Simone Olivelli - 14 Marzo 2024
Il braccio di ferro Regione-forestali che si gioca in punta di… Cassazione
Un anno come tanti, un anno a suo modo speciale. Il 2024 per gli oltre 15mila operai forestali stagionali della Sicilia è iniziato offrendo due facce. Da un lato, i discorsi di sempre riguardanti uno status di precari che periodicamente finisce al centro sui tavoli della politica, per poi – perlomeno fino a oggi – finire presto archiviato una volta che la perpetua emergenza incendi finisce in secondo piano con l’arrivo della stagione invernale; dall’altro le novità che si sono profilate in seguito a due sentenze della Cassazione, differenti tra loro per anno di deposito ma anche per oggetto del pronunciamento.
La più remota riguarda le somme che il dipartimento regionale del Corpo forestale, a cui fanno riferimento gli operai dell’antincendio, pretende siano restituite e che a suo tempo furono erogate come pagamento di arretrati. La vicenda ha al centro un accordo stipulato, a fine anni Duemila, tra sindacati e l’allora governo regionale guidato da Raffaele Lombardo. Nel 2016, la Cassazione, pronunciandosi su uno specifico ricorso promosso da un operaio che contestava le tempistiche con cui tali arretrati venivano pagati, ha ricordato a tutti che in materia forestale il contratto nazionale non è gerarchicamente superiore a quello integrativo regionale. Valutazione che l’assessorato regionale al Territorio, a cui fa capo il Corpo forestale, ha ritenuto sufficiente per considerare non dovuti gli arretrati, con la conseguente richiesta di restituzione delle somme e dei relativi interessi legali e moratori. La partita, tuttavia, è ben lungi dal poter essere ritenuta conclusa: il sindacato Uila-Uil, infatti, ha annunciato battaglia, chiedendo ai forestali destinatari delle richieste di resistere alle pretese e di fare accesso agli atti dei singoli procedimenti, in quanto convinti della non utilizzabilità della sentenza della Cassazione per il recupero delle somme già erogate.
La seconda sentenza, invece, è recentissima e riguarda il riconoscimento del diritto a ricevere un indennizzo per il danno subito dalla condizione di precarietà. Il pronunciamento della Cassazione è arrivato a fine dicembre scorso e riguarda un gruppo di forestali assistiti dallo studio legale etneo Savoca e seguiti dal sindacato Sifus-Confali: “È stato ribadito l’abuso della reiterazione dei contratti a termine e il riconoscimento di un risarcimento che potrà andare fino a dodici mensilità. Questo significa che se ogni operaio forestale che è precario di lunga data dovesse adire le vie legali, per la Regione si profilerebbe il rischio di andare incontro a risarcimenti da centinaia di milioni di euro”, ha dichiarato nei giorni scorsi il segretario nazionale di Sifus-Confali, Maurizio Grosso.
Parole che Grosso ritiene potrebbero essere utili anche a sostenere la battaglia di Sifus verso la stabilizzazione, ma che non trovano condivisione nella Cgil: “Per noi ogni diritto riconosciuto agli operai è un diritto da salvaguardare e far valere, ma ci sentiamo di mettere in guardia dal pensare che la battaglia possa passare soltanto dai tribunale – commenta il segretario regionale di Flai Cgil Tonino Russo – A fronte della ricezione dell’indennizzo, gli operai potrebbero rischiare un domani di non essere più assunti per il timore della Regione di reiterare gli stessi rapporti di lavoro oggetto di sentenza”.
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