07 dicembre 2021

CAMBIAMENTI CLIMATICI: IN SICILIA 30 MILA OPERAI FORESTALI STABILIZZATI. SEMINARE IL GRANO SOTTO LA PIOGGIA? I DUBBI DI GIUSEPPE SCARLATA


Dal sito www.inuovivespri.it

07 Dicembre 2021
  • Oggi a Palermo manifestazione del Sifus, il sindacato che si batte per la stabilizzazione degli operai forestali. Noi andiamo oltre il Sifus: meno di 20 mila operai forestali stabilizzati, per quello che sta succedendo in Sicilia tra alluvioni e incendi, non bastano: ne servono almeno 30 mila da impiegare, a turno, 365 giorni all’anno (e forse sono anche pochi)
  • In Sicilia serve una svolta culturale necessaria per arrivare a una svolta politica. L’attuale politica siciliana non è in grado di capire la portata dei cambiamenti climatici in corso 
  • Giuseppe Scarlata, agricoltore e allevatore del Nisseno, spiega che in molti fondi agricoli della Sicilia, per la particolare natura dei terreni, seminare con le piogge è impossibile. Ma l’alternativa qual è? 

Oggi a Palermo manifestazione del Sifus, il sindacato che si batte per la stabilizzazione degli operai forestali. Noi andiamo oltre il Sifus: meno di 20 mila operai forestali stabilizzati, per quello che sta succedendo in Sicilia tra alluvioni e incendi, non bastano: ne servono almeno 30 mila da impiegare, a turno, 365 giorni all’anno (e forse sono anche pochi)

Mentre in Sicilia continua a piovere (e siamo già al terzo mese consecutivo di piogge: Ottobre, Novembre e, adesso, Dicembre) non notiamo particolare interesse della politica siciliana verso il problema dei cambiamenti climatici. Ieri sera abbiamo sottolineato per l’ennesima volta il disinteresse dell’attuale Governo regionale verso i problemi reali dell’agricoltura. Il Governo ha trovato una manciata di soldi per i Comuni colpiti dalle alluvioni, ma non sta facendo nulla per le strade – soprattutto le strade interpoderali – che in molti casi non consentono agli agricoltori di accedere nelle proprie aziende. Non c’è verso di fare capire al presidente della Regione, Nello Musumeci, che in Sicilia, per fronteggiare i cambiamenti climatici, servono almeno 30 mila operai forestali per assicurare al territorio un’assistenza H 24 per 365 giorni all’anno sia per fronteggiare i continui allagamenti che ormai, in tante aree della nostra Isola, impediscono l’esercizio dell’agricoltura, sia per la tutela – in Estate – dei boschi dagli incendi. E vero, se le piogge si presentano come si sono presentate nelle scorse settimane nel Catanese e nel Siracusano, non c’è molto da inventare, se non interventi preventivi per limitare i danni. Ma il vero problema è che l’agricoltura rischia di diventare impraticabile in tantissime aree della Sicilia dove le piogge, anche di una certa consistenza, si sommano alle strade provinciali che cadono a pezzi e alle strade interpoderali che in alcuni casi non sono più tali perché abbandonate da almeno un decennio (c’è chi dice anche da un ventennio). I circa 30 mila operai forestali stabilizzati sono oggi indispensabili per sistemare le strade interpoderali e, perché no?, anche alcuni tratti di strade provinciali abbandonate; i circa 30 mila operai forestali stabilizzati servono per sistemare tutti i corsi d’acqua piccoli e grandi della Sicilia che ormai ad ogni pioggia di media intensità esondano danneggiando le colture. La politica siciliana lo riuscirà a capire? Noi siamo pessimisti, perché a fronte di questi drammi, spuntano su Facebook le foto del presidente Musumeci tipo modello Armani che si pavoneggia in vista di una sua improbabile ricandidatura, mentre l’assessorato regionale all’Agricoltura a noi sembra solo un mezzo che serve all’onorevole Gianfranco Miccichè per ritentare la sia rielezione a presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Con queste scene di vuoto pneumatico-politico la Sicilia non andrà da alcuna parte.

