetico, spesso facilitate da intermediari legati alla Mafia», ha dichiarato un agricoltore intervistato da Pearson. Questo fenomeno è stato confermato anche dalla confisca, nel 2013, di beni per 1,3 miliardi di euro appartenenti a Vito Nicastri, il cosiddetto “Signore del Vento”, accusato di legami con la Cosa Nostra. Le energie rinnovabili però, non rappresenta l’unico settore in cui si specula attraverso gli incendi. I roghi vengono appiccati anche per questioni di pascolo, come abbiamo raccontato qui

La produzione dello spazio mafioso
Pearson introduce il concetto di “produzione dello spazio mafioso”, basato sulla teoria del filosofo Henri Lefebvre. La mafia non si limita a controllare il territorio, ma lo trasforma attraverso pratiche che intrecciano potere, economia e simbolismo. Gli incendi, in questa prospettiva, non sono solo crimini ambientali, ma segnali di potere che riaffermano la presenza mafiosa nelle vite quotidiane delle comunità siciliane.
Ad esempio, gli incendi che circondano piccoli centri come Polizzi Generosa o le colline intorno a Palermo servono a ricordare alla popolazione chi ha il controllo. Come sottolineato da un abitante dell’area delle Madonie, «il fuoco è un messaggio: ‘noi siamo ancora qui e facciamo ciò che vogliamo’». Perchè ci sono zone che vengono costantemente prese di mira dagli incendiari. Zone dalla bellezza paesaggistica impressionante, ma che vengono costantemente e puntualmente date alle fiamme ogni volta che soffia lo scirocco. Le montagne che sovrastano Palermo, ad esempio, che nel 2023 sono state ridotte in cenere. Oppure, restando, nel Trapanese, l'isola di Pantelleria, le riserve dello Zingaro, di Monte Cofano, e la montagna di Erice.

A proposito degli incendi allo Zingaro già qualche anno fa avevamo parlato della mafia degli incendi.














Sfide e ambiguità
Nonostante le indagini delle autorità e le testimonianze raccolte, identificare i responsabili degli incendi dolosi resta una sfida enorme. L’omertà, la mancanza di prove dirette e la complessità delle dinamiche territoriali rendono difficile attribuire responsabilità specifiche. Tuttavia, la correlazione tra i focolai e le aree ad alta presenza mafiosa è indiscutibile.
«In Sicilia, gli incendi vengono usati più delle pallottole», ha dichiarato Claudio Fava, già presidente della Commissione Antimafia, invitando le autorità a indagare sulle connessioni tra fuoco e interessi mafiosi.

L’analisi di Pearson offre una nuova prospettiva per comprendere il fenomeno degli incendi dolosi in Sicilia, rivelando come la Mafia si adatti ai cambiamenti economici e sociali sfruttando il paesaggio come risorsa strategica. La lotta contro questi crimini ambientali richiede una risposta integrata che combini misure di prevenzione, sensibilizzazione e interventi legislativi più efficaci.

Secondo lo studio, in sostanza, il fuoco non è solo una minaccia per l’ambiente, ma un simbolo di un potere che continua a mutare e a radicarsi nella storia e nella geografia della Sicilia.



Fonte: www.tp24.it




CRISI CLIMATICA IN SICILIA, ORA SCATTA L’ALLARME. UN TEMPO ISOLA RIGOGLIOSA, ADESSO BRUCIA

crisi climatica in Sicilia

Dal sito www.mondoecoblog.com

13 Gennaio 2025
Dobbiamo fare i conti con una crisi climatica in Sicilia. Un tempo isola rigogliosa, adesso brucia. Anni di siccità, aggravata da una gestione inadeguata delle risorse idriche e da infrastrutture obsolete, hanno reso il territorio estremamente vulnerabile agli incendi. Gli invasi, potenziali riserve d’acqua, giacciono inutilizzati o parzialmente funzionanti. Il risultato? Un disastro ambientale che mette a repentaglio l’agricoltura, l’allevamento e la vita stessa dei siciliani.

Cosa sappiamo ad oggi sulla crisi climatica in Sicilia

La Sicilia brucia sotto il peso di un’emergenza causata da un mix letale di cambiamenti climatici e scelte umane sbagliate. Mentre il Mediterraneo si surriscalda, l’isola paga un prezzo altissimo per la mancata manutenzione degli invasi, la dispersione idrica e la mancanza di una pianificazione a lungo termine. È ora di smettere di incolpare solo il clima e di assumersi le proprie responsabilità.

