31 agosto 2021

INCENDI, QUANTO COSTA OGNI ROGO AI CITTADINI ITALIANI


Dal sito quifinanza.it

29 Agosto 2021
L'estate 2021 è stata segnata dagli incendi: quanto costa un singolo rogo ai cittadini italiani

L’estate 2021, in Italia, è stata segnata, purtroppo, da una quantità notevole di incendi. Coldiretti ha stimato che siano cresciuti del 256% rispetto all’ultimo anno, con una escalation su tutto il territorio nazionale: dalla Liguria alla Calabria, dalla Sardegna alla Puglia, dalla Sicilia alla Campania, dalla Basilicata all’Abruzzo, fino a Marche, Molise e Toscana. Ma cosa comportano i roghi, in termini di costi, per i cittadini italiani?

Incendi, quanto costano i roghi ai cittadini italiani
Secondo la stima di Coldiretti, gli incendi in Italia in questa estate 2021 costeranno ai cittadini all’incirca un miliardo di euro. Tra le voci principali ci sono le speso per lo spegnimento, per la bonifica e ovviamente per la ricostruzione. Il calcolo si basa sui dati Effis rispetto alla media storica 2008-2020.

Coldiretti ha aggiunto che 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione. Ma tra le cause degli incendi c’è anche la mancata sorveglianza, dovuta alla chiusura delle aziende agricole (alcune fiaccate dal Covid): la maggior parte dei boschi nazionali, infatti, non avrebbe assicurato quel monitoraggio essenziale per prevenire gli incidenti.

Intanto il governo ha già condiviso risarcimenti per le comunità colpite dagli incendi, con ristori per persone e imprese che hanno subito dei danni. Oltre a questo, è previsto anche un programma di messa in sicurezza del territorio e il rimboschimento delle aree verdi distrutte. All’orizzonte, poi, la proposta di modificare la legge sugli incendi, con pene più severe per i piromani.

Incendi, tutti i danni dei roghi sulla filiera
La stima è che ogni ettaro bruciato comporti una spesa di 10 mila euro, tenendo conto anche dei danni su flora e fauna, attività agricole, ambiente e biodiversità. “Per ricostruire tutto l’ecosistema del bosco e ripristinare le attività tradizionali – ha spiegato Coldiretti – ci vogliono in media 15 anni“.

L’associazione ha poi sottolineato come i roghi, devastando boschi e foreste, aumentino il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa, ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento, per un importo di 3,4 miliardi nel 2020 e un incremento del 33% nei primi cinque mesi del 2021.






EMERGENZA INCENDI. CHIESTI 200 MILA EURO PER LA PREVENZIONE NELLA RISERVA DI PERGUSA


Dal sito vivienna.it

30 Agosto 2021
Superata la fase emergenziale causata dai vasti incendi che hanno messo questa l’estate a dura prova l’intera Sicilia e in particolare il territorio ennese, con devastazioni incalcolabili sull’ambiente, danni ingenti alle aziende agricole e in alcuni casi anche alle abitazioni, si contano i danni e si corre ai ripari. Un dato è assodato occorre da subito rendere strutturali una serie di attività e di azioni che puntino soprattutto alla prevenzione con il coinvolgimento delle Istituzioni da un lato e dei privati cittadini dall’altro in un’azione corale di contesto. Ciascuno è chiamato a svolgere la propria parte a difesa del territorio non solo sotto l’aspetto ambientalistico ma anche economico e sociale. Il Libero Consorzio Comunale di Enna da parte sua ha già da tempo messo in atto, all’interno della Riserva speciale di Pergusa, grazie al responsabile del servizio Agricoltura e Riserva, l’agronomo Andrea Scoto, le buone pratiche agronomiche che si sono rivelate efficaci nel proteggere l’intera area dalla forza devastatrice del fuoco. Ma se la Riserva non è stata interessata dalla propagazione degli incendi così non è stato per le aree limitrofe che hanno subito danni consistenti. La prevenzione diventa, così, un’arma a difesa del territorio per la quale occorre mettere da subito in atto una serie di attività comprensoriali che tengano conto degli effetti dei cambiamenti climatici che causeranno altri fenomeni emergenziali. Seguendo questa finalità il Libero Consorzio Comunale di Enna ha chiesto al Dipartimento regionale di Protezione civile, che sta predisponendo le relazioni da allegare alla dichiarazione dello stato di emergenza, di prevedere la somma di 200 mila euro necessari per eseguire interventi ecosostenibili destinati a migliorare le fruizione della Riserva lago di Pergusa e per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle aree esposte al degrado e alla propagazione di incendi a seguito dei cambiamenti climatici. ” Questa drammatica esperienza che ha visto sotto scacco una vasta area di Pergusa, oltre che intere zone della Sicilia- ha commentato il commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Enna, Girolamo Di Fazio- impone un cambio di passo nella gestione di questa emergenza. Occorre non solo potenziare il controllo del territorio, considerato che la quasi totalità degli incendi ha una matrice dolosa, ma e soprattutto migliorare le azioni di prevenzione che vanno eseguite nell’arco dell’intero anno. Le buone pratiche agronomiche realizzate a Zagaria, di proprietà dell’Ente possono essere replicate in tutta l’area coinvolgendo anche i cittadini”.  Il Libero Consorzio è stato impegnato- come spiega il dirigente del settore Viabilità, l’ingegnere capo Giuseppe Grasso- in interventi di pulizia anche nei bordi e nelle scarpate a ridosso delle sedi stradali e nelle aree a verde di competenza della ex Provincia per migliorarne non solo la sicurezza ma anche la fruibilità. L’emergenza va governata in tempo- conclude Di Fazio- per ridurre al massimo le conseguenze”. ​

Fonte: vivienna.it






INCENDI ALLA RISERVA DELLE SALINE DI PACECO. "EVITATI DANNI PEGGIORI, MA SERVE L'AIUTO DI TUTTI"


Dal sito www.tp24.it

30/08/2021
Ieri è stato un pomeriggio di fuoco nella “Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco” dove sono divampati a Nubia, in territorio comunale di Paceco,
due incendi a distanza di poco tempo, in due diverse aree.

A dare l'allarme, attorno alle 15,30, è stata la direttrice della Riserva Silvana Piacentino. Il pronto intervento dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e dei volontari delle associazioni Humanitas e Angeli del Soccorso assieme agli interventi di prevenzioni eseguiti negli scorsi mesi, hanno fatto la differenza, scongiurando il peggio. I danni infatti, ci sono stati ma fortunatamente circoscritti, evitando la totale distruzione dell'area in cui vive la Platycleis decorana drepanensis. Il sito infatti del “Pantano Baiata” è acquisito al patrimonio della Regione Sicilia, per tutelare la presenza della cavalletta, endemismo puntiforme unico al mondo. Vista l'esperienza del passato, erano stati implementati nell’area i lavori di prevenzione attraverso la realizzazione di ulteriori interventi con fasce parafuoco a salvaguardia del pantano naturale.


