Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini, Sciopero Generale, Italia – Cronaca – 11 Aprile 2024 (Foto Riccardo Bortolotti /LaPresse) Secretary-General of CGIL Maurizio Landini, General Strike, Italy – News – April 11, 2024 (Photo Riccardo Bortolotti/LaPresse)
Dal sito www.ilriformista.it
L’unica “rivolta” necessaria? Quella del sindacato stesso, per riconnettersi con la realtà di oggi
Pasquale Ferraro 1 Dicembre 2024
Nessuno ha saputo ritrarre Maurizio Landini meglio di un altro Maurizio, Crozza, in quella stagione in cui l’attuale segretario della Cgil guidava in maniera ferrea la Fiom ingaggiando un quotidiano quanto furente duello con l’allora amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Già allora la versione comica, caricaturale di Landini, resa magistralmente dal comico genovese, premeva sul dato anacronistico di molte iniziative che l’allora leader dei metalmeccanici assumeva e propagandava. Immagini sbiadite dal tempo, ma ritornate attualissime analizzando le scelte e soprattutto le iniziative assunte da Landini in questi ultimi anni.
Da segretario generale della Cgil non ha saputo in alcun modo traghettare il sindacato nel nuovo secolo, nonostante tanto su Marchionne quanto sul “silenzio assordate” di oggi, la storia e persino la cronaca gli abbiano dato torto, rigettando l’interpretazione tardo marxista che Landini fa del sindacato e soprattutto di come dovrebbe agire un sindacato moderno nelle sfide dell’oggi. Restando invece fossilizzato a categorie ottocentesche e contrapposizioni sul modello della “lotta di classe” che oggi non sono solo fuorvianti, ma del tutto ribaltate nella realtà oggettiva e quotidiana. Non è un caso che i dati indichino una sfiducia totale nei sindacati da parte dei lavoratori, con un dato negativo che si fa ancora più allarmante tra gli operai, da sempre zoccolo duro del sindacato, e tra i giovani, cosa che dovrebbe preoccupare e dunque stimolare una riflessione oculata, che però non vede mai la luce.
Persino l’utilizzo dello strumento dello “sciopero” è stato talmente abusato e i numeri lo confermano che allo sciopero generale che doveva paralizzare il paese hanno partecipato, prendendo per buoni i dati comunicati sul palco a Bologna da Landini, solo cinquecentomila persone. Un fallimento talmente eclatante visto che a guidare lo sciopero erano due dei tre sindacati confederali, la Cgil e la sempre più appiattita Uil, da rendere evidente che l’unico vero sciopero è stato quello dei lavoratori dallo sciopero medesimo e dall’uso politico che Landini ne sta facendo. Anche i toni incendiari utilizzati nella fase preparatoria di questo primo atto dell’annunciata “rivolta sociale” sono andati ben oltre il consentito, volendo eccitare gli animi con il rischio di fomentare – come sempre avviene in queste circostanze – i più facinorosi tra i gruppi sempre attivi nel sostegno a qualunque forma di protesta, quelli che possiamo definire i professionisti della manifestazione. Se Landini voglia o meno lanciare la sua corsa alla guida della sinistra scalzando Elly Schlein lo capiremo con il tempo: non è la prima volta che il dubbio serpeggia, ma è anche vero che Landini fino ad ora perlomeno non ha mai voluto compiere il salto finale in politica. Di certo non intende farlo da comprimario, se lo farà sarà da leader, nello stesso solco tracciato per conquistare, partendo dalla Fiom, la stessa Cgil.
Di sicuro quella che porta Landini a sinistra non è una ventata di aria fresca. Al contrario un insieme di naftaliniche dottrine, in cui vengono riprodotte la demonizzazione del mercato e del capitale, la contrapposizione fra uomo e mercato, un posizionamento letteralmente fuori dal tempo. Il lessico utilizzato la dice lunga sugli orizzonti – limitati- di questo redivivo fronte massimalista, unito oltre che dalle personali e per carità legittime ambizioni del segretario della Cgil, dal rifiuto della realtà, per seguire le orme sepolte dalla storia di una sinistra già allora sconfitta in Italia come in Europa. Forse prima di riproporre una “rivolta sociale” – che ha il solo scopo di infiammare le piazze contro il governo – i sindacati dovrebbero rivoltare loro stessi, partendo prima di tutta dal riconfigurare sé stessi con il mondo reale, e con la realtà dei lavoratori di oggi.
Quante categorie di lavoratori sono oggi dimenticate? Quanti non hanno voce, eppure vengono sfruttati? Dove sono le proposte e le lotte per garantire ai giovani condizioni di lavoro ottimali? Ma soprattutto dove sono i sindacati e la sinistra da piazza quando settori che furono d’eccellenza in Italia – come quello automobilistico con tutte le sue diramazioni – vengono distrutti? Senza dimenticare i liberi professionisti, categoria inesistente nel polveroso glossario dei sindacati italiani. Landini dice che “rivolterà il paese come un guanto”, dimenticando forse che oggi i sindacati per loro scelta non sono più la voce dei lavoratori.
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Fonte: www.ilriformista.it
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