31 ottobre 2024

GIORNO 4 NOVEMBRE A SAN CATALDO L'AVVOCATO FASANO INCONTRA I LAVORATORI FORESTALI


Ricevo e pubblico 
dall' Avvocato Fasano

Forestali siciliani ci vediamo giorno 4 novembre a San Cataldo, Palazzo comunale di San Cataldo, sala Borsellino, dalle ore 16:00.



MUSSOMELI (CL). PULIZIA NELL'AREA CIMITERIALE CON L'IMPIEGO DEI LAVORATORI FORESTALI. VIDEO. IL BLOG: TUTTI LI CERCANO MA NESSUNO LI VUOLE. CARO SINDACO, SI RICORDA COSA DICEVA A NOVEMBRE 2023? CHE SUBITO DOPO LA FINANZIARIA IL SUO OBIETTIVO E QUELLO DEL GOVERNO ERA DI INCARDINARE IL DDL SULLA RIFORMA DEI FORESTALI IN TERZA COMMISSIONE, PER POI PASSARE ALLA COMMISSIONE BILANCIO







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Ascolta anche:

L'obiettivo del Governo regionale e del Sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania, già componente della Commissione Attività Produttiva all'Ars era quello di incardinare il ddl sulla riforma dei forestali in terza commissione, per poi passare alla commissione bilancio.
Caro Sindaco, non abbiamo più notizie e ci stiamo attrezzando per contattare la redazione di "chi l'ha visto".






30 ottobre 2024

RIFORMA FORESTALE. LE SEGRETERIE REGIONALI DI FAI FLAI E UILA IN ASSENZA DI UN IMMEDIATO RISCONTRO SI AUTOCONVOCHERANNO IL 18 NOVEMBRE 2024

Ricevo e pubblico
dalle Segreterie regionali di Fai Flai e Uila





PERCHÉ IN SICILIA GLI INCENDI SONO UN PROBLEMA SENZA SOLUZIONE. OGNI ANNO VANNO IN FUMO MIGLIAIA DI ETTARI, MA LE TOPPE PROPOSTE PER CONTRASTARE I ROGHI SONO INSUFFICIENTI. ANCHE LA TECNOLOGIA FIN QUI NON HA MANTENUTO LE PROMESSE O È STATA ACCANTONATA. COSÌ I RESPONSABILI NON VENGONO QUASI MAI INDIVIDUATI


Ogni anno vanno in fumo migliaia di ettari, ma le toppe proposte per contrastare i roghi sono insufficienti. Anche la tecnologia fin qui non ha mantenuto le promesse o è stata accantonata. Così i responsabili non vengono quasi mai individuati

30.10.24
Edoardo Anziano, Riccardo Coluccini, 
Simone Olivelli

«Se vedi un piromane chiama subito il 1515 (numero d’emergenza nazionale, ndr). Insieme li spegniamo». Durante l’estate, tramite la cartellonistica stradale, l’acquisto di pagine sui giornali cartacei e spazi su testate on line e social network, la Regione Siciliana ha cercato di sensibilizzare la popolazione contro il fenomeno degli incendi. Una piaga che storicamente colpiva l’isola nelle stagioni calde, ma che di recente, complici anche i cambiamenti climatici, ha iniziato a estendersi anche al resto dei mesi.


L’INCHIESTA IN BREVE
  • Malgrado l’adozione di nuove tecnologie, gli incendi in Sicilia rimangono una minaccia costante che da anni devasta l’isola e miete vittime. Il fumo dei boschi colpisce anche metaforicamente la macchina governativa che dovrebbe decidere su quali soluzioni puntare
  • La ricerca di un disegno criminale comune dietro ai roghi non ha basi solide, e le procure credono si tratti piuttosto del risultato a valle di una catena di mancanze e omissioni da parte degli attori che, a vario livello, sarebbero chiamati a prendersi cura del territorio
  • Il catasto incendi, fondamentale per monitorare le aree bruciate e prevenire abusi, è spesso inefficace. Le inadempienze dei Comuni, la scarsa accessibilità dei dati e l’esclusione di incendi importanti ne limitano l’utilità
  • Dati ottenuti da IrpiMedia mostrano che i droni della Sicilia non sono riusciti a prevenire gli incendi o a catturare i piromani come promesso. Sono usati per valutazioni post-incendio e prestati ad altri corpi militari e civili
  • Nel 2022 un’impresa ha concesso alla Regione la possibilità di provare gratuitamente l’uso di potenti termocamere, capaci di intercettare i punti di innesco con un ridotto margine d’errore. La sperimentazione, però, è durata pochi mesi
  • Lontano dalle tecnologie, a lavorare a contatto con il fuoco sono circa 15mila operai assunti stagionalmente. I sindacati vorrebbero la loro stabilizzazione, ma in passato c’è anche chi li ha accusati di avere avuto un ruolo nell’appiccare gli incendi
«Con questa campagna vogliamo unire le forze per proteggere ciò che ci appartiene: la nostra terra, la nostra flora e fauna e il futuro delle generazioni a venire», si legge su insiemelispegniamo.it, sito che fa parte delle iniziative di sensibilizzazione finanziate dalla Regione con 800 mila euro. Annualmente, il budget complessivo per applicare il piano di contrasto agli incendi è di circa 75 milioni di euro. Eppure, per quanto complesso e ampiamente sponsorizzato, il sistema di prevenzione e repressione continua a non dare i risultati sperati. Perché quella degli incendi in Sicilia è una storia di ricette che non funzionano, di toppe troppo corte per un vestito – il territorio – che con il passare del tempo è sempre più sgualcito.


LA SERIE INTERNAZIONALE #BEHINDTHEFLAME

Questo articolo è parte di una serie internazionale pubblicata in partnership con Euronews e New Lines Magazine. #BehindTheFlames è una ricerca sulle origini degli incendi sia in Italia sia in Turchia (dove l’inchiesta è stata realizzata da Sofia Cherici ed Aylin Elci) ed è stata condotta grazie al supporto del Journalismfund, che ha permesso a giornalisti di andare sul campo. Inoltre, il supporto di Privacy International ha permesso di indagare l’impiego dei droni nel contrasto agli incendi.

Da un’indagine condotta tra il 2010 e il 2020 dal Corpo Forestale, il dipartimento regionale che in Sicilia come nelle altre Province autonome e Regioni a statuto speciale è responsabile del 1515, risulta che almeno il 70 per cento dei roghi è di natura dolosa. Tra luglio e agosto 2024 ci sono stati momenti in cui tutta l’isola ha bruciato contemporaneamente: 18 incendi il 15 luglio (sette a Catania, cinque a Enna, due a Palermo, uno a Messina, uno a Ragusa e due Siracusa), altri otto un mese dopo (due a Catania, due a Siracusa, uno a Ragusa, uno ad Agrigento, uno a Caltanissetta e uno a Messina).