Dunque, la crisi idrica in Sicilia è il risultato di un lungo processo di degrado ambientale e di una gestione inefficiente delle risorse. Il deficit idrico, aggravato da un’estate torrida, ha reso il territorio estremamente secco e predisposto agli incendi. Nonostante la presenza di numerosi invasi, la scarsa manutenzione e le perdite idriche hanno limitato drasticamente la disponibilità di acqua. Le conseguenze sono evidenti: terreni inariditi, raccolti compromessi e un rischio crescente per la biodiversità.

Dopo la siccità, la Sicilia è alle prese con un nuovo problema: le piogge intense. Il territorio, reso fragile dal consumo di suolo, non riesce più a far fronte agli eventi estremi. Per affrontare questa situazione, il WWF propone un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che preveda il ripristino degli ecosistemi, la promozione delle soluzioni basate sulla natura e una gestione più sostenibile delle risorse idriche e agricole. È necessario un intervento urgente a tutti i livelli, dalle amministrazioni locali al governo nazionale.

Il ciclo dell’acqua in Sicilia si è trasformato in una sfida sempre più complessa. Dopo mesi di siccità, le piogge intense hanno messo in evidenza la fragilità del territorio, reso vulnerabile dal consumo di suolo e da una gestione inadeguata delle risorse idriche. Il WWF propone un piano di adattamento che integri le politiche agricole comuni, la direttiva sulle alluvioni e la nuova legge sulla ripristino della natura. L’obiettivo è quello di rendere la Sicilia un modello di decarbonizzazione e di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso azioni concrete come la creazione di aree forestali d’infiltrazione e il recupero delle fasce fluviali.

Insomma, appare complessa la questione della crisi climatica in Sicilia.





CATANIA. ALTRO INCIDENTE SULLA 284, DIVERSI FERITI: SI RIBALTA UN MEZZO DELLA FORESTALE


Dal sito livesicilia.it

Intervento dell'elisoccorso e ricoveri in tre ospedali

di Giuseppe Ranno - 12 Gennaio 2025
CATANIA – A nemmeno poche ore dall’incidente che ieri sera ha visto un’auto ribaltarsi su se stessa e provocare due feriti gravi, la 284 fa registrare un altro grave sinistro. Questa volta la Strada Statale è stata teatro di un incidente in territorio di Bronte.

L’incidente a Bronte lungo la 284

Sono tre i mezzi coinvolti. Due auto si sono scontrate frontalmente e un terzo mezzo, un fuoristrada della Forestale, si è ribaltato. Ci sono diversi feriti: da una prima ricostruzione parrebbe che per almeno otto sia stato necessario il trasporto in ospedale.

Sul posto le ambulanze del 118, i Vigili del Fuoco, l’elisoccorso e i Carabinieri. Il tratto di strada è attualmente chiuso al transito. I feriti sono stati ricoverati tra gli ospedali di Bronte, Biancavilla ed il San Marco di Catania.

Appena ieri, l’incidente in territorio di Adrano che – come abbiamo riportato – ha fatto due feriti.





