Dal sito www.lasicilia.it
15/05/2018 - di Mario Barresi
Cene, appuntamenti, pressioni, raccomandazioni e finanziamenti in nero. Nel cerchio magico una lista trasversale. La “vagonata” di milioni a Cuffaro
CALTANISSETTA - Raffaele Lombardo, tramite Emma Marcegaglia, gli aveva chiesto di diventare suo assessore nel governo del “ribaltone”. Ma Antonello Montante rispose di no. Non ne aveva bisogno, vista la sua «tentacolare rete di rapporti» descritta dai magistrati di Caltanissetta non solo in relazione a pezzi grossi dello Stato, ma anche a ministri, governatori e parlamentari nazionali e regionali.
L’ex presidente di Confindustria Sicilia non aveva bisogno di entrare in politica. Era la politica a bussare alla sua porta. E nelle 2.557 pagine di ordinanza del gip Maria Carmela Giannazzo si leggono numerosi esempi. A partire dai politici che il gip inserisce nella lista delle «richieste di “raccomandazioni” avanzate al Montante», contenute in un file excel all’interno delle cartelle “curric per sen” e “Tutti” e in un altro file chiamato “Curriculum vitae 11.06.12”. gli investigatori ne hanno trovate almeno una novantina, pervenute tra il 2007 e il 2015, e altre 40 di soggetti che erano stati «certamente» segnalati. I nomi dei politici citati nell’ordinanza: Leoluca Orlando, Enzo Bianco, Ester Bonafede, Patrizia Valenti, Luca Bianchi, Mario Torrisi e Nino Germanà. Ma con una precisazione: «Non sono emersi allo stato concreti elementi per poter ipotizzare l’esistenza di una contropartita in grado di colorare i rapporti di che trattasi in maniera rilevante da un punto di vista penale». In quest’ambito, scrive il gip, «sono emersi anche documentalmente rapporti» con l’ex ministro Anna Maria Cancellieri e con l’ex vicepresidente del Csm Michele Vietti. In un file rinvenuto nel server della Msa (azienda del gruppo Montante) c’è il nome di Tiziana Miceli con l’annotazione «moglie di Angelino luglio 2011». Si tratta della consorte del ministro Angelino Alfano, “censito” decine di volte nel diario di Montante, fra cene e appuntamenti.
Su altri rapporti il giudice è molto esplicito. «Plurime fonti dichiarative», scrive, hanno riferito «della consuetudine del Montante di finanziare le campagne elettorali di esponenti politici di diversi schieramenti per potere avere sempre un punto di riferimento in soggetti chiamati a rivestire incarichi di governo». E in questo senso «elementi di conferma» arrivano dall’intercettazione di una conversazione fra Michele Trobia (presidente del Tennis club di Caltanissetta e «persona assai vicina al Montante»), Marco Venturi ex amico del leader confindustriale e poi teste-chiave dell’accusa, e Massimo Romano, imprenditore arrestato, in cui Trobia «narrava di consegne di denaro effettuate dal Montante in sua presenza in favore di Cuffaro Salvatore».
Trobia: Siamo a diciassette anni fa!! E mi portò... questa prima bo... poi borse con coso con Totò Cuffaro... le altre borse che depositò a casa mia “e cà c’è ottocentu miluna... cà c’è seicento milioni”... queste cose... io le avevo tutte...
Romano: Ma tu non le hai mai visti!
Trobia: Come non l’ho mai visti!
Romano: I soldi, dico, non li hai mai visti!
Trobia: Li abbiamo consegnati assieme a Totò Cuffaro! A muglieri ca... dico... scusami... a muglieri che mi dissi... dici ... allora Antonella... l’importo dentro mi dissi chi c’era ddra intra... dici “perché non mi restituisce i soldi ca... i sorda ca gli avete dato tu e mè marito!”...
Lo stesso Venturi conferma ai pm: «Montante aveva rapporti molto confidenziali con Gianfranco Miccichè e con Totò Cuffaro». L’attuale presidente dell’Ars «si recava molto spesso a Cefalù a casa del Montante», riferisce il testimone senza fare cenno a «contributi economici» che invece sarebbero stati versati «in nero» a Cuffaro nel 2001. Montante «pagava la campagna elettorale a tutti», racconta il suo ex delfino. Ed è lo stesso Trobia, ad affermare: «Si definiva un “distributore di mazzette”, parliamo di mazzette di centinaia di milioni».
