13 novembre 2016

SICILIA, PER SALVARE I FONDI UE LA REGIONE FINANZIA MANEGGI E BOCCIODROMI


Corsa contro il tempo per non perdere 700 milioni. Chiesto il pagamento di opere già realizzate 


di ANTONIO FRASCHILLA e CLAUDIO REALE
Il governatore Rosario Crocetta si dice sicuro che alla fine la Sicilia certificherà il 100 per cento della spesa dei fondi Ue del vecchio piano 2007-2013. Ma i numeri dicono ben altro, al momento, e al dipartimento Programmazione sono molto preoccupati. In realtà si stima una perdita di almeno 700 milioni di euro perché molti Comuni sono indietro nella realizzazione delle opere e quasi sicuramente da qui al 31 marzo, data ultima per Bruxelles, sarà impossibile certificarne la spesa. Ma questa è soltanto una stima. Di certo c’è che secondo i dati del ministero della Coesione territoriale a luglio la Sicilia era fanalino di coda tra le regioni sul fronte della certificazione della spesa con il 71,5 per cento su un budget complessivo di oltre 4,3 miliardi di euro. Solo la Calabria ha fatto peggio.

Non a caso a Palazzo d’Orleans è partita una corsa affannosa a certificare spese con vecchi progetti che dovevano o potevano essere finanziati con altri fondi: "Uno scandalo in piena regola — attacca l’eurodeputato del Movimento 5 stelle, Ignazio Corrao — un vero e proprio escamotage contabile che permette alla Regione di spendere i fondi Ue facendosi rimborsare progetti vecchi, già realizzati anni prima e finanziati con altri fondi regionali, statali, prestiti, che poco o niente hanno a che fare con gli obiettivi dello sviluppo della Sicilia". E tra questi progetti cosiddetti “retrospettivi” c’è davvero di tutto, dalla realizzazione di un maneggio da 1,2 milioni di euro a Santo Stefano Quisquina a un bocciodromo a Erice costato ben 700mila euro, solo per fare due esempi. Ma spulciando tutti i "beneficiari" dei fondi europei a oggi non mancano altre spese sorprendenti, dalla "biblioteca documentale sui fondi strutturali" al noleggio di bus per seminari. Il tutto a dimostrazione di un’ennesima occasione mancata per la Sicilia.

La certificazione lumaca. L’entusiasmo del governatore Crocetta, che a Messina ha annunciato il raggiungimento dell’obiettivo del 100 per cento della certificazione Ue, rischia di essere smentito da qui a breve. Il ministero della Coesione territoriale almeno due volte all’anno verifica le performance delle Regioni. I risultati dell’ultimo controllo sono stati appena pubblicati e riguardano le certificazioni delle spese a valere sui fondi Ue al 31 luglio scorso. E la Sicilia è molto indietro rispetto al resto del Paese. Sul Fondo sociale europeo le cose vanno bene, con una certificazione pari all’87 per cento del programma: in gran parte grazie ai corsi per la formazione professionale, di dubbia utilità, caricati in massa sui fondi Ue. Il problema riguarda invece il Fesr, il piano Ue per infrastrutture e altri interventi che dovrebbero aiutare la Sicilia a migliorare la sua posizione in Europa. Qui su una dotazione di 4,3 miliar- di risultano certificati 3,1 miliardi. Mancano all’appello 1,2 miliardi da certificare in otto mesi. Una cifra che sembra fuori portata, considerando che negli ultimi sette mesi la Sicilia ha certificato appena 400 milioni. In ogni caso la previsione che fanno a Palazzo d’Orleans è che realmente a rischio restituzione a Bruxelles ci sono circa 700 milioni: "Si tratta di piccoli interventi nei Comuni ancora in fase di realizzazione — dicono dalla Regione — e la colpa non è nostra. Certo non hanno aiutato alla certificazione sia il blocco alla spesa imposto dalla Finanziaria regionale 2015 sia la riorganizzazione degli uffici nella scorsa estate. Due ostacoli di non poco conto".

I progetti di "riserva". Per evitare comunque che la cifra da restituire a Bruxelles salisse a dismisura, la Regione ha utilizzato un escamotage consentito dai regolamenti Ue. E cioè quello di caricare sui fondi europei progetti vecchi realizzati in altre programmazioni statali e regionali. "La Regione sta per presentare ben 650 progetti retrospettivi, per un totale di 900 milioni — dice l’eurodeputato Corrao — dunque quasi un miliardo di euro di progetti vecchi, talvolta inutili". Dalla Programmazione dicono che i progetti sostitutivi sono circa 200 per 700 milioni e che "la Sicilia alla fine utilizzerà questo meccanismo per meno del 10 per cento della programmazione a differenza di altre regioni che arrivano anche al 40". Certo è che a vedere cosa si sta caricando sui fondi Ue c’è da rimanere a dir poco perplessi. Qualche esempio? Oltre al maneggio e al bocciodromo, c’è una piscina coperta a Bivona, costata poco meno di due milioni, il campo sportivo da un milione a Casteltermini, una palestra da 1,8 milioni a San Gregorio di Catania e decine di micro-interventi sulle strade provinciali senza alcuna visione complessiva.

Le spese inutili. Ma spulciando in generale l’elenco delle spese con fondi Ue non mancano altre curiosità. Ad esempio "l’acquisto di mobili e arredi per l’allestimento di una biblioteca documentale sui fondi strutturali e sulla politica di coesione regionale unitaria" (17.240 euro), la spesa per il "servizio di noleggio pullman con conducente nei giorni 8, 9 e 10 settembre 2014 comprensivo di ticket parcheggio e vitto e alloggio conducente" (2.420 euro), oppure per "il seminario sullo sviluppo delle strategie e delle attività per la prevenzione del rischio di frodi comunitarie" (7.498 euro). E, ancora, per la "campagna pubblicitaria sulla sicurezza stradale"( 3,2 milioni) nella Regione delle strade colabrodo. Spesi poi 29mila euro per "l’affidamento di una indagine demoscopica sulla conoscenza del ruolo dell’Ue quale finanziatore della politica regionale". I risultati di questa ricerca non si conosco, ma sembra difficile trovare un siciliano che sappia rispondere con sicurezza a una semplice domanda: "A cosa sono serviti i fondi Ue?".


12 Novembre 2016
http://palermo.repubblica.it/politica/2016/11/12/news/sicilia_per_salvare_i_fondi_ue_la_regione_finanzia_maneggi_e_bocciodromi-151863974/






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