La Sicilia risente in pieno dei cambiamenti climatici ed è a rischio di desertificazione.
La Sicilia è fra le ultime Regioni d’Italia come superficie forestale, molto lontana dagli obiettivi UE. Sono fondamentali azioni che arrestino la scomparsa dei boschi e che rilancino la forestazione.
L’antropizzazione, unita alla precaria struttura socio economica, hanno comportato abbandoni di terreni agricoli e crescita di precarietà con conseguenti fenomeni di illegalità diffusa che, uniti
ad una debolezza strutturale delle istituzioni, hanno reso ancora più vulnerabile quell’area di interfaccia urbano-foresta, citata nel report nazionale del WWF Italia, che in alcuni casi diventa terra di nessuno e dominio di poteri illegali.
La continua emergenza antincendio è portatrice di finanziamenti non programmati facilmente intercettabili da interessi occulti ed illegali. Questa situazione emergenziale, poco controllabile, rappresenta una condizione ottimale da perpetuare.
La Regione Sicilia ha focalizzato i suoi interventi verso l’emergenza, trascurando la forestazione e la selvicoltura, che in tema di prevenzione degli incendi avrebbero portato risultati di maggiore efficacia rispetto alle consuete campagne antincendio.
REPORT WWF
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Questo report completa l’analisi sugli incendi del WWF Italia del 22 luglio 2022, affrontando alcune particolari evidenza siciliane:
1. La Sicilia risente in pieno dei cambiamenti climatici ed è a rischio di desertificazione.
2. La Sicilia è fra le ultime Regioni d’Italia come superficie forestale, molto lontana dagli obiettivi UE. Sono fondamentali azioni che arrestino la scomparsa dei boschi e che rilancino la forestazione.
3. L’antropizzazione, unita alla precaria struttura socio economica, hanno comportato abbandoni di terreni agricoli e crescita di precarietà con conseguenti fenomeni di illegalità diffusa che, uniti ad una debolezza strutturale delle istituzioni, hanno reso ancora più vulnerabile quell’area di interfaccia urbano-foresta, citata nel report nazionale del WWF Italia, che in alcuni casi diventa terra di nessuno e dominio di poteri illegali. 4. La continua emergenza antincendio è portatrice di finanziamenti non programmati facilmente intercettabili da interessi occulti ed illegali. Questa situazione emergenziale, poco controllabile, rappresenta una condizione ottimale da perpetuare. 5. La Regione Sicilia ha focalizzato i suoi interventi verso l’emergenza, trascurando la forestazione e la selvicoltura, che in tema di prevenzione degli incendi avrebbero portato risultati di maggiore efficacia rispetto alle consuete campagne antincendio. Nel campo della forestazione la politica siciliana, di qualsiasi colore, ha creato da tempo una sovrastruttura assistenziale/clientelare che adesso è difficile da smontare. All’interno di questo sistema possono agire frange estreme capaci anche di attività illegali, fino agli incendi. Non vogliamo generalizzare su temi così delicati, ma siamo convinti che questa sia una delle possibili cause degli incendi dolosi che ha portato ai ben noti disastri di questi ultimi anni. Pertanto se non si bonificano queste aree oscure e se non si costruisce una solida ed efficiente struttura di gestione e controllo delle aree forestali e vegetate, un entità così vulnerabile come il bosco sarà sempre facile vittima di pratiche criminali e di comportamenti colposi lesivi e gli investimenti finanziari, così tanto sollecitati e prospettati come panacea, rischiano di essere la classica acqua versata in un secchio sfondato. Ovviamente restano le vulnerabilità intrinseche del bosco, citate nel report del WWF Italia, ma come WWF Siciliano vogliamo metter in evidenza le specificità del fenomeno nella nostra Regione. Gli incendi La Sicilia, nonostante la sua scarsa copertura boschiva, vanta nel 2021 il triste primato della regione con la maggiore superficie coperta dal fuoco: 78.000 ettari, quasi lo stesso valore riscontrato nell’intero resto d’Italia. Cosa è successo? Sono state le sole variazioni climatiche a determinare questa catastrofe? è stata l’inefficienza della campagna antincendi? Non solamente l’una, non solamente l’altra. Nel “Piano Regionale antincendio boschivo 