Dino Artale - 21 Ottobre 2023
Questo articolo vuol essere un contributo fattivo a chi si organizza in movimento antiincendio, credendo di trovare interlocutori proprio fra quelli che preferiscono fare come le tre scimmiette, negando una tragedia immane che sta sconvolgendo per sempre il volto ridente della nostra isola.
Occorre partire dalla considerazione che chi incendia ha capito che la fa franca sempre, sia in Italia che soprattutto in Sicilia dove la recente versione della criminalità mafiosa ha realizzato che basta incendiare in continuazione per far degradare il valore dei terreni e soffocare ogni velleità ambientalista, ma anche, e solo, per fare sana impresa sui propri terreni.
In fondo, chi incendia, a modo e vantaggio suo, contrasta la desertificazione nel brevissimo termine e la determina in maniera certissima nel lungo termine. Infatti, spera nei nuovi virgulti che moltissime piante incendiate emettono in risposta alla mortificazione ricevuta con il fuoco, anche in carenza di piogge. Quei virgulti, graditissimi ad ovini, caprini e bovini, compensano la scarsità di foraggio spontaneo derivata dalla quasi scomparsa delle precipitazioni meteoriche. Le ceneri residue alle prime timide piogge si comportano da concime.
Una cosa si è subito evidenziata nella discussione dei gruppi che si stanno impegnando per contrastare questa grave accelerazione della bomba climatica: la Forestale in Sicilia è priva di uomini, competenze, mezzi e copertura economica e politica. Diremmo che un Corpo che dovrebbe avere struttura completamente militare ha come esercito dei salariati a giornata che non rischierebbero mai la vita per quelle poche giornate di salario. Abbiamo in Sicilia 400 forestali tutti ufficiali e sottoufficiali. Solo 14 sono agenti semplici. Tutto il resto è personale avventizio e deprofessionalizzato.
D’altronde a contrastare chi incendia si rischia la vita e le proprietà.
Chi brucia lavora sotto la protezione del vero potere economico, sociale e politico-criminale della Sicilia. In Sicilia le modalità di l’allevamento dei bovini e di pascolo vanno completamente sovvertite.
Non bisogna dare contributi europei per i capi di bestiame così come si fa oggi. Questa rendita è tanto ambita da finire nelle mani delle famiglie mafiose, spesso in maniera diretta attraverso fondi europei. Si pensi allo scandalo e all’esito del processo sull’ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sopravvissuto per puro caso al piombo mafioso e destituito anticipatamente da Nello Musumeci, appena insediato come presidente della regione. Antoci aveva capito per primo cosa stia dietro le migliaia di placide mucche in Sicilia.
La transumanza e il pascolo brado sono una tradizione che in Sicilia deve scomparire perché far vivere gli animali all’addiaccio o sotto il calore abnorme del sole, senza alcun confort, costituisce un crudele trattamento e prepara una pessima carne destinata al macello clandestino. Se si vuole nutrire gli animali non bisogna farlo lasciandoli pascolare nei terreni demaniali o altrui. Gli animali devono essere allevati in proprietà private estese, devono essere ricoverati nelle stalle, avere acqua a disposizione nelle immediate vicinanze, riposare all’ombra per ruminare quanto e quando necessario.
Quando la transumanza diventa una condizione regolare e secolare e sempre nelle stesse zone, accade che far degradare in qualsiasi modo (ad esempio con incendi regolari e ripetuti più volte l’anno) la rendita delle terre dei proprietari crea un business con il passare degli anni. Diventa facile, anche per gli stessi pastori, comprare grandi estensioni di terreno svalutato, per esempio come è già avvenuto nel territorio di Augusta e Carlentini, con il noto processo Terre emerse, rogiti notarili per la vendita all’insaputa degli stessi proprietari di una cinquantina di appezzamenti ad un pastore transumante.
La soluzione di questa immane tragedia sta nelle mani della politica e della magistratura. I cittadini possono solo cercare di sensibilizzare chi fa finta di non vedere e capire, s’immagini reagire. Non è poco ma non cambierà lo stato delle cose e i progetti criminali.
Sono reati gravissimi che si sommano al dramma del riscaldamento del pianeta.
La politica siciliana ha dato ogni prova della sua insipienza associata a una efferata spudoratezza. Ormai elettoralmente ogni strategia o programma sembra ridursi al voto di scambio.
Ecco il motivo per il quale i vertici politici della regione danno la colpa a dei presunti ammalati, agli affetti da piromania, una malattia psichiatrica rarissima. Se i politici siciliani chiamassero in gioco i veri mandanti degli incendi, cioè le famiglie mafiose siciliane, rischierebbero molto, moltissimo e anche tutto, qualcuno forse innanzitutto la rielezione.
Le proposte, semplici, ci sono ma nessuno, tranne un commissario europeo, potrebbe ora realizzare:
- Abolire il pascolo nomade e la transumanza.
- Obbligo, anche in Sicilia, per chi alleva di assicurare il benessere agli animali tramite le stalle e l’acqua a disposizione; il ricovero degli animali nelle stalle di notte e nelle ore calde; l’acquisto o la produzione in proprio dei foraggi.
- Trasformare immediatamente il Corpo Forestale in una specializzazione all’interno dell’arma dei Carabinieri, dotandolo degli strumenti investigativi e giudiziari per operare.
- Inquadrare gli operai forestali in una dipendenza stabile e anch’essa strutturata militarmente. Per la bassa manovalanza si devono costituire cooperative private che prestano la loro opera secondo necessità e obiettivi. Si pagherà solo la produzione di boschi nuovi e regolarmente manutenzionati. Le cooperative risponderanno solo al corpo militare della forestale.
- Il catasto degli incendi, in epoca di decidere interventi veramente efficaci e tempestivi, è utile ma non fondamentale dal momento che è sotto gli occhi di tutti che non si rispetta nessuna delle norme che lo regolano, neanche quella di catalogarli. E non si parla di perimetrarli. Ammesso che si abbiano tutti i dati sugli incendi, manca una struttura organizzata e implacabile sulle illegalità manifeste a tutti, con il sequestro immediato del gregge, escludendo qualsiasi altra forma di tolleranza.
- Il pascolo, infatti, continua regolarmente nelle riserve naturali e altrove nelle aree ormai incendiate più volte l’anno. Solo un corpo militare può realizzare in tempi minimi il sequestro degli armenti e l’arresto di chi continua a pascolare in zone vietate e nelle riserve, come regolarmente accade.
- Non bisogna sottovalutare i frequentissimi incendi nei trenta chilometri della zona industriale. Si brucia tutti gli anni e ripetutamente sugli oleodotti e sotto gli oleodotti, in prossimità di serbatoi di gas e di derivati petroliferi. Prima o poi ci scapperà la catastrofe.
- Vi è negli ultimi venti anni una progressione geometrica degli incendi in quella zona.
I cittadini fanno benissimo ad organizzarsi ma le istituzioni sono assenti. Da Siracusa ad Augusta è tutto carbonizzato.
E si vede da tutte le strade.
A riprova della bontà di quanto sostenuto resta la testimonianza di alcuni articoli pubblicati sugli incendi e sugli esiti desolanti delle chiamate al 1515, alla forestale di Noto e poi Palermo, ai carabinieri. Eppure lo scoop involontario di sorprendere un pecoraio che appiccava il fuoco in diretta, visto da decine di persone dal Belvedere di Cava Grande, avrebbe cambiato la storia di quella riserva e assicurato alle galere uno dei responsabili degli incendi innumerevoli di quella Riserva.
Fonte: www.lacivettapress.it
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.