Dal sito qds.it
Patrizia Penna - 17 Dicembre 2020
Governo annuncia nuove assunzioni ma senza obiettivi, risultati né modelli organizzativi digitalizzati ed efficienti. Albanese, vicepresidente Sicindustria: "Il mercato è spietato. Con questi chiari di luna saremo tagliati fuori”. Simone, segretario regionale Dirsi, sindacato dei dirigenti della Regione siciliana: "Musumeci non ha mai incontrato i sindacati per parlare di merito”
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Organizzazione, programmazione, realizzazione, controllo: sono i quattro pilastri di ogni modello organizzativo che si rispetti e che il mondo imprenditoriale ha pian piano fatto proprio.
Per contro, la pubblica amministrazione, si è mostrata di gran lunga meno propensa ad accettare la difficile sfida del cambiamento e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Tuttavia, l’avvento dell’era digitale ha dato vita a nuove logiche, delineato nuove competenze e imposto nuove regole a cui neanche la pubblica amministrazione può sfuggire.
Linee indirizzo Ministero Pa (8 maggio 2018)
Eppure le regole ci sono. Con decreto dell’8 maggio del 2018, il ministero per la Semplificazione e della Pubblica amministrazione ha reso note le Linee di indirizzo per la predisposizione dei piani dei fabbisogni di personale delle amministrazioni pubbliche, “finalizzate – si legge nel documento – a mutare la logica e la metodologia che le amministrazioni devono seguire nell’organizzazione e nella definizione del proprio bisogno di personale”.
Piano triennale del Fabbisogno di personale 2019-2021
La Giunta regionale guidata da Nello Musumeci, con deliberazione n. 422 del 28 novembre 2019 e facendo proprie le disposizioni ministeriali, ha approvato “Piano Triennale dei Fabbisogni di Personale (PTFP) 2019/2021”.
Piano della Performance 2020-2022
La rilevazione dei fabbisogni di personale, a sua volta, avviene anche sulla base delle priorità individuate nel Piano triennale della Performance 2020-2022 della Regione. Altro documento cardine che esamina l’organizzazione della Regione siciliana, il contesto esterno e interno di riferimento, ma soprattutto gli obiettivi operativi declinati dal Presidente della Regione e dagli Assessori, ordinati per missioni e programma, nonché per priorità politica e obiettivo strategico.
E qui casca l’asino.
Il Piano delle Performance, infatti, sembra quasi un libro dei sogni: buoni propositi e belle parole che si scontrano con la realtà dei fatti.
Una realtà che vede la burocrazia regionale in forte affanno e che rende assolutamente urgente e necessaria una riforma che riparta da merito, responsabilità e produttività.
Gianpaolo Simone (Dirsi): “Musumeci non ha mai incontrato i sindacati per parlare di merito”
Gianpaolo Simone è segretario regionale Dirsi, il sindacato più rappresentativo della Dirigenza della Regione siciliana. Il Qds lo ha intervistato.
Dott. Simone, la Regione siciliana annuncia nuovi concorsi. È questa, secondo Lei, la soluzione a tutti i “mali” della burocrazia regionale?