13 gennaio 2025

SINDACATI, 'BASTA PRESE IN GIRO SU RIFORMA FORESTALE'. IL 22 GENNAIO PROTESTA IN PIAZZA A PALERMO DI FAI, FLAI E UILA

Dal sito www.antimafiaduemila.com

Alberto Castiglione - 10 Gennaio 2025

Il 22 gennaio protesta in piazza a Palermo di Fai, Flai e Uila

"Alla Regione è sempre tempo di valzer dei rinvii. Solo poche settimane fa, ci era stato annunciato che il presidente Renato Schifani avrebbe incontrato Fai, Flai e Uila a metà gennaio per comunicare ufficialmente date imminenti e certe di esame della riforma forestale in Giunta, adesso a mezzo stampa apprendiamo dall'ex assessore all'Agricoltura Luca Sammartino che il disegno di legge sarà vagliato dal Governo in Primavera. Si spera di quest'anno". Lo affermano i segretari dei tre sindacati, Adolfo Scotti, Tonino Russo e Nino Marino. "Tante, troppe, vane promesse - aggiungono - e il venir meno degli impegni assunti ci obbligano, dunque, a mobilitare la categoria in tutta la Sicilia. Basta prese in giro. Abbiamo indetto per mercoledì 22 una manifestazione di protesta, che avrà inizio alle 10 in piazza Indipendenza dinanzi a Palazzo d'Orleans. E chiederemo un incontro con il presidente della Regione". "Da tempo - ricordano i tre sindacalisti. - inseguiamo il Governo regionale, rivendicando non solo per i lavoratori del settore ma nell'interesse di tutti i siciliani la riforma forestale. La salvaguardia del territorio e lo spopolamento delle aree interne, il contrasto ai cambiamenti climatici e alla siccità, impongono una normativa che assicuri una presenza stabile di professionisti della tutela ambientale e un turn-over capace di garantire un urgente ricambio generazionale. Lo chiedono anche le centinaia di amministrazioni locali che cinque anni fa aderirono alla nostra grande iniziativa di mobilitazione SvegliaRegione". "Con senso di responsabilità e per rispetto istituzionale - osservano Scotti, Russo e Marino - abbiamo dato credito agli impegni di politici e burocrati sul prossimo, sempre più prossimo! approdo della riforma in Giunta e il suo passaggio all'Ars per la discussione finale. Quel testo di legge esiste, abbiamo contribuito a scriverlo offrendo in tutti questi anni massima disponibilità alla collaborazione e al confronto, è solo in attesa di approvazione. Malgrado ciò, resta inspiegabilmente nel limbo. Al danno, poi, s'è sommata recentemente la beffa dell'emendamento-bluff in Finanziaria nazionale che, stando ad autorevoli rappresentanti della Lega, avrebbe dovuto portare in Sicilia per i forestali ben 55 milioni di euro all'anno per cinque anni. Nella manovra economica, approvata da Camera e Senato - concludono i tre sindacalisti - non v'è traccia di quel provvedimento e ciò conferma la pessima sensazione di un patetico gioco al rimpiattino che francamente ha ormai nauseato tutti, in primo luogo lavoratrici e lavoratori della Forestale".




WWF: E’ LA SICILIA LA NOSTRA CALIFORNIA. QUASI UNA “LOS ANGELES ITALIANA”. SOLO NEL 2024 SONO STATI REGISTRATI 1.288 INCENDI, UN AUMENTO SIGNIFICATIVO RISPETTO AI 509 DELLO STESSO PERIODO DEL 2023, CHE AVEVA VISTO ANDARE IN FUMO 51.000 ETTARI DI TERRITORIO


Dal sito www.9colonne.it

Quest’anno la Sicilia ha pesantemente subito gli effetti della crisi climatica, una crisi ampiamente annunciata per il Mediterraneo, considerato un hot spot climatico dall’IPCC, il panel scientifico delle Nazioni Unite. E’ stata anche la cartina di tornasole dell’anno più caldo mai registrato: quasi una “Los Angeles italiana” Per la comunità scientifica, la responsabilità del fenomeno è da ascrivere all’azione umana: da una parte il cambiamento climatico indotto dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione, dall’altra la pessima gestione delle risorse idriche. Del resto, lo conferma l’Atlante della Siccità delle Nazioni Unite, presentato in occasione della 16a COP della Convenzione ONU per Combattere la Desertificazione, di Riad: la siccità è provocata dal “cambiamento climatico antropogenico e dalla cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio da parte dell'uomo. Non si tratta solo dell'assenza di pioggia, neve o umidità del suolo, la siccità è intimamente legata alle azioni umane. Le pratiche di consumo e produzione sostenibili per proteggere e gestire il territorio sono una componente fondamentale della gestione della siccità” . Proprio in queste ore poi, è arrivata la conferma ufficiale: il 2024 è l’anno più caldo mai registrato a livello globale.

Tra settembre 2023 e agosto 2024, rispetto ad analoghi periodi precedenti, si è registrato nella gran parte del territorio siciliano uno stato di siccità severa e in alcune zone addirittura estrema. È mancata la pioggia, e questo ha anche determinato la scarsità di acqua negli invasi sin dall’inizio della stagione irrigua. Non si tratta di una situazione nuova visto che, rispetto ai dati sul deficit di risorsa idrica del 2022, a livello distrettuale, il dato peggiore è stato quello del Distretto della Sicilia, con –81,7% rispetto al trentennio climatologico 1991–2020.

