REGIONE
i conti in bilico
Esercizio provvisorio via libera da Roma ma stop dei sindacati
Lillo Miceli
Palermo. A Roma il presidente della Regione, Rosario Crocetta, incassa il via libera alla legge sull'esercizio provvisorio; a Palermo, inaspettatamente, si ritrova davanti al blocco di tutti i sindacati che hanno detto no alle norme previste nel disegno di legge di stabilità per la riduzione dei costi del comparto della Funzione pubblica. Cobas-Codir, Sadris, Siad, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Ugl e Dirsi, infatti, hanno confermato lo sciopero del prossimo 20 marzo, che sarà preceduto da un sit-in, il 17 marzo, davanti Palazzo d'Orléans. Lo stesso giorno, l'Anci Sicilia terrà una conferenza stampa in piazza Politeama, a Palermo. In teoria, ci sarebbe tutto il tempo per riprendere il dialogo, ma i sindacati per mettere ordine nel ginepraio dei privilegi dei dipendenti regionali, vorrebbero un disegno di legge ad hoc.
La rottura con le forze sindacali è maturata proprio mentre da Roma arrivava la notizia che il bilancio provvisorio della Regione siciliana non sarà impugnato. «Come avevo detto - ha sottolineato Crocetta - non c'era alcuno scontro col governo Renzi, si trattava solo di un equivoco che è stato superato alla luce dei chiarimenti che abbiamo fornito a Roma». Pertanto, non sarà necessario che il presidente della Regione partecipi domani al Consiglio dei ministri, così come era stato paventato. Ma da Roma non c'è stato ancora alcun via libera alle rivendicazioni della Regione che dovrebbero consentire di redigere il bilancio, in modo da trasmettere i documenti finanzri a Palazzo dei Normanni entro la fine del mese, per l'approvazione entro il 30 di aprile.
Crocetta, però, non si aspettava che i sindacati facessero saltare il tavolo della trattativa su pre-pensionamenti ed adeguamento delle pensioni dei dipendenti di ruolo a quelle degli statali. «Respingiamo con forza il testo del ddl di stabilità 2015 - hanno detto i segretari di tutti i sindacati rappresentati alla Regione - presentato oggi. Passiamo subito alla protesta e allo sciopero. C'è la rottura di tutti i sindacati confederali e autonomi con il governo regionale sul tema del pubblico impiego». E hanno aggiunto: «Il governo regionale non recepisce alcuna proposta formulata nei giorni scorsi. Abbiamo sperato nella possibilità di un dialogo, ma dobbiamo prendere atto che con questo governo ogni interlocuzione è inutile. Allora abbiamo deciso di unire le forze e ci faremo sentire in modo unitario a cominciare dal sit-in del 17 marzo sotto palazzo d'Orléans». Il 20 marzo, invece, lo sciopero generale.
Il presidente della Regione non si aspettava una chiusura così netta, anche perché a chiedere di eliminare alcuni privilegi di cui hanno goduto finora i dipendenti regionale, è stato il governo nazionale. «Colgo con sofferenza e amarezza - ha affermato Crocetta - il fatto che le organizzazioni sindacali abbiano deciso di rompere la trattativa sulla nuova finanziaria. Il governo si è mostrato dall'inizio completamente disponibile ad accettare suggerimenti e proposte. Inspiegabilmente dopo che erano stati aperti alcuni varchi importanti per possibili mediazioni, oggi è prevalsa l'idea di respingere in toto le misure che riguardano i lavoratori, ritenendo che tutto questo vada rinviato a un disegno di legge specifico».
Un percorso, quello del disegno di legge autonomo, che per Crocetta non sarebbe attuabile: «Sono già due anni che ci sentiamo dire a ogni finanziaria che dobbiamo sempre rinviare a un ddl organico tutte le riforme. Il risultato è che poi tali riforme non vengono, salvo alcune cose importanti già approvate, con la conseguenza che la Corte dei Conti ogni anno ci parla di eccesso della spesa corrente e di assenza di interventi. Abbiamo una partita estremamente importante di fronte a noi, quella di salvare la Sicilia. E questa partita si gioca tutti insieme, governo, Parlamento e sindacati. Nessuno si può tirare indietro perché non è in gioco il destino di una categoria, ma della Sicilia, il futuro dell'economia, delle imprese e dei giovani siciliani».
Per il presidente della Regione, «nessuno si può chiudere in posizioni corporative, ma occorre farsi carico dei bisogni generali del popolo siciliano e degli interessi della Regione. Negli oltre due anni di governo ci siamo caratterizzati per aver portato avanti politiche di riforme e austerità, senza fare massacro sociale. Nella nuova finanziaria stiamo proponendo lo stesso schema: tagli agli sprechi e ai privilegi, semplificazione amministrativa, sburocratizzazione, rilancio delle attività produttive, riforma della burocrazia. Tutto questo per risparmiare, senza togliere nulla ai lavoratori. Non si può pensare di fare uno scontro sui prepensionamenti per il semplice motivo che tali prepensionamenti, sia nel pubblico, sia negli enti collegati, sia nelle partecipate, sia tra i forestali, non sono obbligatori ma volontari».
«Perché - si domanda - i sindacati dovrebbero opporsi a misure volontarie di fuoriuscita? Nel frattempo, solo tra dipendenti diretti risparmieremmo 40 milioni in tre anni senza considerare le decine di milioni di risparmio che avremmo negli altri settori. Non possiamo avere un approccio ideologico per i problemi dei dipendenti».
11 Marzo 2015
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