Dal sito ilsicilia.it
21 Gennaio 2023
Non è un luogo a caso quello scelto dalla Cgil per l’VIII Congresso provinciale. La sede del dibattito infatti è l’Arsenale della zona Falcata, sito storico sotto il profilo economico e produttivo. Quel che era Messina, quel che è stata e quel che non è più, in attesa che i progetti che riguardano la zona Falcata prendano corpo e vigore.
“Il lavoro crea il futuro” e le parole pace, sviluppo, sostenibilità, giustizia sociale, uguaglianza, stanno accompagnando la due giorni del congresso alla presenza di oltre 200 delegati. Ed oggi a chiudere i lavori sarà il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini.
Parole vive anche nella relazione introduttiva del segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti ha tracciato un’ampia analisi del contesto lavorativo e sociale.
“Arriviamo a questo appuntamento – ha detto – in un periodo storico/politico inedito e complicato, segnato da quasi tre anni di pandemia, da quasi un anno di guerra in Ucraina, dall’inflazione più alta dal 1985 e da crisi economiche che hanno segnato fortemente il nostro Paese dal 2008 ad oggi”.
Il segretario della Cgil Messina ha evidenziato l’attuale situazione in cui “i salari sono fermi da 30 anni, le pensioni non accennano ad aumentare e la povertà e le disuguaglianze galoppano”. Il focus ha riguardato il contesto territoriale, una realtà in completa agonia come testimoniano anche le pagine dell’ultimo rapporto Svimez.
Sottolineando come i primi passi del governo nazionale non vadano nella direzione di una politica di sviluppo per il Mezzogiorno Pietro Patti ha spiegato: “Abbiamo indetto, insieme alla Uil, uno sciopero generale contro la manovra economica del Governo e in Sicilia siamo scesi per le strade di Palermo il 16 dicembre, per confermare la nostra contrarietà ad una finanziaria che non tutela chi è povero, che non risponde ai bisogni dei lavoratori e dei cittadini, che indebolisce i pensionati e le pensionate e che non aiuta chi vuole fare impresa sana e costruttiva”.
Nella relazione, si evidenzia come in Sicilia il 9,6% della popolazione vive in uno stato di grave sofferenza, il 38,1% è a rischio povertà e il 43,5% è a rischio povertà ed esclusione sociale. E come tra le misure efficaci di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza abbia assunto di fatto un ruolo chiave.
Pietro Patti (segr.gen. Cgil Messina)
“Basta guardare i dati – sottolinea – per capire che le misure adottate dal Governo per contrastare la povertà e, in particolare, la crociata contro il reddito di cittadinanza sono sbagliate nei tempi e nei modi”.
Il segretario della Cgil Messina sottolinea fortemente come, in uno scenario che vede una situazione sociale che si fa sempre più drammatica, si registra anche la volontà di procedere all’autonomia differenziata che significa avere tagli e svantaggi con le conseguenze su scuola, sanità e altro, su diritti essenziali di cittadinanza: “In un periodo in cui le povertà aumentano, le disuguaglianze si acuiscono e l’autonomia differenziata incombe come una spada di Damocle sulla testa delle cittadine e dei cittadini, soprattutto al Sud. Tre elementi interconnessi tra di loro, mentre l’unica risposta che si può dare ad un mondo frammentato e disunito sia il lavoro. Purtroppo, a Messina, si tratta troppo spesso di un lavoro fatto di precariato, di salari da fame, di bassa qualità, a intermittenza e senza tutele contrattuali”.
L’emergenza lavoro sta segnando il territorio. Messina infatti è il comune con il più basso tasso di occupazione (attorno al 36%) tra le grandi città d’Italia. In riva allo Stretto il tasso di occupazione fra gli uomini di età compresa fra i 15 e i 64 anni si assesta al 50%, quasi il doppio di quello delle donne, fermo al 28%. Ma il dato ancora più preoccupante è rappresentato dal 46% dei NEET, i giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione. Per Patti siamo di fronte ad una pandemia occupazionale ed educativa.