Peraltro, la Sicilia è piena di invasi, ben 47, per un totale di circa 1,1 miliardi di metri cubi, di cui solo 30 in esercizio (e neppure in piena efficienza). Il volume complessivo autorizzato era di 997 mln di cui 289 non utilizzabili per mancata manutenzione ed inefficienze varie. L’Autorità di bacino ha previsto 12 interventi da realizzare su altrettanti invasi per un totale di 55.405.000 € che consentirebbero di rimuovere 903.270 mc di sedimenti.

A questo si aggiunga la piaga degli incendi boschivi favoriti, come oggi in California, dalle condizioni estreme di siccità: solo nel 2024 sono stati registrati 1.288 incendi, un aumento significativo rispetto ai 509 dello stesso periodo del 2023, che aveva visto andare in fumo 51.000 ettari di territorio. Le cause principali includono cambiamenti climatici, ondate di calore, siccità, e incendi dolosi.

L’agricoltura è il settore più colpito: dalla coltivazione delle olive, alle mandorle, agli agrumi, ai vigneti. Persino il grano, che non è una coltura irrigua, ma si sostenta con la sola acqua piovana, nel 2024 non ha prodotto raccolto. Anche per l’allevamento è stato un disastro a causa della ridotta capacità foraggera.

L’estate siciliana è stata poi caratterizzata da un drastico razionamento dell’acqua potabile nei centri urbani: ci sono stati quartieri delle grandi città che ricevevano acqua poche ore al giorno e in alcuni casi ogni 24 ore. Il cambiamento climatico è certamente la causa principale, ma fa rabbia pensare in Sicilia, come certifica l’ISTAT nel 2022, la perdita idrica nella fase di immissione in rete dell'acqua per usi autorizzati è stata del 51,6%, per un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata. In Sicilia sono anche in sofferenza le falde che in alcuni casi si sono abbassate molto, come nel catanese dove negli ultimi anni si è avuto un abbassamento di circa 20 metri. Peraltro la recente scoperta (2023) di una falda acquifera da oltre 17 miliardi di mc di acque sotterranee, tra dolci e salmastre sotto i Monti Iblei a oltre 800 metri di profondità, può aiutare a combattere la crisi idrica, ma ciò, al di là di rendere effettivamente fattibile il suo utilizzo, non deve distogliere dalla necessità di gestire meglio la risorsa e impostare una pianificazione adeguata attraverso un Piano strategico di adattamento ai cambiamenti climatici.

Però l’altra faccia della medaglia, dell’acqua si è palesata drammaticamente nelle prime due settimane di novembre quando violenti nubifragi hanno investito la Sicilia, causando frane, smottamenti, torrenti esondati. Per fortuna, gli allarmi hanno funzionato e non vi sono state le vittime (37) che si verificarono in provincia di Messina, tra Giampilieri e Scaletta, nel 2009. A novembre nel catanese in dodici ore sono caduti oltre 500 millimetri di pioggia, provocando il rapido innalzamento dei livelli idrici, invadendo le strade e le abitazioni. La crisi climatica ha determinato condizioni eccezionali, ma le precipitazioni si sono riversate su un territorio estremamente vulnerabile: si continua a consumare suolo, in molti casi in modo del tutto illegale visto che in Sicilia 46 case su 100 sono abusive (fonte: Openopolis), ma nonostante questo si continua a condonare, aumentando la fragilità del territorio ed esponendo la popolazione a rischi sempre più grandi. Non c’è nessuna efficace politica per la sua salvaguardia territoriale all’orizzonte, i fiumi sono in gran parte canalizzati e sono stati privati delle naturali e indispensabili aree di esondazione naturale.

Nell’isola la desertificazione è ormai un dato di fatto con diverse aree colpite e con un tentativo, da parte dell’Autorità di bacino, di contrastarla attraverso una “Strategia regionale di azione per la lotta alla desertificazione” (2019) per lo più sulla carta. L’Atlante ONU della Siccità 2024 ricorda che “Misure preventive come la gestione dell'acqua, i sistemi di allerta precoce e le pratiche agricole innovative riducono l'impatto della siccità e la vulnerabilità umana. La combinazione di pratiche efficaci di mitigazione (abbattimento delle emissioni climalteranti) e percorsi di adattamento può creare sinergie che favoriscono la resilienza alla siccità”.