Un secondo incendio è divampato nelle vicinanze, immediatamente circoscritto dagli uomini dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile ancora impegnati nello spegnimento delle fiamme presso il pantano naturale e una struttura adiacente. La concomitanza dei due roghi non lascia dubbi sulla matrice dolosa degli incendi.

Nonostante il tempestivo intervento e le misure messe in atto quando brucia un’area all'interno di un sito protetto, il danno non si può misurare esclusivamente in termini di superficie percorsa dal fuoco: un'area come quella della Riserva Naturale delle Saline rappresenta un sito di elevata biodiversità, dove ogni centimetro di territorio è importante in termini di tutela di specie vegetali, animali ed habitat, in un territorio già fortemente sottoposto a diverse minacce e pressioni.

In questo caso le opere di prevenzione eseguite nel pantano, rallentando l’avanzata dalle fiamme hanno agevolato le operazioni di spegnimento ma fondamentale è stato senz’altro il pronto intervento delle squadre la cui immediata e risolutoria azione ha scongiurato che le fiamme alimentate dal forte vento potessero estendersi su tutta l’area.

"Programmare ed eseguire per tempo i necessari interventi di prevenzione, come parafuochi o decespugliamenti controllati, e' basilare per una corretta gestione del territorio, ma occorre anche investire risorse economiche in sistemi tecnologici ed innovativi che agiscano con efficacia a protezione del nostro patrimonio naturale" speiga in una nota il WWF, ente gestore della Riserva.


"Gli interventi di prevenzione sono stati eseguiti in parte con fondi della Riserva ma soprattutto nell’ambito del progetto, attualmente in corso, finanziato con Fondazione del Sud, in collaborazione con Legambiente. Grazie al progetto la Riserva ha infatti, adeguate risorse economiche destinate alla prevenzione incendi che si attua anche attraverso il prezioso ruolo di volontari che presidiano il territorio durante il periodo estivo. È importante che ognuno faccia la propria parte. I comuni devono fare la loro parte nella prevenzione e lotta agli incendi, programmando ed eseguendo per tempo i lavori necessari ed predisponendo il catasto incendi per le aree bruciate, così come i privati devono attenersi al rispetto delle ordinanze sindacali di prevenzione degli incendi" continua la nota.

"La devastazione provocata dagli incendi dolosi riguarda TUTTI NOI, infligge danni al patrimonio tutto, alle attività e alle persone. La collaborazione tra tutte le autorità impegnate nella lotta contro gli incendi e la presa di coscienza della collettività sono tra gli elementi cardine di contrasto all’azione criminale di chi vuole distruggere il nostro patrimonio naturale" conclude il WWF.

Fonte: www.tp24.it






«ECCO COME FUNZIONAVA IL CARTELLO DEL FUOCO». DICHIARAZIONI CHOC: HO LASCIATO L’ANTINCENDIO IN SARDEGNA PER SALVAGUARDARE I MIEI PRINCIPI ETICI E MORALI

Un intervento degli elicotteri dell'ultimo appalto regionale sulle fiamme di Fonni (L'Unione Sarda)


Dal sito www.unionesarda.it

31 Agosto 2021
Dichiarazioni choc: ho lasciato l’antincendio in Sardegna per salvaguardare i miei principi etici e morali

Quando gli alti funzionari dell’Autorità Garante per la Concorrenza e della Direzione Investigativa Antimafia hanno ricevuto quel malloppo di sedici pagine avevano due possibilità: segnalare l’autore al servizio psichiatrico oppure aprire la più colossale inchiesta sugli affari del fuoco in terra e in cielo, a partire dall’Isola dei Nuraghi. Allegata a quelle affermazioni fitte fitte, circoscritte come se le avesse redatte un investigatore da far invidia a quelli dello scandalo Lockheed, c’era una caterva di prove, indicate con minuziosa precisione, quella che solo un pilota di elicotteri poteva permettersi.

Sardegna nel cartello

Un dossier scottante con la Sardegna ripetutamente fulcro e perno della grande operazione del cartello del fuoco. L’approccio alle alte sfere della Concorrenza è quello di un cittadino che chiede giustizia. Lui, però, Massimiliano Giana, classe 1967, quegli elicotteri di cui parla con profonda cognizione di causa nell’esposto-scandalo li ha fatti volteggiare da bambino. Una vita in volo, in terra di montagne, quelle vere, a ridosso delle Alpi, tra la Svizzera e Domodossola, suo quartier generale. L’azienda del padre, nata e cresciuta sgobbando sodo tra le cime innevate del Piemonte, sentiva il peso di quell’associazione “segreta e clandestina” che avanzava ovunque.

Sorelle ingorde

Le sette sorelle, ingorde e spregiudicate, non ne volevano sentire di concorrenza. L’obiettivo era quello di cancellare ogni resistenza di chi non voleva assoggettarsi alle regole dei padroni dei cieli. Scrive il suo memoriale, dettagliato e preciso, come se fosse una confessione al contrario: racconta incontri, descrive proposte, spiega incastri e interessi. L’Autorità garante abbandona subito l’ipotesi psichiatrica, quel dossier è esplosivo. L’inchiesta viene aperta con la velocità della luce, serve cristallizzare prove e documenti, server e intercettazioni. Come un’alluvione in piena, il piano d’azione dei “magistrati” della Concorrenza acquisisce la bellezza di 1.800 file.

Il comandante Massimiliano Giana, protagonista della denuncia 
contro il cartello del fuoco (L'Unione Sarda)


La prova non è matto

C’è di tutto e soprattutto la prova incontrovertibile: Massimiliano Giana non è matto. Negli uffici dell’Autority entra ed esce come se fosse il suo nuovo ufficio, deve spiegare ogni singolo dettaglio necessario per ricostruire quel filo rosso che da 15 anni ha legato a doppia mandata quel “cartello del fuoco”, capace, come pochi, di mettere impunemente le mani su uno dei business più pericolosi di sempre. Un affare che brucia. Ha piena consapevolezza che quel suo esposto ha provocato un terremoto senza precedenti, non solo scoperchiando l’operazione “fuoco & affari”, ma mettendo spalle al muro le sette società che in regime di comunione gestivano appalti per decine e decine di milioni di euro, a partire dalla Sardegna.