L'articolo continua in questo link:



AREE PROTETTE, SAVARINO: «LAVORIAMO PER RENDERLE PIÙ ACCESSIBILI E FRUIBILI»


Dal sito www.regione.sicilia.it

29 Ottobre 2024
«Lavoriamo insieme, governo ed enti gestori, per valorizzare le aree protette. È l’inizio di un percorso virtuoso, sono certa che riusciremo a superare alcune criticità e, utilizzando al meglio i fondi extra regionali, renderemo riserve e aree protette più accessibili e fruibili. Puntiamo, inoltre, a riqualificare i nostri immobili come punti di ristoro e di incontro». Lo ha detto l'assessore regionale al Territorio e all'ambiente, Giusi Savarino, incontrando questa mattina i rappresentanti degli enti gestori delle riserve naturali, delle associazioni ambientaliste e dell'università di Catania (area della terza missione) per avviare un percorso condiviso di programmazione, pianificazione e gestione del Sistema regionale delle Aree naturali protette. In particolare, sono stati affrontati i temi della fruizione, di un nuovo sistema di governance e di un maggiore coinvolgimento degli enti locali.





PALERMO-SANTO STEFANO QUISQUINA: PARTE IL PROGETTO “I BORGHI DEL CAMMINO DI SANTA ROSALIA” CON AUDIOGUIDE MULTILINGUE E NUOVA SEGNALETICA TURISTICA. IL CAMMINO È STATO DISEGNATO E REALIZZATO NEL 2014 DAL DIPARTIMENTO DI SVILUPPO RURALE E TERRITORIALE DELL’ALLORA ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE DELLA REGIONE SICILIANA


Dal sito ripost.it

28 Ottobre 2024
L’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana (servizio 5 valorizzazione e promozione del patrimonio culturale pubblico e privato) in sinergia con l’Agenzia di sviluppo del Mezzogiorno sta lavorando ad un nuovo progetto intitolato “I borghi del cammino di Santa Rosalia”. Questo nuovo piano prevede un nuovo percorso espositivo-multimediale per valorizzare l’Itinerarium Rosaliae, cammino religioso-culturale-naturalistico dedicato alla “santuzza” palermitana. Audioguide multilingua racconteranno a pellegrini e turisti il patrimonio culturale dei borghi lungo circa 200 chilometri da Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, fino a Palermo al Santuario di Monte Pellegrino, attraverso sentieri, regie trazzere, mulattiere e strade ferrate dismesse. Altre informazioni saranno fornite da roll up nei Comuni con la mappa dei borghi e la storia dell’itinerario.

L’Itinerarium Rosaliae attraversa 15 comuni delle province di Agrigento e Palermo: Santo Stefano Quisquina, Bivona, Castronovo di Sicilia, Prizzi, Palazzo Adriano, Burgio, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Bisacquino, Campofiorito, Corleone, Piana degli Albanesi, Altofonte, Monreale e Palermo. Va ad interessare le Arcidiocesi di Palermo, di Monreale, di Agrigento, l’Eparchia di Piana degli Albanesi e le seguenti Aree Naturali Protette: “Monte Cammarata”, “Monte Carcaci”, “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”, “Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco”, “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere, Gorgo del Drago”, “Serre della Pizzuta”e “Monte Pellegrino”. Il cammino è stato disegnato e realizzato nel 2014 dal Dipartimento di Sviluppo Rurale e Territoriale dell’allora Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana – oggi Assessorato all’Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Sicilia – con fondi europei per lo sviluppo e la valorizzazione degli ecosistemi forestali del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013.

La scorsa settimana a Palermo è stato presentato il progetto, dove sono intervenuti l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato, l’assessore al Turismo del comune di Palermo Alessandro Anello, il presidente dell’Agenzia di sviluppo del Mezzogiorno Giuseppe Sciarabba, Francesco Rossi, direttore tecnico del Gal Terre Normanne, e Susanna Gristina, presidente di Kòrai, ente gestore del Cammino e dell’associazione Itinerarium Rosaliae.


“La realizzazione di questo itinerario multimediale fa parte di una serie di iniziative promosse dall’assessorato dei Beni culturali in occasione del 400° anniversario dal ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia, per la valorizzazione dell’identità siciliana e del patrimonio culturale della città di Palermo – dice l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato”.

“Il progetto – dice l’assessore al Turismo del comune di Palermo Alessandro Anello è un segnale di rilancio per un percorso religioso-culturale dalle grandi potenzialità turistiche per la nostra città e per i comuni interni della provincia. Sull’Itinerarium Rosaliae l’amministrazione comunale sta mettendo in campo tante energie per intercettare nuovi flussi di viaggiatori dall’Italia e dall’estero, tanto che a breve sarà anche installata una segnaletica con codice QR lungo i circa 200 chilometri del cammino per indicare i luoghi identitari, le eccellenze locali, eventi ed informazioni utili sulle tappe”.

“Grazie al sostegno dell’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – dice Giuseppe Sciarabba, presidente di Asvime – abbiamo realizzato un’iniziativa che sposa la filosofia del turismo lento, valorizzando i borghi del cammino di Santa Rosalia. Un’esperienza da vivere lentamente, in modo da potere cogliere ogni dettaglio del cammino”.

“Siamo soddisfatti – dice Susanna Gristina, presidente di Kòrai – del fondamentale intervento dell’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana insieme all’Agenzia di sviluppo del Mezzogiorno che rappresenta un passaggio significativo nell’infrastrutturazione culturale del cammino ai fini di una migliore fruizione. L’iniziativa corona il grande sforzo finora fatto per conservare, tutelare, valorizzare e promuovere il patrimonio identitario, culturale ed ambientale, materiale e immateriale dei territori e dei borghi del Cammino. Ci auguriamo di proseguire con questa efficace collaborazione per rendere l’Itinerarium Rosaliae un nuovo attrattore della nostra Sicilia, strumento efficace di sviluppo culturale, sociale ed economico per i borghi che ne fanno parte”.

Alessandro Mistretta

Fonte: ripost.it




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29 ottobre 2024

A LINGUAGLOSSA (CT) MESSA IN SUFFRAGIO DEI 2 PILOTI DI CAN 28



Dal sito www.ienesiciliane.it

28 Ottobre 2024
Ricordati con una messa campale Matteo Pozzoli e Roberto Mazzone, i piloti di Can 28, morti durante una missione antincendio.

