LTI di Linguaglossa (CT)
20 Agosto 2022
Questo monumento è stato realizzato all'entrata del nostro centro di raccolta A.I.B. di Boriglione, a Linguaglossa, da noi operai, a nostre spese, per ricordare sempre chi siamo e a cosa rischiamo di andare incontro in ogni nostro intervento.
Tre anni fa, quando come ultima risorsa nello sforzo di salvarmi, mi tuffai fra le fiamme che risalivano improvvise, percorrendole poi per oltre dieci metri, ho pensato a questi miei compagni rimasti là su monte Culma. Ho pensato che stavo per finire come loro...
Mentre correvo dentro quel rosso che mi cuoceva la pelle dei gomiti, delle orecchie e del collo, anche se protetto dai dispositivi in dotazione, per il dolore che mi straziava e mi costringeva quasi a fermarmi (in un istintivo ma senz’altro rovinoso tentativo di battermi le parti doloranti, come a potermi cacciare di dosso miriadi di calabroni che strappavano le carni) pensai che infine il mio dorso poteva anche bruciare, ma le mie gambe avrebbero di sicuro continuato nella corsa e sarebbero uscite fuori anche da sole!
Pensieri, allo stesso tempo, lucidi e sconnessi, che si fanno in momenti incredibili: momenti che, nella normalità, non si pensa mai di poter vivere!
Eppure, il nostro lavoro si espone proprio all'imponderabile.
Non bisogna dimenticare mai che questo può esser affrontato solo con una attenzione costante alla sicurezza ed ai dispositivi atti a darla.
Ci vuole un grande amore per il proprio lavoro.
Solo così si riesce a dare la giusta importanza all’attenzione, come verso le persone che più ci stanno a cuore.
Se in quella mia situazione si fosse trovato un qualsiasi altro collega, sprovvisto di casco con visiera e senza gli altri dispositivi di sicurezza antincendio boschivo, di certo non sarebbe uscito vivo da quella condizione.
Sono stato fortunato, ma sono stato anche attento, così come cerco di esserlo sempre nei miei lavori pericolosi.
Eppure manca ancora, nell'organizzazione dell' antincendio, ed a tutti i livelli gerarchici, quell'attenzione appropriata, quell'amore per il propio lavoro di cui parlo... il quale aiuta a salvare e a salvarsi dagli imprevisti e ad essere adeguati per il compito da svolgere.
Molto, purtroppo, viene lasciato all'improvvisazione e alla "buona volontà".
Così ringrazio i capisquadra, i comandanti, i direttori dei lavori, i capi ispettorato, gli assessori ed i presidenti di regione per l’attenzione che pongono ed hanno sempre posto verso questa infausta data e verso tutte le altre infauste date a memoria dei nostri compagni non più presenti, consumati da un lavoro capace a strappare via la vita dagli uomini.
Allo stesso modo ringrazio gli "impiegati" del sindacato.
Nella sincerità con se stessi, di tutti questi "attori" , c’è la misura del loro impegno verso una attività importante per l’ambiente, le comunità, i territori.
Una importanza, invero, lasciata all’improvvisazione e alla perenne precarietà, sintomo di una generale etica alla decadenza di quei Valori che fanno degli uomini Uomini di una società atta a potersi dire virtuosa.
Questo monumento avrebbe il compito di non farci scordare mai che la normalità fa dimenticare facilmente i momenti eccezionali ed imponderabili che ogni volta all’improvviso si presentano ed in cui ci si trova faccia a faccia con l’enormità che pur componendoci, è tuttavia capace a schiacciarci in un istante, come un niente.
Quei momenti sono tutt'altra cosa rispetto alla faciloneria della sottovalutazione e del giocherellare di bambini.
Un abbraccio ai miei compagni andati ed oggi ricordati: Vincenzo Zumbo, Giuseppa Manitta, Benedetto Mineo, Francesco Manitta.
Un abbraccio ai miei compagni presenti con cui scambio il sudore e la passione.
Antonino Lomonaco
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