di Andrea Cannizzaro
Dagli atti emergono numerosi casi in cui l'amministrazione non riesce a superare i rilievi dei magistrati
PALERMO - Un processo fatto di atti non completi, di risposte non fornite, e di chiarimenti non esaustivi. La lettura degli atti del giudizio di Parifica di venerdì permette anche di conoscere il contraddittorio, cioè il dialogo, che c’è stato fra gli uffici regionali e la Corte dei conti durante il lungo processo al consuntivo della Regione per il 2018.
L’occasione del giudizio sul Rendiconto è anche il momento per ricostruire le fila di un rapporto fra le due istituzioni. Come è andata nell'ultimo anno? Si potrebbe rispondere con una frase: la Corte dei conti chiede e la Regione non risponde. E quando lo fa, non convince.
L’impugnativa della parifica
Questa contrapposizione, nella sostanza, risale già al mese di settembre 2018 quando il governo Musumeci ha fatto ricorso contro la Parifica sul rendiconto 2017 (in cui si accertava un maggiore disavanzo di due milioni). Dopo qualche mese le Sezioni riunite in sede giurisdizionale ha confermato il giudizio.
Si è però accumulato così un ritardo che ha “oggettivamente influito sulla gestione finanziaria 2018” anche per ciò che riguarda la presentazione del bilancio consuntivo 2018. E proprio i ritardi accumulati, per la Corte dei conti, sono stati poi all’origine della presentazione di due bilanci: quello di giugno, poi ritirato, e quello di agosto, poi sottoposto a Parifica.
Le risorse non sufficienti
Anche parlando di disavanzo, le risposte ottenute dall'amministrazione sarebbero state solo parziali. Dopo avere affermato che nel 2019 occorrerà recuperare oltre un miliardo, i giudici commentano: “Tale valore, sebbene inferiore a quello determinato dalla Corte in sede di parifica del rendiconto generale per l’esercizio 2017, risulta comunque ben superiore ai pertinenti stanziamenti operati nel bilancio 2018 pari, al netto del capitolo 9, la cui funzione è unicamente di sterilizzazione dell’anticipazione di liquidità” a 886 milioni. La Corte dei conti, sembra così ammettere che il governo e l’Ars hanno stanziato numerose risorse, però, insufficienti. Quando la Regione ha provato a seguire le indicazioni della Corte dei conti, non l’ha fatto del tutto.
Il contraddittorio nell’istruttoria
L’amministrazione ha dato la sua collaborazione dopo l’ordinanza dei giudici dei conti dello scorso luglio. Gli uffici hanno avviato l’operazione di verifica dei singoli capitoli di bilancio che ha portato a 22mila rettifiche e correzioni sinteticamente annotate. Nel contraddittorio le Sezioni Riunite hanno sollecitato l’Amministrazione regionale a fornire elementi di chiarimento sulle operazioni di revisione in corso e sulle specifiche verifiche ancora da effettuare. Il risultato? Potrebbero esserci ulteriori rettifiche “senza potere prevedere il verosimile impatto sull’attendibilità dei dati contabili attualmente esposti a consuntivo”.
La Regione non fornisce i dettagli
Durante tutta la pratica istruttoria sui conti non sono mancate le risposte carenti. Malgrado le “ripetute richieste prodotte”, alla Corte dei conti non sono pervenuti i riscontri per conoscere le giacenze di cassa vincolata (e quindi le risorse rimaste nel conto in banca a fine anno perché non spendibili se non per certe finalità) delle risorse non regionali. I giudici ne hanno così tratto che le risorse non regionali servono anche per la gestione sanitaria. In questo caso, la Regione non ha eccepito nulla e non ha fornito nessun dettaglio.
Adeguamenti che mancano da anni
Ci sono risposte che non arrivano da tempo. La Corte dei conti, ad esempio, ha chiesto ancora una volta che l’amministrazione completi le procedure per conoscere il proprio patrimonio ma non ci sono riscontri. Lo stesso vale per la registrazione automatizzata dalle operazioni finanziarie. I giudici definiscono la mancanza di questo programma informatico una “questione irrisolta”.
Contenziosi, pignoramenti e partecipate
Anche riguardo ai contenziosi la Corte dei conti non ha avuto risposte. La mancanza di una banca dati dei processi non ha consentito di comprendere quale dovesse essere l’ammontare del fondo rischi per le cause in corso. La Ragioneria però non ha dato risposte esaustive neanche sul valore dei contenziosi davanti alla Corte costituzione e davanti alla Corte di giustizia europea.
La cosa non migliora parlando di pignoramenti. “L’Amministrazione non ha fornito chiarimenti in relazione ai provvedimenti esecutivi, che hanno comportato pignoramenti, e non ha spiegato per quale motivo non si è proceduto al tempestivo pagamento nelle forme ordinarie e, comunque, prima della procedura esecutiva”. In sostanza, sembrerebbe emergere il fatto che gli atti di pignoramento sono incontrollati e piuttosto che evitare l’aggravio delle spese gli uffici lascino che i procedimenti facciano il loro seguito.
"Le risposte della Regione non sono state atte a superare i rilievi" anche con riguardo alla gestione delle partecipate. Durante il procedimento è stato chiesto quanto la Regione avesse stanziato per ricapitalizzare le perdite di alcune partecipate o di precisare perché non è stata fatta la svalutazione sulle partecipazioni alle società che hanno un patrimonio netto inferiore al capitale sociale (società cioè che hanno visto eroso il capitale versato anche dalla Regione). Insomma, la Corte dei conti chiede e la Regione non risponde. E quando lo fa, non convince.
15 Dicembre 2019
Fonte: livesicilia.it
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