Ieri pomeriggio, alle pendici di monte Calcinera, a Linguaglossa, è stata celebrata una messa campale in suffragio dei due piloti Matteo Pozzoli e Roberto Mazzone sull’impervio sito in cui il 27 ottobre 2022 precipitarono con l’areo antincendio avente sigla Can 28.

Alla funzione hanno presenziato gli anziani genitori di Matteo Pozzoli, nonché una nutrita schiera di congiunti. Particolarmente toccante è stato, all’ora esatta in cui il 27 ottobre 2022 si schiantò il Can 28, il sorvolo plurimo di un Canadair sul sito della tragedia, al fine di commemorare e onorare la memoria dei due eroici aviatori.

La triste vicenda ha ispirato il segretario provinciale del sindacato di polizia MP, Marcello Rodano, a comporre una canzone intitolata Can 28, il cui testo è riferito alla luttuosa tragedia che ha coinvolto i due piloti Matteo Pozzoli e Roberto Mazzone.





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PETIZIONE APPARSA SUL WEB CHE CONDIVIDIAMO. "ABROGAZIONE DELLA LEGGE 46 BIS: STABILIZZAZIONE DEI FORESTALI SICILIANI PER UN FUTURO SOSTENIBILE PER I LAVORATORI E PER L'AMBIENTE SICILIANO"


di Michele Mogavero
Il Blog non conosce l'autore o gli autori di questa petizione, ma ne condivide il contenuto. Sicuramente la petizione si riferisce all'Art.46 bis del CCNL e non alla legge 46 bis. E' giusto ricordare che l’approvazione della proposta di rinnovo, per il quadriennio 2025-2028, è stata già approvata all’unanimità dai Sindacati lo scorso settembre dopo aver recepito diversi emendamenti provenienti dalle assemblee svolte nei mesi scorsi in tutti i territori. L’ultimo rinnovo, siglato a fine 2021, era stato definito un risultato storico dai sindacati, considerando che era giunto dopo 11 anni. 

Ci chiediamo:
  • Ma è stato per caso posto all'attenzione anche l'art. 46 bis del CCNL?
  • Qualche emendamento per cassarlo è stato proposto?
  • I lavoratori cosa ne pensano?
  • Vengono ascoltati?
  • Hanno fatto presente sul perchè di questa modifica?
In democrazia bisogna sempre rispettare le regole, ma anche bocciare le norme che penalizzano i lavoratori. L'art. 46 bis sta proprio penalizzando i lavoratori, purtroppo bisognava contrastare la stabilizzazione voluta dai lavoratori stessi e dalla Commissione Europea. No al fuoco amico, ma più attenti al sociale!



Ecco quì sotto la petizione apparsa qualche giorno fa sul web:


I Forestali Siciliani vivono una condizione di precariato, lavorando a tempo determinato e affrontando una costante incertezza a causa dell'instabilità dei loro contratti di lavoro. NON sono nemmeno 16.000 gli operatori forestali in tutta la Sicilia che sono impegnati ogni giorno nella prevenzione degli incendi, nella manutenzione del paesaggio e nella protezione della biodiversità. Ogni anno, il territorio siciliano viene devastato da migliaia di incendi, e, nonostante i mezzi spesso obsoleti, i Forestali cercano in tutti i modi di contrastare questa minaccia, guidati dal senso civico e dal rispetto per la natura.

Un contributo così essenziale alla società dovrebbe essere riconosciuto e valorizzato con contratti di lavoro stabili e a TEMPO INDETERMINATO. L'attuale precarietà, infatti, non solo compromette la sicurezza economica dei lavoratori, ma limita anche l’efficacia delle attività di tutela ambientale.

Si chiede l'abrogazione della legge 46 bis, che vuole trasformare i contratti degli operai a TEMPO DETERMINATO a operai STAGIONALI, aumentando ulteriormente la precarietà. La richiesta è chiara: garantire ai Forestali Siciliani contratti stabili e sicuri, per poter continuare a proteggere efficacemente il territorio siciliano.

Firmate questa petizione per sostenere la causa dei Forestali Siciliani e contribuire a un futuro sostenibile per i lavoratori e per l'ambiente siciliano.





28 ottobre 2024

SIFUS CONFALI: IL RISARCIMENTO DANNI CONTRO L'ABUSO DEI CONTRATTI A TERMINE, NON POTRÀ ESSERE ASSOLUTAMENTE INFICIATO DALLA NORMA (GIAGONI) CHE ESTENDENDO LA STAGIONALITÀ BLOCCA LA STABILIZZAZIONE POICHÉ SONO 2 COSE DISTINTI E DISTANTI. ANDIAMO AVANTI CON LE CAUSE DI MASSA ED ARRIVERANNO SIA I RISARCIMENTI CHE LA STABILIZZAZIONE


Ricevo e pubblico
dal Segretario Gen.le Sifus Confali 
Maurizio Grosso 

Roma 28-10-2024 - Governo Meloni e cgil-cisl-uil hanno tutto l'interesse a spaventare e quindi, far desistere gli operai forestali italiani dal procedere con cause di massa contro l'abuso dei contratti a termine e a tal uopo utilizzano l'emendamento presentato alla Camera dei Deputati dal deputato Giagoni (estende la stagionalità anche ai forestali) per fare terrorismo psicologico. Spaventando i forestali circa la promozione delle cause il Governo  Meloni si grazierebbe i Governi Regionali che a questo punto non sarebbero obbligati né a risarcire milioni e milioni di euro di danni e né a stabilizzare; i confederali (cgil-cisl-uil) impedendo il risarcimento danni eviterebbero pesanti emorragie di iscritti e in seguito alla stabilizzazione perderebbero circa 30 mila domande di disoccupazioni  agricole. Perché  bisogna stare tranquilli e continuare le cause in massa? Perché l'estensione della stagionalità anche per gli operai forestali non obbligherebbe le Regioni a trasformare i contratti degli otd in contratti a tempo indeterminato, quindi la stabilizzazione, ma non impedisce assolutamente, il risarcimento danni contro l'abuso dei contratti a termine poiché previsto dalle 13 Sentenze  Savoca della Corte di Cassazione e soprattutto da un preciso ordinamento della Commissione Europea, che il 4 ottobre scorso ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Europea addirittura, non solo perché l'Italia non ha introdotto una norma sul risarcimento danni per l'abuso dei contratti a termine, ma perché non ha ancora attivato norme che stabilizzano con contratti a tempo indeterminato. Nell' ambito della gerarchia delle fonti, financo i mezzi azzeccagarbugli, sostengono che le direttive europee stanno al di sopra di quelle nazionali fermo restando l'impossibilità delle Sentenze Savoca. Per queste ragioni, è necessario che gli operai forestali di tutta Italia procedano alacremente con cause di massa contro l'abuso dei contratti a termine. Migliaia di cause di massa, a prescindere dell'assist offerto ai Governi regionali dall'emendamento Giagoni e dal vergognoso art. 46 bis del ccnl idraulico forestali introdotto da cgil-cisl-uil, costringerà i Governi Regionali, non solo a risarcire i danni, ma per ridurli, anche a stabilizzare. 
Maurizio Grosso - Segretario Generale SiFUS


