13 febbraio 2024

DALL’ARS AL COMUNE DI PALERMO, L’IRRESPONSABILE IMMOBILISMO CHE RISUCCHIA LA SICILIA NEL TERZO MONDO. L’ASSEMBLEA REGIONALE NON RIESCE ANZI, NON VUOLE, REALIZZARE E APPROVARE LE RIFORME CHE L’ISOLA ATTENDE PER TIRARSI FUORI O ALMENO RIDURRE IL SUO ORMAI ENDEMICO SOTTOSVILUPPO


Dal sito palermo.repubblica.it

Le riforme necessarie per risolvere crisi importanti non vengono nemmeno discusse. E il sottosviluppo avanza

12 Febbraio 2024
All’opportuna protesta contro l’autonomia differenziata manca un pezzo. Manca la contestazione all’incapacità di spendere i fondi pubblici piovuti generosamente sulla Sicilia da quando esiste la questione meridionale. Miliardi di euro non spesi o sprecati perché utilizzati con l’ansia di una scadenza incombente o, peggio, dirottati su malaffare e clientelismo. Così, mentre sindacati, reti civiche, onlus, parrocchie si mobilitano per bloccare la legge firmata a Roma della maggioranza che sostiene Giorgia Meloni, in Sicilia l’Assemblea regionale guidata dalla stessa maggioranza non riesce anzi, non vuole, realizzare e approvare le riforme che l’Isola attende per tirarsi fuori o almeno ridurre il suo ormai endemico sottosviluppo. Lo stesso accade nel parlamentino del Comune di Palermo (la maggioranza è sempre la stessa) che non produce quanto promesso in campagna elettorale e quanto le drammati che urgenze contingenti richiedono. Tutto questo non è un problema solo di chi fa politica o ne è appassionato. È un dramma che riguarda tutti i siciliani. Se non abbiamo gli strumenti per combattere la siccità deflagrata con il cambiamento climatico, la colpa è di chi legifera e governa. Se la malasanità è ormai una caratteristica della Sicilia, la colpa è sempre di chi legifera e governa. Se le scuole cadono a pezzi o non sono riscaldate, la colpa è ancora di chi legifera e governa. Serve, eccome, una battaglia contro lo scippo dell’autonomia differenziata. Ma sarebbe vana, inefficace, se parallelamente non si combattesse contro l’incapacità e l’immobilismo di chi detiene il potere. La Sicilia, invero, fin dal premierato di Francesco Crispi è sempre stata ben rappresentata nelle stanze e nelle aule del potere romano. Ma non ne ha mai saputo né voluto approfittare se è vero, com’è vero, che vittima dell’arretratezza era nel tardo Ottocento di Francesco Crispi e dentro la stessa arretratezza affoga anche oggi, nel terzo millennio.





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