La Sicilia deve diventare un modello della decarbonizzazione, visto quanto rischia di perdere se non viene attuata. Inoltre, serve un piano d’azione per prevenire i danni, un Piano di Adattamento ai Cambiamenti climatici su scala regionale, come peraltro previsto anche dal PNACC, che possa mettere a sistema la pianificazione legata alle risorse idriche (Piano gestione acque, Piano alluvioni…), all’agricoltura sfruttando le possibilità della PAC. Necessario promuovere azioni di ripristino degli ecosistemi, come peraltro richiesto dalla Nature Restoration Law, e dei servizi ecosistemici, per ridurre la vulnerabilità del territorio ed aumentarne la resilienza. Un ruolo fondamentale lo possono svolgere le Nature Based Solutions che possono essere promosse per la ricarica delle falde, ad esempio attraverso Aree Forestali d’infiltrazione e il recupero delle aree di esondazione naturale dei fiumi, recuperando le fasce fluviali. C’è molto da fare e c’è la necessità di grandi investimenti per rendere il nostro territorio resiliente e in questo quadro l’ostinazione del Governo a investire sul Ponte sullo stretto risulta completamente anacronistica.

(© 9Colonne - citare la fonte)






IL TURISMO VERDE ED I RIFUGI DI MONTAGNA DA APRIRE. NEI QUATTRO PARCHI REGIONALI DELL’ISOLA, RISULTANO PRESENTI BEN 129 EDIFICI DI PROPRIETÀ PUBBLICA, DI CUI 43 ADIBITI A BIVACCHI FORESTALI

 
Dal sito www.telesudweb.it

Il Cai lancia la campagna "Rifugi aperti e gestiti anche in Sicilia". Previste diverse iniziative in diverse località dell'isola.

di Mario Torrente - 12 Gennaio 2025

Se regolarmente aperti, potrebbero diventare dei punti di accoglienza da destinare alla fruizione, anche in chiave turistica, di escursionisti, ciclisti, camminatori e di quanti, andando per i sentieri ed i vari itinerari si aspetterebbero di trovare nelle aree montane siciliana servizi paragonabili a quelli dei rifugi sparsi tra Alpi ed Appennini. Del resto le montagne siciliane, in termini di bellezza e patrimonio naturalistico, non hanno nulla da invidiare alle Terre alte del resto del territorio nazionale, potendo contare anche su un carico di storia e di biodiversità unico. Ma il turismo verde, che si va diffondendo sempre più nel mondo, va strutturato con un’offerta che passa anche da tutta una serie di servizi, a partire dai punti di accoglienza come bivacchi e rifugi.

Eppure le strutture da destinare al “turismo lento” ci sono. E parecchie anche. Peccato che sono chiuse e di fatto inutilizzate. In alcuni casi si tratta di edifici ristrutturati con risorse arrivate dai fondi europei destinati allo sviluppo delle aree interne, come ricordato dal Cai Sicilia che ha promosso una campagna di sensibilizzazione dal titolo “Rifugi aperti e gestiti in Sicilia, contro l’abbandono delle Terre alte, per un turismo amico della natura”. Ed in base ad un primo censimento, in corso di ulteriore implementazione, effettuato dalla Commissione regionale di tutela ambiente montano del Club Alpino Sicilia, nei quattro parchi regionali dell’isola, risultano presenti ben 129 edifici di proprietà pubblica, di cui 43 adibiti a bivacchi forestali. Altri 86 sono invece immobili di proprietà pubblica, ovvero di Regione, enti parco ed enti locali, in parte a servizio dell’amministrazione regionale ed in parte già teoricamente destinati a rifugio montano. Ma nessuna delle strutture in questione, ha sottolineato il Cai, risulta attualmente stabilmente gestita per consentirne la fruizione turistica.

Anche nelle montagne del Trapanese ci sono molti immobili, sempre di proprietà pubblica, che non sono utilizzati. In alcuni casi del tutto abbandonati, quando invece potrebbero essere aperti e riconvertiti in veri e propri rifugi da destinare agli escursionisti, così come ai ciclisti ed a tutte quelle attività che rientrano in quel turismo “amico della natura” che si va diffondendo sempre più anche in Sicilia. L’intera isola può contare su un territorio dal potenziale enorme per quel che riguarda l’outdoor. E la provincia di Trapani non è da meno.