LAVORO, SCHIFANI: “IN DUE ANNI MAI CREATO PRECARIATO, MA LO ABBIAMO TOLTO. LA SICILIA STA CRESCENDO”


Dal sito ilsicilia.it

27 Ottobre 2024
“Gli ultimi dati Svimez dicono che la Sicilia sta crescendo più delle altre regioni: questo è dovuto a un’azione di governo liberale ed espansiva, che si affida a misure che guardano al sacrificio di chi investe. Le agenzie di rating ci promuovono, entrate fiscali e investimenti aumentano e il Pil cresce: tutto ciò è frutto di una politica che guarda al sostegno alle imprese, facendogli pagare meno interessi e dando lavoro ai privati”. Così dichiara il governatore regionale della Sicilia Renato Schifani in merito ai dati pubblicati dal Svimez.

“Abbiamo semplificato le regole e reso più fluida la commissione Tecnico-Scientifica, con la nomina di una figura di alto profilo come Armao – prosegue Schifani, – Falcone ci ha dato una grande mano come assessore al Bilancio, mi dispiace che non possa essere qui con noi. Abbiamo attuato interventi a fondo perduto a favore di chi voleva fare impresa e in due anni non abbiamo mai creato precariato, ma lo abbiamo tolto: dopodomani presenteremo in legge di assestamento una proposta a favore delle famiglie povere, con uno stanziamento di 30 milioni per quelle che hanno un Isee inferiore a 5.000 euro annui. Questo non è reddito di cittadinanza, ma reddito di povertà”.

A metà novembre – continua – adotterò il piano rifiuti che mi consentirà di individuare le aree per i termovalorizzatori a Palermo e a Catania. Abbiamo i fondi, 900 milioni appostati nel Fsc firmato con la premier Giorgia Meloni e se non bastano interverremo. Faremo i termovalorizzatori con il denaro pubblico, il project financing avrebbe determinato tariffe più alte. Ho il diritto e il dovere di risolvere il problema dei rifiuti, lo esercito con la scelta coraggiosa dei termovalorizzatori, così rompiamo il sistema che ha creato l’emergenza”.

Sul Ddl variazioni aggiunge: “Dopodomani presenteremo un emendamento al ddl di assestamento del bilancio che interviene sulle famiglie povere: 30 milioni per chi ha Isee fino a 5 mila euro. Non è il reddito di cittadinanza, questo reddito di povertà guarda al sociale”.

Sul tema alleanze prosegue: “Il progetto a cui abbiamo lavorato in Sicilia è quello di una grande area moderata. Un progetto che ha dato i suoi frutti e che ci ha portati al 23% alle europee. Abbiamo avviato un percorso di federazione con Raffaele Lombardo e uno a livello nazionale con Lupi e Saverio Romano che ha consentito ad entrambi di federarsi con Totò Cuffaro e quindi farlo partecipare come federato e votare per Forza Italia. Insomma, il progetto si è articolato e ha trovato una dimensione logica nell’aggregazione di un’area che si riconosce nei valori del popolarismo europeo”.

Fonte: ilsicilia.it



27 ottobre 2024

OGNI ANNO, GLI INCENDI NON SOLO DISTRUGGONO IL NOSTRO TERRITORIO, MA COLPISCONO GRAVEMENTE ANCHE LA NOSTRA ECONOMIA. (CORPO FORESTALE DELLA REGIONE SICILIANA)


Dalla pagina Facebook
CORPO FORESTALE della REGIONE SICILIANA

Ogni anno, gli incendi non solo distruggono il nostro territorio, ma colpiscono gravemente anche la nostra economia. 
Le conseguenze devastanti di questi si riflettono su ogni settore economico: dalla chiusura di attività produttive ai costi esorbitanti per la loro ricostruzione.
Vediamo insieme il loro impatto economico (e non solo), con focus sugli effetti che si sono registrati sugli incendi dello scorso anno.












GATTOPARDISMO. LE TRE RIFORME CHE BLOCCANO LA SICILIA E LA LEGISLATURA DEL NULLA DI FATTO. ALCUNE RIFORME NEANCHE SI FANNO VEDERE PIÙ, PERCHÉ SUSCITANO MALUMORI E POLEMICHE SOLO ALL’ANNUNCIO: QUELLA SUI FORESTALI, PER RISOLVERE UNA DELLE PIÙ GRAVI E GRANDI SACCHE DI PRECARIATO CREATA DALLA POLITICA SICILIANA IN QUESTO ULTIMO MEZZO SECOLO


Dal sito www.linkiesta.it

Giacomo Di Girolamo 26 Ottobre 2024

Dal sistema dei rifiuti alla gestione delle province, fino alla sanatoria edilizia, le riforme promesse dalla Giunta Schifani, vengono annunciate con entusiasmo, ma finiscono poi per arenarsi in discussioni sterili, conflitti di potere e compromessi poco efficaci

Altro esame, altro rinvio. Se fosse uno studente universitario sarebbe una sorta di fuori corso d’antan, di quelli leggendari, tanti appelli, e mai nessuna materia. Ogni facoltà ha il suo fuori corso leggendario, che a un certo punto viene scambiato per uno che lavora in ateneo. Qui non siamo all’università, ma all’Assemblea Regionale Siciliana, e il fuori corso è il governo del presidente Renato Schifani, che in pochi giorni si  è trovato a vivere una scena vista, purtroppo, diverse volte: annuncio di una riforma importante per la Regione, dichiarazioni entusiaste, pronti, via, si va in commissione, prima dell’esame in aula, e poi, stop improvviso, tutto da rifare, per evitare la bocciatura clamorosa con tanto di crisi politica del centrodestra siciliano. Spiacenti,  sarà per un’altra volta. Ci vediamo al prossimo appello, e tanti saluti a casa.

Insomma, è una sequenza di colpi a salve, di passaggi a vuoto. E questa, ormai, sembra davvero la legislatura del nulla di fatto, come ironizzano dalle parti dell’opposizione. La maggioranza è spaccata, litiga su tutto. Ogni riforma annunciata parte vigorosa, rallenta, semina dubbi, poi nascono i litigi, i se e i ma, infine, si ferma. Si apparecchia la retromarcia per evitare guai. 

