11 Agosto 2019
A noi le accuse lanciate contro di operai della Forestale – generiche e senza riscontri – non ci convincono affatto. Noi facciamo nostra la tesi espressa due anni fa, a proposito degli incendi delle aree verdi della nostra Isola, dal professore Silvano Riggio, che ha parlato di una vera e propria “strategia terroristica”. Noi aggiungiamo solo un elemento: un dubbio che solo il futuro potrà chiarire…
Qualche giorno fa abbiamo annunciato una riflessione sul perché i boschi della Sicilia – ma in alcuni casi anche le aree verdi a ridosso dei centri abitati – prendono fuoco. Interveniamo perché le accuse a ruota libera contro gli operai della Forestale espresse dal presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e da alcuni esponenti del movimento politico Diventeràbellissima (che poi è il soggetto politico al quale fa capo lo stesso Musumeci) non ci convincono: sia perché sono accuse prive di riscontri, sia perché non spiegano la ‘filosofia’ che potrebbe sostenere questo genere di attività criminali.
Già il fatto che, a nostro avviso, si tratta di attività criminali, significa che noi non crediamo che si tratti di autocombustione: l’autocombustione delle aree verdi esiste, è scientificamente spiegata: ma quella che va in scena in Sicilia da alcuni anni a questa parte non è autocombustione: è, come ha spiegato bene due anni fa il professore Silvano Riggio, che nella vita si occupa di ecologia e di ambiente, una strategia terroristica messa in piedi per ottenere risultati di breve periodo e medio e lungo periodo.
Ma andiamo per ordine.
Intanto cominciamo col dire che non è vero che tutti gli incendi esplosi in Sicilia tra la primavera e l’estate di quest’anno sono senza responsabili. Abbiamo assistito, è vero, a una serie di dichiarazioni da parte di politici e amministratori comunali con accuse generiche a “piromani e delinquenti”.
In realtà, per alcuni degli incendi che hanno colpito le aree verdi private a ridosso dei centri abitati i responsabili ci sono, ma si è fatto finta di non vederli.
Gli incendi colpiscono le aree verdi demaniali e le aree verdi private.
Degli incendi nelle aree verdi demaniali è responsabile la Regione siciliana.
Degli incendi nelle aree private sono responsabili i proprietari dei fondi che predono fuoco e, in seconda battuta, i Comuni nei quali ricadono tali fondi.
Di solito, a ridosso dei centri abitati, le aree verdi sono private: possono anche essere pubbliche, certo, ma di solito – lo ribadiamo – sono aree private.
Così come, in aperta campagna, ci sono aree demaniali e aree verdi private.
Ieri ci siamo occupati dell’incendio che ha colpito un appezzamento di terreno di proprietà del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che si trova nel Comune di Militello Val di Catania. E siccome abbiamo letto che a prendere fuoco sono state le sterpaglie, ci siamo chiesti: ma non avrebbe dovuto essere il proprietario del fondo – in questo caso lo stesso presidente della Regione – ad eliminare le sterpaglie?
E in assenza dell’intervento del proprietario del fondo, non avrebbe dovuto essere il Comune ad eliminare le sterpaglie?
Noi sappiamo che le cose funzionano così: i privati sono tenuti ad eliminare le sterpaglie e le erbe secche, proprio per prevenire possibili incendi. Se non se ne occupano, ebbene, dovrebbe essere il Comune di pertinenza ad intervenire.
Per carità: anche nei casi relativi ai fondi privati non crediamo alle autocombustioni: si tratta, in ogni caso, di delinquenti che appiccano il fuoco. Ma un conto è appiccare il fuoco in un terreno pieno di sterpaglie ed erbe secche, dove il fuoco si propaga con estrema facilità; mentre altra e ben diversa cosa è appiccare il fuoco in un terreno privo di sterpaglie ed erbe secche, dove le fiamme si propagano molto più lentamente, o non si propagano affatto.
Lo stesso discorso vale per le aree verdi a ridosso dei centri abitati. Se si tratta di aree verdi pubbliche, i sindaci hanno motivo di lamentare l’inadeguata gestione dell’ambiente. Ma se si tratta di aree verdi private sono i sindaci che dovrebbero intervenire, sostituendosi ai privati, per prevenire le fiamme.
Ne consegue, come già accennato, che per i fondi privati non si conosce chi ha appiccato il fuoco, ma si conoscono le responsabilità di chi avrebbe dovuto effettuare le operazioni di prevenzione degli incendi: operazioni che non sono state effettuate.
Andiamo agli incendi nelle aree boscate demaniali. Due anni fa il professore Silvano Riggio, da noi intervistato, ha affermato quanto segue:
“Gli incendi che stanno devastando la Sicilia? Un’idea l’ho maturata. Questi che appiccano il fuoco in tanti punti dell’Isola – credo che siano più di cento i roghi contati fino ad oggi – non sono semplici piromani. Questo è terrorismo. Sì, siamo davanti ad atti terroristici sapientemente organizzati”.