“Assolutamente no. Il ricambio generazionale è sicuramente una esigenza improcrastinabile ma se non avviene contestualmente ad una organica riforma dell’Amministrazione regionale non servirà a nulla e per riforma dell’Amministrazione non mi riferisco di certo alla riorganizzazione dei dipartimenti che si traduce ad una mera riduzione numerica di postazioni dirigenziali prevista dalla legge e che quest’anno vedrà una ennesima e per fortuna ultima puntata. Auspichiamo una riforma della Amministrazione Regionale che si basi sulle funzioni e sulle competenze della Regione Siciliana e con la conseguente definizione di una più precisa e funzionale pianta organica. Una recente ricognizione operata dalla Corte dei Conti per la Regione Siciliana, poco conosciuta dai giornali e quindi dall’opinione pubblica, ha fornito, finalmente, una risposta definitiva alla querelle sulle competenze della Regione Siciliana. Nella Relazione allegata al giudizio di parifica 2018 ha infatti enumerato le strutture ed il dato del personale regionale incaricato delle funzioni che nelle altre regioni a statuto ordinario (ma anche in quelle a statuto speciale) sono appannaggio dello Stato, che vi assolve con strutture e personale proprio (pag. 77 della Sintesi che ti allego): nel 2018 ‘a fronte di 14.085 unità di personale regionale, ben 7.965 unità lavorative prestano servizio presso Dipartimenti le cui competenze risultano normativamente demandate dal livello statale a quello regionale’. Nella Amministrazione regionale siciliana, per più del suo 50% impegnata in compiti statali, è stato operata una forte riduzione di personale ricorrendo al prepensionamento che si chiude alla fine di questo anno 2020, e si prevede che al 1° gennaio 2021 la Regione Siciliana annoveri 900 unità di personale nella Dirigenza e 12.100 unità nel comparto non dirigenziale. Ciò comporta necessariamente la riqualificazione del personale rimasto in servizio, e il ricorso a nuove forze, giovani, nei settori emergenti della comunicazione, dell’informatica, e laddove la fuoriuscita di personale anziano ma esperto ha lasciato settori scoperti come ad esempio nel settore giuridico – amministrativo. A proposito dei concorsi è necessario ricordare quanto ha raccomandato la Corte dei Conti in merito al superamento della terza fascia dirigenziale. Non potranno esserci concorsi e inquadramento di nuovi dirigenti senza aver superato l’anomalia tutta siciliana della Terza Fascia dirigenziale. I circa 900 dirigenti in servizio alla Regione siciliana sono tutti dirigenti entrati con regolare concorso o con specifiche leggi che ne hanno permesso l’assunzione (quindi nessuna telefonata o assunzione per chiamata diretta checchè ne dica il Presidente). A tal proposito ci sono diversi disegni di legge presentati all’Ars (uno anche governativo) che con diversi approcci propongono il superamento della terza fascia dirigenziale. Il Dirsi chiede semplicemente che tutta la dirigenza regionale (nessuno escluso) venga considerata alla stessa stregua dei colleghi ministeriali. Come vede il Dirsi trova ispirazione nelle decisioni della Corte dei Conti.
Quale attenzione è stata data all’elaborazione di modelli di organizzazione del lavoro più innovativi e produttivi?
“L’Assessore Grasso, in uno dei primi incontri, ha assicurato che il suo interesse ed obiettivo principale sarebbe stato quello di accelerare sulla modernizzazione dell’Amministrazione regionale approntando nuovi strumenti e nuovi processi, più adeguati alle richieste dell’utenza. In tale direzione, l’Amministrazione ha aderito al progetto pilota RiformAttiva del Pon Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020, che avrebbe dovuto rappresentare un importante contributo per la configurazione, a tutti i livelli, della nuova pubblica amministrazione digitale. Il progetto è stato completato e si è mosso lungo due direttive: la progettazione e lo sviluppo di metodologie per la programmazione dei fabbisogni del personale e dei piani assunzionali, lo sviluppo di un nuovo sistema professionale, con definizione dei nuovi profili professionali, che hanno fornito la base alle recenti decisioni sui bandi di concorso. In più, all’interno del Piano di Rafforzamento Amministrativo (Pra) 2014/2020, l’innovativo strumento di potenziamento amministrativo adottato in Italia nel quadro della programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, è stata realizzata nella II Fase la mappatura e reingegnerizzazione dei processi dell’Amministrazione regionale (vedasi deliberazione della Giunta regionale n. 381 del 10/09/2020) strumento fondamentale per l’efficientamento della pubblica amministrazione e propedeutico e non solo per la redazione del Pola Piano Organizzativo Lavoro Agile, dal 2021 allegato obbligatorio del Piano Triennale della Performance per l’attivazione a regime della modalità lavorativa in smart working”.
L’ultima lite Musumeci-sindacati sui presunti dipendenti inutili si era conclusa con l’annuncio di un tavolo di confronto su merito e produttività: che fine ha fatto questo tavolo?
