01 APRILE 2021 - di Claudio Reale
Miccichè decide di accantonare tutti gli articoli ancora non varati. Musumeci: "Ascari nella maggioranza". Il Pd: "Questa è la Waterloo del governo"
Alla fine la Finanziaria viene approvata. Ma è una manovra ancor più misera di quella pur magra che era approdata in Aula ormai diciassette giorni fa: dopo il caos di stamattina, con la maggioranza in frantumi su due voti su tre, il presidente dell'Assemblea regionale Gianfranco Miccichè decide di accantonare tutti gli articoli ancora non varati, più di dieci, motivandolo proprio con l'assenza di maggioranza a sostegno delle norme. E se il presidente della Regione Nello Musumeci prende la parola per puntare il dito contro l'“ascarismo di qualcuno nella maggioranza”, l'opposizione va subito all'attacco: “Questa finanziaria è la Waterloo di Musumeci”, commenta il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo. “Il suo governo è alla frutta e non può più contare su una maggioranza a sala d'Ercole”, rilancia il suo omologo nei Cinquestelle Giovanni Di Caro.
Restano fuori tantissime norme. Si infuria ad esempio Marianna Caronia, che aveva proposto la realizzazione di un museo del Liberty nell'area dell'ex Villa Deliella, a Palermo: il governatore promette che se ne farà carico, ma è un uomo stanco, fiaccato dalle avversità degli ultimi giorni, quello che prende parola in aula. Saltano tante norme, anche a lui care: oltre alle due norme bocciate col voto segreto stamattina, l'assegnazione all'Irfis di un ruolo di supporto e l'obbligo per le aziende controllate di pubblicare i bilanci sui giornali, vengono rinviate l'assunzione dei figli di Sebastiano Tusa, la norma sul south working, una deroga alle assunzioni nelle partecipate, la stabilizzazione dei precari dell'Ars che sarebbe dovuta passare da un emendamento aggiuntivo e così via. “Non posso farle votare adesso – mette le mani avanti Miccichè – se venissero bocciate non potrebbero essere discusse nuovamente”. È il caos.
Intanto, però, la manovra light ottiene il via libera definitivo. Ci sono diversi tagli – alle partecipate, agli affitti, al turnover – e una manciata di ristori, che andranno a categorie come ristoranti, taxi, moda, wedding, cerimonie, cinema e spettacoli. Fra gli articoli che hanno provocato più polemiche c'è poi quello che alza a 160mila euro il tetto dello stipendio del portavoce del presidente della Regione, un incarico al momento ricoperto dall'ex europarlamentare Pd Michela Giuffrida, ma arrivano anche un aumento dei canoni demaniali, una riforma della commissione Via-Vas che aumenta i componenti (ma che non ne subordina l'azione alle decisioni politiche), la stabilizzazione degli stagionali a 151 giornate dei consorzi di bonifica e quella – attesissima – dei precari Asu. Ma nel caos dell'Ars scossa dall'inchiesta sulla sanità e dalle dimissioni di Ruggero Razza l'Ars dà finalmente il via libera alla manovra.
"Ragioni morali e sostanziali - attacca Claudio Fava - dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e a chiudere la sua esperienza di governo adesso. Nell'interesse di tutti"
Fonte: palermo.repubblica.it
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