Dal sito www.repubblica.it
I 150 euro andranno a lavoratori, pensionati e autonomi sotto i 20 mila euro di reddito. Prestiti a tassi calmierati per le bollette delle imprese. Entra la norma anti delocalizzazioni. Draghi accelera sui balneari, e ci prova sul fisco
di Serenella Mattera
ROMA - Un nuovo bonus da 150 euro per 22 milioni di persone e crediti d’imposta alle imprese per 9,5 miliardi. Ecco l’ottavo decreto di aiuti firmato da Mario Draghi. Un provvedimento da 14 miliardi che sommati ai 17 di agosto fanno 31, e portano il ‘contatore’ totale a 67 miliardi. «È una risposta a chi chiedeva 30 miliardi di scostamento di bilancio», dice il premier in conferenza stampa, archiviando la richiesta di Matteo Salvini. «Le risposte all’emergenza sono state date senza mettere a rischio i conti pubblici e causare tensioni sui mercati». L’accento, rivendica, viene posto «sui più deboli e le piccole e medie imprese: questa è l’agenda sociale del governo». Il ministro dell’Economia Daniele Franco aggiunge che servirà forse un nono decreto, per coprire fino a fine anno il rafforzamento dei crediti d’imposta introdotto a ottobre e novembre. Ma il prossimo esecutivo potrà ricavare fondi da incassi fiscali che continuano a essere superiori al previsto: di sicuro i 4,7 miliardi «per replicare la misura».
I 150 euro andranno a lavoratori, pensionati e autonomi sotto i 20 mila euro di reddito. Prestiti a tassi calmierati per le bollette delle imprese. Entra la norma anti delocalizzazioni. Draghi accelera sui balneari, e ci prova sul fisco
Le misure del decreto Aiuti ter
La novità, come anticipato da Repubblica, è un nuovo bonus anti-rincari da 150 euro per lavoratori dipendenti, autonomi, stagionali, percettori di Reddito di cittadinanza e pensionati con reddito sotto i 20 mila euro. A novembre arriverà in busta paga ai dipendenti con imponibile di 1.538 euro. Chi abbia un Isee sotto i 12 mila euro fino a dicembre continuerà anche a godere del bonus sociale che azzera gli aumenti in bolletta, ma la platea - al contrario di quanto ipotizzato - non si allarga.
Per le imprese vengono prorogati e anche aumentati, per i prossimi due mesi, i crediti d’imposta: salgono al 40% per le energivore e gasivore e vengono garantiti anche ad aziende ed esercizi commerciali con contatore di potenza pari o superiore a 4,5 kW. Il governo poi sceglie di aiutarli non rateizzando le bollette, ma dando alle società in crisi di liquidità garanzie statali gratuite sui prestiti al tasso dei Btp. Contro il caro energia viene confermato il taglio delle accise sui carburanti fino a tutto novembre, arrivano 100 milioni per le imprese di autotrasporto, 190 milioni per agricoltura e pesca, 40 milioni per teatri e cinema. E ancora: 400 milioni alla sanità, 200 milioni agli enti locali, 50 milioni a società sportive e piscine, 10 milioni al bonus trasporti. E aiuti a terzo settore e scuole paritarie.
Vengono inasprite le norme anti-delocalizzazioni, su richiesta di Orlando e Giorgetti: le sanzioni - anche per vertenze in corso come Wärtsilä - sono quintuplicate per le aziende che vadano via senza accordo con i sindacati e c’è l’obbligo di restituire gli incentivi statali se licenziano più del 40%.
Rigassificatori ed eolico
Nel decreto c’è una norma per accelerare la realizzazione del rigassificatore di Piombino, in ritardo di un paio di mesi. Il Consiglio dei ministri approva sei nuovi parchi eolici.
Balneari e delega fiscale
Via libera anche a norme per raggiungere obiettivi del Pnrr, come la riforma degli Istituti tecnici superiori e la gestione dei rifiuti, e a due decreti attuativi della legge sulla concorrenza: la riforma dei servizi pubblici locali e la mappatura delle concessioni, comprese quelle balneari. I ministri della Lega votano contro, dopo aver chiesto di rinviare la mappatura a dopo le elezioni. «È un metodo che non capiamo», il no del premier, pronto anche a varare altri decreti attuativi, come quello sulle gare per le spiagge. Draghi vuole portare a termine, con l’ok del Senato, pure la delega fiscale. E così chiama Elisabetta Casellati per chiederle di calendarizzare la riforma o, senza accordo dei capigruppo, far votare l’Aula: «Noi abbiamo promesso, varata la delega, di non fare i decreti attuativi, ma un partito non ha mantenuto la parola», dice additando la Lega, che si è opposta a votare il testo. «C’è una differenza dagli altri partiti», punge il premier. Ma ora per la delega «un filo di speranza c’è»
Fonte: www.repubblica.it
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