“Le dirò una cosa che probabilmente la lascerà sorpresa: il presidente Musumeci nei tre anni circa di mandato non ha mai ribadisco e sottolineo mai, incontrato i sindacati. Neanche a seguito dello sciopero di marzo 2019 organizzato dal Dirsi che ha visto una straordinaria partecipazione che in alcuni dipartimenti ha raggiunto il 60%.Abbiamo più volte sollecitato il Presidente ad un confronto e abbiamo più volte dato la nostra disponibilità ad essere al suo fianco nel combattere il marcio dell’amministrazione regionale. Siamo perfettamente consapevoli che ci sono situazioni da isolare e condannare come avviene in qualsiasi altra Amministrazione, anche in quelle dove meno te le aspetti come la magistratura. Purtroppo, il Presidente Musumeci ha scelto una altra strada, quella che gli fa avere maggiore visibilità grazie alla cassa di risonanza dei giornali che di contro fanno maggiori lettori senza alcun approfondimento, alimentando luoghi comuni vecchi di devenni. Abbiamo sempre ritenuto che il ciclico ricorso alle esternazioni dei Governatori (si, perché questo sport è stato praticato anche dai precedenti Presidenti Lombardo e Crocetta) contro il personale regionale nasconda ben altro: l’incapacità di governare una regione in grande difficoltà. Sarà interessante leggere la Relazione sulla Performance 2019 a firma del Presidente Musumeci ed in questo momento al vaglio dell’Oiv, Organismo Indipendente di Valutazione, dove scopriremo che proprio il dipartimento il cui Dirigente Generale è stato al fianco del Presidente nel denigrare il personale regionale, ha riportato valori percentuali del raggiungimento degli obiettivi, strategici ed operativi, tra i più bassi dati percentuali; troppo facile scaricare le colpe solo sul personale”.
Secondo la Ragioneria generale dello stato, il personale della Regione siciliana guadagna in media 30.851 l’anno contro i 22.035 euro del personale delle Regioni a statuto ordinario. Ne era a conoscenza?
“No, non ne ero a conoscenza ma sono a conoscenza della storia del “pollo statistico” di Trilussa. Gli stipendi dei circa 7.000 dipendenti regionali più anziani (escludendo le 5.000 stabilizzazioni decise dal Governo Lombardo i cui stipendi superano di poco i 1.000,00 al mese) comprendono nella Ria-Retribuzione Individuale di Anzianità tutte le somme provenienti dagli aumenti ed adeguamenti che negli anni ‘80 e ‘90 erano decisi con leggi regionali e decreti presidenziali. Con la l.r. 10/2000 gli aumenti degli stipendi hanno seguito le stesse dinamiche del pubblico impiego nazionale, addirittura con due contratti economici in meno per la Dirigenza, 2006-2008 e 2008-2009, ed uno in meno per il Comparto non dirigenziale, 2008-2009, persi definitivamente e che hanno determinato nel comparto dirigenziale una differenza di circa 7.000,00 in medo rispetto ai nostri colleghi ministeriali”.
Si parla di rinnovo contratti per i dirigenti ed è stato annunciato l’aumento di 209 euro. Cosa ne pensa?
“Rispondo citando il pensiero del famoso costituzionalista Costantino Mortati, secondo cui ‘nella Costituzione italiana, il lavoro posto a base della Repubblica, non è fine in sé o mero strumento di guadagno, ma mezzo di affermazione della personalità del singolo, garanzia di sviluppo delle capacità umane e del loro impiego’. Per anni la Regione Siciliana ha calpestato uno dei diritti fondamentali del lavoratore (sia che esso sia simpatico o antipatico) che è il rinnovo del Contratto Collettivo Regionale di Lavoro. Quindi non vale tanto cosa ne possa pensare io o il Presidente della Regione Siciliana, ma vale la pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato nel 2015 l’illegittimità costituzionale del regime di sospensione della contrattazione collettiva. La dirigenza della Regione siciliana aspetta da 15 anni il rinnovo del contratto. Oggi l’organizzazione del lavoro e dei suoi dirigenti si basa su un contratto di lavoro fermo al 2005 con tutti gli effetti negativi che impattano giornalmente con la necessità di un approccio al lavoro più agile e dinamico. Per quanto riguarda l’aumento medio stipendiale lordo, come detto in precedenza, è determinato dalla percentuale del 3,48%, uguale per tutti i dipendenti pubblici (statali e regionali). Questo potrebbe essere (uso il condizionale perché ad oggi siamo ancora nella fase di “ipotesi”) il primo aumento dopo 15.