Alcune riforme neanche si fanno vedere più, perché suscitano malumori e polemiche solo all’annuncio: quella sui forestali, per risolvere una delle più gravi e grandi sacche di precariato creata dalla politica siciliana in questo ultimo mezzo secolo; quella sui consorzi di bonifica, enti carrozzoni il cui cattivo funzionamento spiega molto della siccità che attanaglia la Sicilia nonostante una settimana di nubifragi intensi. E infine, la riforma che scotta: quella sul sistema dei rifiuti, in Sicilia ancora bloccato alla vecchia logica delle discariche e con interessi milionari negli appalti per la gestione e la raccolta. 

Ma non sono queste le riforme che negli ultimi giorni hanno mandato in tilt la maggioranza. Sono altre. Tre. Un terzetto niente male. Il ddl Urbanistica, la riforma degli enti locali, e un classico che sa di modernariato: la riforma delle province. Ancora. Tutte stoppate prima del voto, per evitare guai. 

E così le riforme arrivano all’Ars, ma in realtà è una specie di rodeo. Cambiano gli ordini del giorno, le road map, si mischiano temi. Surreale la scena di qualche giorno fa: c’era in discussione la riforma dell’urbanistica, ma tutti gli interventi erano per commentare la legge sul ripristino dell’elezione diretta delle province, che in realtà in aula doveva ancora arrivare. È finita come nelle feste con i dj, quando a un certo punto le persone, nell’euforia della danza, chiedono i pezzi a richiesta. E così, viene ritirata la riforma urbanistica, ed ecco comparire davvero la legge sulle Province, il cui testo è stato partorito in un giorno. 

Andiamo con ordine. La legge urbanistica è quella che recepisce l’ultimo condono elettorale del ministro Matteo Salvini, la piccola sanatoria chiamata affettuosamente «salva – casa». Si è scoperto, infatti, che in Sicilia, per via dello statuto, la legge non si applica automaticamente, ma, per gran parte delle sue norme, va recepita con apposito provvedimento del parlamento siciliano. Non sia mai, allora, che governo e deputati siciliani non si mettano all’opera per “migliorare” questo testo, farlo proprio, diciamo. Ed ecco che sono cominciate le trattative per allargare le maglie del condono e cercare di infilare dentro anche il tema dei temi in fatto di urbanistica in Sicilia (e che mediamente torna ogni sei mesi): la sanatoria delle case abusive costruite sulla costa entro i centocinquanta metri dal mare. 

Tra mille polemiche, sono state introdotte nuove norme per la redazione dei piani regolatori, e a un certo punto è spuntata una prima sanatoria, ma solo per gli immobili confiscati alla mafia. La norma prevede la possibilità di “sanare” i beni tolti a Cosa nostra e assegnati dall’Agenzia per i beni confiscati agli enti locali, sottraendoli così alla demolizione. I Sindaci, infatti, spesso hanno nel loro patrimonio case e ville confiscate alla mafia, ma che sono totalmente abusive (strano, i mafiosi sono noti per il loro quasi ossessivo rispetto delle norme in materia edilizia …), e quindi inutilizzabili. 

La proposta è: saniamo questi beni, allora, altrimenti i sindaci non se ne possono fare nulla.  Per il presidente della commissione antimafia dell’Ars, Antonello Cracolici, «è una follia», perché, «si vuole rendere legittimo un bene confiscato per il solo fatto di essere stato confiscato. Rischiamo di dire  che i beni dei mafiosi, sebbene confiscati, possano continuare a esistere, al contrario di quelli dei normali cittadini». E, tra una polemica e l’altra la legge si è arenata, ed è tornata in commissione, dove, certamente, la sanatoria per salvare i duecentomila immobili costruiti sulle coste siciliane, molto cara a Fratelli d’Italia, troverà nuova forza. 

Stessa cosa per un’altra riforma che l’aveva preceduta, quella sugli enti locali. Anche lì, la necessita di armonizzare il sistema con quello nazionale ha dato la stura a tentativi di aumentare soprattutto il numero di assessori e consiglieri comunali. Anche lì, mille pasticci, la tentazione di eliminare la parità di genere, e poi il punto cieco. E così, le leggi fanno stop & go, vai e vieni: dalla commissione, all’aula, per poi passare di nuovo in commissione, in attesa di tempi migliori. 

Infine c’è la storia infinita delle province. In Sicilia sono state abolite un’era politica fa, nel 2012, quando governatore della Regione era il dem Rosario Crocetta, e l’opposizione era guidata dai Cinquestelle. L’aria era quella del repulisti, dei tagli alla casta, e nella furia iconoclasta Crocetta, che si dichiarava «più grillino dei grillini», tagliò le province, trasformandole in Liberi Consorzi, ma senza mai introdurre una riforma dell’ente, che manca da allora, e senza mai recepire la riforma fatta nel resto d’Italia.  

Da dodici anni, pertanto, questi enti sono in stato comatoso, retti da commissari regionali, e ci si è accorti della loro mancanza perché scuole superiori, strade provinciali, riserve, e tanto altro sono rimasti, in pratica, abbandonati. Da lì l’urgenza di ripristinare gli organi, ma sul come si litiga da anni: elezione diretta del presidente o  elezione di secondo livello,  (quelle in cui votano solo sindaci e consiglieri dei Comuni del territorio). 

Quando si imbocca una strada, un movimento uguale e contrario spinge per l’altra. E così, con le elezioni di secondo livello già indette da Renato Schifani per il 15 dicembre, ecco spuntare in aula un testo per stoppare tutto e introdurre l’elezione diretta. «Siamo l’unica Regione d’Italia rimasta senza province», dice sconsolato Marco Falcone, ex assessore e ora eurodeputato forzista, che vede all’orizzonte una «magra figura» e denuncia i «giochi di palazzo». 

Il riferimento è al fatto che Schifani aveva riunito il centrodestra, per decidere le candidature, ma ognuno chiedeva di più. Come già avvenuto per la Sanità (e in quel caso Schifani aveva detto: «Mai più spartizioni») gli alleati si sono rinfacciati di tutto, fino alla decisione finale: rinviare, rinviare. Così, è la terza volta, dopo la bocciatura di un anno fa e quella della scorsa estate, che la legge che reintroduce l’elezione diretta nelle ex Province torna all’Ars.

