11 aprile 2021

PALERMO. SICILIA ALLA DERIVA, SINALP DENUNCIA IL DISFACIMENTO DELL’ISOLA. LA POLITICA SICILIANA HA IL DOVERE DI RISOLVERE IL BACINO DEL PRECARIATO FORESTALE. GLI OPERAI FORESTALI HANNO IL PIENO DIRITTO ALLA STABILIZZAZIONE


Dal sito www.libertasicilia.it

LA DIREZIONE REGIONALE SINALP SICILIA

I cittadini continuano ad assistere indifesi alle beghe di una classe politica che eccelle solo per litigiosità

9 Aprile 2021
La Sicilia continua a navigare alla deriva senza che nessuno ha la capacità di prendere il timone e tracciare una rotta con una destinazione precisa.

Il Presidente Musumeci certamente è riuscito dove tanti suoi predecessori hanno fallito o peggio sono risultati totalmente inadatti ed incapaci. Grazie alla sua tenacia ha fatto “digerire” all’intera aula del Parlamento Siciliano la stabilizzazione dei lavoratori ASU, anche se sono stati imposti alcuni limiti, tra tutti le 14 ore settimanali come base per la stabilizzazione.

Ma riteniamo che può anche starci, l’importante che si elimini una pagina vergognosa della Sicilia. Altro “fronte” caldo che la Politica Siciliana ha il dovere di risolvere è il bacino del precariato forestale. Ancora oggi i Siciliani sono costretti a subire gli attacchi di certa stampa nazionale che, anche “vigliaccamente”, ci accusa di chissà quali nefandezze per l’esistenza degli operai forestali siciliani, che, come sempre precisa il Segretario Sinalp Sicilia Dr. Andrea Monteleone, vogliamo ribadire sono a carico della Regione Siciliana e non dello Stato.

Gli operai Forestali hanno il pieno diritto alla stabilizzazione e questa importante forza lavoro della Regione deve diventare una importante task force per la valorizzazione del nostro territorio unico per fauna e flora.
Anche su questo fronte da diversi anni abbiamo assistito ad un vergognoso scarica barile di colpe ed accusa nella politica siciliana.

Sul fronte forestali sappiamo che il Presidente Musumeci con l’aiuto dei suoi Assessori si sta muovendo verso l’obiettivo finale, inseguito da sempre e mai raggiunto, della stabilizzazione. Il Sinalp, anche su questo fronte, da diversi anni ha proposto alcune soluzioni che potranno risolvere la questione a costo quasi zero, e ribadisce la sua disponibilità a collaborare con le istituzioni per il bene di tutti.

La crisi innescata dal Covid ha scoperchiato le criticità presenti nella società Siciliana evidenziandone la fragilità e l’enorme arretratezza strutturale che tutta l’isola è costretta a subire. Già 160 anni fa, quando nacque l’unità d’Italia, la Sicilia dopo un primo e brevissimo momento di illusioni si rese conto di essere stata raggirata dall’allora monarchia.

Nel 1947 con la fine della Seconda Guerra Mondiale, pur di non perdere la Sicilia lasciandola al suo destino di nuova Nazione Indipendente, l’Italia ha concesso alla nostra terra una Carta Costituzionale che giuridicamente la pone come uno Stato autonomo e con pari dignità federato con l’Italia. Carta mai applicata per intero. Questi presupposti hanno sempre accompagnato la nostra Isola in un cammino difficile frenandone la crescita economica e sociale. Ogni tentativo di ribellione è sempre stato bloccato, anche violentemente, sul nascere.

L’ultimo vero Governo Autonomista Siciliano ci porta al 1958 con l’elezione a Presidente della Regione Siciliana dell’On. Silvio Milazzo che nel nome dei superiori interessi dei siciliani e contro il volere di Roma riesce a dare vita ad una eterogenea alleanza che vide esponenti del PCI e dell’MSI alleati.

La nascita del Governo Milazzo, a Roma fu vista come una vera e propria “Rivolta dei Siciliani” contro l’abbandono del Governo Nazionale di ogni piano di sviluppo e crescita della Sicilia.

Da allora nessun’altro ha avuto il coraggio di chiedere la completa attuazione della Costituzione Siciliana che se avvenisse darebbe veramente quell’impulso alla crescita necessario come l’ossigeno alla Sicilia.
Anzi, alcuni presidenti siciliani hanno avuto anche la “vigliaccheria” di rinunciare ai legittimi diritti dei Siciliani, magari per racimolare una “poltrona” a Roma.

