27 marzo 2025

LA SICILIA COSTA CARA ALL'ITALIA: DALL'UE MAXIMULTA PER ACQUE REFLUE FUORILEGGE. DIECI MILIONI SUBITO E OLTRE 13 MILIONI PER OGNI SEMESTRE DI INADEMPIENZA. IL BLOG: CONVIENE FORSE STABILIZZARE I LAVORATORI FORESTALI ANZICHÈ RISCHIARE UNA EVENTUALE MULTA

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Dal sito www.rainews.it

27 Marzo 2025
Dieci milioni subito e oltre 13 milioni per ogni semestre di inadempienza: a tanto ammonta la sanzione per il mancato corretto smaltimento tra Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini, ma c'è anche Courmayeur in Valle d'Aosta

La Sicilia costa caro alle casse dello Stato: 10 milioni di euro subito e una penalità di 13,7 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nel mettersi in regola. Dall'Unione Europea arriva una maxi-multa all'Italia per mancato trattamento e corretta gestione della acque reflue urbane in tre aree della Sicilia, Castellamare del Golfo, Cinisi e Terrasini. Ai tre siti si aggiunge Courmayeur (Valle d’Aosta).

La stangata arriva dopo la sentenza emessa già il 10 aprile 2014 sullo stesso tema e per la stessa ragione.

La condanna della Corte di giustizia è il punto di arrivo di un storia ultra-decennale. L’Italia non ha saputo fin qui rispettare gli obblighi derivanti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Una situazione di irregolarità accertata nel 2014, e mai sanata nonostante il tempo concesso per porre rimedio. La Commissione europea ha deferito nuovamente l’Italia l’1 giugno 2023 proprio perché la pazienza a Bruxelles si era esaurita, e il pronunciamento di oggi (27 marzo) è il risultato di questo nuovo richiamo al rispetto delle regole.

I progressi registrati non sono sufficienti. Permangono ancora ritardi e assenza di gestione adeguata negli agglomerati urbani di Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini (Sicilia) e . I giudici di Lussemburgo sottolineano che l’assenza di trattamento delle acque reflue urbane “costituisce un danno all’ambiente e deve essere considerata come particolarmente grave“. Certo, tale danno risulta “diminuito grazie alla riduzione significativa del numero di agglomerati” non a norma, passato dai 41 contestati nel 2014 a quattro. Tuttavia, sostiene la Corte di giustizia dell’Ue, “un pregiudizio all’ambiente, seppur minore, persiste, tanto più grave se si considera che i quattro agglomerati non conformi scaricano le loro acque reflue in aree sensibili”.




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