Ricevo e pubblico dal
Segretario Generale Nazionale Sifus Confali
Maurizio Grosso
SiFUS CONFALI - SE IL PRESIDENTE PUGLIESE MICHELE EMILIANO COLPITO DALL"EMOTIVITÀ DEI RECENTI DECESSI ATTRAVERSO UN ORDINANZA VIETA IL LAVORO NEI CAMPI NELLE ORE CALDE, CI PUÒ STARE. SE A CHIEDERE AI PRESIDENTI DI REGIONE L'ORDINANZA IN QUESTIONE SONO INVECE I SINDACATI CONFEDERALI COME IN SICILIA, TRATTASI DI UN PALLEATIVO ATTO A DRIBBLARE LE PROPRIE INCAPACITÀ CONTRO LO SFRUTTAMENTO E IL CAPORALATO
Roma 2 luglio 2021 - La spinta emotiva rappresentata dall'ennesima morte di un bracciante nei campi a causa dei ritmi serrati e naturalmente dal caldo africano, ha dato l'input al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano per emanare un ordinanza che vieta il lavoro nei campi tra le 12;30 e le 16:00.
La presa di posizione di Emiliano pur considerandola in buona fede, ammirevole e simbolicamente forte contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, da punto di vista pratico risulta essere fine a se stessa perché il bracciante alle 12,30, ha già finito di lavorare nei campi le 6 ore e 30 previste dal CCNL. Secondo il CCNL medesimo, i braccianti devono lavorare infatti, 39 ore settimanali distribuite in 6,30 ore al giorno e in un anno, al massimo, possono effettuare 300 ore di straordinario;
Che cosa farà il bracciante dalle ore 12,30 alle 16,00? Tornerà a casa percorrendo anche 2 ore di strada e poi, arrivato casa, ripercorrerà altre 2 ore di strada per ritornare nei campi dell'azienda agricola presso cui lavora? Oppure, l'azienda metterà a loro disposizione dei luoghi per rifocillarsi dalle 12,30 alle 16.00? Siamo sicuri che il lavoro che i braccianti presteranno dalle 16.00 in poi è lavoro straordinario che rientra nelle 300 ore previste dal CCNL, oppure fa parte del lavoro ordinario sfruttato e malpagato che deve essere impedito?
Ricordo a me stesso che abbiamo centinaia di prove testimoniali che nelle grandi campagne di raccolta i braccianti lavorano 12- 14 ore al giorno con ritmi esagerati e vengono pagati a 4-5 euro l'ora.
Per noi del SiFUS è questo il problema dei problemi che per ovvie ragioni nessuna ordinanza di Emiliano ( ne in buona fede, ne populista) può risolvere se non cambiano alcune leggi nella direzione del ridimensionamento dello sfruttamento, del lavoro nero, di quello grigio e del caporalato.
Ecco cosa serve al bracciante:
1) un orario di lavoro ordinario che non deve variare a seconda dei contratti provinciali, evidenziando vere e proprie gabbie salariali. Deve essere minimo di 10 euro nette ad ora in qualsiasi delle 107 province italiane. Pertanto nel CCNL deve essere inserita una tabella salariale minima che i sindacati confederali non hanno mai sostenuto. Necessitano, inoltre, da parte dello Stato, controlli ed app per rilevare cosa succede nei campi in corso d'opera;
2) il collocamento pubblico. Il caporale spesso e volentieri è l'unico punto di riferimento a cui il bracciante si rivolge se vuole raggiungere il datore di lavoro. Per battere il caporalato bisogna pertanto, sostituire il ruolo e la funzione del caporale con quella di moderni ed intelligenti centri per l'impiego pubblici, aperti dal pomeriggio alle sera tardi, allo scopo di mettere in contatto la domanda e l'offerta di lavoro.
I sindacati confederali puntano a mettere in piedi una rete assieme ai sindacati datoriali finalizzata alla definizione del collocamento privato al fine di poter scegliere loro i lavoratori biondi, con gli occhi azzurri e disponibili.
In questa direzione devono spingere i Presidenti della Regione se vogliono contribuire ad aiutare il settore bracciantile e non alle ordinanze che anziché aiutare i braccianti potrebbero, invece, finire per aiutare i datori di lavoro spregiudicati e i caporali.
I sindacati confederali la smettano di assecondare le spinte populiste dei non addetti ai lavori e tornino ad occuparsi dei diritti dei lavoratori.
Maurizio Grosso - Segretario Generale SiFUS e coordinatore LILCA
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