Di fatto, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, ha dimostrato di essere il migliore alleato dei grillini: ha incasinato il Governo regionale di Nello Musumeci e ha sputtanato l’intero centrodestra siciliano a qualche mese dalle elezioni politiche nazionali. Per i siciliani, Miccichè e i ‘geni’ del centrodestra sono quelli che vogliono ripristinare gli stipendi d’oro
Pensavano di averlo sistemato per le feste. Una volta nominato assessore, con la delega alla gestione dei rifiuti, considerato quello che sta succedendo in Sicilia in questo settore, grazie alle scelte dissennate adottate dai Governi regionali di centrosinistra dal 2008 ad oggi, Vincenzo Figuccia, a metà marzo del prossimo anno, e forse anche prima, sarebbe andato a sbattere.
Quella dei rifiuti è una delle ‘trappole’ che il passato Governo regionale di centrosinistra ha lasciato in eredità al nuovo esecutivo. In questa ‘trappola’ è finito Vincenzo Figuccia, che come lui stesso ha detto qualche giorno fa, avrebbe dovuto occuparsi del sociale, non delle discariche siciliane che stanno esplodendo.
Chissà, magari veder naufragare Figuccia sarebbe stato il sogno proibito di Gianfranco Miccichè. Del resto, lo stesso Figuccia ha lasciato Forza Italia prima delle elezioni regionali in polemica con lo stesso coordinatore-commissario di Forza Italia in Sicilia.
Ammesso che questo sia stato il sogno di Miccichè che, come osserva acutamente la capogruppo dei grillini all’Ars, Valentina Zafarana, è il vero comandante del centrodestra siciliano e dello stesso Governo regionale (“Dov’è Musumeci, qui il vero presidente della Regione è Miccichè”) – questo sogno è naufragato.
Il presidente dell’Ars, politicamente parlando, da parte sua, si è auto-incaprettato sulla storia degli stipendi d’oro da erogare ai dipendenti del Parlamento siciliano. Una vicenda che avrebbe dovuto essere gestita in modo molto diverso, senza la ricerca della prima pagina sui giornali. Un passaggio politico che Miccichè ha gestito malissimo (COME POTETE LEGGERE QUI).
Le dichiarazioni di Miccichè – che è riuscito a mettersi contro tutta la Sicilia, dicendo ai quattro venti che lui avrebbe eliminato il tetto delle retribuzioni peri dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana – hanno creato e continuano a creare non pochi problemi al Governo regionale di Nello Musumeci.
Tanto che qualcuno si è chiesto: ma non è che Miccichè lo sta facendo apposta? Perché così facendo ha ottenuto due risultati: ha messo in difficoltà il Governo regionale di centrodestra che, davanti a un’onda di indignazione contro la proposta di ripristinare gli stipendi d’oro all’Ars, dovrà prendere posizione; e ha creato le condizioni mediatiche per non eliminare i tetti retributivi del Parlamento siciliano.
In pratica, dicendo una cosa, Miccichè ha ottenuto l’esatto opposto. Mettendo in difficoltà anche il Governo Musumeci.
Chi le ha cantate al presidente dell’Ars è stato, per l’appunto, l’assessore Figuccia, che ha criticato Miccichè, dicendo a chiare lettere che ripristinare gli stipendi d’oro nel ‘Palazzo’ della politica siciliana è un’offesa a chi, oggi, in Sicilia, non riesce a mettere d’accordo il pranzo con la cena.
A questo punto, messosi all’angolo da solo, Miccichè ha chiesto aiuto ai partiti di centrodestra. I ‘capi’ di questo schieramento politico, che forse non hanno ancora capito che Miccichè gioca su due tavoli – in Sicilia nel tavolo del centrodestra, a Roma, insieme con Berlusconi, nel tavolo con Renzi – lo hanno ‘riempito’ di solidarietà.
Attenzione: solidarietà interessata, perché quasi tutti i ‘capi’ del centrodestra siciliano aspettano da Berlusconi e da Miccichè il posto nei collegi sicuri alle elezioni politiche di marzo.
Quindi, nel nome dei seggi che pensano di conquistare una volta candidati nel collegi plurinominali del Rosatellum (la nuova, vergognosa legge elettorale per Camera e Senato), i ‘capi’ del centrodestra si sono schierati, ‘pancia a terra’, con Miccichè.
Con molta probabilità, hanno fatto male i calcoli, perché se in questo momento, in Sicilia, c’è un politico che gode della massima impopolarità, ebbene, questo è proprio Gianfranco Miccichè.
Miccichè e i ‘capi’ del centrodestra siciliano hanno pensato, anzi si sono illusi di isolare Figuccia. Il quale ha rassegnato le dimissioni e ha rincarato la dose su Miccichè e, automaticamente, su un centrodestra siciliano che esce da questo passaggio politico totalmente sputtanato.
Di fatto, Miccichè e i ‘capi’ del centrodestra siciliano, che avrebbero voluto ‘isolare’ l’assessore, anzi l’ormai ex assessore Figuccia, si sono ‘auto-isolati’ rispetto a una Sicilia che, in stragrande maggioranza, vede con disprezzo chi disprezza la povertà e il bisogno.
Non solo. Figuccia si tira fuori da un settore dove, come già accennato, avrebbe dovuto ‘bruciarsi’, se è vero che a metà marzo del prossimo anno le discariche della Sicilia saranno tutte sature.
Allo stato attuale dei fatti – grazie, lo ribadiamo, alle scelte sbagliate operate dai passati Governi regionali di centrosinistra – non c’è, in Sicilia, un’alternativa alle discariche. La raccolta differenziata dei rifiuti, dalle nostre parti, ‘viaggia’ su percentuali ridicole e deve scontare, anche, gli effetti nefasti degli incendi che, la scorsa estate, hanno colpito alcuni dei più importanti centri di compostaggio della nostra Isola.
Fra tre mesi in Sicilia sarà emergenza rifiuti. Su questa ‘graticola’, nella testa di qualcuno, l’ormai ex assessore Figuccia avrebbe dovuto ‘bruciarsi’. Ma non sarà così.
Vediamo, adesso, chi andrà a prendere il fuoco delle discariche con le mani…
28 Dicembre 2017
Fonte: timesicilia.it
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