Batosta inappellabile

Il Consiglio di Stato subito dopo ferragosto ha messo la parola fine all’affaire: tutte condannate a pagare multe per complessivi 67 milioni di euro. Una batosta inappellabile, come l’obbligo a rompere le intese con le quali azzeravano la concorrenza e si aggiudicavano gare d’appalto con prezzi alle stelle. Ora che la sentenza è passata in giudicato davanti alla massima Corte il “giustiziere volante” accetta di parlare. E’ la prima volta che Massimiliano Giana rompe il silenzio. Pilota da 36 anni, dirigente e responsabile di aeronavigabilità, con licenza di responsabile della qualità per organizzazioni aeronautiche, sa il fatto suo. E’ lui la bestia nera del cartello del fuoco. Quando parla non sentenzia. Ragiona, spiega, soppesa. Le sue parole, però, sono macigni. Non un’intervista per esaltare le gesta di un pilota d’alta quota, tipo Davide e Golia, ma, semmai, per andare oltre. Per capire il dietro le quinte del “cartel del fuego”, per scorgere quello che non si può dire. La domanda è senza preamboli. Va dritta al cuore del dubbio più cruento di questa storia. Può esistere una regola “occulta” di ingaggio con la quale le società chiedono che l’elicottero non parta troppo presto e vada via un po’ prima dal luogo dell’incendio? La pausa è lunga. Il silenzio è pesante. La risposta non è immediata. Le parole, dopo un sospiro profondo, sono soppesate.

Non lo escludo

Il Comandante è chirurgico: «Direi che non lo escluderei definitivamente. Io sono stato testimone di eventi che personalmente mi hanno fatto poco piacere. Io mi sono posto diverse domande, in molte occasioni. A partire dai continui problemi tecnici agli elicotteri. In due occasioni mi è capitato di collaborare con il servizio di antincendio regionale in Sardegna, una a Porto Rotondo e una ad Arzachena. In entrambi i casi gli aeromobili del servizio regionale hanno dichiarato problematiche tecniche o malfunzionamenti e hanno abbandonato l’area delle operazioni anzitempo, fortunatamente c’erano altri aeromobili, tra cui quello con il quale stavo lavorando io. Le operazioni antincendio sono proseguite. Ripeto, sono stato testimone e poi ho saputo da altri del verificarsi, non dico numerosi, ma un certo numero, di questi problemi tecnici a questi aeromobili. E questa è una condizione abbastanza strana: è vero che l’elicottero è una macchina e può guastarsi, ma l’elicottero è un mezzo soggetto a controlli molto dettagliati. Per cui è difficile che si ripetano in continuazione questi problemi tecnici che costringono gli equipaggi a fare rientro alla base».

Testimone

Affermazioni soppesate, ma pesanti come macigni. Il protagonista di questa ecatombe dei potenti dei cieli, però, non si ferma. Il ricordo è rivolto agli anni in cui ha lavorato nella base elicotteristica di Marganai, di Farcana e Oristano. Sino alla scelta di lasciare per sempre la campagna antincendi in Sardegna.

Conflitto morale

Alla base della decisione un conflitto interiore, etico e morale: «Mi sono trovato, in due occasioni in condizioni tali che ritenevo che come pilota non dovessi continuare ad operare in quel servizio. Provengo da una famiglia di piloti, tutti noi abbiamo svolto, e svolgiamo, questa attività per passione. Il nostro impegno, per le autorità, ma soprattutto per i cittadini, è quello di dare sempre il meglio di noi e di operare con la massima trasparenza. E io, in quel caso, mi sono trovato a dover scegliere se rispettare i miei principi morali o proseguire ad operare in quel servizio. Ho deciso che i miei principi morali avevano maggior peso».

Lo strappo con l’Isola

La confessione lo commuove. Alla domanda di essere più esplicito non arretra, ma è sibillino: «Non condividevo le strategie poste in essere da chi aveva l’onere e l’autorità per dirigere le operazioni». Massimiliano Giana è consapevole dello tsunami che ha scatenato con le sue denunce, sul nuovo appalto dell’antincendio in Sardegna, però, preferisce affidarsi al bisturi. Il dato emerso dalla nostra inchiesta è eloquente: un costo del 36% in più rispetto allo scorso anno. Si è passati da un costo di 10 milioni a quasi 15. La sua risposta non irrompe. Pausa. Sorriso sornione.

Non me lo so spiegare

La frase lascia aperto, però, un varco incandescente: «Sinceramente – dice il Comandante - non me lo so spiegare, o meglio preferisco in questo caso non esporre i miei pensieri». Lo sguardo si sposta su quella catastrofe del Montiferru dove disorganizzazione e intempestività hanno consumato il disastro. L’evoluzione l’ha seguita da esperto, ha visto i tracciati radar, ma quando gli chiediamo le sue riflessioni su quei giorni drammatici preferisce confidare negli inquirenti: «Ho fatto le mie riflessioni, anche in questo caso, però, preferisco che siano le autorità a fare il loro lavoro, e avranno certamente, ne sono convinto, il loro bel da fare». Il suo lavoro, però, lo conosce bene e sa perfettamente che non ammette ritardi. La riflessione in questo caso è perentoria: «Un incendio per essere spento deve essere affrontato nei primi 5 minuti dalla partenza. Nella mia esperienza in quel caso può essere spento rapidamente in 15/20 minuti, in qualsiasi condizione. Oltre i dieci minuti dall’avvio dell’incendio ci sono molte più difficoltà a contrastarlo. Se parliamo di un intervento dopo 30/40 minuti possiamo dire che riusciremo solo a limitarne gli effetti devastanti e sperare che vada ad esaurimento».



Soldi & incendi

L’ultimo sguardo è rivolto ad un’equazione inquietante che si fa domanda incalzante: più soldi per gli elicotteri uguale più incendi? Massimiliano Giana è comandante scafato, ha sconfitto i colossi dell’antincendio in Italia e non solo. Riflette. Il silenzio questa volta è più lungo. Non sempre quello che si pensa lo si può dire, ma non rinuncia a far rilevare un dato di fatto: «E’ difficile rispondere a questa domanda. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita del numero degli incendi, questo è certo. Contemporaneamente abbiamo registrato l’incremento del parco macchine elicotteri. Non posso, però, dire che i due fatti siano legati tra loro». Teme rappresaglie? «Sono sereno, ho fatto quello che la mia coscienza mi imponeva». Affari & fuoco, una storia infinita.

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Mauro Pili





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INCHIESTA. SCANDALO ELICOTTERI: TROPPI SOLDI, MOLTI INCENDI

Un Canadair in azione (L'Unione Sarda)

Dal sito www.unionesarda.it

29 Agosto 2021
Si indaga su cause e gestione del disastro: 20.000 ettari bruciati in due giorni. Errori o strategia criminale?