2020” redatto dal Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana, una approfondita indagine condotta nel periodo 2010-2020 pone in evidenza che la principale causa degli incendi è dolosa. Delle molteplici cause menzionate nel report del WWF Italia sugli incendi, ne vogliamo approfondire una che in Sicilia appare ben evidente. La puntualità e la metodicità con cui gli incendi dolosi vengono appiccati, la “professionalità” con cui vengono scelti i tempi e i luoghi in perfetta sintonia con le condizioni meteo favorevoli al fuoco, gli orari in cui scoppiano gli incendi ci fanno pensare ad una strategia “pensata”. Una caratteristica ormai consolidata degli incendi dolosi è che sono inarrestabili. Gli incendi di maggiore consistenza degli ultimi anni sono stati perpetrati nelle ore serali, in giornate con vento di scirocco con raffiche superiori a 30 nodi e con temperature superiori a 32°. La finalità sistematica di questa azione è stata chiara: nelle ore serali è inibita l’azione dei Canadair e per il forte vento le fiamme superano facilmente le fasce parafuoco – risultato delle campagne antincendio – divenendo inarrestabili. Deduciamo quindi che, ripetiamo, in aggiunta alle tante cause, ci sia anche una mano che appicca il fuoco, mano che difficilmente potrà essere trovata senza una forte volontà, senza una decisa e profonda attività investigativa che serva anche a quantizzare le dimensioni del fenomeno. Il “Piano Regionale antincendio boschivo 2020” fornisce una interpretazione di una delle possibili cause degli incendi dolosi, si tratta di un’analisi del fenomeno che non deve portare a facili generalizzazioni, ma che serve, a nostro parere, a cercare quelle giuste soluzioni che eliminino alla radice almeno questa causa. 77,5 18,5 3,6 0,4 Cause incendi boschivi siciliani dolose dubbie colpose naturali Da Piano Regionale antincendio boschivo 2020 par. 15.3 .3.3. (pag.110/111 Industria del fuoco): Una cospicua aliquota di incendi volontari sembra legata ad interessi concreti, a vantaggi reali o presunti che l’autore spera di ritrarre. Tra tali motivazioni una, diffusamente segnalata in Italia, comincia ad essere presente in altri paesi, tra i quali la Spagna: l’incendio causato per creare posti di lavoro (nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione), noto come industria del fuoco o industria degli incendi. Gli incendi per motivi occupazionali costituiscono una realtà allarmante in talune regioni meridionali del nostro paese, nelle quali un livello minimo di occupazione della manodopera rurale è stato garantito in passato con interventi pubblici di rimboschimento e di lotta agli incendi. L’impostazione della lotta antincendio, basata su interventi di solo contrasto al momento dell’emergenza, ha comportato una diffusa politica di assunzioni a tempo determinato, talvolta caratterizzata da turni minimi. Il ricorso a mano d’opera precaria e poco qualificata, con una finalizzazione spesso più assistenziale che produttiva, ha talvolta indotto l’insorgenza di un ciclo vizioso, dove l’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego (CFS, 1992). Questo ciclo vizioso è legato, oltretutto, ad un’interpretazione distorta e strumentale delle norme sul collocamento obbligatorio, in particolare di quelle sulla durata minima di assunzione necessaria per garantire le prestazioni previdenziali ed assistenziali, ma sufficiente per proseguire il lavoro agricolo presso privati al di fuori dei normali canali di collocamento. Anche gli incendi appiccati come protesta contro la mancata assunzione o come estrema forma di dissenso contro la minacciata chiusura di cantieri rientrano in questa logica, in cui il bosco assume ruolo di “ostaggio”. Se c’è quindi precarietà, che la si superi e nel modo più congruo possibile, se c’è poca professionalità si intervenga con la riqualificazione o l’innesto di nuove professionalità, ma si intervenga comunque per eliminare questa potenziale causa. Gli effetti degli incendi sul patrimonio forestale siciliano sono evidenti. Da Piano Forestale Regionale 2003 (pag 128): Affermare che il fenomeno degli incendi boschivi condizioni in Sicilia da tempo tutta l’attività forestale non deve apparire affatto esagerato. Esso non solo ha