Trecentosessanta milioni di euro. A tanto ammonta la nuova manovra finanziaria della Regione siciliana, la terza in meno di sei mesi. La giunta regionale di governo l’ha approvata ieri sera poco dopo le 23 dopo una riunione fiume iniziata nel pomeriggio, sospesa intorno alle 20,00 e poi proseguita in serata dopo aver affrontato il nodo partecipate.
La manovra andrà in discussione in Commissione bilancio la prossima settimana a partire da martedì 17 per giungere in aula fra martedì 24 e mercoledì 25 e giungere ad una sua approvazione entro il 4 luglio anche se è probabile qualche ulteriore slittamento.
Già dieci giorni fa l’assessore Agnello, redattore di questa manovra, prevedeva, in una intervista a BlogSicilia, che l’ennesima finanziaria vedesse la luce intorno alle metà di luglio.
La manovra  tenta di recuperare i fondi bloccati dall’impugnativa del Commissario dello stato dello scorso gennaio. Una parte di quei 550 milioni sono stati già rimodulati con la manovra salva stipendi che stamattina è in gazzetta ufficiale. Ora tocca agli altri 360 milioni.
Di questi 111 milioni vanno a rimpinguare il fondo di accantonamento a salvaguardia dei residui attivi ovvero dei crediti giudicati difficilmente esigibili da parte della Regione.insieme ai fondi già accantonati si raggiunge quota 250 milioni. Nella sua relazione alla Commissione bilancio in settimana il presidente della sezione di Controllo della Corte dei Conti Maurizio Graffeo, aveva parlato, fra l’altro, della liquefazione di questo fondo.  Questi accantonamenti mirano ad evitare, dunque, eventuali nuove impugnative.
Meno di 250 milioni di euro i fondi realmente disponibili per una rimodulazione e serviranno per coprire fino a dicembre gli stipendi degli enti che gravitano intorno alle regione attualmente garantiti solo fino al corrente mese di giugno.
Ma il governo punta a sbloccare altre risorse ferme proprio per effetto dell’impugnativa. si tratta di quasi 320 milioni di euro. Soldi che esistono sulla carta ma che potrebbero diventare liquidi” nel corso del secondo semestre dell’anno. da questi fondi si prevede di incrementare ulteriormente gli accantonamenti di un’altra quarantina di milioni di euro (il fondo, così, sfiorerebbe i 300 milioni toccando il 10% della consistenza dei residui attivi valutati in 3 miliardi di euro e che vanno coperti in dieci anni secondo l’accordo con il Ministero).
Ulteriori 60 milioni serviranno per la proroga dei contratti di lavoro degli ex Pip. Tremila persone che potranno proseguire la loro attività per 3 anni. La norma prevede, anche, incentivi alla fuoriuscita dal bacino. Chi sceglie di dimettersi potrà ricevere in unica soluzione, il compenso previsto per un triennio. In questo modo, a saldi fermi, si conta di abbattere il numero dei precari che alla fine del triennio chiederanno la stabilizzazione.
Con la manovra si dovrebbe rimettere ordine anche in altri settori attualmente al collasso. Sono previsti i fondi per il diritto allo studio, per l’edilizia scolastica, i fondi per l’Ast l’azienda di trasporto pubblico che attualmente non ha fondi neanche per i carburanti oltre che per gli stipendi, per i consorzi di bonifica, per la seconda trance delle squadre antincendio forestale e per i trasferimenti ordinari ai Comuni 880 milioni sono già stati messi in conto nel salva stipendi).
In manovra ci sono poi i finanziamenti per gli “enti meritevoli” (ex tabella H) che si occupano di attività antimafia o di assistenza. Chi non verrà riconosciuto in questa categoria potrà, comunque, contare sull’assegnazione di una porzione di risorse aggiuntive. Il capitolo di spesa viene dotato di ulteriori 10 milioni di euro che potrebbero salire fino a 15.
Fra i fondi residuali ci sono anche poco meno di un milione per i teatri privati che sono stabilmente in protesta davanti l’assessorato regionale al turismo ormai da dieci giorni inscenando uno spettacolo in strada ogni sera.
Torna, poi, il reddito minimo garantito. Tutto ciò che resta disponibile, dunque, il governo intende impegnarlo in una misura “sociale” già impugnata dal Commissario dello Stato. Nella riscrittura il reddito minimo riguarderebbe tutti i soggetti che possano contare su meno di 5 mila euro annui e l’assistenza della Regione sarebbe una integrazione. Insomma chi dichiara 3000 euro ne riceverà 2000 dalla Regione, chi ne dichiara 1000 ne riceverà 4000.
Una misura difficile da quantificare e per questo a rischio di fronte al Commissario dello Stato quando si affronterà la copertura della norma.
La manovra affronterà anche il tema della partecipate prevedendo tagli alle assunzioni giudicate illegittime perché effettuate dal 2009 in poi e la liquidazione di molte di esse. Una operazione sulla quale è prevedibile battaglia in aula come già accaduto con i precari ex pip. previsto anche il taglio di 15 milioni netti ai trasferimenti all’Ars per il suo funzionamento (misura che arrivando a luglio varrà solo per circa 7 milioni nel 2014). Ma ci sono tagli anche a tutte le pensioni integrative dei dipendenti in quiescienza degli enti regionali e della stessa Regione. Utilizzando l’impugnativa del Commissario dello stato che ha detto no ai fondi previsti nel “salva stipendi” per le pensioni integrative degli ex dirigenti Eas (Ente Acquedotti siciliani) il governo introduce una norma che taglia tutti gli integrativi e tutte le pensioni “assimilabili” a quelle Eas.
Tutto da approvare entro il 2 luglio, secondo Crocetta, che vorrebbe usare la nuova finanziaria come strumento per rispondere alle prevedibili critiche che pioveranno dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti. i magistrati contabili non saranno teneri, infatti, con l’amministrazione e questo è ormai chiaro. Un giudizio che pesa sul futuro di questa amministrazione anche se il rischio di una eventuale mancata parifica, paventato nelle scorse settimana, sembra essersi allontanato proprio alla luce della relazione della Corte durante l’incontro con la Commissione bilancio.

13 Giugno 2014
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