I satelliti sono come un grande fratello dei cieli. Non c’è pala rotante o motore d’alta quota che si muova senza che quel binocolo nello spazio non traduca quegli spostamenti aerei in un tracciato radar. Ricostruire il grande incendio del Montiferru è roba da Ris, nuclei speciali dei carabinieri, chiamati ad esaminare dettagli, cronometri e quaderni di volo. L’affare incendi è partita delicata, dove non sono ammesse approssimazioni. E l’incendio nel quadrilatero tra Cuglieri, Bonarcado, Santu Lussurgiu e Scano di Montiferro ha troppi misteri che attendono ancora risposte chiare e senza scuse. Quel pallino rosso in movimento con tanto di pala rotante al centro è l’elicottero antincendio registrato senza possibilità di smentita negli spostamenti tra uliveti e vigneti, boschi e pascoli. Il tracciato radar di quelle 72 ore infernali è ibernato nel sito di Flyradar, il monitoraggio h24 di tutto ciò che succede nei cieli della Sardegna e non solo. L’accesso gold al sistema, quello riservato ai professionisti del volo, apre uno scrigno di dati destinati a sfondare il muro dell’omertà e mettere in chiaro ogni evento che riguarda i mezzi aerei fuori dai controlli convenzionali degli aeroporti civili e militari. Volteggiare su un rogo è come registrare un via vai sulla mappa del disastro. Da lì non si sfugge. Non ci sono margini. E’ per questo motivo che la sequenza degli eventi che hanno caratterizzato quelle ore nefaste alle pendici e sui crinali del Montiferru, attende di essere messa in fila per comprendere sino in fondo cosa realmente è successo in quei giorni.

Cause e gestione

Un’analisi che non può prescindere da due campi di valutazione indispensabili per capire: le cause delle fiamme e soprattutto la gestione dell’antincendio. Un’indagine che si intreccia a filo doppio con quanto sta emergendo sulla gestione degli appalti per contrastare il fuoco. Agli inquirenti spetta il compito, non facile, di stabilire se il rogo non si sia potuto oggettivamente contrastare o se, invece, per negligenza o peggio per scelta, non si sia fatto quanto era necessario, e possibile, per fermarlo. E’ una linea sottile che si interseca con un’equazione altrettanto scabrosa: più tempo elicotteri e Canadair volano e più si guadagna. Un meccanismo perverso che dovrebbe essere, invece, ribaltato all’origine: meno incendi, meno aree bruciate, più guadagni, a partire dalla manutenzione delle superfici boscate e della messa in sicurezza del territorio. In realtà si è diffusa a tutti i livelli la percezione che l’incendio lo si deve contrastare solo con i mezzi aerei. Un po’ a tutti i livelli questa è l’arrendevole percezione. E non è un caso che ad ogni incendio non ci sia un appello che invochi più mezzi aerei per contrastare le fiamme.

Piani inutili

La stessa Regione che ha attivato i piani ripartimentali antincendio il 10 agosto ha, poco dopo, affermato, che quelle pianificazioni non servivano a niente. Il sentimento diffuso, dunque, è quello di affidare il proprio futuro, a partire della lotta agli incendi, a elicotteri e aerei. L’esortazione non è rivolta ad evitare che gli incendi vengano appiccati e si propaghino, ma semmai ci si affida alla grazia divina per evitare altri morti. La logica che emerge anche nei comunicati ufficiali è eloquente: l’intervento sul Montiferru è stato un successo perché non ci sono state vittime. Un ragionamento che non stanno di certo facendo gli inquirenti: sanno bene che la gestione di un evento di quella portata non può essere affidato alla miracolistica speranza.

Incendi & affari

E oggi, più che mai, è indispensabile fare chiarezza su quel devastante connubio incendi & affari. A più riprese, ufficialmente e sottobanco, si è lasciato credere che l’evento del Montiferru sia da attribuire integralmente ad una vecchia Nissan Pajero accidentalmente incendiatasi sui tornanti tra Bonarcado e Santu Lussurgiu. Una macchina che occupa sette metri quadri e che riesce a distruggere, senza colpo ferire, 200 milioni di metri quadri, 20.000 ettari. E’ difficile da credere, è impossibile da giustificare. E’ indubbio che se la causa è stata effettivamente l’incendio di quel mezzo, non ci possono essere altre giustificazioni per un sistema antincendio quantomeno intempestivo e disorganizzato. Sono quei tracciati radar, alcuni li pubblichiamo, a dover chiarire tempistica di chiamata e d’intervento. Di certo c’è che, secondo quanto riporta l’analisi satellitare di Flyradar, il primo elicottero, matricola I-MIAQ, è partito da Fenosu alle 17.59 del 23 luglio. E’ su questo primo frangente che si dovrà far luce. E’ quel divario tra l’allerta e l’intervento effettivo aereo che dovrà passare ai raggi X degli inquirenti.

La partenza del primo Canadair da Ciampino (L'Unione Sarda)

Il primo volo di elicottero da Fenosu (L'Unione Sarda)

La pistola del fuoco

Arrivare tempestivamente sul rogo è come la gara dei cento metri, si scatta in sovrapposizione al fuoco della pistola dello starter. Tergiversare, ritardare, non trovare il luogo, significa perdere istanti, minuti, quando non ore, che possono compromettere, soprattutto alle sei di sera, la piena capacità d’intervento. Senza dimenticare che l’autonomia di un elicottero di quella portata è di 2 ore. Così è stato, se è vero che quel velivolo, con le fiamme ancora in piena efficacia distruttiva, ha dovuto lasciare il campo per rientrare a Fenosu alle 19:59. Che la situazione stesse degenerando lo si può comprendere dal fatto che nel proscenio dell’imminente disastro arriva, dal centro nord Sardegna, il secondo elicottero, matricola I-MIAW. Il suo decollo avviene alle 18:43, ben 44 minuti dopo il primo mezzo aereo partito da Fenosu.

44 minuti dopo

Per un incendio 44 minuti sono un’eternità, soprattutto in area piena di “benzina naturale”, visto il potenziale boschivo della zona. Intervento, quello del secondo elicottero, che cessa, secondo il tracciato radar, intorno alle 20:25. L’incendio viene dichiarato domato, ma non sarà così. L’indomani mattina alle 9:07 decolla da Fenosu l’elicottero I-MIAQ. Interviene ulteriormente sull’area, ufficialmente per bonificare la superficie percorsa dall’incendio. Si tratta di un sorvolo che, secondo i tracciati, è anomalo. Per lungo tempo, infatti, sparisce dai tracciati radar, come se si fosse fermato. A mezzogiorno di fuoco, siamo al 24 luglio, la testimonianza è oculare: le fiamme hanno ripreso a volteggiare proprio in quell’area dichiarata bonificata già dalla mattina. Le forze dell’ordine registrano l’allarme. Quando mancano quattro minuti alle due del pomeriggio da Fenosu decolla per l’ennesima volta l’elicottero I-MIAQ, sempre lo stesso. Che la situazione sia degenerata lo dimostra un altro elemento: alle 14.09 dall’aeroporto di Ciampino, sotto Roma, decolla un Canadair matricola CAN28,I-DPCN, direzione Montiferru.