In Sicilia serve una svolta culturale necessaria per arrivare a una svolta politica. L’attuale politica siciliana non è in grado di capire la portata dei cambiamenti climatici in corso 
Sì, purtroppo i messaggi che arrivano dall’attuale politica siciliana sono deprimenti. Ci sono politici che vanno ancora dietro ai voti dei precari che operano in una pubblica amministrazione regionale che fa acqua da tutte le parti (anche quando non piove…); mentre lo stesso Governo regionale sembra voglia creare nuovo precariato con la scusa che mancano i progettisti per accedere ai fondi del Pnrr, con il Sifus (il sindacato che si batte per la stabilizzazione degli operai forestali siciliani) che ipotizza addirittura un scenario che definire inquietante è poco: ovvero che la ‘bocciatura’ dei 31 progetti per l’irrigazione a valere sui fondi del Pnrr sia stata voluta proprio per creare nuovi precari: se le cose stanno così siamo alla vergogna totale). Di positivo c’è che oggi un presidio delo stesso Sifus, guidato da Alessandro Troia, sarà presente, a Palermo, davanti al Parlamento siciliano in concomitanza dei lavori della III Commissione legislativa (Attività produttive) che dovrebbe discutere la riforma del comparto forestale. “L’obiettivo del Sifus – leggiamo in un comunicato – è quello di dimostrare che è strumentale e non ha senso una riforma che non preveda la stabilizzazione di tutti i forestali, poiché c’è lo chiedono le ferite del ‘territorio’ che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria, c’è lo chiede il patrimonio boschivo che necessita di interventi di manutenzione preventiva per evitare gli incendi, c’è lo chiede il clima che ha bisogno di tanto rimboschimento per sfuggire alla tropicizzazione, c’è lo chiede la logica e il buonsenso”. Imparino la Regione siciliana e i suoi progettisti – dice Maurizio Grosso, segretario generale del Sifus – ad eccedere ai finanziamenti extraregionali e scoprirà, come più volte abbiamo dimostrato, che le risorse economiche sono più che sufficienti per prevedere il tempo indeterminato per tutti. Non procedere alla stabilizzazione dei forestali per l’incapacità di accedere a risorse extraregionali farebbe il paio con la vergognosa vicenda del mancato accesso ai finanziamenti dei 31 progetti del Pnrr per l’ammodernamento delle reti irrigue. I cittadini non possono continuare a pagare le enormi lacune del Governo regionale che non è in grado di mettere in campo progettisti all’altezza della sfida. Il presidio di Martedì (cioè di oggi) sarà l’occasione per rivendicare, visto che riprenderanno i lavori del Parlamento siciliano, una variazione di bilancio definitiva per reperire le risorse atte a pagare tutti gli stipendi pregressi di tutti i lavoratori forestali e delle altre categorie. Sarà l’occasione inoltre per interloquire con chi di competenza per rappresentare la necessità che la cassa regionale non chiuda o meglio consenta le liquidazioni delle spettanze pregresse anche dopo il 15 Dicembre”. Sui pagamenti degli stipendi arretrati noi nutriamo qualche dubbio perché, checché ne dicano Cgil, Cisl e Uil, che cercano di intestarsi almeno questa battaglia politica in materia di forestali, non ci sembra che ci siano i tempi tecnici. A meno che non si proceda in via straordinaria, come ha chiesto nei giorni scorsi lo stesso Sifus. Ovviamente, anche in questo caso c’è la responsabilità del Governo regionale, che invece di perdere tempo nel commentare notizie infondate sul Rendiconto 2019 (oggi scriveremo un articolo dove proveremo a confutare le tesi troppo ottimistiche del vive presidente della Regione Gaetano Armao su un equivocato sì del Governo nazionale al Rendiconto 2019), avrebbe dovuto approvare il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. Tra l’altro, lo stanziamento di queste variazioni di Bilancio – circa 70 milioni di euro – è irrisorio rispetto alle ‘attese escatologico-clientelari’ create dal Governo.

Giuseppe Scarlata, agricoltore e allevatore del Nisseno, spiega che in molti fondi agricoli della Sicilia, per la particolare natura dei terreni, seminare con le piogge è impossibile. Ma l’alternativa qual è?
Sempre in materia di cambiamenti climatici – con riferimento all’agricoltura – ci ha inviato un messaggio Giuseppe Scarlata, agricoltore e allevatore con azienda agricola nel Nisseno. Scarlata torna sulla proposta lanciata da Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di meteorologia e agricoltura. Pagliaro ha proposto agli agricoltori di seminare il grano duro anche con i terreni bagnati. Tesi contestata da Scarlata il quale sostiene – e in molti casi non ha torto – che oggi è impossibile accedere ai fondi agricoli per procedere con la semina del grano. C’è un problema di viabilità e c’è, aggiunge Scarlata, anche un problema di natura dei terreni, sui quali, quando piove, non si può accedere, perché i mezzi meccanici sprofonderebbero. “Il video postato da I Nuovi Vespri con gli agricoltori che seminano a Gela sui terreni bagnati – ci dice Scarlata – racconta un caso particolare di terreni agricoli dove è possibile accedere con i mezzi meccanici anche quando piove. Ma tantissimi terreni agricoli siciliani a seminativo – aggiunge Scarlata – non consentono una simile operazione quando piove. Ribadisco: non c’è alcuna volontà, da parte degli agricoltori siciliani, a non voler seminare il grano quando piove. Ma per poterlo fare servono le condizioni tecniche che, in moti casi, non ci sono. Noi agricoltori siciliani siamo perfettamente coscienti che ci troviamo nel piano di cambiamenti climatici; e posso assicurare che stiamo facendo il possibile per trovare soluzioni ai nuovi problemi che si prospettano. Ma debbono essere soluzioni razionali e praticabili. Seminare il grano in tanti terreni siciliani quando piove è tecnicamente impossibile”. Precisiamo, a scanso di equivoci, che anche noi non abbiamo mai proposto cose impossibili. Abbiamo solo invitato gli agricoltori siciliani a cambiare ‘filosofia’, provando a convivere con i cambiamenti climatici. Quanto dice Scarlata è vero. Ma l’alternativa qual è? Non seminare il grano o cercare nuove soluzioni? Le piogge incessanti di stanotte su ampie zone della Sicilia, le alluvioni in Canada e le piogge di questi giorni in Australia (che stanno creando problemi enormi proprio alla raccolta del grano e alla qualità stessa del grano australiano), ci dicono che i cambiamenti climatici non mollano di un millimetro.






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