14 ottobre 2021

PENSIONI, APE SOCIALE: NELLA NUOVA LISTA DEI LAVORI GRAVOSI MAGAZZINIERI, OPERAI FORESTALI E PORTANTINI. ESCLUSI TASSISTI, COLF E BIDELLI


Dal sito www.ilmessaggero.it

13 Ottobre 2021
Sulle pensioni «occorre partire dalle risorse disponibili» che saranno messe in campo con la prossima manovra e «dal lavoro che ha fatto la commissione sui gravosi». Il ministro del Lavoro Andrea Orlando non ha dubbi: l'analisi e la proposta di riforma dell'Ape sociale (l'indennità per i lavoratori che sono
in difficoltà a partire dai 63 anni in attesa dell'accesso alla pensione) della Commissione sui lavori gravosi, presieduta dall'ex ministro del Pd Cesare Damiano, è la base da cui costruire la prossima riforma pensionistica.

Ieri, poi, il presidente dell'Inps Tridico lo ha detto chiaro e tondo: seguendo i consigli della Commissione ci sarebbero 27-30 codici in più oltre ai 15 esistenti per le attività gravose. Dai lavoratori forestali, ai tassisti, dai falegnami ai commessi, passando per i saldatori. Ma non bidelli, colf, tassisti, autisti di bus e insegnanti delle elementari, come inizialmente ipotizzato. Vediamo allora nel dettaglio chi potrebbe andare in pensione prima dei 67 anni con la nuova Ape sociale.


Riforma dell'ape social, le nuove categorie di lavori gravosi

L'Ape sociale permette di andare in pensione con almeno 63 anni e 30 di contributi se si rientra in alcune categorie definite socialmente deboli, come i disoccupati (tre mesi dopo aver usato tutti gli ammortizzatori sociali), i disabili (almeno al 74%) o chi lavora e assiste in casa un familiare disabile.

A questi si aggiungono i lavoratori con almeno 36 anni di contributi che svolgono mansioni usuranti (e che le hanno svolte in modo continuativo per almeno sei anni negli ultimi sette e per almeno sette anni negli ultimi dieci). Per le lavoratrici madri in queste condizioni il requisito contributivo di 30 o 36 anni viene ridotto fino a due anni se si hanno più o due figli (con un solo figlio di un anno). In tutto le categorie attualmente previste sono 15: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conciatori di pelli e di pellicce; facchini; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; operai dell’agricoltura; pescatori; siderurgici e lavoratori del vetro; operatori ecologici; addetti all’assistenza di persone non autosufficienti; autisti di mezzi pesanti e treni; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; infermieri e ostetrici; marittimi e personale viaggiante dei trasporti marini.


La Commissione sui lavori gravosi, quindi, ha ricalcolato con alcuni criteri tecnici gli indici statistici che sono forniti dall'Inps, l'Istat e l'Inail e considerano la fatica psicologica e fisica del lavoro svolto, oltre alla prorabilità di infortuno e incidenti. Le nuove categorie sono state individuate perché presentano infortuni e malattie professionali sopra la media. Tra queste ci sono: benzinai, forestali, magazzinieri, saldatori, portantini, chi conduce macchinari in miniera, falegnami, alcuni operatori sanitari non ancora coinvolti, i fabbri, i conduttori di impianti, i saldatori, e gli operai forestali, gli operatori della cura estetica.


Proroga fino al 2026 e costi dell'operazione

La Commissione ha poi proposto di estendere l'Ape sociale fino al 2026 e l’eliminazione della condizione di conclusione della prestazione di disoccupazione da almeno 3 mesi ai fini dell’accesso alla pensione anticipata. Per gli operai edili, poi, l'idea è quella di abbassare da 36 a 30 gli anni di contribuzione minimi per l'ape sociale. I sindacati di settore, nella speranza che la proposta trovi applicazione nella prossima riforma delle pensioni, hanno espresso soddisfazione.



«L’ampliamento delle categorie di attività gravose per l’accesso all’Ape sociale - ha spiegato però ieri Tridico- avrebbe conseguenze per il conseguimento del diritto al pensionamento in favore dei lavoratori precoci, nonché ai fini dell’esclusione dall’adeguamento alla speranza di vita per l’accesso al pensionamento di vecchiaia». Secondo le tabelle dell'Inps, per il 2022 l’aggravio sarebbe di 126,7 milioni di euro, 337,1 nel 2023 e 520,7 milioni nel 2024 (arrivando a un totale triennale di 1 miliardo), per poi salire fino a 805 milioni di euro nel solo 2026. 

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