limitato l’azione di ampliamento e di miglioramento del già esiguo patrimonio boschivo, ma ha finito anche per determinarne la struttura, lo stato vegetativo e a volte perfino la sopravvivenza. I costi A partire dagli anni ’80 l’attenzione del legislatore regionale si è concentrata sulle problematiche occupazionali del comparto forestale vista, anche, la perdurante crisi del settore agricolo regionale. Le numerose leggi regionali hanno fornito garanzie occupazionali e adeguati flussi finanziari. L’intera legislazione regionale del settore forestale è stata successivamente unificata all’interno della Legge 16 del 1996, che ha stabilito la consistenza iniziale degli organici degli operai stagionali, maggiorata rispetto alle necessità della superficie boschiva della regione, perché finalizzata a fini assistenziali. Gli organici sono passati dai circa 15.000 operai forestali del 1996, ai 30.000 del 2010, per ridursi ai 20.000 del 2020. Negli ultimi anni, a seguito delle false promesse della politica, le rivendicazioni degli operai forestali si sono rivolte verso la stabilizzazione. Infine nell’ultimo ventennio, alle già previste attività di antincendio si è aggiunta anche quella del Volontariato Antincendio Boschivo della Protezione Civile, che ha operato parallelamente al Corpo Forestale ed al Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale, senza alcun coordinamento funzionale ed economico con entrambi. Il costo degli operai forestali è il costo più rilevante del sistema forestale siciliano. La consistenza dell’organico al 2020 (da Portale Regione Siciliana, Assessorato al Lavoro) è indicativamente di 20.000 operai forestali (18.700 tempo determinato, 1.300 tempo indeterminato) che, noti i costi annui di retribuzione e disoccupazione, corrispondono economicamente a 11.800 operai a tempo indeterminato, pari a circa la metà degli operai a tempo indeterminato del resto d’Italia. In queste condizioni il costo del personale forestale della Regione Sicilia per unità di superficie (ha) è 23 volte superiore al costo registrato nel resto d’Italia, dove ci saranno anche altre forme di gestione (appalti, affidamento a cooperative, ecc…) ma comunque questi dati restano abnormi. Il costo annuo degli operai forestali nel 2020 è stato 189 ml €, con un incremento previsto, nella ipotesi di stabilizzazione, di ulteriori 120 ml €. La Corte dei Conti ha stigmatizzato, nella Relazione sul Rendiconto Generale della Regione Sicilia Esercizio 2018, il rilevante impatto dei costi del personale stagionale: … vanno ancora considerate le spese per il personale stagionale impiegato dalle strutture periferiche del Comando Corpo Forestale della Regione e dell’ex Azienda regionale Foreste Demaniali, pari rispettivamente a 61,5 e 163,4 mln. di euro. L’impatto complessivo dei costi è assai rilevante, nonostante si registri un calo della spesa rispetto all’anno precedente (che si attestava a 63,1 e 181,4 milioni di euro circa). Le strutture che impiegano questi lavoratori sono articolazioni della Regione, i cui oneri rappresentano sostanzialmente costi del personale a carico del bilancio regionale. Il settore sia per quanto concerne le attività antincendio che quelle della forestazione, non ha ancora trovato un definitivo assestamento, conseguibile solo attraverso una riforma organica. I tre Dipartimenti, attraverso cui si articola il sistema forestale siciliano, operano autonomamente senza alcun coordinamento funzionale ed economico, il personale dei tre Dipartimenti sarà senza dubbio ricco di professionalità ma notiamo che nessuno dei 700 laureati in scienze forestali nelle università dell’isola è stato assunto ed è confluito in queste strutture. • Il Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale gestisce il Demanio Forestale ed in questo ambito adotta anche azioni di prevenzione contro gli incendi boschivi. Assorbe i 7/10 della consistenza degli operai forestali. • Il Comando Corpo Forestale è la struttura operativa di riferimento per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi. Assorbe i 3/10 della consistenza degli operai forestali. Secondo la Regione Siciliana la pianta organica del Corpo Forestale dovrebbe essere· composta da 3.180 dipendenti, nell’ottica perversa di