Boschi siciliani in crescita ma non c’è la messa a reddito
di
Rosario Battiato
Nel
terzo inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di
carbonio le ultime stime della superficie. Aumento di 440 km2, non
esiste ancora il Piano regionale di sfruttamento sostenibile
PALERMO
– C'è sempre più verde intorno a noi. I dati del terzo Inventario
nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc),
diffuso nei giorni scorsi, registrano una crescita per tutta l'Italia
che è ormai vicina a raggiungere quota 11 milioni di ettari di
superficie forestale (110mila km2), avendo ottenuto un'espansione di
600mila ettari (6mila km2) dall'ultimo censimento del 2005 ad oggi. Bene
anche la Sicilia che però manca di politiche adeguate che mettano a
reddito il patrimonio boschivo.
I boschi conquistano il Paese. La loro avanzata prosegue lenta e
incessante permettendo all'Italia di presentarsi in regola con gli
appuntamenti che riguardano i vari accordi internazionali in materia di
riduzione delle emissioni. “I dati sono già stati utilizzati dal
ministero dell'Ambiente – si legge in una nota del Corpo forestale dello
Stato - per la rendicontazione finale degli impegni previsti dal
Protocollo di Kyoto nell'ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni
Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC)”. Il decennio preso in
considerazione, 2005-2015, ha confermato il progressivo aumento della
superficie forestale, “nonostante la colonizzazione del territorio da
parte di formazioni forestali proceda a un ritmo più lento rispetto a
quanto osservato per il ventennio precedente”. La crescita annua è
stimata in uno 0,6% e le regioni in cui si è osservato il maggiore
incremento di superficie boscata sono quelle dell'Italia centrale e
meridionale.
Le foreste sono essenziali nella mitigazione dei cambiamenti climatici
per la loro capacità di assorbire CO2 e di immobilizzare grandi quantità
di carbonio, e rappresentano un elemento chiave nell'adempimento agli
obblighi imposti dalle politiche climatiche internazionali. Secondo un
calcolo realizzato dal Corpo forestale dello Stato (Cfs) e dal Consiglio
per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (Cra-Mpf) i boschi
italiani trattengono in totale 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio
organico.
La superficie forestale siciliana è passata 337mila a 381mila ettari
(stima sul 2015), senza includere nel calcolo gli impianti di
arboricultura. Si tratta di circa 3810 km2, risultato raggiunto grazie a
una crescita di 440 km2 nell'ultimo decennio.
Complessivamente si tratta di circa il 15% della superficie
regionale, dato che cresce fino al 20% secondo la stima effettuata dal
dipartimento foreste demaniali della Regione che aveva innalzato
l'asticella del verde isolano fino a circa 510mila km2. Numeri di
spessore, nonostante la Sicilia sia ancora la quartultima regione
nazionale per superficie boschiva e ancora più in basso se rapportiamo
superficie boschiva e superficie totale.
E qui chiaramente arriviamo al punto cruciale. L'Europa ha chiesto la
messa a reddito dei boschi e la Sicilia che detiene una quota
sproporzionata di operai forestali - circa 25mila precari, anche se non
impiegati per tutto l'anno, ai quali soltanto la recente manovrina
regionale ha permesso il pagamento degli stipendi - potrebbe impiegarli
anche in questa direzione. Consideriamo qualche dato di riferimento:
secondo dati Istat i prelievi nel 2011 (bosco e fuoribosco) sono stati
pari a circa 35 mila metri cubi (13 mila per uso energetico e 15 mila da
lavoro), che sarebbero pari a un valore di 0,06 (mc/ettaro/annui).
Risultati inferiori alla già bassa media nazionale di prelievo. In
compenso l'Isola continua a importare legname industriale e per fini
energetici, perdendo la possibilità di fare milioni di euro di
fatturato. L'ex assessore Lo Bello, e anche alcuni deputati regionali,
avevano promesso un'azione decisa in tal senso, ma ad oggi non c'è stato
niente di concreto.
30 maggio 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se al Qds può interessare (ne dubito) i forestali sono prontissimi anzi, non vedono l'ora di essere impiegati tutto l'anno per far rendere produttivo il comparto forestale, possono fare miliardi di cose (biomasse, dissesto idrogeologico, cura e manutenzione del verede pubblico, parchi e tanto altro ancora)
Facciamo sapere al Parlamento Europeo che i lavoratori forestali sono stati impiegati anche in lavori di pubblica utilità, presso i comuni, siti archeologici, province ecc. E' tutto documentato con foto e articoli.
Per tutto quello che si è fatto abbiamo ricevuto solamente elogi (dai cittadini, dai dirigenti regionali, dalle amministrazioni comunali ecc.) Ne siamo veramente orgogliosi!
In Sicilia le cose che funzionano purtroppo non hanno mai un seguito. I forestali sono a completa disposizione e non è vero che sono dei fannulloni, vogliono la dignità lavorativa come tutti gli altri, non date ascolto agli imbecilli, perchè loro hanno solamente altri interessi.
Noi siamo le vere sentinelle dell'ambiente, quindi non siamo uno spreco ma una risorsa.