Dal sito palermo.repubblica.it
di Miriam Di Peri - 10 Febbraio 2021
L’aula è convocata per martedì prossimo, ma all’ordine del giorno c’è solo un generico “comunicazioni”
A fare le spese del big bang della maggioranza di centrodestra sarà in primo luogo l’Assemblea regionale, che rischia di restare ostaggio dei veti incrociati della coalizione, in pezzi dopo la bocciatura delle ultime due norme esaminate, il disegno di legge “salva-ineleggibili” e la riforma delle Province. L’aula è convocata per martedì prossimo, ma all’ordine del giorno c’è solo un generico “comunicazioni”. Nessuna legge all’esame di Sala d’Ercole, che si riunirà ma non riprenderà l’attività legislativa.
Il ddl sull’edilizia verrà discusso a partire da fine febbraio, ma la sanatoria inserita tra gli articoli verrà stralciata dalla presidenza dell’Assemblea, in seguito all’input arrivato dai vertici nazionali di Fratelli d’Italia che vogliono evitare nuovi polveroni mediatici con la campagna elettorale per le Europee ormai alle porte. Per il resto, tra le proposte normative già varate dalle commissioni di merito e pronte ad approdare in aula ci sono solo alcuni debiti fuori bilancio, un disegno di legge-voto sui tribunali e un altro che apre alla possibilità del terzo mandato per i sindaci di Comuni fino ai 15mila abitanti.
Il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, punta a proseguire l’attività legislativa e ad arginare l’opzione più che concreta di uno stallo, ma la campagna elettorale rischia di allungarsi e durare quasi quattro mesi, stando alle indiscrezioni sugli incontri bilaterali che Renato Schifani sta tenendo con i leader siciliani del centrodestra.
Dopo il faccia a faccia istituzionale con Galvagno (FdI), il primo vertice politico in ordine cronologico è stato con la Dc di Totò Cuffaro. Poi è stata la volta di Saverio Romano (Noi moderati) e del leader del Mpa Raffaele Lombardo. Resta da incontrare il nuovo commissario della Lega, Claudio Durigon, che ancora ieri a Messina faceva i conti con un partito dilaniato dagli scontri. Vertici bilaterali dopo la clamorosa spaccatura dentro e fuori dall’aula, per cercare una quadra e trovare un accordo sulle Province. L’unico a insistere apertamente per il ritorno immediato all’elezione diretta è il leader della Dc, mentre fra gli alleati si fa strada l’opzione del voto di secondo livello per chiudere la stagione dei commissariamenti negli enti intermedi, in attesa che il Parlamento nazionale abroghi la riforma Delrio e arrivi il via libera dall’Ars alla nuova legge sulle Province.
La strada sarà verosimilmente quella dell’elezione dei nuovi organismi prima della scadenza delle proroghe dei commissari, il prossimo 30 giugno. Ma un tentativo di mediazione con la Dc arriva con l’accordo di massima sull’anticipazione a fine aprile del voto per le amministrative: in questo modo i nuovi sindaci e consiglieri avrebbero modo di insediarsi e partecipare alle elezioni di secondo livello per le Province.
Non a caso in serata i segretari provinciali di Palermo di FdI, FI, Lega, Dc, Mpa e Noi moderati hanno firmato una nota congiunta sulle amministrative, che nel Palermitano riguarderanno otto Comuni: Bagheria, Monreale, Cinisi, Corleone, Bompietro, Borgetto, Palazzo Adriano e Roccamena. Il primo appuntamento tra le forze politiche provinciali si terrà oggi a Bagheria: «Inizieremo subito un confronto politico costruttivo che metta in campo squadre forti e coese che dovranno governare i Comuni nel prossimo quinquennio», fanno sapere i partiti del centrodestra.
Un’accelerazione, dettata dal nuovo accordo raggiunto tra Schifani e i suoi alleati, che mal si coniuga con i buoni propositi di Galvagno sull’attività legislativa: con le amministrative in programma tra fine aprile e inizio maggio, la campagna elettorale inizierà prestissimo. E si concluderà soltanto dopo il voto per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles, a giugno. Quando il centrodestra sarà pronto a disseppellire l’ascia di guerra, temporaneamente nascosta sotto il tappeto.
Fonte: palermo.repubblica.it
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