ritenere la struttura funzionale alla notevole consistenza degli incendi siciliani. L’organico del Corpo Forestale, calcolato con il parametro della copertura boschiva dei Carabinieri Forestali, si ridurrebbe a 800 dipendenti, ma anche qua occorre fare le comparazioni tenendo conto dei vari contesti organizzativi e territoriali. Comunque l’ultima rilevazione di organico nota è di 589 dipendenti. Ora, mentre l’organico dei Carabinieri Forestali è formato da ufficiali ed agenti con un rapporto 1/16, in Sicilia, a causa delle promozioni di massa della gestione (2001- 2008), tutto l’organico del Corpo Forestale è stato traslato verso l’alto, con il risultato che la struttura, oltre che ad essere costosa, è poco funzionale: gli agenti si sono azzerati, mentre è preponderante la presenza delle alte categorie: dirigenti, funzionari e ispettori. Sarà questo anche il risultato delle mancate assunzioni e degli scatti di carriera del personale rimasto in servizio, peraltro con un’età media avanzata, ma comunque si capisce bene che una struttura così articolata ha bisogno di essere riorganizzata e rafforzata. • Il Dipartimento della Protezione Civile, alle dirette dipendenze dalla Presidenza della Regione Siciliana, vincola le Amministrazioni a svolgere azioni per la prevenzione e il contrasto degli incendi boschivi, avvalendosi dei Volontari delle Organizzazioni, operanti sui territori con le attrezzature e i mezzi antincendio fornite dalla stessa DRPC. Un accenno è infine necessario ai costi dei Canadair. Il costo del 50% dei voli della campagna estiva 2021 grava sulla Sicilia. Il sistema incendio-antincendio siciliano Le contraddizioni della Legge Regionale 16/1996, che dovrebbe fissare le norme in materia forestale, mostrano il malessere del sistema forestale siciliano. E’ subito chiaro che c’è un problema apparentemente irrisolvibile: gli incendi. La finalità della legge è infatti duplice (artt. 1.1 e 1.2), a quello che dovrebbe l’obiettivo principale, cioè l’incremento quali-quantitativo della superfice boscata, viene affiancata la difesa dagli incendi. La stessa legge regionale cela la consistenza dei danni causati dagli incendi con l’art. 4.4, che qualifica come bosco anche le superfici boschive che hanno perso la vegetazione a causa di incendio. Le rilevazioni inventariali fanno così apparire una superficie boschiva integra superiore a quella effettiva. La copertura boschiva rilevata con l’ultimo inventario assomma a 285.000 ha, pari all’11% del territorio. Di questi circa 100.000 ha sono i rimboschimenti a conifere dell’ultimo dopoguerra, sui quali sono mancati gli interventi di selvicoltura, come la riduzione della densità arborea e la conseguente riduzione della massa combustibile che, unite alla mancata trasformazione del bosco artificiale in bosco autoctono con l’insediamento delle querce mediterranee, sarebbero stati deterrenti degli incendi più efficaci delle campagne antincendio. Dei 100.000 ha di boschi a conifere gli incendi hanno lasciato ben poco, con il risultato che l’incidenza della superfice boschiva effettiva è sull’ordine dell’ 8-9%. Così mentre la Comunità Europea fissa gli obiettivi di forestazione per il 2030 al 43,5% del territorio, la Sicilia con la sua modesta copertura boschiva, non suscettibile di miglioramenti, vanta nel 2021 la maggiore incidenza di superfici incendiate. Gli incendi sono la leva per movimentare ingenti risorse economiche che, attraverso le campagne antincendio, sono portatrici di tutele clientelari, di sprechi e di assistenzialismo. I danni causati da questo sistema all’ambiente sono incalcolabili e non si limitano solo a quelli dell’incendio. La carenza della forestazione, per la mancanza di risorse economiche che sono appannaggio dell’antincendio, ha contribuito a depauperare il patrimonio forestale, che non è così riuscito a far crescere la sua funzione ambientale e sociale. Una inutile e dannosa situazione di stallo • Le promesse della politica regionale agli operai forestali sono passate dal semplice assistenzialismo, con rapporto di lavoro a tempo determinato (fasce 78, 101, 151 ore), alla stabilizzazione, non attuata e non attuabile per la mancanza di risorse economiche. • Per la mancanza di risorse economiche, le