Ciampino – Montiferru

Perché da Ciampino? Perché solo alle 14.09? Chi ha valutato la strategia d’intervento sul quel fronte d’incendio? E per quale motivo l’aeroporto di Fenosu non dispone di un Canadair per la Sardegna centrale, tanto che lo stesso aereo giunto da Ciampino deve poi andare Olbia per fare rifornimento. L’ennesimo Canadair, il CAN10, I-DPCO, sempre da Ciampino decolla dall’aeroporto romano alle 16 e 10, venti ore dopo l’incendio dichiarato causa del disastro.



40 euro a minuto

Ultima annotazione: l’appalto degli elicotteri vinto da E+S insieme a Elitellina, del gruppo spagnolo Pegasus, prevede un costo previsto dalla Regione di ben 39,886 euro al minuto volo, quasi 40 euro a minuto, 2.400 euro all’ora. Il calcolo è articolato per ore di utilizzo e ore di fermo dell’elicottero. Un dato che si scontra con quanto accade realmente nel mercato “italiano” di un Airbus AS350B3/H125, gli stessi elicotteri usati sul Montiferru. Nel settore edile, il più complicato, quello stesso mezzo costa 25 euro a minuto. In Sardegna volare costa, invece, 14 euro in più. E molto spesso non si arriva al momento giusto. Molto spesso in ritardo.

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Mauro Pili







RITARDI NEI PAGAMENTI DEGLI STIPENDI AI LAVORATORI FORESTALI DEL SERVIZIO ANTINCENDIO. LE SEGRETERIE TERRITORIALI DI FAI-CISL, FLAI-CGIL E UILA-UIL DI ENNA, DENUNCIANO LA PROBLEMATICA


Ricevo e pubblico
dalle segreterie territoriali di Fai, Flai e Uila di Enna

Le segreterie territoriali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil di Enna, denunciano  la problematica relativa ai ritardi nei pagamenti degli stipendi dei lavoratori
forestali del servizio antincendio boschivo. 
Negli ultimi anni affermano Casabona, Cimino e Savarino, essendo cambiata la procedura di accredito degli stipendi, si verificano molteplici ritardi anche in presenza delle risorse nei rispettivi capitoli di spesa.
Non da ultimo in questi giorni, soprattutto per i lavoratori del servizio Antincendio che ad oggi devono ancora percepire lo stipendio di Luglio e adesso sono in attesa anche di quello di agosto, con un ritardo ormai cronico di quasi un mese. 
Come si può ben comprendere, questi ritardi stanno comportando grossi disagi
economici e sociali a lavoratori già stremati dal lavoro massacrante causato  dagli incendi che si sono registrati nel nostro territorio, in un periodo già molto critico dovuto alla pandemia.

Oltretutto va evidenziato che il mancato pagamento degli stipendi va in palese violazione delle norme contrattuali che regolano il comparto.
Come segreterie regionali di flai fai e uila abbiamo chiesto un incontro immediato con gli Assessori Cordaro e Scilla i Dirigenti dei due dipartimenti per discutere e trovare una  soluzione che consenta il pagamento degli stipendi dei lavoratori in modo puntuale, che come regolato dall’art. 15 del Contratto, deve essere effettuata entro il giorno 15 del mese successivo a quello cui si riferisce la prestazione lavorativa. I segretari territoriali Casabona, Cimino e Savarino si riservano di mettere in atto iniziative di protesta a supporto della vertenza se nei prossimi giorni non arriveranno risposte concrete per risolvere la questione.





RICORSO AL TAR CONTRO LA REGIONE PER BLOCCARE L'IMMINENTE APERTURA DELLA CACCIA IN SICILIA. LE ASSOCIAZIONI: «DOPO UN'ESTATE DI SICCITÀ E INCENDI, IL TERRITORIO È GIÀ DEVASTATO». IL WWF SUI ROGHI ALLA RISERVA DELLE SALINE DI TRAPANI E PACECO: «CERTAMENTE DOLOSI»

Le terre attorno a Gibellina Vecchia dopo l'incendio


Dal sito gds.it

30 Agosto 2021
Le associazioni: «Dopo un'estate di siccità e incendi, il territorio è già devastato». Il Wwf sui roghi alla riserva delle Saline di Trapani e Paceco: «Certamente dolosi»

Le associazioni ambientaliste hanno impugnato di fronte al Tar il calendario venatorio siciliano, in vista dell’apertura della caccia prevista per mercoledì primo settembre. Il motivo è che l'attività dei cacciatori , peraltro in anticipo, potrebbe ulteriori danni a un territorio già devastato da incendi e caldo record. E proprio contro gli incendiari, nella fattispecie nella riserva orientata delle Saline di Trapani e Paceco, tuona il Wwf.


La tortora da proteggere

«Si riapre la caccia in Sicilia - affermano in una nota congiunta Wwf Italia, Legambiente Sicilia, Lipu BirdLife Italia, Lndc Animal Protection ed Enpa - nonostante l’intensa stagione siccitosa e la drammatica e catastrofica ondata di incendi, tuttora in corso, che stanno devastando il territorio. Ma il Calendario venatorio emanato dall’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, ha addirittura anticipato di ben un mese la data di apertura ed ha previsto la caccia anche alla tortora selvatica, specie a rischio a livello europeo ed in precario stato di conservazione, che il ministero della Transizione ecologica e l’Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) avevano più volte chiesto alla Regione di escludere dall’elenco delle specie cacciabili». L’Italia, spiegano poi, rappresenta un'importante area di passo nelle migrazioni della tortora tra l’Europa e l’Africa.


L'azione legale dopo le diffide

Nelle scorse settimane le associazioni ambientaliste ed animaliste avevano inviato due diffide, un documento tecnico-scientifico e numerosi appelli al presidente della Regione, Nello Musumeci, per chiedergli di revocare il Calendario. «Già nelle precedenti stagioni venatorie - sottolineano gli ambientalisti - il Tar ed il Consiglio di giustizia amministrava hanno pesantemente censurato i Calendari venatori siciliani, ritenendoli illegittimi e sospendendo la caccia in via cautelare. Anche quest’anno, pertanto, le associazioni ambientaliste ed animaliste si rivolgono con fiducia alla magistratura, per impedire forzature e violazioni di legge e per difendere, ancora una volta, gli animali selvatici che - ricordano - costituiscono “patrimonio indisponibile dello Stato” e non bersagli mobili per il divertimento dei fucili».