È stata scritta in fretta e furia. Sono pochi articoli, che reintroducono province, assessori e consiglieri provinciali,  ma, secondo molti osservatori, pongono tantissimi dubbi, sulla legittimità e sulla sua costituzionalità, dato che la Sicilia, in questo modo, cancellerebbe una riforma nazionale. «Ne parlano da due anni senza cavare un ragno dal buco e adesso vorrebbero approvarla in due settimane o poco più», dice la grillina Ardizzone. Oppure discuterla, poi fermarsi, passare ad altro. È la politica dello stop & go.





L'ULTIMO SALUTO ALL'OPERAIO DELLA FORESTALE MORTO IN UN INCIDENTE. VIDEO ONDA TV





Fai Cisl su operaio forestale morto a Tortorici, “il nostro collega Sebastiano era a un passo dalla pensione. Inaccettabile che si continui a piangere per le morti sul lavoro”







26/10/2024. FIAMME TERRITORIO DI PALAZZO ADRIANO (PA) ORE 20:00. VIDEO CANADAIR REALFOREST FIRETOVIRTUAL


Dalla pagina Facebook 
Canadair Realforest Firetovirtual



26 ottobre 2024

ELICOTTERI ANTINCENDIO IN SICILIA: L’UNICA OFFERTA DALLE IMPRESE CHE OPERANO DAL 2018


Simone Olivelli - 26 Ottobre 2024

L'unica volta in cui si presentò una sfidante, venne esclusa dalla commissione per mancanza dei requisiti di partecipazione

Non si sa ancora il ribasso economico presentato e bisognerà verificare la completezza dei documenti, ma a meno di inaspettate sorprese a fornire gli elicotteri antincendio alla Regione continueranno a essere le società E+S Air ed Helixcom. Il dato lo si ricava dal primo verbale della gara d’appalto da circa 13 milioni di euro che la Regione ha indetto per affidare il servizio per i prossimi due anni. La seduta si è tenuta ieri.

Un trend che va avanti dal 2018 Si potrebbe dire che non fa più notizia, se non fosse che la stessa sta nel fatto che, anno dopo anno, la procedura di affidamento della fornitura della flotta da schierare per spegnere i roghi spicca per l’assenza di novità. Anche stavolta, infatti, negli uffici della Centrale unica di committenza è arrivata una sola busta e pure in questo caso a mostrare interesse all’appalto indetto dal Comando del corpo forestale sono state le società E+S Air ed Helixcom, le stesse che dal 2018 si sono sempre aggiudicate la gara in solitaria. L’unica volta in cui si presentò una sfidante, venne esclusa dalla commissione per mancanza dei requisiti di partecipazione.  Nella seduta di ieri, la commissione di gara presieduta da Salvatore Bonsangue e composta anche Antonio Arrabito e Francesco Trapani, tutti funzionari del Corpo forestale, ha preso atto della ricezione di un’unica offerta e proceduto all’esame di una parte della documentazione amministrativa.  A presenziare alle operazioni, svoltasi tramite videoconferenza, è stato un responsabile dell’impresa campana E+S Air. Quest’ultima possiede il 90 per cento dell’associazione temporanea d’imprese (Ati) formata con la nissena Helixcom.

L'articolo continua in questo link:




COLLEGATO LAVORO. NEL FRATTEMPO SI SPERA IN UN MIRACOLO AL SENATO. ECCO COSA BOLLE IN PENTOLA. MA CHI LO DOVEVA DIRE CHE IL NOSTRO CONTRATTO DI LAVORO FIRMATO NEL 2021 RISCHIA L'EFFETTO BOOMERANG E CIOÈ CHE SI STA RITORCENDO CONTRO I LAVORATORI FORESTALI? COLPITI DAL FUOCO AMICO!




di Michele Mogavero
Con la firma di Cgil, Cisl, Uil & Company al Contratto Collettivo 2021-2024, hanno deciso PURTROPPO di cambiare la tipologia di lavoro, da lavoratore a termine a lavoratore stagionale (bella minchiata). Per fare una cosa del genere bisognava essere scienziati. Con quella firma si ostacolavano le norme europee rilevate dalla Commissione Europea per l’uso continuato dei contratti a termine. 
Ebbene, oggi gli scienziati del Governo Meloni, con in primis la Lega di Salvini, escono dal cilindro proprio le attività stagionali individuabili in base a contratti collettivi di lavoro.
I Sindacati firmatari si dovrebbero dimettere senza battere ciglio. Per la prima volta assoluta un Contratto di lavoro rischia l'effetto boomerang e cioè che si può ritorcere contro i lavoratori.

Ma perchè hanno voluto cambiare la tipologia del lavoro?
Semplice, sono allergici alla stabilizzazione dei lavoratori forestali! Oggi come oggi possiamo constatare che non la vogliono e quindi dovevano cambiare le carte in tavola dall'egregio lavoro fatto dalla Commisione Europea, che molto probabilmente non accetterà mai un provvedimento al ribasso. Noi ci speriamo!


Ed ecco l'art. 46 bis con l'allegato N. del CCNL




Ma il destino beffardo ha voluto che il governo Meloni (tutti compresi e nessuno escluso) ha seriamente intenzione di far valere proprio quella norma con un emendamento ad hoc da parte degli scienziati della Lega. Quindi, Sindacati e Governo si sono coalizzati contro i lavoratori forestali. 
Mi dispiace, ma è questa la lettura del Blog.
Se non ci fosse stata quella norma contrattuale, oggi i lavoratori forestali sarebbero più tranquilli

Tutto quì?
Assolutamente No!
 
L'emendamento studiato a tavolino ha anche effetto retroattivo. Quindi i forestali da dove ti giri ti giri sono sempre "fottuti". Vergogna!
Però noi andiamo avanti lo stesso, abbiamo ancora fiducia nelle istituzioni, un pò meno in quelle politiche e sindacali, da quest'ultimi siamo stati colpiti alle spalle, non ce lo aspettavamo proprio.

Ma perchè questa gran minchiata che oggi rischia di far sprofondare ancor di più i lavoratori forestali?