A Monte Erice, per esempio, ci sono diverse belle strutture che potrebbero essere utilizzate e valorizzate, a partire dalla Casa Forestale che si incontra lungo il sentiero di Sant’Anna, così come nel bosco del Giacolamaro, a Monte Sparagio, o a Montagna Grande. Per fare qualche esempio nell’area trapanese. La questione riguarda quindi davvero tutta la Sicilia, dove continuano ad affermarsi gli itinerari sempre più apprezzati da camminatori e ciclisti. E lungo questi percorsi c’è un lungo elenco di immobili pubblici esistenti nei territori demaniali, ed in particolare nelle aree montane. Nella lista delle cose da fare, oltre a cosa destinare questi edifici in futuro, c’è anche l’aspetto, altrettanto importante, che rimanda alla loro manutenzione. Il tutto passa, ovviamente, dall’affidamento di queste gestione, in modo da tenerle aperte stabilmente, e da una gestione mirata che guardi allo sviluppo del turismo verde. Ma non solo. C’è anche da tenere presente tutte le attività a livello locale che aiuterebbero a fare vivere di più e meglio le nostre montagne.

Il Cai Sicilia ha così lanciato una mobilitazione per chiedere alla Regione rifugi aperti e gestiti in maniera stabile, così come avviene in tutte le montagne italiane. La richiesta del Club Alpino Italiano è di rendere fruibili i numerosi immobili di proprietà pubblica, tra l’altro a suo tempo ristrutturati con costi a carico della collettività, in alcuni casi anche con fondi europei. La Commissione tutela ambiente montano del Cai ha così deciso di puntare i riflettori su questa realtà, tenendo delle escursioni e sit-in in modo da segnalare alcune delle tante porte sbarrate ad escursionisti e ciclisti. E non solo ai camminatori e a chi va in bici. Manifestazioni sono in programma nell’Etna, nelle Madonie, nei Nebrodi e nei monti Sicani proprio davanti ad alcune delle strutture che potrebbero costituire una preziosa risorsa per il turismo verde.

Anche nel Trapanese ci sono diversi immobili pubblici, a suo tempo realizzati o ricavati da vecchie strutture preesistenti, al momento inutilizzati ma che potrebbero diventare dei rifugi o delle baite a servizio dei frequentatori delle montagne che guardano verso il mare, come nel caso della Casa Forestale che si trova a Monte Erice lungo il sentiero di Sant’Anna. Da qui, tra l’altro, passa il Sentiero Italia del Cai ed è un itinerario sempre più battuto da camminatori e ciclisti con panorami davvero mozzafiato sulla città di Trapani, le isole Egadi e la cuspide della Sicilia occidentale. Ed è davvero un luogo di una bellezza spiazzante, incastonato nel verde scampato a decenni di incendi. A volte quasi miracolosamente. Ed una sosta da queste parti è un toccasana per il corpo e per la mente.

La Casa Forestale sopra le Rocche del Calderaro venne realizzata negli anni novanta dall’allora ispettorato delle Foreste attraverso il recupero e la ristrutturazione di quelle che al tempo erano chiamate “Case Bulgarella: per molti anni ospitò l’ufficio lavoro del demanio di Erice-Sant’Anna. Era praticamente il quartiere generale del personale dell’Azienda Foreste che prestava servizio in questo angolo del Monte, facendo lavori di selvicoltura necessari per la cura e la difesa del patrimonio boschivo. Al suo interno, oltre alla cucina con tanto di forno antico, c’è pure un grande salone con un caminetto ed una grande tavola in legno che ricorda una baita alpina. Al suo interno si respira davvero aria di montagna, in un’atmosfera particolare, mentre all’esterno c’è una grande veranda con vista grande bellezza su Trapani e dintorni mentre tutt’attorno gli alberi ed il verde circostante si presterebbero anche ad ospitare un’area attrezzata. Tra l’altro c’è anche un piccolo barbecue. Lo spezio non manca.