Si era nel 2017 – a governare la Regione era il centrosinistra di Rosario Crocetta – e le aree verdi della Sicilia erano travolte da incendi.
Anche due anni fa facevamo notare la ‘stranezza’ di un Governo regionale che ‘risparmiava’ sulle attività forestali in generale e, quindi, anche sulla prevenzione degli incendi. Anche due anni fa, come quest’anno, si registravano ritardi nell’avvio al lavoro degli operai della Forestale, poca attenzione per la realizzazione dei viali parafuoco e mezzi con approssimativa manutenzione, se non privi della stessa manutenzione.
“Indubbiamente – ci diceva il professore Riggio – l’assenza di attività di prevenzione degli incendi, in questa storia, ha avuto un ruolo importante. Chi ha organizzato questi atti terroristici contro l’ambiente siciliano ne ha approfittato”.
Dopo di che il professore Riggio illustrava la possibile strategia criminale che stava dietro gli incendi:
“E’ impressionante la sequenza degli incendi, che si snodano da un capo all’altro dell’Isola. Ripeto, dietro questi fatti c’è una sapiente regia. Qualcuno ha approfittato del momento per scatenare l’inferno: le aree verdi senza le attività di prevenzione effettuate, il grande caldo, in qualche caso anche il vento. Troppe coincidenze”.
Alla nostra domanda su chi poteva avere interesse a scatenare questi incendi, l’ecologo rispondeva così:
“E’ qualcuno che odia tutto ciò che è stato fatto per l’ambiente: penso all’istituzione dei Parchi e delle Riserve naturali. Sono frange che rifiutano la cultura ecologista”.
E ancora:
“Dietro questi fatti incresciosi c’è la sottocultura del vandalismo. Un po’ quello che è avvenuto nel quartiere ZEN di Palermo con la statua di Giovanni Falcone. Nel caso dell’ambiente, se la prendono con chi non si può difendere: gli alberi”.
Il 2017, con molta probabilità, è un anno di svolta di questa particolare attività terroristica. Perché? Lo ha spiegato lo stesso professore Riggio rispondendo alla nostra domanda sulla presenza di eventi simili registrati nel passato:
“Simili, ma mai una sequenza di incendi come quella registrata quest’anno. Ricordo l’incendio della Riserva dello Zingaro. Ricordo, credo nel 2003, l’incendio nei boschi di Tortorici. Gli incendi ad Erice e ancora sui Nebrodi. Ma fatti come quelli accaduti in questi giorni, lo ribadisco, non ne ricordo”.
Basta, per spiegare questi eventi, l’odio verso l’ambiente, come sottolinea il professore Riggio? A questa domanda non possiamo rispondere. A differenza di chi pensa di avere la verità in tasca, scaricando la responsabilità degli incendi sugli operai della Forestale, noi ci limitiamo solo a qualche considerazione ipotetica.
Sarà ciò che avverrà nel futuro a dire se le nostre ipotesi sono giuste o errate.
E qual è la nostra ipotesi? La nostra ipotesi è legata al contesto italiano: di un’Italia che, dentro l’Unione Europea dell’euro, somiglia tanto a una “nave sanza nocchiere in gran tempesta…“. In questo contesto la Sicilia si trova nel pieno di una possibile speculazione simile a quella che l’Europa delle banche (tedesche, ma non soltanto tedesche) ha riservato alla Grecia.
Come i nostri lettori sanno, noi seguiamo con costanza i temi e i problemi dell’agricoltura siciliana. Ci sono dubbi sul fatto che, ormai da tempo, l’agricoltura siciliana sia oggetto di una speculazione per mettere in grande difficoltà gli agricoltori siciliani?
La globalizzazione dell’economia non è estranea a quanto sta accadendo. Ma, nel caso del grano duro, si va ben oltre la globalizzazione dell’economia, dal momento che la speculazione per tenere basso il prezzo del grano duro è di natura endogena: speculazione al ribasso voluta da chi, magari, vuole prima costringere agli agricoltori a non seminare i terreni a grano duro per poi, magari, acquistare tali terreni a prezzi stracciati!
Ora, se ci sono interessi poco chiari sui terreni agricoli della Sicilia, perché gli stessi interessi poco chiari non potrebbero riguardare anche l’acquisizione, o anche la semplice gestione, delle aree verdi della Sicilia?
Ripetiamo: sarà il futuro a dirci se i nostri dubbi sono fondati o meno. Se nei prossimi anni si presenteranno soggetti privati chiedendo di gestire le aree verdi della Sicilia, visto che “sono gestite male a causa dei continui incendi”, beh, allora vorrà dire che i dubbi che stiamo manifestando oggi non sono poi così campati in aria…
Silvano Riggio: “Dietro gli incendi in Sicilia c’è una strategia terroristica”
Le accuse di Musumeci agli operai della Forestale? ‘U carbuni s’un tinci mascaria…
Da ‘Diventeràbellissima’ altre accuse agli operai della Forestale
Foto tratta da fegate.it
Fonte: www.inuovivespri.it
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