di Antonino Lomonaco
LTI di Linguaglossa (CT)
Ultimamente, il Circolo di Legambiente di Taormina, nell'ambito della "Festa dell'albero", mi ha invitato a partecipare, in qualità di rappresentante dell'Antincendio Forestale, ad alcuni incontri con scolaresche liceali. In questi incontri, assieme ad esponenti dei Vigili del fuoco, si cerca di informare e spiegare cosa sia un incendio boschivo, quali conseguenze procura, come funziona l'organizzazione delle squadre atte a reprimerlo: i mezzi, gli attrezzi utilizzati in tali operazioni, strategie, accorgimenti di spegnimento, dispositivi di sicurezza, ecc.
Sono incontri importanti, in cui emerge davvero la mancanza di informazione sull' attività dell'antincendio boschivo, non solo fra i ragazzi ma persino fra i docenti. Così si deve spiegare anche la differenza fra Vigili del Fuoco e Squadre antincendio della forestale, la peculiarità degli interventi con la distinzione fra incendi propriamente boschivi e quelli di interfaccia, con i particolari rischi e le particolari modalità di intervento dell'uno e dell'altro caso, ed evitare la confusione, come dapprima mi è capitato, di essere indicato da un docente come "Vigile forestale".
Si tratta di uno specchio riguardo la poca informazione che, in generale, si ha verso un'attività come la nostra, dell'antincendio forestale, la quale tuttavia affronta un grave fenomeno planetario e che, nella nostra regione, lo affronta con ottimi risultati.
E' sempre un motivo di orgoglio, per me, ricordare che in Sicilia mai un incendio boschivo è durato più di qualche giorno, pur avendo delle temperature estive elevate, una vegetazione erbacea che si rinsecca e che si presta meglio di ogni altra cosa all'innesco sconsiderato e criminale.
Ciò rimanda, appunto, alla poca informazione con cui viene generalmente trattato sia il fenomeno degli incendi boschivi, sia l'intera struttura del Corpo forestale regionale, così che ogni estate, lo scalpore che riguarda le emergenze della recrudescenza degli interventi, finisce solo col fare la cronaca numerica degli incendi e dei danni da questi arrecati, senza considerare davvero le cause che originano un tale fenomeno e ragionare sulle prospettive organizzative verso una risposta virtuosa che lo contrasti.
L'abbandono dei territori alla vegetazione spontanea (che di per sé non sarebbe un male) e all'arbitrio di una mentalità "distorta" e criminogena non vengono valutati. La carenza numerica e l'età avanzata dei pochi addetti non viene valutata, così come tutte le altre "debolezze" che chi opera fattivamente contro le fiamme si trascina dietro al pari di un peso che grava ad ogni intervento. E' così che <<il valore di un lavoro capace a strappare la vita dagli uomini assume il peso della memoria>>. Una memoria sociale che, evidentemente, diventa sempre più labile e dà sempre meno importanza all'azione responsabile e altruista.
E' così che ci siamo ritrovati, io ed un caposquadra dei Vigili del fuoco, in uno di questi incontri, a confrontare le rispettive cicatrici che portiamo sul corpo come tatuaggi, non di mero spettacolo alla moda, ma di esperienze vissute e subite di fronte alle fiamme.
In questi incontri con le scuole non si può fare a meno, infine (e purtroppo!), di ricordare i morti della nostra zona etnea, i nostri compagni, mai dimenticati, caduti su monte Culma nel '93, così come i piloti di Can 28, Matteo Pozzoli e Roberto Mazzone, rimasti, poco più di un mese fa, su monte Calcinera.
Ed a proposito dei valorosi piloti che ogni estate ci aiutano in questa tragica guerra e alla particolare etica di cui si diceva, non ho potuto fare a meno di ricordare anche il mirabile esempio dei due piloti caduti a Forte dei Marmi, in Toscana, nel marzo del 2005, quando durante lo spegnimento di un incendio, il loro Canadair prese fuoco in volo e l'ultimo loro messaggio diceva che erano spacciati ma che provavano a dirigere l'aereo lontano dal vicino abitato.
Erano spacciati ma pensavano ancora a salvare la vita degli altri!
Questa è la grandezza degli Uomini!
Si chiamavano Stefano Bandini e Claudio Rosseti.
E' importante che le giovani generazioni vengano a conoscenza di tali predisposizioni e di tali esempi, invece che chiudersi dentro un recinto virtuale che inibisce il meglio di ogni umanità.
Ringrazio il Circolo Legambiente di Taormina e la sua Presidente, Annamaria Noessing, per avermi coinvolto in una tale esperienza che come poche altre iniziative pubbliche, prova a dare un'adeguata informazione su come alcuni cercano di combattere i disastri causati dall'ignavia e dalla strafottenza di molti.
Ex silvis ad gloriam.
Antonino Lomonaco
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