Da qui passa anche il sentiero che da Mischi porta al Castellazzo. Insomma, si tratta di una struttura sicuramente dall’altissimo potenziale per le attività outdoor che si potrebbero sviluppare nella montagna di Erice, con i suoi itinerari che negli ultimi anni hanno visto aumentare esponenzialmente la presenza di camminatori e gruppi di escursionisti. Anche le attività legate alla mountain-bike si sono andate incrementando. E probabilmente il futuro sarà sempre più all’insegna del turismo verde e delle attività all’aperto in contesti di montagna o di campagna.

Ma quella delle Rocche del Calderaro, ad Erice, non è l’unica struttura che potrebbe diventare un rifugio per camminatori, ciclisti e frequentatori, a vario titolo, della montagna. Nel versante opposto del Monte, quello di San Matteo, lungo il sentiero di Visconti c’è un’altra Casa Forestale, anche questa inutilizzata, che venne sistemata tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila. Qui le prospettive sono invece tutte sul mar Tirreno, il golfo di Bonagia e la montagna di Cofano. Ma la struttura nella zona di Visconti è in condizioni di abbandono. Il suo recupero permetterebbe di valorizzare questo bell’edificio, tra l’altro piuttosto grande, e questo itinerario tutto da scoprire strada facendo.

A Monte Sparagio, nel bosco del Giacalamaro, a circa 500 metri di quota, c’è poi una struttura che assomiglia, in tutto e per tutto, una vera e propria baita alpina tutta in legno. Il solo fatto di vederla da fuori catapulta gli escursionisti nelle “Terre alte” in chissà quale catena montuosa. Ed invece il mare è ad un tiro di schioppo e la vista è tutta sulla Sicilia occidentale con i panorami che caratterizzano quella che con i suoi oltre 1110 metri di altezza è la cima più alta della provincia di Trapani. Anche questo immobile per anni è stato un ufficio lavori per il personale della Forestale. Adesso è chiuso, inutilizzato, così come l’invaso antincendio che si trova proprio davanti i due livelli con tetto spiovente di quella che sembra fatta a posta per diventare un bivacco di montagna, come se ne trovano in tutta Italia. Anche in Sicilia se ne contano un bel po’.

Un’altra struttura in mezzo agli alberi si trova a Montagna Grande, anche se l’incendio di quattro anni addietro ha compresso quella che, fino al 2020, era un’autentica oasi naturalistica avvolta dal verde. Ma questa “Casa Forestale”, con tanto di legnaia, tavolo coperto da un gazebo ed un capanno, scampò alle fiamme. Sempre a Montagna Grande ci sono anche le Case Patti. Un po’ ovunque, andando per i monti, ci sono immobili come questi, purtroppo non più utilizzati come un tempo.

Gli edifici di proprietà pubblica inutilizzati, secondo quanto riportato dal Cai, sarebbero centinaia, sia all’interno di aree protette che dei terreni demaniali. Ed il Club Alpino targato Sicilia, con la campagna lanciata in questi giorni, ha chiesto di mettere a disposizione dei frequentatori della montagna queste strutture, dandole in concessione “a cooperative, associazioni e privati per garantirne finalmente la loro effettiva, pubblica fruizione. Crediamo in una rete di rifugi per sviluppare il turismo verde. Per promuovere la conoscenza delle aree interne della Sicilia e per diffondere l’educazione ambientale”, si legge in un documento del Cai, in cui viene ribadita la necessità di puntare sulla presenza di giovani, camminatori, ciclisti e pellegrini lungo i sentieri e le piste forestali in modo da “attivare finalmente un circuito virtuoso che serva a garantire rinnovato impulso alle aree naturali protette regionali e sostegno agli abitanti delle nostre Terre Alte”.

La Casa Forestale sopra le Rocche del Calderaro, a Monte Erice


L’area di Montagna Grande prima dell’incendio del 2020


Nella foto in copertina: la struttura forestale del bosco Giacalamaro, a Monte Sparagio.