I tre ricorsi già vinti

Per Dante Caserta, vicepresidente del Wwf Italia, «la pratica delle preaperture della caccia è una vergogna. Queste sono ormai attuate non come eccezione, ma come regola, nonostante i pareri contrari degli organi di indirizzo e controllo in materia e i nostri appelli alla ragionevolezza e al rispetto delle regole europee e internazionali per la tutela di fauna e ambienti selvatici. Appelli rimasti in gran parte inascoltati». Il numero 2 del Wwf spiega che «dal primo settembre si rimetteranno in funzione le doppiette per quei cacciatori delle Regioni che hanno autorizzato, spesso illegittimamente e sempre in maniera irragionevole e scellerata, la caccia in “preapertura”, in attesa dell’apertura ordinaria della stagione venatoria del 19 settembre. L’intensa ondata di calore che ha duramente colpito l'Italia e l’Europa avrebbe dovuto indurre i governatori regionali a prendere misure immediate e drastiche per attutirne gli effetti nefasti sulla natura, sull'agricoltura, sulle aree colpite dagli incendi, sugli animali selvatici. Gli “avvocati del Panda” e delle altre associazioni stanno lavorando senza sosta per bloccare questa crudele barbarie - conclude Caserta -, ottenendo già tre pronunce positive dai Tar di Veneto, Abruzzo e Calabria». Ora l’associazione attende che si pronunci anche il tribunale siciliano.


I due roghi nella riserva delle Saline

Il Wwf segnala poi la drammatica situazione incendi nella riserva delle Saline di Trapani e Paceco, che gestisce. «La concomitanza dei due roghi non lascia dubbi sulla matrice dolosa degli incendi», afferma il Wwf Italia con riferimento agli ultimi assalti, a distanza di poco tempo, in due aree differenti. Un pomeriggio di fuoco, iniziato quello di ieri con l’allarme delle 15.30 lanciato dalla direttrice della Riserva, Silvana Piacentino, e anestetizzato dall’intervento dei vigili del fuoco, della Protezione civile e dei volontari di alcune associazioni locali. Il primo incendio ha riguardato «l'area Pantano Baiata, acquisito dal patrimonio della Regione, per tutelare la presenza della cavalletta, endemismo puntiforme unico al mondo», si legge nella nota del Wwf Italia. Il secondo incendio invece è divampato, poco dopo, nelle vicinanze. «Nonostante il tempestivo intervento e le misure messe in atto quando brucia un’area all’interno di un sito protetto, il danno non si può misurare esclusivamente in termini di superficie percorsa dal fuoco: un’area come quella della Riserva Naturale delle Saline - continua la nota - rappresenta un sito di elevata biodiversità, dove ogni centimetro di territorio è importante in termini di tutela di specie vegetali, animali ed habitat, in un territorio già fortemente sottoposto a diverse minacce e pressioni». Per Silvana Piacentino «la devastazione provocata dagli incendi dolosi riguarda tutti noi, infligge danni al patrimonio tutto, alle attività e alle persone. La collaborazione tra tutte le autorità impegnate nella lotta contro gli incendi e la presa di coscienza della collettività sono tra gli elementi cardine di contrasto all’azione criminale di chi vuole distruggere il nostro patrimonio naturale».

© Riproduzione riservata

Fonte: gds.it





30 agosto 2021

EMERGENZA INCENDI: GLI ERRORI DI MUSUMECI E LE PROPOSTE DEL PD. DALLA FESTA DELL'UNITÀ REGIONALE. PECCATO CHE IL PD IN 5 ANNI NON C'È RIUSCITO. ADDIRITTURA L'EX ASSESSORE CRACOLICI HA PRESENTATO UNA PROPOSTA CHE PER QUANTO RIGUARDA I LAVORATORI FORESTALI È STATA BOCCIATA ANCHE DAI SINDACATI


Premessa. Le critiche rivolte sono esclusivamente per la parte che riguarda il lavoro degli operai forestali


Carissimo Pd, gli articoli che mortificano i lavoratori forestali devono essere cancellati "senza se e senza ma". Vi ricordiamo che il disegno di legge presentato dall'ex Assessore On. Cracolici è stato affidato il 17 settembre 2020 alla Terza Commissione. 

Egregio Partito Democratico ma che schifezza di riforma è che le prestazioni dei lavoratori forestali possono essere realizzate anche in più periodi nel corso dell'anno? 

Questo carissimi scienziati che avete firmato il DL, significa lavorare a spezzatino con le stesse giornate!

Egregio Partito Democratico, dove sono andate a finire le Vostre promesse per i lavoratori forestali?

Sono tante le promesse mancate del PD sia quando era all'opposizione che quando governava con Crocetta. Eccone alcune:

1. Il nostro obiettivo è raggiungerei livelli previsti dall’accordo sindacale del 2009

2. On. Raia: rispettare l’accordo del maggio 2009 e quindi far svolgere a tutti le 151 giornate
 
3. On. Panepinto: Siamo qui per sollecitare il passaggio dei lavoratori forestali da 51 giornate a 78 sia all'Azienda che dell'Ispettorato. Ed ancora per avere il passaggio da 151 giornate a tempo indeterminato e da 101 giornate a 151

4. On. Oddo: primo firmatario di un disegno di legge ad hoc, che possa permettere ai lavoratori della forestale, un periodo lavorativo più lungo

5. On. Lupo: rivendicare con forza al Governo della Regione la riforma dei settori della bonifica, della Meccanizzazione agricola e della forestale per una stabilizzazione di tutti i lavoratori

6. DDL 1114 

7. Interpellanza n. 42 del 13.01.2009. Attuazione integrale dell'accordo sindacale  del  30novembre 2005, per  la tutela  occupazionale  e  la stabilizzazione dei lavoratori  del  settore forestale

Mi chiedo: che senso ha l'ultimo disegno di legge da voi presentato che mortifica i lavoratori forestali? Perchè avete cambiato idea? Sapete quello che avete firmato?

Ecco il Vostro Disegno di Legge Numero 831 del 9.09.20 e gli pseudi articoli che umiliano i lavoratori forestali. 

