Cai Sicilia
11 Settembre 2020
“Il CAI Sicilia – ha dichiarato il presidente Francesco Lo Cascio – è in prima fila nella lotta contro il ripetersi dei gravi e devastanti incendi su tutto il territorio regionale, che hanno assunto tutti i contorni di un’attività criminale premeditata e scientemente portata a compimento con particolari condizioni climatiche. La perdita di migliaia ettari di boschi con lo sterminio sistematico della fauna, nonché la distruzione del suggestivo paesaggio della nostra isola e la conseguenziale accelerazione dei processi di dissesto idrogeologico, non possono lasciarci indifferenti!” Di questi argomenti si parlerà nella prossima conferenza dei presidenti regionali del Club alpino italiano. Del resto nessuna altra parte del Paese è colpita come la Sicilia: dal 15 giugno ad oggi, stando all’ultimo aggiornamento del Dipartimento nazionale di Protezione civile, i vigili del fuoco sono intervenuti circa 9 mila volte per spegnere gli incendi boschivi. Le statistiche dicono che nel 75% dei casi sono dolose, cioè intenzionali e al riguardo le cronache raccontano di speculatori che vogliono nuovo cemento, di pastori in cerca perenne di pascoli verdi, di truffatori di fondi comunitari e sicari di tangentisti di imprese legate allo spegnimento o alla realizzazione di infrastrutture, e dulcis in fundo di soggetti che premono per essere assunti o si vendicano dell’esclusione delle graduatorie d’impiego. Il contrasto a tutto questo è fondamentale. Va aumentato il controllo del territorio, repressa ogni azione isolata o organizzata, data certezza della pena. Così come possono risultare efficaci nuove tecnologie avanzate, non va sottovalutata nemmeno la mancanza di una seria programmazione di gestione del territorio, di fatto abbandonato, senza il presidio ambientale costituito dall’attività agricole in un territorio fortemente antropizzato dove l’aumento del pericolo e la necessità di tutelare le case si scontra, sempre più spesso, con la mancata manutenzione dei terreni liberi, nonostante vi sia una legge che obblighi pubblico e privato alla pulizia. “La gestione delle aree forestali è operazione necessaria e indifferibile”, ricorda il prof. Giuseppe Barbera (docente della Facoltà di Agraria di Palermo). Senza di essa non è possibile alcun contrasto agli incendi boschivi. Tutto ciò è possibile attraverso la redazione di piani di gestione forestale (praticamente assenti in Sicilia e comunque non applicati) che devono prevedere interventi che riguardano il razionale impiego della manodopera, tempi o modi d’intervento, valorizzazione delle produzioni legnose e non legnose, fornitura di servizi ecosistemici (ambientali, culturali e paesaggistici). In una parola la gestione forestale rende i boschi meno suscettibili agli incendi! Il controllo del territorio da parte della Regione, a cui è demandato il contrasto agli incendi in coordinamento con le municipalità, è del tutto inadeguato e la programmazione non tempestiva di uomini e risorse contribuisce ad acuire “l’emergenza” aumentando a dismisura lo sforzo richiesto ai vigili del fuoco. La convenzione tra Regione e corpo nazionale dei VV.FF. pur potenziando
il dispositivo del soccorso è ormai palesemente in ritardo rispetto ai mutamenti climatici, mentre si assiste ad un continuo taglio delle risorse finanziarie e alla mancanza assoluta di una strategia di prevenzione pur avendo un numero notevole di “stagionali” che invece di limitarsi allo spegnimento degli incendi, potrebbero dedicarsi alla manutenzione sul territorio per la realizzazione di barriere tagliafuoco, ripulitura e scerbamento dei terreni. Il presidente del CAI Sicilia, Francesco Lo Cascio unitamente ai componenti del Consiglio Direttivo Regionale e al Vice Presidente nazionale della Commissione Tutela Montana del CAI, Mario Vaccarella, dopo il ripetersi di devastanti incendi quali quelli di Monte Cofano, Montagna Grande, lo Zingaro e recentemente i boschi delle Madonie, degli Iblei, della Moarda e M.te Grifone, lanciano un accorato appello ai nostri Legislatori, alle Istituzione preposte, alle associazione ambientaliste e di categoria nel fare fronte comune per un cambiamento radicale delle modalità di approccio nella lotta e il contrasto agli incendi. In particolare, occorre intervenire con urgenza sia sull’aspetto della deterrenza del crimine perpetrato dai piromani, elevando le pene attualmente previste ai sensi dell’art. l’art. 423-bis (reclusione da 4 a 10 anni) al fine di una più dura repressione, configurando per tale crimine, le pene ben più severe previste per il “disastro ambientale” che, come detto, su quello delle strategie di prevenzione. E’ ormai improcrastinabile una rivoluzione dell’attuale struttura basata essenzialmente su contigente di personale a terra e di mezzi aerei , con una adeguata pianificazione della gestione delle aree forestali da integrare con sistemi operativi di sorveglianza terrestre-satellitare. L’installazione di sensori di tipo puntuale a terra, permettono di verificare, infatti, continuamente idonei parametri fisici che evidenziano la presenza di un ipotetico incendio (ad esempio la temperatura). Il contributo dei dati telerilevati da satellite nella sorveglianza delle aree ad alto rischio ambientale è inoltre ormai ampiamente riconosciuto. Di tale necessità il CAI si farà promotore presso il Ministro Costa, con un dossier-denuncia al fine di arginare un fenomeno che ha ormai assunto i connotati di “disatro ambientale” .
Il Presidente Regionale
Francesco Lo Cascio
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