Nel frattempo si spera in un miracolo al Senato. Ecco cosa bolle in pentola


Articolo 11 (Norma di interpretazione autentica in materia di contratti a termine e di attività stagionali)

L’articolo 11 – inserito dalla Camera dei deputati – reca una norma qualificata come di interpretazione autentica – avente quindi effetto retroattivo –, relativa alla disciplina sulla esclusione delle attività stagionali dall’ambito di applicazione dei termini dilatori per la riassunzione a tempo determinato di un lavoratore. L’intervento in esame concerne le fattispecie di attività stagionale individuabili in base a contratti collettivi di lavoro.
La norma di interpretazione autentica di cui al presente articolo concerne la disposizione di cui all’articolo 21, comma 2, secondo periodo, del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81.
Il suddetto secondo periodo, in combinato disposto con il successivo terzo periodo, esclude le attività stagionali dall’ambito di applicazione dei termini dilatori per la riassunzione a tempo determinato di un lavoratore. In tale esclusione rientrano le attività stagionali individuate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali – ovvero, fino all’eventuale adozione di tale decreto, quelle individuate dal D.P.R. 7 ottobre 1963, n. 1525 – nonché le altre ipotesi, individuate dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e dai contratti collettivi aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali delle suddette associazioni ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria (51). In virtù dell’esclusione in oggetto, non trovano applicazione i termini dilatori posti dal medesimo articolo 21, comma 2; in base a tali termini, qualora un lavoratore dipendente a termine sia riassunto a tempo determinato entro dieci giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero entro venti giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore a sei mesi, il secondo contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato.
In base alla norma di interpretazione autentica di cui al presente articolo 11, il suddetto riferimento alle ipotesi individuate dai contratti collettivi ricomprende tutti i casi in cui i contratti (rientranti nelle tipologie summenzionate) contemplino fattispecie di intensificazione dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno oppure per esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati di destinazione. L’intervento normativo in esame, essendo di interpretazione autentica, ha natura retroattiva e si applica, come specificato dal presente articolo 11, anche in relazione ai contratti collettivi sottoscritti prima dell’entrata in vigore della presente legge (qualora essi siano ancora in applicazione). L’intervento legislativo in esame appare dunque conferire a testi contrattuali già adottati una portata non sempre prevista esplicitamente dai
(51 Cfr. l’articolo 51 del citato D.Lgs. n. 81 del 2015).
medesimi. Si consideri l’opportunità di valutare se tale intervento sia propriamente di natura interpretativa (e quindi pacificamente retroattiva), considerata anche la giurisprudenza della Corte costituzionale sui limiti dell’ambito delle norme di interpretazione autentica (52); si ricorda che tale giurisprudenza distingue tra le norme propriamente di interpretazione autentica e gli interventi normativi che, pur se letteralmente qualificati come di interpretazione autentica, conferiscono (sempre retroattivamente) un nuovo significato normativo a disposizioni precedenti – significato non ricavabile dalla formulazione precedente –; per questi ultimi interventi, secondo la giurisprudenza della Corte, nell’eventuale scrutinio di legittimità costituzionale dell’effetto retroattivo, occorre valutare se sussistano elementi sintomatici dell’uso distorto della funzione legislativa (secondo la Corte, anche l’eventuale circostanza che la norma, qualificata come di interpretazione autentica, impatti su giudizi pendenti può essere ritenuta, nell’ambito delle specifiche considerazioni del caso, un elemento sintomatico).
(52 Cfr., tra le altre, la sentenza n. 4 del 6 dicembre 2023-11 gennaio 2024 e la sentenza n. 77 del 7 marzo-6 maggio 2024).




ERRORI, EMERGENZE, SCANDALI. QUELLO CHE TAJANI NON SA. IL GOVERNO SICILIANO, A CAUSA DI TENSIONI E FRATTURE, NON HA MAI PORTATO IN AULA UNA PROPOSTA DEGNA DI UNA RIFORMA: SI SONO FERMATE QUELLE RELATIVE ALLA STABILIZZAZIONE DEI FORESTALI


Dal sito www.buttanissima.it

Basterebbe un accenno al governo "fantasma" per far inorridire il segretario di Forza Italia. Tante emergenze, zero riforme. E, infine, la questione morale...
Alberto Paternò

Alberto Paternò - 25 Ottobre 2024
Sul palco allestito all’hotel Domina Zagarella di Santa Flavia, nel Palermitano, Renato Schifani, sabato mattina, accoglierà le truppe di Forza Italia e avrà modo di spiegare i grandi risultati raggiunti dal suo governo di centrodestra. Specie dagli assessori di Forza Italia: l’uno e trino Edy Tamajo (perché gli altri sono dei tecnici). Ma soprattutto avrà modo di vantare l’ultima iniziativa destinata a cambiare lo status quo della Sicilia, ad azzerare le emergenze, ridurre il processo di desertificazione (non solo per la siccità, ma anche demografico) dell’Isola, a farla diventare davvero il centro del Mediterraneo e suggerire nuove condizioni di sviluppo: cioè il ritorno dell’elezione diretta nelle ex province. Il presidente non ha provato neppure un filo d’imbarazzo quando il suo capogruppo all’Ars, assieme agli altri partiti della maggioranza, gli hanno recapitato in ufficio la classica minestra riscaldata: potrebbe utilizzare la vetrina di Santa Flavia – saranno presenti deputati e senatori della Repubblica – per proporre ad Antonio Tajani di intestarsi la battaglia e stravolgere la Delrio, chissà.

Ma siamo certi che il governatore avrà tante altre frecce nel suo arco. A partire dalla strepitosa gestione dell’emergenza idrica. Magari non è il caso di Santa Flavia, ma a Palermo l’erogazione dell’acqua risulta razionata dallo scorso 7 ottobre, per effetto di un piano studiato nel dettaglio dall’Amap e che Schifani, inizialmente, aveva pensato di contestare. Poi la linea della cautela ha prevalso, anche per effetto dei consigli della Cabina di Regia: l’obiettivo è evitare di dover chiudere i rubinetti dal prossimo febbraio. In altre zone va persino peggio: a Caltanissetta ed Agrigento l’approvvigionamento idrico è un miraggio, roba da una volta a settimana (se va bene). I soldi promessi faticano ad arrivare e le incombenze sui dissalatori sono state trasmesse per direttissima al commissario nazionale che – pare – gode di poteri in deroga. Schifani lo ha anche pregato di accelerare.

Eppure lui ha perso mesi senza muovere un dito. Mentre il lago di Pergusa si prosciugava per effetto delle mancate piogge, e il Simeto faticava ad attraversare la Piana di Catania per giungere al mare, il presidente faceva attraccare a Licata una nave della Marina militare, “prestata” dal ministro Crosetto, per distribuire 900 metri cubi d’acqua alla provincia di Agrigento: l’esperimento, costato un bagno di sangue, è stato abbandonato sul nascere. Ma tutti i tentativi di riportare l’emergenza a regime sono falliti, e i bonus (risicati) per l’acquisto del fieno o delle lavastoviglie, sono destinati a non lasciare il segno sulla ripresa dell’economia. Agricoltori e allevatori hanno trascorso un’estate terribile, e non è detto che sia l’ultima. Gli invasi hanno una portata d’acqua più che dimezzata rispetto allo stesso periodo del 2023 (60 milioni di metri cubi, contro 300), ma la Regione pensa solo a finanziare l’acquisto di autobotti o la riparazione di condotte vetuste.