Da Totò Vasa-Vasa a Raffaele Lombardo. Secondo quanto riferito ai magistrati nisseni da Gaetano Armao, ex assessore del governo autonomista e ora nello stesso ruolo con Nello Musumeci, «il Montante, attraverso l’operato politico del senatore Pistorio e del senatore Lumia, aveva sostenuto ed appoggiato il mutamento di maggioranza (e cioè il sostegno del Pd, ndr) che aveva poi sorretto la giunta presieduta da Lombardo». Armao racconta alcune vicende dalle quali si evince la capacità di Montante di «orientare le scelte amministrative del governo Lombardo», fra le quali l’interessamento della Dr a rilevare lo stabilimento di Termini. In questo contesto, «si rafforzano» i rapporti con Pistorio. E «risulterebbe che il governatore Lombardo avesse chiesto, tramite la Marcegaglia, proprio al Montante di divenire assessore». Ruolo che il presidente di Confindustria Sicilia “delegherà” a Venturi. Poi alla fidatissima Linda Vancheri, infine a Mariella Lo Bello.
Siamo nell’era di Rosario Crocetta. Dalle carte, più volte, emergono i nomi dell’ex governatore e dell’ex senatore Beppe Lumia. Per i magistrati nisseni sono «i soggetti politici che - come emerso dalle indagini espletate - forse più di ogni altro hanno sponsorizzato l’ascesa di Montante». In un’intercettazione ambientale negli uffici della sua Sidercem, Venturi ne parla con Alfonso Cicero, ex crocettiano ed ex presidente dell’Irsap, da tempo fra le gole profonde sul “sistema Montante”. I due stanno limando il testo di un memoriale. In cui si parla anche di quello che il gip riassume come «richiesta da parte di Lumia a Venturi di un finanziamento in nero della campagna elettorale di Crocetta e conseguente ira di Montante per il rifiuto opposto da Venturi». Citata anche la segretaria di Crocetta: «... mi chiedeva di darle un contributo di ventimila euro a Crocetta per la sua campagna elettorale... puntualizzandomi che potevo darglieli anche in nero», annota Venturi. E Cicero chiude il cerchio: «Montante mi ammoniva per non avere dato 20mila euro alla segretaria di Crocetta, rinfacciandomi che altri esponenti di Confindustria a lui vicino avevano dato contributi». E di Lumia parla anche il re dei supermercati, Romano. L’ex senatore gli avrebbe chiesto di «denunciare un’estorsione in realtà mai avvenuta». Romano, intercettato il 18 settembre 2015, lo rivela a Cicero e Venturi: «Ricordo anche che dopo la cena ebbi una terribile discussione con Montante il quale, quasi violentandomi psicologicamente insistette sul fatto che dovevo denunciare e che non facendolo li avrei rovinati tutti».
Anche dopo l’auto-eclissi dovuta all’indagine per mafia, Montante resta un player della politica siciliana. Il 25 ottobre 2015 detta la strategie all’assessora Lo Bello e a Maria Grazia Brandara, ex commissario Irsap. «Venerdì ci dissi nuatri ni putimu ammiscari pi nenti completamenti... puntu. A nuatri n’interessa ca trasi Mariella... dunni a vonnu mettiri a mittuni. Mariella ci rissi “solo io posso chiedere nuddu può chiedere». E poi: «Crocetta fici un assessuri e sbaghiau pi mia, quindi voglio dire non gli abbiamo mai fatto sbagliare una mossa... u problema è quannu iddi si mitti... pirchì nun si sbagghia una mossa...». Ma Montante resta ottimista: «Appena s’assitta arrì chiurimmu chiudda tua! È importanti pi na manu poi si travaglia suli per il dopo». E cioè «per il dopo ci vuole un deputato», dice a Lo Bello e Brandara. «Una di vuatri due ava ristari in Sicilia e n’atra si ni va a Roma».
Un progetto politico, annota il gip, che «in sé non avrebbe nulla di illegittimo». Se non fosse per i mezzi: un «sistema di corruttela diffusa, che connota perciò di illiceità penale le condotte poste in essere per realizzarlo».
Fonte: www.lasicilia.it
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