Alluvione in Emilia Romagna. Foto tratta da un frame di un video dei Vigili del Fuoco
Dal sito www.interris.it
da Onofrio Rota -17 Maggio 2023
Ancora una volta i nostri territori tornano a fare i conti con alluvioni ed esondazioni. In queste ore di dolore siamo tutti vicini ai tanti sfollati e a coloro che hanno perso i propri cari, ma occorre ribadire anche il massimo sostegno al mondo agroalimentare, che in tutta Italia e specialmente in Emilia Romagna, dopo i colpi delle gelate e di un inverno tra i più siccitosi degli ultimi anni, conta danni per milioni di euro che ricadranno inevitabilmente anche sul lavoro.
Al netto degli interventi di Vigili del Fuoco e Protezione Civile, che svolgono un ruolo encomiabile in fase emergenziale, deve essere chiaro che per una seria cura del territorio non sono più sufficienti le politiche del passato. Facciamo fatica a prevenire i danni del maltempo, non solo perché in tanti territori negli ultimi trent’anni si è consentito uno sconsiderato consumo di suolo e sono state tagliate le risorse al comparto idraulico-forestale, peraltro sottoponendo molti consorzi di bonifica al controllo di fazioni amministrative anziché all’autogoverno del mondo agricolo, ma anche perché davanti ai cambiamenti climatici serve un approccio nuovo. Il caso dell’Emilia Romagna, dove precipitazioni piovose mai registrate prima hanno colpito anche territori comunque curati, dimostra il bisogno di un cambio di passo.
Il drammatico bilancio di queste ore ci ricorda ancora una volta la necessità di pianificare una seria politica di contrasto al dissesto idrogeologico: insieme a Terra Viva, Associazione Liberi Produttori Agricoli, chiediamo al governo di attivare immediatamente tutti i sostegni possibili alle imprese colpite ma soprattutto di rendere strutturale il potenziamento delle infrastrutture utili al comparto agricolo, a cominciare dalla realizzazione di nuovi invasi, dalla manutenzione degli argini, la creazione di vasche di laminazione.
Non dobbiamo mai dimenticare che i migliori custodi del territorio sono proprio le tute verdi, ossia i produttori e lavoratori agricoli e dei comparti connessi, come forestazione e consorzi di bonifica, motivo per cui va garantito loro maggiore riconoscimento sia sul piano economico che delle competenze, della produttività, dei diritti, della continuità occupazionale.
In questo quadro non va sottovalutato il malessere diffuso tra molti lavoratori forestali. Basta con la malapolitica e gli stereotipi che vorrebbero ridurre questo settore a un ammortizzatore sociale: comuni, regioni, governo nazionale, devono agire con l’applicazione dei contratti regionali, il finanziamento dei cantieri forestali, la realizzazione di nuovi strumenti normativi per governare meglio, anche da Roma, il comparto in tutti i territori. Nel settore calano gli addetti e manca il ricambio generazionale, inoltre continuiamo a importare legno dall’estero e a spopolare le aree interne. Bisogna piantare alberi per contenere i cambiamenti climatici, però, mentre Macron in Francia ha promesso un miliardo di nuovi alberi, qui da noi nessuno se ne sta occupando. Nessuno sa dire: chi pianterà nuovi alberi, quando, con quale contratto, con quali tutele per la propria salute e sicurezza, con quali competenze, con quali mezzi a disposizione. Gli oltre 70 milioni di euro che mancano all’appello per la forestazione calabrese sono uno degli esempi più rappresentativi della mancanza di visione verso un comparto che in altri Paesi sta creando ricchezza attraverso le filiere del legno, dell’energia, della bioeconomia, dell’industria manifatturiera, del turismo, mentre in Italia anche il Pnrr, che prevede 880 milioni per il sistema irriguo e la gestione forestale, rischia di diventare l’ennesima occasione persa per rilanciare in chiave produttiva il comparto.
Ecco perché porteremo la voce delle tute verdi anche alla manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, a Napoli, il 20 maggio: per dare pieno riconoscimento alle nostre tute verdi nelle sfide per la transizione ecologica e la messa in sicurezza del territorio.
Onofrio Rota, Segretario Generale Fai-Cisl
Fonte: www.interris.it
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