L'editoriale del Direttore
di Carlo Alberto Tregua
La massa di stipendi a vario titolo e di varia denominazione che viene erogata dalla Regione alimenta il lavoro assistenziale, cioè quello che non produce ricchezza e che quindi non spinge la ruota economica.
Ed è proprio qui la differenza tra Sud e Nord: in quelle regioni la maggioranza del lavoro è produttivo. Di che cosa? Di ricchezza e, quindi, di materia tassabile. In quelle regioni, il numero degli addetti ai servizi pubblici è ridotto all’osso anche per la ragione che il lavoro produttivo c’è in abbondanza e remunera dipendenti e dirigenti in maniera superiore alla remunerazione che va a dirigenti e dipendenti pubblici.
Non è un caso che tutte le amministrazioni del Nord abbiano vistosi buchi in organico perché non riescono a reperire le persone con la conseguenza della transumanza dal Sud al Nord.
Non solo il ceto politico siciliano è cieco di fronte a questa fotografia, ma continua nella perversa strada di alimentare questo versante (lavoro assistenziale ed improduttivo), anziché cambiare decisamente registro e destinare le risorse verso quelle attività che possono assorbire personale da inserire in cicli che generino ricchezza.
Non si capisce questa ottusità programmatica e la mancanza di visione di chi ha di fronte un quinquennio nel quale dovrebbe tentare di far incrementare il Pil della Sicilia di dieci punti (circa 8 miliardi di euro), nonché ribassare la disoccupazione di altrettanti dieci punti per riportarla al livello della media nazionale.
Abbiamo pubblicato una tabella di tutti i principali dati economici della Sicilia nel giorno in cui è finito lo sciagurato quinquiennio del fu (politicamente parlando) Rosario Crocetta e nel quale è iniziata l’era di Nello Musumeci.
Sono trascorsi oltre sei mesi ma non vediamo una inversione di tendenza. Avere imbarcato decine di migliaia di persone nelle diverse pubbliche amministrazioni è stato un segnale molto negativo.
Cosa avrebbe dovuto fare il governo regionale? Nominare una task force formata da una decina di valorosi dirigenti (che in Regione ci sono), per accelerare i processi atti ad aprire i cantieri di opere pubbliche, a finanziare i progetti delle imprese, con l’utilizzazione integrale dei fondi europei e statali, formati da numerose leggi che non vengono usate.
Il lavoro produttivo siffatto avrebbe messo in moto decine di migliaia di assunzioni, cosicché poteva essere avviata a soluzione la tremenda questione della disoccupazione, che genera povertà, malumore, disuguaglianze ed altre malattie del genere.
Inoltre, attivare cantieri e sostenere (non aiutare) le imprese, significa muovere una leva economica almeno cinque volte superiore al semplice pagamento degli stipendi per lavoro assistenziale, che non ha alcun moltiplicatore economico, salvo forse uno.
Non comprendiamo come chi abbia responsabilità istituzionali non si renda conto di questa necessità e non prenda coraggiosa posizione nei confronti di chi tende la mano per chiedere l’elemosina del posto improduttivo.
Il lavoro assistenziale è un falso lavoro e distrugge la Sicilia, anziché contribuire a ricostruirla, con la conseguenza che la popolazione, soprattutto quella povera, insorge, vota in massa per il M5s come protesta forte nei confronti di quel ceto politico che ha portato l’Isola sempre più giù.
Per spiegare le cose che andiamo dicendo, il Presidente della Regione e i suoi assessori dovrebbero andare spesso nelle televisioni e radio regionali e ancora più spesso dovrebbero comunicare al Popolo attraverso i quotidiani, che ancora nell’Isola sono abbastanza letti.
Spiegare cosa? Che le iniziative del governo devono essere indirizzate ad attività che producano ricchezza e non a distribuire povertà.
Le risorse limitate di cui dispone la Regione possono essere moltiplicate se addizionate a quelle molto più rilevanti, europee e nazionali. Quindi, è più importante promuovere l’attività piuttosto che finanziare direttamente i mendicanti, i quali avranno sollievo dal miglior funzionamento della macchina economica siciliana e non di chi esercita il potere e non il dovere.
16 Maggio 2018 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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