Dal sito livesicilia.it
Colloquio col leader di Forza Italia. "Non sarà una pratica che si risolve in un giorno".
Il rimpasto? Nessuno si illuda che sia una pratica semplice. Non basterà certo un giorno, mette le mani avanti Gianfranco Miccichè. Che ha un’idea precisa al riguardo: se rimpasto deve essere, questo passerà da un azzeramento della giunta.
Il presidente dell’Assemblea regionale e leader di Forza Italia in Sicilia, portata a casa la finanziaria ha staccato per qualche giorno. Al suo rientro, la settimana prossima, lo attende la pratica del rimpasto, che il centrodestra ha rimandato a dopo il voto sul bilancio e per il quale i tempi dovrebbero essere ormai maturi. Ma non sarà una passeggiata, prevede con realismo il commissario forzista. “Il rimpasto significa ‘ripartiamo’, quindi l’azzeramento della giunta. Se si deve sostituire l’assessore ai Beni culturali e basta, il presidente lo faccia e non se ne parli più”. Se invece rimpasto deve essere, l’idea di Micciché è quella di una giunta nuova. Forza Italia è disponibile a mutare tutti gli assessori della propria compagine? “Noi abbiamo consenso in nove province su nove, ci sono altre province che non sono soddisfatte e rappresentate. Nel primo governo Cuffaro io portai nove province al governo con varie rotazioni”.
Ovviamente, un’idea di questo tipo comporta tempi più lunghi rispetto al prevedere uno o due innesti per far spazio alla Lega e cambiare qualche assessore meno apprezzato. “Questo metodo è il più corretto, quello della politica. Oggi mi sembra che ci sono più assessori che partiti al governo. Non capisco alcuni assessori di che partito fanno parte quanti voi in aula determinano. Qualcuno l’assessore ha dovuto prenderlo da fuori perché non aveva più deputati da prendere”. E dunque, “non credo che sarà una cosa facile da risolvere, insomma non una questione che si risolve in una giornata di lavoro”, commenta Miccichè.
Che gli equilibri interni nella giunta stiano vivendo un momento di transizione d’altronde si è visto anche in Aula quando nel dibattito finale al posto di Musumeci è intervenuto non l’assessore all’Economia Armao né l’assessore che il governatore ha delegato per i rapporti con l’Ars, Cordaro, ma il delfino di Musumeci Ruggero Razza. Un fatto un po' inconsueto che non è passato inosservato ai più.
Quanto ai rapporti tra Parlamento e presidente della Regione, dopo gli screzi e le assenze di Musumeci, Micciché butta acqua sul fuoco: “Non è la prima vola, io ricordo che Berlusconi andava l’ultimo giorno quando ero al governo nazionale, quindi non è un caso”. Non c’è una mancanza di rispetto verso l’istituzione Parlamento? “Questo no. Un altro discorso è il suo intervento”, risponde Micciché, a proposito della uscita di Musumeci contro Luca Sammartino, bacchettata dallo stesso Micciché in Aula. Vi siete sentiti dopo col presidente? “Mi ha chiesto quando si farà la riunione della Commissione regolamento sul voto segreto. Non è una mia emergenza, io ovviamente lo rispetto e mi adeguo. Ma direi che sarebbe meglio fare un cambio di regolamento complessivo, diversamente se ci si limita al voto segreto non sono convintissimo che ci sia questa gran voglia in Parlamento”.
07 Maggio 2020
Fonte: livesicilia.it
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