31 luglio 2023

E TAJANI PARLÒ SENZA CAPIRE. NON SAREBBE IL CASO, SE PROPRIO VOLESSIMO FARE UN SERVIZIO AI (LAVORATORI) FORESTALI, COMINCIARE A STABILIZZARE QUESTI? O, COME AVEVA IMMAGINATO IL PRECEDENTE GOVERNO – POI LA RIFORMA S’È PERSA PER STRADA – AUMENTARE LE GIORNATE LAVORATIVE IN MODO DA RENDERE DIGNITOSI IL LAVORO E ANCHE LO STIPENDIO?



Dal sito www.buttanissima.it

Tra operai e Corpo forestale c'è un organico da paura: crescerà ancora. Stonano gli elogi alla Sac di Catania

ALBERTO PATERNÒ
Due settimane d’inferno siciliano e non sentirle. Era il 16 luglio, una domenica, quando una scintilla partita dal cavo di una stampante, ha mandato gambe all’aria il terminal A dell’aeroporto di Catania, inficiando l’operatività dello scalo. A distanza di 14 giorni non si conosce la data del ritorno alla normalità (il sindaco Trantino ha abbozzato l’ipotesi del 7 agosto), i passeggeri sono ancora costretti a cancellazioni e dirottamenti, eppure il presidente della Regione Renato Schifani e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani – ieri nell’Isola – hanno trovato il tempo per una cosa insolita: alzare il telefono e chiamare il capo della Sac, Nico Torrisi, “per dare un segnale di vicinanza da parte delle Istituzioni e per apprezzare il lavoro svolto sin qui per la gestione dell’emergenza”.

Non hanno neppure cercato di capire, i “quasi amici”, perché quella domenica sera nessuno è intervenuto con un estintore per evitare che il fuoco si propagasse nel Terminal; non si sono resi conto, o forse non vogliono farlo, dei disagi che continuano ad appesantire gli spostamenti di siciliani e turisti, costretti a fare la spola da Fontanarossa agli altri scali dell’isola, distanti – come nel caso di Trapani – fino a quattro ore e mezza. L’obiettivo cruciale era blindare Sac, i suoi rappresentanti e i suoi padrini. Restituire alla società di gestione l’onore di cui era stata privata da questo evento dannoso per l’immagine della Sicilia: è bastata una telefonata e qualche rassicurazione. L’attuale governance non si tocca.

D’altronde, anche in attesa dell’ignaro Tajani, Schifani non ha mai messo in dubbio l’operato di Torrisi & Co. E come potrebbe? I vertici di Sac sono gestiti da uomini di Forza Italia e anche la Camera di Commercio del Sud-Est, che gioca un ruolo cruciale nella società di gestione (avendo il 61% delle quote), è stata affidata alle cure di un commissario – Andrea Belcuore – che è un fedelissimo dell’on. Nicola D’Agostino. A muovere le leve del comando e del controllo, ad assegnare consulenze, a decidere le sorti dell’aeroporto etneo e a spingerlo verso la privatizzazione, è un gruppo di potere ben radicato nel cuore del presidente Schifani. Che infatti non ha osato discutere (come accaduto in altri casi, a partire dagli scandali del turismo) e si è sempre tenuto alla larga da Catania fino al sopralluogo di martedì scorso, a distanza di 9 giorni dall’evento che ha cambiato per sempre l’estate siciliana. In termini di mobilità (per i viaggiatori) ma anche economici (per le strutture che hanno dovuto subire centinaia di cancellazioni). Pazienza.

In questa pantomima della “vicinanza” è stato catapultato anche Antonio Tajani, vicepremier e neo segretario di Forza Italia, sceso in Sicilia per mostrare la propria vicinanza agli uomini del Corpo Forestale che hanno domato gli incendi. Ma non solo: perché l’obiettivo di Schifani nell’accogliere il capo della Farnesina, era assicurarsi altri uomini – la richiesta è di 300/400 unità – per ampliare l’organico degli agenti in divisa. Qualche giorno fa Repubblica ha fatto i conti: dei 230 milioni messi a bilancio dalla Regione ogni anno per il Corpo Forestale, 65 milioni sono destinati al servizio antincendio coordinato dall’assessorato al Territorio, che ha a disposizione circa 6 mila uomini tra Corpo forestale (l’assessore Pagana ha fatto riferimento a una pianta organica da 1.200 posti, di cui solo un terzo coperti) e operai forestali. Il resto delle risorse – scrive Repubblica – va alla manutenzione e alla pulizia dei boschi, coordinata dall’assessorato all’Agricoltura che sulla carta dispone di altri 12 mila operai: 1.300 hanno un contratto a tempo indeterminato, gli altri sono stagionali con contratti da 151, 101 o 78 giorni l’anno.

Non sarebbe il caso, se proprio volessimo fare un servizio ai forestali, cominciare a stabilizzare questi? O, come aveva immaginato il precedente governo – poi la riforma s’è persa per strada – aumentare le giornate lavorative in modo da rendere dignitosi il lavoro e anche lo stipendio? Possibile che su 18 mila unità potenzialmente a disposizione – sei volte superiori ai ranger canadesi – e a prescindere dalle mansioni assegnate e dalla differenze più sottili, non si riesca a garantire un’efficienza sia in termini di antincendio che di manutenzione? Possibile che non si riesca a completare un concorso per 46 agenti (dal 2021) e già si pensi ad assumerne altri 400?

O forse il governo ha un altro fine: promettere una campagna d’assunzioni a ridosso delle prossime Europee, dove l’obiettivo minimo di Forza Italia, come ha confermato Tajani da Mondello, è restare sopra il 10 per cento. Accostare le due questioni sembra una follia, ma non si può escludere. “Cercherò di dare una mano – ha detto Tajani – e farò tutto ciò che posso nell’ambito del governo per sostenere la legittima richiesta che mi ha fatto il presidente della Regione Schifani di potere assumere 300 agenti forestali per coprire i buchi nell’organico”. Ma quali buchi, con 18 mila unità a disposizione? “Mi pare una richiesta giustificata e legata alla specificità della Sicilia – ha proseguito il capo della Farnesina – dove ogni anno si registrano incendi. Come mi ha spiegato Schifani l’età media dei forestali è alta quindi c’è l’esigenza di avere personale giovane”.

Per Tajani, in Sicilia, è stato un giorno da dimenticare.  Ma a conferma delle tentazioni clientelari, di cui il Ministro dovrebbe essere messo al corrente, c’è anche il giochino delle province, con la reintroduzione dell’elezione diretta e la spartizione di oltre 300 poltrone. Che i partiti vorrebbero completare ancor prima dell’abrogazione della Delrio, a livello nazionale. Ora stanno litigando sulla data del voto (perché alcuni vorrebbero evitare l’accavallamento con le Europee), ma il segnale è chiaro: la sopravvivenza politica passa dagli incarichi di sottogoverno, dall’inclusione dei trombati, da prebende e consulenze, dal rafforzamento dei quadri dirigenti e, soprattutto, dal mantenimento delle posizioni personali. La ricerca del consenso è l’unica vera aspirazione di questa classe politica. Che non ha mai prevenuto un incendio. Perché cominciare proprio adesso?





Nessun commento:

Posta un commento

Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.