Art. 22
Articolazione della forza lavoro agricolo-forestale

1. Ai fini della presente legge, la forza lavoro necessaria alla realizzazione degli interventi per ciascuna macro area di attività è definita  in  termini di giornate lavorative uomo/anno riportate  ad unità di Equivalente  Tempo  Pieno (ETP), che corrisponde al lavoro prestato nel corso di un anno, in termini di giornate lavorative complessive, da un addetto del contingente a tempo indeterminato.
2. Un addetto semestralista corrisponde a 0,5 ETP, mentre un addetto quadrimestralista  corrisponde a 0,33 (numero periodico) ETP e un addetto trimestralista corrisponde a 0,25 ETP.
3. Per le esigenze connesse all'esecuzione dei lavori condotti in amministrazione diretta,  l'Amministrazione regionale utilizza in ciascun ambito territoriale le prestazioni dei seguenti addetti:
a) addetti a tempo indeterminato;
b) addetti semestralisti;
c) addetti quadrimestralisti;
d) addetti trimestralisti;
gli addetti di cui al presente comma provengono dagli elenchi speciali di cui agli articoli 45 ter, 46 e 47 della legge regionale 6 aprile 1996, n. 16 e  successive  modifiche ed integrazioni, nonché al comma 7 dell'Art. 44 della legge regionale 14 aprile 2006, n. 14.
4. Le prestazioni degli addetti di cui alle lettere b), c) e d) del comma precedente possono essere realizzate anche in più periodi nel corso dell'anno.
5. Per ciascun ambito territoriale e per ogni macro area di attività di cui alle lettere a), b), c) e  d) del  comma 1 dell'Art. 7, di competenza del Dipartimento  regionale dello sviluppo rurale e territoriale, il fabbisogno complessivo in termini di ETP viene articolato su base percentuale come nell'allegata tabella A, in funzione dei seguenti fattori:
superficie demaniale, aree a maggior rischio idrogeologico, numero e superficie  delle riserve gestite, numero e superficie delle aree attrezzate, numero fabbricati
produttivi, numero fabbricati da rendere 27 produttivi, presenza di centri per il germoplasma, nonché unità vivaistiche e strutture di  supporto  del centro vivaistico forestale regionale di cui all'Art. 9, presenza di aree ad elevato  rischio di incendio,  presenza di allevamenti sperimentali, nonché numero  di  capi  allevati ed attività connesse.
6. Per ciascun ambito territoriale e per la macro  area  di attività di cui alla lettera e) del comma 1 dell'Art. 7,  di competenza  del Dipartimento  regionale  dell'ambiente, il fabbisogno complessivo in termini di n. 1.378 ETP  viene articolato dallo stesso dipartimento anche  in  funzione dei seguenti fattori: numero e superfici dei parchi, numero e superfici delle riserve gestite.
7. Per ciascun ambito territoriale  e  per  il  settore  di attività, di cui alla lettera f) del comma 1 dell'Art. 7,  di competenza del Dipartimento regionale del Comando  del Corpo Forestale, il fabbisogno complessivo in termini di ETP  viene articolato come nell'allegata tabella B.

Basta solo questo articolo per capire la gran Minchiata che avete confezionato anche voi dell'opposizione ai lavoratori precari più anziani d'Europa.





APPELLO UIL AI LAVORATORI E AI CITTADINI: “SIRACUSA NON PUO’ PERMETTERSI DI ESSERE MAGLIA NERA PER VACCINAZIONI"

Luisella Lionti e Claudio Barone nell'hub vaccinale multiaziendale di Melilli
Ricevo e pubblico
dalla Uil Siracusa - Ragusa - Gela

“Siracusa vive di turismo, di industria, di commercio. Non può permettersi di essere maglia nera per vaccinazioni in Sicilia, ne può concedersi il lusso di regalare terreno fertile al Covid-19. La zona gialla imporrà sacrifici, bisogna fare di tutto per impedire che la situazione possa peggiorare. E, ancor di più, è necessario difendere a ogni costo il diritto proprio e altrui alla vita e alla salute”.

La segretaria organizzativa della Uil Sicilia con delega all’Area Vasta Palermo-Siracusa-Ragusa-Gela, Luisella Lionti, lancia un appello “al senso di responsabilità di tutti i cittadini aretusei perché sia rapidamente colmato il preoccupante ritardo, che è emerso in queste ore con la diffusione dei dati sulle vaccinazioni nell’Isola”. L’esponente sindacale, altresì, sollecita “un confronto serrato con le istituzioni, Prefettura, Regione e amministrazioni comunali in testa, e con tutte le parti sociali per individuare cosa non è stato fatto e cosa si può ancora fare per recuperare il tempo perduto”.

Luisella Lionti, che assieme al segretario generale della Uil Sicilia Claudio Barone aveva partecipato nei mesi scorsi all’inaugurazione dell’hub vaccinale a Città-Giardino di Melilli, commenta: “Dopo avere proprio nel Siracusano applaudito la nascita del primo centro vaccinale multiaziendale in Italia, testimonianza di particolare sensibilità nella lotta al Coronavirus, siamo sorpresi e allarmati nell’apprendere adesso che questa provincia è ultima per immunizzati con una percentuale del 56,63 a fronte di una per nulla esaltante media regionale del 61,71. Ultimi tra gli ultimi!”. “Avevamo già lanciato l’allarme – aggiunge la segretaria Uil – per i timori diffusi in questo settore tra le lavoratrici e i lavoratori del settore ricettivo, turistico-alberghiero e della ristorazione, per l’incombere di nuove restrizioni antiCovid. È necessario restare aperti in sicurezza, non è pensabile bruciare occupazione e reddito. Ora che anche a causa della bassa percentuale di vaccinati la Sicilia saluta in zona gialla il mese di agosto, dobbiamo quindi pretendere da tutti uno slancio di amore per sé e per gli altri. Ciò vale in primo luogo a Siracusa e provincia, poiché qui va peggio che altrove”.

“La Uil – conclude Luisella Lionti – è pronta a ogni forma di dialogo, a ogni iniziativa, perché nulla resti di intentato per scongiurare ogni possibile minaccia alla salute dei cittadini e al tessuto economico del territorio siracusano. In particolar modo all’assessore Ruggero Razza, col quale esiste un proficuo dialogo sul piano regionale di contrasto alla diffusione del Covid-19, chiediamo di individuare con noi e con tutti gli attori sociali e istituzionali una strategia mirata per imprimere nel Siracusano una decisa e quanto mai necessaria accelerazione nella campagna di vaccinazioni”.





COVID, LE SCUSE DEI NON VACCINATI E GLI OCCHI PIENI DI PAURA. SE CI FOSSE L’OBBLIGO DELLA VACCINAZIONE, NON CI SAREBBERO 103 PAZIENTI IN TERAPIA INTENSIVA. NON CI SAREBBERO 885 RICOVERATI IN REPARTI COVID. NON NUMERI, MA UOMINI E DONNE CHE SOFFRONO E LOTTANO PER LA VITA


Il responsabile del 118 racconta i ricoveri di chi non si vaccina.

Dal sito livesicilia.it

di Roberto Puglisi

“Cosa ci resta impresso? Ci restano impressi gli occhi. La paura che raccontano. Il terrore di chi pensa: potevo fare qualcosa e adesso sono qui, con il Covid”. Il dottore Fabio Genco è il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo e Trapani. Anche lui un uomo di campo. Perciò condivide il rabbioso scoramento di chi lavora nella sanità pubblica nell’assistere a una tragedia che si sarebbe potuta attenuare con comportamenti più responsabili.


