03 maggio 2023

PRECARI, PER L’ITALIA IL TEMPO STA PER SCADERE: IL CASO DAVANTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA? TRA QUESTI ANCHE I LAVORATORI FORESTALI



Dal sito www.scuolainforma.it

Precariato, l’Italia ha due mesi di tempo per non essere deferita dalla Corte di Giustizia europea: 'intervenire sul decreto PA'.

Di Claudia Scalia - 2 Maggio 2023
La gestione dei precari resta un neo enorme per l’Italia e anche l’Europa adesso gliene chiede conto. Come riferisce Anief, il pacchetto infrazioni di aprile 2023 non lascia dubbi: il tempo per l’Italia sta per scadere. Ha due mesi per dare una risposta definitiva al precariato nella scuola, dove i numeri tra docenti e Ata sfiorano quasi 300 mila lavoratori l’anno. Trascorso questo tempo, se l’Italia non risponde sarà deferita alla Corte di Giustizia europea, a seguito delle nuove denunce motivate prodotte dal sindacato.

Precari italiani e UE: la strada è il nuovo decreto PA?

Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, commenta la questione del precariato italiano ribadendo che le attuali norme sulla gestione del reclutamento presenti nel decreto legge PA n. 44 vanno assolutamente cambiate in fase di esame e conversione del testo. Il suggerimento, ancora una volta, è di attingere da tutte le Gps, anche da materia, per le immissioni in ruolo 2023. “L’Anief ritiene i provvedimenti presi dal Governo del tutto insufficienti, oltre che già superati dall’esperienza negativa del passato, quando un posto su due è rimasto vacante e andato a rendere ancora più esteso il numero delle supplenze. Diamo quindi una risposta immediata all’Unione europea accogliendo gli emendamenti Anief al decreto PA, così anche per dare finalmente dignità, occupazione e stabilità al personale precario del comparto Istruzione e Ricerca”.

Le decisioni della Commissione UE

“Condizioni di lavoro: la Commissione esorta l’Italia a prevenire l’abuso di contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico. La Commissione ha deciso oggi di inviare un parere motivato all’Italia (INFR (2014)4231) per il recepimento non corretto nell’ordinamento nazionale della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, che impone di non discriminare a danno dei lavoratori a tempo determinato e obbliga gli Stati membri a disporre di misure atte a prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato. La normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia. Tra questi, insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola pubblica, operatori sanitari, lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, personale degli istituti pubblici di ricerca, lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco nazionali.

Alcuni di questi lavoratori hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell’Unione. La Commissione ha avviato la procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da una lettera complementare di costituzione in mora nel dicembre 2020. Sebbene l’Italia abbia fornito spiegazioni sulle proprie norme nazionali, la Commissione le ha ritenute non soddisfacenti e dà ora seguito all’esame con un parere motivato. L’Italia dispone ora di 2 mesi per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE”.






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