Questo agire, negli anni, ha creato un divario ormai quasi incolmabile con il resto d’Italia. Secondo i dati pubblicati da Save the Children in Sicilia i minorenni che vivono in povertà sono il 56%, mentre in Emilia Romagna 15.8%, nel Veneto il 17.5% e nel Friuli il 14.9%. Già questi semplici dati, nella loro crudezza, danno la certezza di una Regione in pieno disfacimento a causa di decine d’anni di totale abbandono ed asservimento a Roma dei nostri politici.

Parlando sempre dei giovani, il futuro di ogni nazione, vogliamo ricordare a tutti che i bambini siciliani sono veramente “figli di un Dio Minore” a fronte di regioni come Liguria, Toscana, Valle d’Aosta e Lombardia che superano l’80% di alunni con il diritto al servizio mensa e quindi al diritto alla scuola a tempo pieno, la Sicilia può disporre della scuola a tempo pieno e della mensa solo per il 10% dei propri bambini.

Questo divario è possibile grazie alla incapacità della politica siciliana di imporre allo Stato Centrale gli interessi dei propri cittadini, incapacità che si trasforma in una diseguale distribuzione dei finanziamenti dello Stato verso i propri territori. Non si comprende la ratio del perchè ad esempio la Lombardia dispone per il tempo pieno di finanziamenti statali per circa 400 milioni di euro mentre la Sicilia appena 32 milioni di euro.

Poi ci scandalizziamo del fatto che i nostri giovani cercano “fortuna” e stabilità economica all’estero.
Altre note dolenti, acuite in maniera drammatica dalla crisi, sono ferrovie, strade, telecomunicazioni, rete idrica ed energia, cioè le infrastrutture di base, che in Sicilia sono in disfacimento e non esistono prospettive di programmi di sviluppo per rendere questi assett trainanti per la crescita dell’intera Regione.
Dal 2015 in poi siamo una Regione praticamente in piena stagnazione. Anche le opere del Programma Nazionale delle Infrastrutture della Legge Obiettivo che riguardano la Sicilia, sono ferme o nel migliore dei casi arrancano.

Purtroppo assistiamo inermi alla incapacità della Burocrazia Siciliana di ipotizzare le possibili evoluzioni tendenziali della nostra offerta infrastrutturale per dare l’impulso necessario alla ripresa.
In pratica non c’è niente di concreto sull’alta velocità Palermo – Messina – Catania, nulla si sa sui tempi dei lavori della Ragusa – Catania, meno che mai per l’ormai ventennale Palermo Agrigento e della Agrigento Caltanissetta.

Il Direttore Generale dell’Unione Europea Le Maître, con una chiara direttiva indirizzata all’Italia, aveva formalmente ribadito: “è essenziale che nel redigendo Recovery Plan il Mezzogiorno recuperi, attraverso proposte organiche e misurabili, un ruolo ed una dimensione adeguata in modo da diventare attore diretto della crescita del Paese”. Ma il gap tra Nord e Sud continua ad aumentare.

Anche sul Welfare il gap nord sud è enorme e c’è tanto lavoro da fare: basti pensare che per ogni bambino da 0 a 5 anni un sindaco Siciliano può investire, mediamente, circa 127,8 euro l’anno per garantire i servizi per l’infanzia, In Liguria, la spesa pro capite dei Comuni per ogni bimbo della stessa età è, invece, di 1.377,9 euro, ben undici volte superiore. Se nasci al Nord, asili, assistenza, welfare, cure, non ti mancheranno, se invece sei del Sud diventi brutto e cattivo, e devi arrangiarti con quelli che hai.

Assistere quindi al solito teatrino della politica che pensa solo ai propri interessi senza rendersi conto del mondo che la circonda e della crisi che c’è, è vergognoso.

Come Sinalp speriamo che il Presidente Musumeci continui nella sua azione politica in difesa dei cittadini siciliani denunciando la mancata applicazione del nostro Statuto con la conseguente perdita di tutte le opportunità di crescita in esso contenute.

Presidente Musumeci vada avanti e non tema gli attacchi degli alleati e dell’opposizione che sono solo strategici per i loro bassi interessi di partito ma non certamente utili per i Siciliani.

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