Schifani non ha mai trovato una soluzione all’emergenza rifiuti – altro capitolo spinoso di Sicilia – se non la promessa di mettere mano al piano dei rifiuti (anche in questo caso grazie ai poteri in deroga assegnatigli da Roma) e provare a fare due termovalorizzatori. Potrà seguirli fino alla fase dell’appalto, ma i cantieri non apriranno prima del 2026. Non va meglio sul fronte degli incendi, anche se quest’anno il problema è stato soppiantato dalla siccità. Così è passata sotto traccia la carenza di operai forestali, deputati alla prevenzione e allo spegnimento. Lo stesso Tajani, un anno e mezzo fa, gli aveva garantito l’impegno per procedere con 300 o 400 nuove assunzioni, ma poi i buoni propositi si sono persi nei meandri di un rapporto turbolento, ricucito solo negli ultimi mesi.

Il governo siciliano, a causa di tensioni e fratture, non ha mai portato in aula una proposta degna di una riforma: si sono fermate quelle relative alla stabilizzazione dei Forestali, al riordino dei Consorzi di Bonifica, al recepimento delle direttive nazionali in materia di dirigenza pubblica (con la cancellazione della terza fascia). Continuano ad andare a vuoto i tentativi di riforma degli enti locali, di sanatoria delle case a meno di 150 metri dal mare, e non sembra trovare eccessivi favori la proposta sul “contenere” (anziché “impedire”) il consumo di suolo: si tratterebbe, peraltro, della modifica dell’unica legge adottata durante il governo Musumeci, quella sull’Urbanistica.

Il predecessore di Re Renato organizzava kermesse e scriveva intere paginate sui risultati del suo governo, seppur deficitario; l’attuale governatore, invece, neppure una riga. Si affida alle frasi fatte sul miglioramento del rating e sulla riduzione del disavanzo; utilizza le mance – anche per le società di calcio più vicine – come cifra delle sessioni finanziarie all’Ars e del rapporto con le opposizioni; non riesce a curare le ferite della sanità – dalla carenza di personale in giù – nonostante l’obiettivo dichiarato sia l’abbattimento delle liste d’attesa; si affida a “tecnici” che gli consentano di mantenere il controllo degli assessorati di peso (avviene con la Volo alla Sanità) e i conti in ordine (Dagnino all’Economia), ma non riesce a fare squadra con gli stessi partiti della sua maggioranza, coinvolti solo di recente – dopo le sfuriate pubbliche di Lombardo – in alcune riunioni ad hoc per parlare di “temi”. Anche se l’unico tema che lo vede protagonista è un altro: quello del sottogoverno.

Dalla sanità all’Irfis, dall’Ast alla Sac, passando per la Gesap: non molla una casella. Non si distrae, non arretra. Conserva i posti di prestigio per i riccastri che lo invitano a cena e gli organizzano le feste; spartisce il bottino degli incarichi e delle consulenze ad avvocati d’affari ed ex sindaci, che così vivono di rendita; controlla ogni anfratto delle istituzioni culturali, per evitare che vi si annidi qualche competitor. E non affronta i temi cruciali legati all’etica e alla trasparenza: Fratelli d’Italia, il suo partito d’adozione, controlla la matassa del turismo con la solita prepotenza; mentre alcuni pagnottisti, che godono di canali privilegiati con le istituzioni, spillano fino all’ultimo centesimo per incarichi legati alla comunicazione. Sarebbe utile che Tajani approfondisse la realtà del governo siciliano, a prendesse appunti sui legami con certi “personaggi”, prima di farlo diventare un modello di riferimento. Ma quella di Forza Italia a Santa Flavia è una festa, perché renderla una tragedia?




VARIAZIONI DI BILANCIO PER 408 MILIONI, PER GLI UFFICI DELL'ARS È UNA MANOVRA ATIPICA


Dal sito gds.it

25 Ottobre 2024
Gran parte delle proposte prevede interventi con effetti finanziari in termini di maggiori spese per 358,53 milioni per il 2024, pari a circa l’88% degli effetti complessivi del medesimo anno

Ammonta a 408,53 milioni di euro la manovra di variazioni del bilancio per il 2024 e a 207 mila euro per il biennio 2025-2026 trasmessa dal governo Schifani e all’esame delle commissioni parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Gran parte delle variazioni proposte prevede interventi con effetti finanziari in termini di maggiori spese per 358,53 milioni per il 2024, pari a circa l’88% degli effetti complessivi del medesimo anno, mentre per una misura inferiore riguarda minori entrate per 50 milioni nel 2024, cioè pari a circa il 12% degli effetti finanziari del relativo anno.

Nel 2024, solo il 22% delle coperture finanziarie deriva da minori spese, per un importo pari a 90,52 milioni di euro mentre il 78% deriva da maggiori entrate, cioè da fonti esterne al bilancio, per un importo pari a 318,01 milioni di euro. E’ quanto emerge dalla nota di lettura del Servizio di bilancio dell’Ars riguardo al disegno di legge di variazioni all’esame delle commissioni parlamentari.
Gli uffici dell’Ars rilevano «che il disegno di legge introducendo anche nuove autorizzazioni di spesa, e in taluni casi anche norme ordinamentali», quindi «non ha esclusivamente un contenuto tipico delle variazioni di bilancio, che di norma sono limitate alla formulazione delle grandezze finanziarie sulla base del vigente quadro normativo, senza apportare modifiche sostanziali all’ordinamento».

Per il 2024, sottolinea la nota del Servizio di bilancio dell’Ars, «il 55% degli interventi riguarda l’incremento di spesa di natura corrente (223.562.380 di euro), seguita dalla quota, pari a circa il 28%, dedicata all’incremento delle spese in conto capitale (114.971.898 di euro)». Rappresentano, infine, il 12% degli interventi le minori entrate che, nel caso specifico, sono segnatamente riduzioni di entrate di natura tributaria per 50 milioni di euro.

Inoltre, «il 41% degli effetti finanziari riguarda il rifinanziamento o la riprogrammazione di autorizzazioni di spesa già presenti nell’ordinamento regionale o comunque relativi a capitolo di spesa già presenti nel bilancio (169.645.007 di euro per il 2024); mentre è pari a circa il 26% la quota di interventi dedicata a nuove autorizzazioni di spesa con istituzione di nuovi capitoli (per 108.688.700 di euro)». Il resto degli interventi riguarda incrementi di capitoli di bilancio cosiddetti liberi (circa il 19% per 79.388.398 di euro) e le minori entrate.

Fonte: gds.it