Un’emergenza occupazionale accompagnata da quella demografica: negli ultimi 12 anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti. Di questi, circa 35.000, con un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, hanno lasciato la provincia di Messina. Secondo le previsioni dell’Istat, nel 2068 la Sicilia perderà quasi un milione e mezzo di abitanti. Ad andare via è la fascia più giovane e qualificata della popolazione, quella che ha maggiore probabilità di trovare migliori opportunità lavorative lontano da casa.
Un forte allarme, rivolto ai governi e alla politica insieme ad un monito: “Non ci possiamo più permettere di sprecare nemmeno 1 euro delle risorse previste, iI Pnrr rappresenta l’ultima spiaggia per rilanciare economicamente e socialmente la nostra isola”.
Guardando alle tematiche di sviluppo del territorio messinese, nella sua relazione il segretario generale della Cgil Messina ha rimarcato come “non si possa parlare di sviluppo economico e sociale senza infrastrutture viarie adeguate a sostenere il peso di un’eventuale crescita. Strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti rappresentano la condicio sine qua non per assumere il ruolo di protagonista nel panorama nazionale e nel bacino del mediterraneo. Il gruppo Ferrovie dello Stato ha presentato un progetto per la Sicilia con un investimento di circa 20 miliardi di euro da spendere entro il 2031. Assieme ai fondi del PNRR rappresentano, al momento solo sulla carta, una speranza per il mondo del lavoro e per tutti i cittadini che vedono il proprio diritto alla mobilità solo come una chimera. Importante, in questo quadro, il sistema portuale a partire dal riconoscimento di porto CORE per quello di Messina”.
La realtà industriale esistente va difesa e diventa fondamentale governare i processi di transizione energetica: “L’area industriale del comprensorio di Milazzo rappresenta una fetta importante dell’economia messinese. Questa zona si configura come un grande Hub della raffinazione con aree importanti ricadenti nella ZES. La centrale termoelettrica A2A e la Raffineria di Milazzo rappresentano, indubbiamente, 2 siti strategici per lo sviluppo e l’occupazione dell’intera provincia. La futura transizione energetica non può che passare dal confronto con le parti sociali e dalla garanzia dei livelli occupazionali”. Nella relazione si prosegue con l’analisi delle specificità del territorio in particolare quel settore trainante rappresentato dall’economia del mare che rappresenta il 23% sul totale provinciale. Significa servizi e alloggi della ristorazione, tutela dell’ambiente, filiera ittica e della cantieristica oltre alla movimentazione delle merci. Il turismo e i servizi correlati rappresentano un pezzo importante della nostra economia e il distretto di Taormina e delle Isole Eolie ne sono un esempio. Ma sviluppo e crescita devono camminare di pari passo con diritti e contratto”.
In questo contesto il segretario della Cgil Messina rilancia come “un lavoro di qualità passa anche dalla stabilizzazione dei precari, a partire dagli oltre 16.000 lavoratori forestali della Regione Siciliana che da troppo tempo aspettano un contratto stabile e duraturo”. Accanto alle problematiche di sviluppo e di lavoro affrontati, i temi sociali, la lotta alle mafie, che vedono la Cgil impegnata.
In apertura dei lavori, il segretario generale della Cgil Messina, Patti, ha voluto rivolgere un ringraziamento al direttore dell’Arsenale Militare di Messina, capitano di fregata Pierpaolo Chiappini, e ai lavoratori del sito per l’ospitalità e la collaborazione. L’avvio del congresso provinciale della Cgil ha visto la presenza delle istituzioni, dei rappresentanti della società civile, dell’associazionismo, dei segretari generali di Cisl e Uil Messina, delle associazioni datoriali. La prima giornata si è conclusa con l’intervento della segretaria nazionale Cgil Daniela Barbaresi.
Rosaria Brancato
Fonte: ilsicilia.it
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