28 maggio 2022

METAFORA

Ricevo e pubblico
da Antonino Lomonaco
Lti della prov. di Catania

In questi ultimi giorni di maggio, con le alte temperature che vi sono state fin'ora, i Vigili del fuoco avrebbero avuto bisogno dell'operatività delle squadre A.S.P.I.
La puntualità teutonica, che si ripete sempre negli anni, fa iniziare il tutto necessariamente solo dopo le pratiche amministrative per assunzioni, le visite mediche, le consegne dei D.P.I. e degli automezzi.
L'inizio dell'operatività antincendio delle squadre addette a tale compito sarà, perciò, regolarmente in ritardo, nonostante l'apparente anticipo ai primi giorni di giugno.
Ritardo avvenuto, è inutile dirlo, con qualsiasi colore politico che si sia trovato ad amministrare questa nostra Sicilia.
I Vigili del fuoco, in questa esigenza, confermano l'urgenza della nostra presenza, quindi l'importanza ed il valore delle squadre A.S.P.I., dimostrato negli anni dai duri interventi, dagli infortuni, dai morti sul campo, e da un territorio salvaguardato come "padre" e "madre" di noi tutti.
Tuttavia, e purtroppo, i Vigili non sanno, così come l'opinione pubblica, che l'organico di queste squadre sia ormai ridotto a meno della metà di qualche anno fa e che abbiamo un'età media avanzata, più rivolta ai sessanta che ai cinquanta anni. Per questo molti sono già andati in pensione o hanno preferito lasciare, per dedicarsi ad altri settori. Chi di noi è rimasto anche quest'anno darà il meglio di quel che può dare, così come si è sempre fatto, riuscendo ad evitare, come in passato, quel che accade in altre parti del mondo, cioè a dire incendi devastanti, luttuosi, che durano persino mesi.
Cionondimeno, è lampante come il Sole, che il nostro apporto sarà inevitabilmente sempre più in affanno ed immagino, allora, gli articoli del "grande giornalismo" che negli anni ha descritto superficialmente, con pregiudizio squalificante, il nostro operato e la nostra dignità di lavoratori oltreché di Uomini, contribuendo non poco ad impedire delle riforme del settore capaci di rinvigorirci e di dare l'adeguato riconoscimento del nostro buon operato verso il territorio ed il resto della società che vuole definirsi civile.
Nel precedente anno abbiamo intuito come si procederà a sostituire la nostra presenza e la nostra esperienza, ovvero con il volontariato della protezione civile, persone animate da tanta buona volontà, ma impreparate persino a muoversi nei territori scoscesi ed impervi, in cui normalmente si interviene a combattere contro le fiamme.
Abbiamo fatto conoscenza anche dei volontari venuti dal nord Italia ad aiutarci, poi premiati dal nostro buon Musumeci con targhe ed encomi. Mai (ahimé !) rivolti verso di noi da qualcuno.
Questi ultimi volontari della protezione civile del nord sono abituati ad intervenire con temperature più miti, nei loro incendi primaverili ed autunnali (quando l'erba secca per le gelate e non per la calura!) e con vegetazione diversa rispetto alla nostra. Li abbiamo invece visti svenire, alcuni di loro, esausti per l'ipertemia e lo sfinimento, e tuttavia proprio queste condizioni hanno fatto sì che anche loro abbiano constatato di persona e riconosciuto la nostra azione coriacea ed efficiente nelle condizioni peggiori.
Siamo "dilettanti", è vero, come ci descrive un certo tipo superficiale di stampa, ma lo siamo perché abbiamo conservato un animo, per così dire, da "ragazzacci" di una volta, capaci di saltare muri o fossi, correre, sudare, sopportare la fatica quasi fino allo stremo, ecc..
Cose che, purtroppo, le nuove generazioni quasi che, ormai, hanno perso o stanno perdendo, chiusi come sono nella glorificazione di una tecnologia che imprigiona la mente nella dipendenza alla passività, spettatori di "Fiction": di finzione appunto! 
E' di qualche giorno fa la notizia di un incendio nell'isola di Stromboli, provocato nell'ambito delle riprese di una "Fiction" televisiva dedica alla celebrazione della protezione civile: si doveva girare un intervento antincendio, solo che per mettere in scena la finzione se ne è generato uno vero, che si è propagato, provocando danni e spavento per una intera notte.
Questa notizia sembra proprio la giusta metafora capace a ricordarci la differenza fra lo spettacolo luccicante dei "banditori di mercato" e la severità della vita vissuta.
Una metafora che dovrebbe far riflettere molti sull'occasione, oramai quasi perduta, di questa valida esperienza delle squadre di antincendio boschivo in Sicilia, che, anche a livello mondiale, ha dato risultati di efficienza di tutto rispetto.  
Chissà, però, se "riflettere" sia ancora importante o sia ritenuto, invece, solo un antipatico aggravante, di cui, in questi "tempi moderni", poter far bene a meno.

Antonino Lomonaco



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