Il disavanzo accertato è di due miliardi di euro. Per i giudici, «la Regione non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi "minimi" che essa stessa si era data con la legge di stabilità»
13/12/2019 - di Alfredo Pecoraro
PALERMO - Supera i 2 miliardi di euro il disavanzo che secondo la Corte dei conti pesa sulla Regione siciliana e che va ripianato in tempi stretti. Un miliardo e 100 milioni, per i giudici contabili va coperto già con l’esercizio finanziario del 2019 mentre la restante parte, pari a 1,026, nel triennio, comunque non oltre la fine della legislatura. Conti disastrosi quelli che vengono fuori dal rendiconto del 2018 parificato seppur con alcune riserve stamani dalle sezioni riunite della Corte dei conti. Lo ammette anche il governatore Nello Musumeci, che però si smarca: «Io mai corresponsabile, deficit creato negli ultimi 25 anni». «Peccato che in passato nessuno se ne sia accorto, a tutti i livelli» e «ora si pretende che il mio governo risani ogni cosa in ventiquattro mesi». E alle opposizioni che attaccano il suo esecutivo chiedendo al governatore di presentarsi in Assemblea regionale, Musumeci replica secco: «Chi ieri fra i deputati ne è stato responsabile, oggi trova spudoratamente il coraggio di dare lezioni. Vergogna. Ci vorranno anni per sanare le ferite di una Regione fondata quasi sempre su sprechi, clientelismo e assistenzialismo. E noi abbiamo finalmente cominciato la bonifica».
Con la parifica del bilancio si chiude una lunga fase turbolenta e incerta, cominciata prima dell’inizio dell’estate quando la Corte dei conti muovendo numerose critiche al rendiconto che fu presentato dal governo Musumeci costrinse l'esecutivo a ritirarlo e a presentarne un altro. Tempi lunghi che si sono protratti fino a oggi. Nonostante i giudici abbiano parificato il bilancio nel dispositivo, accogliendo le richieste della Procura generale, dichiarano una serie di irregolarità riguardanti i fondi vincolati, alcune partite sulle entrate relative agli accertamenti in conto competenza per 5 milioni di euro circa, i residui attivi per circa 75 milioni di euro, 450 mila euro di residui passivi e giudicando non regolari il conto economico e lo stato patrimoniale per mancanze di certezze sulla quantificazione dei beni immobili e mobili.
Nella sua relazione, la Corte stigmatizza il «modus operandi della Regione siciliana che sottrae sistematicamente alla gestione di bilancio una quota rilevante degli accantonamenti di legge, generando una impropria capacità di spesa». Il riferimento è al risultato complessivo della gestione finanziaria 2018, chiuso in negativo: -1,02 miliardi. Per i giudici, «la Regione non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi "minimi" che essa stessa si era data con la legge di stabilità». Inoltre, «né il Defr 2018-2020, né il bilancio di previsione - pur essendo stati approvati ad esercizio ampiamente in corso - né l’assestamento, sono informati al rispetto del principio di continuità degli esercizi finanziari, per non parlare degli esiti dei giudizi di parifica, al punto che, in talune fasi, l’attività della Regione sembra abbia avuto, piuttosto, finalità elusive».
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Fonte: www.lasicilia.it
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