aspettative di stabilizzazione degli operai forestali sono rimaste insoddisfatte. Il volume degli incendi negli ultimi anni è cresciuto, raggiungendo il suo apice nell’estate 2021,· con sempre maggiore incidenza di casi “pianificati inarrestabili”. • A seguito dell’esposto dello studio Legale Fasano, in rappresentanza di un gruppo di lavoratori forestali, la Comunità Europea ha avviato nel lug19 una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, specificatamente nei confronti della Regione Siciliana, per avere violato la direttiva europea che non consente di mantenere lavoratori con contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. I chiarimenti forniti dalla Regione Siciliana non sono stati recepiti dalla Commissione Europea, che potrebbe costringere Palazzo d’Orleans ad assumere ed a pagare lauti risarcimenti. La bomba ad orologeria è stata innescata. • Con sentenza n. 199 del set20, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità degli articoli della legge della Regione Siciliana 22 febbraio 2019 n. 1 finalizzati alla stabilizzazione di una quota di operai forestali. Pertanto l’unica soluzione per la stabilizzazione degli operai forestali resta il concorso pubblico. • In questo contesto, le soluzioni prospettate dalla Regione Siciliana per “tranquillizzare” i lavoratori forestali sono state solo quelle di incrementare le fasce di lavoro a tempo determinato, ignorando la procedura UE di infrazione in corso, ma il problema di fondo della precarietà/stabilizzazione è ancora irrisolto. Come salvare i boschi siciliani L’unica strada per combattere questo annoso problema è quella di darne chiarezza, per potere avviare una sana corrente di pensiero verso la forestazione efficiente. I passi che il le OA del WWF in Sicilia suggeriscono sono: Assunzione di responsabilità da parte della politica siciliana· o Gli “Operai Forestali Siciliani” sono stati finora gestiti principalmente come una categoria assistita o I costi dell’Assistenzialismo non dovranno più confondersi con quelli della Forestazione, compresi quelli della Protezione Civile o Riduzione ad un ruolo secondario, cioè di pura ma efficace difesa, dell’attività di antincendio boschivo o L’incendio non dovrà più “pilotare” risorse economiche Analisi dei costi e dei risultati dell’attuale sistema forestale siciliano· o Rilevazione dei costi complessivi per l’anno 2021 e previsione di spesa per l’anno 2022 o Inventario che quantifichi l’effettiva copertura boschiva siciliana (diversamente da quanto cita l’art. 4.4 LR 16/1996) Comparazione del sistema forestale della Regione Sicilia, con i suoi costi, con quello di una· regione modello nella forestazione, pur nelle dovute differenze di contesto. Adozione di un nuovo sistema forestale, con target in linea con gli indirizzi europei· o Creazione di una unica struttura -snella, essenziale ed efficiente – che governi, con unica regia, il patrimonio forestale siciliano o Cambia l’obiettivo: dall’Antincendio alla Forestazione o Sistema di Budgetting, con visibilità totale delle risorse, dei costi e dei risultati verso gli obiettivi o Definizione di un Piano Forestale a medio e lungo termine per l’incremento quali[1]quantitativo della superficie boscata, in linea con gli obiettivi europei, con la condivisione delle Associazioni Ambientaliste o Organico formato da Tecnici ed Operai Forestali professionisti, motivati, fidelizzati, adeguatamente pagati. o Ricollocazione in altre strutture della Regione Siciliana del personale in esubero non funzionale alla nuova struttura. o Fine delle politiche elettoralistiche e clientelari che devono far posto ad efficienza ed efficacia o Presenza attiva nell’area di interfaccia urbano-foresta con politiche di controllo ma soprattutto di coinvolgimento e incentivazione degli attori presenti in essa (Enti locali in primis i Comuni, agricoltori, allevatori, proprietari di terreni, operatori turistici, escursionisti, …….) Maggiore presenza ed attenzione da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, con· l’avvio di efficaci interventi di intelligence e di contrasto nei confronti dei criminali incendiari, e degli irriducibili del “vecchio sistema”.
Le OA del WWF in Sicilia
Il Delegato del WWF Italia in Sicilia.