(Foto Mario Torrente)




12 gennaio 2025

LOS ANGELES IN FIAMME: COSA CAUSA GLI INCENDI IN INVERNO E QUALI SONO LE REGIONI PIÙ A RISCHIO IN ITALIA. PERCHÉ GLI INCENDI NON SI VERIFICANO SOLO IN ESTATE. SIAMO ABITUATI A SENTIRE NOTIZIE DI INCENDI SOPRATTUTTO IN ESTATE O INIZIO AUTUNNO E QUESTI RIGUARDANO PER LO PIÙ IL SUD ITALIA, NELLO SPECIFICO LA SICILIA


Dal sito www.fanpage.it

Sebbene in California gli incendi siano molto più comuni in estate e inizio autunno, in questi giorni Los Angeles sta affrontando le fiamme più devastanti della sua storia. In realtà, in alcune regioni, gli incendi boschivi possono verificarsi anche in inverno, mentre in altre sono prevalenti durante l’estate. Un fenomeno simile interessa anche l’Italia.

A cura di Maria Teresa Gasbarrone - 10 Gennaio 2025

Los Angeles brucia ininterrottamente da ormai quattro giorni consecutivi a causa degli incendi devastanti che si sono propagati così velocemente da bruciare in poche ore circa 117 chilometri quadrati, ovvero una superficie pari all'intera città di San Francisco. Finora, le fiamme, spinte e alimentate dai venti di Santa Ana, così caldi e secchi da essere noti anche come "venti del diavolo". Secondo i dati più recenti le vittime sarebbero dieci, ma il bilancio non è ancora definitivo.

Tra le altre cause che hanno innescato i quattro focolai da cui sono partite le fiamme (Palisades fire, Eaton fire, Hurst fire, Sunset fire), hanno avuto un ruolo decisivo anche la siccità e la mancanza di piogge, che invece in questo periodo dell'anno (da dicembre a marzo) dovrebbero essere abbondanti, ma in questa stagione ai minimi storici anche per effetto della crisi climatica. A Los Angels in questo periodo dell'anno non pioveva così poco da circa 80 anni.

Ora, proprio a causa di questo insieme di fattori, che hanno creato la tempesta perfetta, gli incendi di Los Angels rappresentano un caso a sé. Ma anche il periodo dell'anno in cui si stanno verificando, in pieno inverno, li rendono ancora più anomali. In realtà, ci sono regioni in cui le condizioni ambientali e climatiche rendono gli incendi boschivi invernali più frequenti di quelli estivi.

Perché gli incendi non si verificano solo in estate

Focalizziamoci sull'Italia, che per le sue caratteristiche offre una buona varietà di condizioni climatiche, ma anche ambientali, dal Nord al Sud. Siamo abituati a sentire notizie di incendi soprattutto in estate o inizio autunno e questi riguardano per lo più il Sud Italia, nello specifico la Sicilia. La maggiore incidenza degli incendi boschivi in questo periodo farebbe pensare a un'associazione tra caldo e rischio incendi. Questa difatti esiste, ma riguarda soprattutto alcune regioni, mentre in altre i focolai possono verificarsi più spesso in inverno.

Il portale della Protezione Civile spiega infatti che in Italia gli incendi si verificano prevalentemente in due stagioni dell'anno, a seconda delle zone o regioni considerate.

Cosa causa gli incendi boschivi invernali

Partiamo dagli incendi che si verificano per lo più tra inverno e primavera: questi sono tipici delle regioni settentrionali dell'arco alpino (in Lombardia, Trentino-Alto Adige/Südtirol e il Friuli Venezia Giulia), ma possono verificarsi anche nelle zone appenniniche in alta quota.

In queste località, durante l'inverno e in primavera, c'è un elevato tasso di siccità a causa dei mesi di gelo che hanno seccato la vegetazione. Mentre in estate, il clima tipico di queste aree prevede frequenti temporali, che invece svolgono un'azione opposta, riducendo il rischio di incendi. Ovviamente, a patto che siano temporali accompagnati da pioggia: in questo caso infatti i fulmini possono diventare al contrario un possibile fattore scatenante.

Perché alcune regioni sono più colpite in estate

Spostandoci verso il Sud, il clima cambia e diventa più mediterraneo, con inverni miti e umidi ed estati molto calde e secche: questo è uno dei fattori che rendono le regioni centro-meridionali più soggette agli incendi in estate, quando la vegetazione diventa più secca a causa delle temperature elevate e la siccità. Infatti, l'assenza o la scarsità di pioggia, tipica dell'estate, aumenta il rischio di incendi e facilita una più rapida propagazione delle fiamme, alimentate da un terreno e una vegetazione estremamente secche (una delle cause anche degli incendi a Los Angeles).