di Antonino Lomonaco
LTI di Linguaglossa (CT)
Giorno dieci scorso, in contrada "Settevoci", sotto Monte Cucco, in territorio di Castiglione di Sicilia, nei locali della tenuta omonima, e assieme ad altre associazioni locali, si è svolto un incontro riguardo l'annoso tema degli incendi boschivi. Ciò che subito, positivamente, mi è parso di costatare è il numero di persone non siciliane che hanno scelto di venire a vivere da queste parti. A dire il vero questa cosa l'avevo notata già la volta scorsa nell'incontro tenutosi in contrada "Mastrissa". Credo, comunque, che si tratti di un fenomeno diffuso in tutta la nostra isola, la quale attrae per il suo clima o per varie altre cose che noi nativi, magari, dandole per scontate, o perché convinte che il "meglio" sia sempre altrove, non notiamo più.
L'incontro si è svolto in una atmosfera fra le migliori mai capitatami finora in tali convegni, con un interesse davvero forte per l'argomento, tanto che, di fronte alle gravi difficoltà delle squadre antincendio della forestale, le intenzioni manifestate dagli astanti sono risultate quelle di organizzarsi, loro stessi, in squadre pronte ad intervenire direttamente contro gli incendi boschivi locali.
Certamente, una tale buona volontà non può che essere apprezzata, tuttavia ho fatto presente le peculiarità di affrontare un incendio boschivo, il quale è un incendio in movimento, su terreni accidentati e pieni di imprevisti, con temperature ambientali che, nelle nostre estati, si aggirano intorno ai quaranta gradi. Di fronte ad un tale evento vi è la necessità di una adeguata preparazione, sia nelle strategie di approccio allo spegnimento, sia nelle attrezzature e nel modo stesso di utilizzarle, sia nei dispositivi di sicurezza con cui operare. Si tratta di situazioni in cui l'improvvisazione può mettere a rischio l'incolumità o la vita e, certamente, non si possono affrontare con leggera superficialità.
A rallegrarmi particolarmente sono state le ottime opinioni emerse per l'operato delle squadre antincendio della forestale: gli elogi per questi nostri colleghi che, pur avanti negli anni e nell'esiguità del numero, tenacemente combattono questo disastro, rischiando e soffrendo, nell'indifferenza politica della questione. Fra tutte mi ha sorpreso una illuminante dichiarazione sull'importanza della calma, notata nella procedura delle nostre squadre, le quali spesso arrivano ed osservano l'andamento delle fiamme, quasi a sembrare di "non voler far niente" ed invece si rendono conto, appunto, con calma, dei vari elementi che contano per intervenire al meglio, come l'andamento del vento, il tipo di terreno, il percorso già fatto dall'incendio e verso cui è ancora indirizzato il fronte fuoco, la virulenza delle temperature, il tipo di vegetazione, ecc. Solo dopo partono ed iniziano l'intervento. Considerazioni, queste, che descrivono un opportuno atteggiamento professionale, dove la fretta può portare ad azioni sconsiderate. Considerazioni colte da un giovane esponente del MAI (Movimento Antincendio Iblei), un gruppo di volontari che in estate si mettono a supporto delle nostre squadre forestali nel sud est della regione. Considerazioni che sarebbero incomprensibili per quel vile giornalismo da camera con aria condizionata, il quale, fino a pochi anni fa, ci buttava addosso tutto il fango dell'incomprensione capace, poi, di creare una colpevole disinformazione con tutte le conseguenze per noi negative. Una disinformazione che ha influenzato, infine, l'opinione pubblica e l'interesse politico, sempre più, a nostro sfavore.
L'incontro, infine, si è concluso con l'impegno ad organizzare prossimamente delle analoghe riunioni presso gli enti pubblici del territorio, siano essi comuni che parchi e riserve naturali, per sensibilizzarli quanto più possibile verso il problema degli incendi boschivi, i quali come ben sappiamo noi forestali, sono sempre prossimi a provocare danni, catastrofi e lutti inimmaginabili.
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