“Obbligo vaccinale, unica strada”

Il dottore Genco, qualche giorno fa, ha scritto su Facebook: “Riflessione sui ricoverati in ospedale per Covid in Sicilia. Se ci fosse l’obbligo della vaccinazione, in Sicilia, non ci sarebbero 103 pazienti in Terapia intensiva, ma soltanto 37 vaccinati. Non ci sarebbero 885 ricoverati in reparti Covid, ma soltanto 306 vaccinati…. Non numeri, ma Uomini e Donne che soffrono e lottano per la vita. Obbligo vaccinale unica strada”.


“Rabbia e sacrificio”

“Come ci sentiamo? Lo stato d’animo è quello del sacrificio, come sempre – dice il dottore Genco -. Ma emerge un po’ di rabbia legata al fatto che la maggior parte di quelli che finiscono in ospedale non ha fatto il vaccino. Le corse e gli interventi sono tanti, ogni giorno. E sono mezzi e uomini impegnati per una sofferenza che si sarebbe potuta evitare con un po’ di accortezza in più”.


Le ‘scuse’ di chi non si vaccina

“Cosa dicono i non vaccinati quando li accompagniamo in ospedale? Tante scuse, più o meno plausibili – racconta Fabio Genco -. Qualcuno dice che c’è troppo caldo e aspettava che passasse. Altri che sono in vacanza e aspettavano settembre o la fine delle ferie. Come se il Covid rispettasse i tempi delle persone… Come vedo la situazione? Sono un uomo concreto. Penso che dovremo introdurre la terza dose e, appunto, l’obbligo vaccinale. Ho amici non vaccinati che stanno malissimo, uno è intubato. Vediamo tanti giovani non vaccinati in rianimazione, mentre gli anziani vaccinati se le cavano spesso con un po’ di febbre. Vediamo gli occhi delle persone pieni di paura. E proviamo rabbia e pena”.
30 Agosto 2021



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NUBE TOSSICA: MAXI INCENDIO NELLA DISCARICA DI ENNA. ARRIVATI ANCHE I FORESTALI


Sul posto i vigili del fuoco con due squadre (Enna e Leonforte) e tre autobotti

Dal sito livesicilia.it

di Josè Trovato
ENNA – Maxi incendio nella discarica di Cozzo Vuturo. Sul posto i vigili del fuoco con due squadre (Enna e Leonforte) e tre autobotti.


Dalla discarica si è sprigionata una nube tossica visibile a diversi chilometri di distanza.
Arrivati anche i forestali.

28 Agosto 2021






GRAVE INCENDIO A FILICUDI, RICHIESTO L’INTERVENTO AEREO


Dal sito www.ilsicilia.it

29 Agosto 2021
Incendio a Filicudi, nelle isole Eolie. Il fuoco si è sviluppato nella località di Stimpagnato. Impegnati i carabinieri, i volontari della Protezione civile, isolani e vacanzieri. E’ stato richiesto anche l’intervento di un elicottero della Forestale.

© Riproduzione Riservata






29 agosto 2021

IL FUNZIONARIO REGIONALE DEL CORPO FORESTALE DELLA REGIONE SICILIANA, GAETANO GUARINO:I FORESTALI SICILIANI NON PRENDONO LEZIONI DA NESSUNO, PERCHÈ NON HANNO EGUALI


Dalla pagina Facebook 
del funzionario del CFRS
Gaetano Guarino

28 Agosto 2021
Leggo alcuni articoli che informano della visita del Presidente della Regione Siciliana in Trentino per programmare l'antincendio in Sicilia, attingendo dalle esperienze della Protezione Civile di quella Regione. C'è da ridere!!!!!  E pensare che nel 1996 io con una delegazione di Dirigenti del Corpo Forestale R.S e della ex Azienda Foreste Demaniali della R.S. esportavamo il nostro modello di antincendio, atteso che la orografia e il clima torrido della Sicilia non hanno eguali. Pazienza, i tempi passano come gli Uomini e come i Politici e adesso purtroppo, siamo noi a "importare".... ma cosa?
Detto ciò,  sono sempre più fiero, felice e Onorato di stringere centinaia di mani agli  Operatori Antincendio Boschivo della Regione Siciliana e della manutenzione, loro non hanno eguali. È chiaro, che cito sempre di più gli Operatori dell'antincendio perché è con loro che mi rapporto 24 ore su 24 ore. Sono loro che mi stanno accanto, sono loro, che con me rischiano e soffrono in presenza di un incendio. Ma altrettanto cito con orgoglio gli Operatori Forestali della Manutenzione, anche con loro al mio fianco, nel passato abbiamo fatto cose egregie. Credetemi, oggi più che mai, che conosco la profondità dei vostri sguardi,  la stretta sincera e sicura delle vostre mani, vi dico: siete Donne  e Uomini prezioni. Voi siete una grandissima risorsa per la Sicilia. Le mortificazioni e le vessazioni del passato, fanno parte del passato. Ora c'è un presente un po' nebuloso ma le nuvole le diraderemo insieme.  Adesso, pensiamo all'oggi e al domani, un domani nostro e di Tutto il Territorio Siciliano. Altri, pagheranno. Sempre onorato. Serene notti




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IL SINDACO DI BUCCHERI: GLI ELOGI ANDREBBERO AI NOSTRI “RAGAZZI” ED ALLE NOSTRE “RAGAZZE”, PER QUEL CHE ATTIENE GLI INCENDI BOSCHIVI E NON. PERTANTO, SIG. ASSESSORE CORDARO, FAREMMO TUTTI PIÙ FIGURA SE EVITASSIMO DI UMILIARE ULTERIORMENTE UN COMPARTO SICILIANO ALLO SBANDO


Dalla pagina Facebook
del Sindaco di Buccheri 
Alessandro Caiazzo

Con tutto il rispetto gentile Assessore Cordaro e senza voler minimamente sminuire la presenza e la grande professionalità degli uomini oggi “premiati” e provenienti da altre regioni d’Italia, ma gli elogi (con fatti concreti rispetto al futuro lavorativo e non con targhette “commemorative”) andrebbero ai nostri “ragazzi” ed alle nostre “ragazze”, che in una delle stagioni peggiori che si ricordino per quel che attiene gli incendi boschivi e non, si sono letteralmente tolti la vita per cercare di salvare quel che rimane dalle macerie dell’inefficienza della macchina pubblica e dell’inettitudine nella programmazione delle azioni volte alla salvaguardia del territorio. 
Pertanto, sig. Assessore, faremmo tutti più figura se evitassimo di umiliare ulteriormente un comparto siciliano allo sbando, postando foto di consegna di targhe a reparti che sono stati disponibili e sicuramente saranno competenti ma che, sul campo di sicilia, non sapevano neanche dove andare. Non me ne voglia Assessore, sempre con il dovuto rispetto istituzionale che rivolgo al ruolo che riveste. 
Foto 1 e 2 : merito al Trentino Alto Adige.
Foto 3, 4 e 5: il lavoro sul campo dei siciliani e delle siciliane.


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