I retroscena dal Palazzo, dove si resta ancora in attesa delle tabelle del ddl collegato alla legge di Stabilità. Tante le voci sulle ragioni dello scontro interno alla maggioranza, mentre il presidente della commissione Bilancio invita «Musumeci e Micciché a incontrarsi»
MIRIAM DI PERI 16 GENNAIO 2019
C’è solo silenzio tra i corridoi del Palazzo, dove si attende ancora che l’assessorato al Bilancio trasmetta le tabelle al ddl collegato alla Finanziaria. Senza quelle, resta tutto ancora una volta bloccato, compresa la conferenza dei capigruppo rinviata a domani. Tutto fermo, tranne le dietrologie, che in tempi di noia rimbalzano da un corridoio al cortile, dal loggiato alla bouvette, mentre in sottofondo i ragazzini giocano a pallone sulla piazza del Parlamento.
È evidente che dietro lo stallo dell’Ars le ragioni siano tutte politiche e lo scontro all’interno della maggioranza sia arrivato a livelli mai visti finora in questa legislatura. Così, per quanto gli esponenti della coalizione restino molto bravi nel mostrare una calma apparente, ecco che in realtà le voci che circolano dentro il palazzo sono molte. A partire da quella di un rimpasto, in piena sessione di bilancio, che riguarderebbe non soltanto la farmacista nissena Mariella Ippolito, ma anche altri esponenti della giunta. Nello specifico Edy Bandiera (Agricoltura), Sebastiano Tusa (Cultura), Sandro Pappalardo (Turismo). Voci, insistenti, ma che al momento sono soltanto quello.
C’è poi la voce sul fortissimo scontro tra l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e il primo inquilino di Sala d’Ercole, Gianfranco Micciché, che avrebbe intenzione di soffiare all’esponente di Diventerà Bellissima l’assessorato di piazza Ottavio Ziino. Come se non bastasse, c’è chi si avventura a ipotizzare che dietro lo stallo, il braccio di ferro sia tutto interno a Forza Italia, tra Gaetano Armao e lo stesso Micciché. Complice l’inevitabile declino di Berlusconi padre, a livello nazionale, all’interno del partito e la conseguente ascesa di Berlusconi figlia (Marina), del cui cerchio magico farebbe parte la dolce metà del vicepresidente della Regione, Giusi Bartolozzi.
Voci, appunto. Sussurrate in un palazzo fermo in cui nessun provvedimento legislativo sta percorrendo il suo iter. Ma che non per questo non risente dei movimenti politici che pure si percepiscono. Come la formazione dell’interguppo parlamentare, formalizzato oggi in una conferenza stampa, tra Vincenzo Figuccia (Udc), Gaetano Galvagno (Fratelli d'Italia), e Danilo Lo Giudice (Misto).
Certo è che, intanto, il presidente della Commissione Bilancio, Riccardo Savona (Forza Italia) ha ammesso che punta a stralciare tre norme cardine del collegato: quella sul centro direzionale della Regione, per la cui realizzazione «sarebbero necessari 300 milioni di euro», quella dell’accollo dei mutui delle ex Province «che caricherebbe le casse del peso eccessivo di 500 milioni di euro di debiti» e quella sulla valorizzazione degli immobili di proprietà delle Asp. Sostanzialmente, con le parole di Savona, Forza Italia boccia i tre pilastri su cui è stato costruito il collegato. E come se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, Savona ammette ai cronisti: «Sarebbe il caso che prima che riprenda la sessione di bilancio, Musumeci e Micciché si incontrassero».
In un quadro di frizioni totali nella maggioranza, ecco la nota del capogruppo dem, Giuseppe Lupo, che nel commentare l’ennesimo rinvio della conferenza dei capigruppo, aggiunge: «Non è immaginabile tenere in ostaggio il Parlamento in attesa che la maggioranza raggiunga l’intesa politica sulla manovra economica, mentre c’è un’intera Regione che aspetta risposte a problemi sempre più urgenti. Se i ddl collegati non arriveranno all’Ars entro domani, il presidente Miccichè ne prenda atto e consenta al Parlamento di proseguire l’esame dei disegni di legge di Stabilità e di Bilancio». Una nota che è suonata quasi come un braccio teso nella bufera a Musumeci. O, al contrario, come una spallata a Micciché.
Alla quale ha fatto seguito la nota del capogruppo di Diventerà Bellissima, Alessandro Aricò, che ricorda ai suoi alleati che «il bilancio e la finanziaria sono stati approvati dal governo lo scorso 18 dicembre e sono a disposizione del Parlamento regionale dal 21 dicembre». E che «il collegato è stato approvato dalla giunta domenica 13 gennaio ed è già nella disponibilità dell’Assemblea». Insomma, secondo Aricò, «il Parlamento è, dunque, nelle condizioni di poter esaminare e votare gli strumenti contabili tanto utili agli enti locali e alla comunità siciliana». Aricò auspica anche che non si arrivi a una proroga dell’esercizio provvisorio. Ma, francamente, non sono in molti ad avere il suo stesso ottimismo: l’esercizio provvisorio pare ormai inevitabile.
Fonte: meridionews.it
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