Alessandro Albanese, vicepresidente Sicindustria: “Il mercato è spietato. Con questi chiari di luna saremo tagliati fuori”
La burocrazia regionale “sfasciata” affossa le imprese della nostra isola. Sicindustria ha più volte stigmatizzato l’immobilismo e l’inefficienza della Regione. Che fine hanno fatto i tanti appelli che avete lanciato?
“C’è un dialogo aperto. Di certo la nostra associazione continua a registrare decine di segnalazioni di imprese esasperate da continui ritardi e da un modus operandi della pubblica amministrazione fatto di rimpalli e scaricabarile. Sicindustria, però, non intende arretrare di un solo millimetro perché dalla lotta alla malaburocrazia passa la stessa sopravvivenza delle imprese e del territorio. Per essere più chiaro, lentezza, disorganizzazione e inefficienza hanno una incidenza, in termini di competitività e produttività, del 50% sulla vita delle imprese. Questo significa che le aziende siciliane devono lavorare il 50% in più delle realtà del nord Italia per raggiungere lo stesso risultato. Ogni commento è superfluo”.
La lite tra Musumeci e i sindacati sui “presunti” dipendenti fannulloni finisce sempre a tarallucci e vino con le solite promesse di un tavolo di confronto che dovrà affrontare la questione relativa a merito e produttività. Poi, su questo fronte (merito e produttività), il niente. Il sospetto è che non interessi a nessuno né il merito né la produttività. Cosa ne pensa?
“Credo che non sia più il tempo né delle liti, né delle accuse. È il tempo invece delle scelte e dell’operatività. A noi non interessano le dichiarazioni sulla stampa, se a queste non segue poi una effettiva riforma della macchina amministrativa che punti proprio su quel merito e su quella produttiva da lei invocate. Attualmente lo sforzo che fanno le imprese viene di fatto vanificato da una burocrazia lenta e macchinosa. E se questo è inaccettabile in tempi ‘normali’, si figuri quanto possa esserlo durante la peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra”.
La Regione annuncia nuovi concorsi. Sono la soluzione?
“All’intero dell’organico regionale c’è sicuramente un problema di competenze da affrontare con estrema urgenza. È necessario avviare un piano per la transizione digitale della P.a. con l’obiettivo di rendere più efficienti e tempestivi i servizi resi alle imprese e ai cittadini, garantendo interazioni digitali semplici e immediate per ogni servizio fornito. Se per farlo occorre innestare nuove figure professionali che abbiano le competenze per poter rispondere a una tale esigenza, che si faccia. E che si faccia anche in fretta. La qualità amministrativa è una condizione primaria di competitività dei territori e una pubblica amministrazione efficiente ed efficace avrebbe il merito di rendere la Sicilia credibile e attrattiva”.
Le imprese, con grande fatica, hanno accettato negli ultimi anni la grande sfida del cambiamento e della digitalizzazione. Per contro, la pubblica amministrazione, si è mostrata di gran lunga meno propensa ad adattarsi a modelli organizzativi sempre più digitalizzati e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Quali saranno le conseguenze, soprattutto se guardiamo al Recovery Fund, di una P.a. non all’altezza della situazione?
“Senza una riforma efficace che intervenga in modo concreto sui tempi e sulle modalità operative della pubblica amministrazione, la Sicilia rischia di vedere allargarsi sempre di più la forbice che la separa dal resto del mondo. Il mercato è spietato e non aspetta nessuno. L’ipotesi di essere tagliati fuori, con questi chiari di luna, è molto più di un miraggio. È per questo che è indispensabile intervenire subito sfruttando le opportunità che un evento funesto come quello che stiamo vivendo, sta comunque portando con sé. La pandemia, infatti, sta da un lato mettendo in luce, con ancora maggiore evidenza, i punti di criticità che caratterizzano il nostro sistema sociale ed economico e, dall’altro, ha portato l’Europa ad allentare le maglie dei vincoli e a stanziare risorse mai viste prima. A questo punto, un disimpegno sarebbe davvero un suicidio. Abbiamo urgenza di invertire la rotta e, per farlo, dobbiamo sfruttare a pieno i fondi del Recovery, il cui utilizzo richiede, però, quel piano di riforme strutturali che i siciliani attendono da anni”.
Fonte: qds.it
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