Dal sito palermo.repubblica.it
In prima commissione arriva lo stop, ma Palazzo d'Orleans chiede un parere legale sulla sindacabilità delle sue scelte da parte dell'organismo dell'Assemblea. Il presidente della Regione: "Ho il diritto di governare"
Alla guida dei Parchi della Sicilia rimangono i commissari, perché le nomine varate dalla giunta Musumeci non hanno avuto il parere favorevole della prima commissione dell'Ars. Di fatto non si è arrivato a un voto contrario, ma solo perché questa mattina il governo le ha formalmente ritirate: "La maggioranza e Musumeci sono alla frutta, ormai siamo alla paralisi completa", attaccano Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici del Pd.
Il governo Musumeci però sferra un attacco durissimo a tutta la prima commissione dell'Ars, contestando il potere di "sindacabilità" delle nomine: «La prima Commissione parlamentare dell'Ars può esprimere valutazioni di ordine politico sulle nomine proposte dal governo per gli Enti sottoposti a vigilanza?», si legge in una nota della Presidenza - il dubbio viene sollevato da Palazzo d'Orleans, che ha richiesto un parere legale sulla materia, dandone comunicazione al presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, con una nota a firma del governatore Musumeci. Già nella seduta di Giunta di ieri, su proposta dell’assessore al Territorio e ambiente, competente per delega, il Governo aveva deciso di ritirare le nomine degli Enti Parco (Madonie, Alcantara, Etna e Nebrodi), i cui presidenti designati erano stati trasmessi all’Assemblea regionale per il prescritto parere della I Commissione".
«Tale decisione - spiega nella lettera il presidente della Regione - è stata assunta in quanto, come era accaduto per i già designati presidenti degli Istituiti autonomi case popolari, le cronache giornalistiche hanno chiaramente evidenziato, mediante le dichiarazioni di taluni esponenti politici, che la Commissione si sarebbe indirizzata verso la scelta di esprimere un parere “politico” sulla “opportunità” della nomina di ciascun designato e non già, come le sarebbe imposto, un parere in ordine alla regolarità formale della procedura di nomina e sulla sussistenza dei titoli previsti dalla legge in capo al nominando».
«Sul punto - prosegue Musumeci - vale la pena di osservare che – come affermato anche dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione, chiamate entrambe per le rispettive competenze a dirimere una controversia interpretativa sulla natura giuridica del “parere” espresso dalle Commissioni legislative – il Governo ritiene che, nei casi nei quali i pareri delle Commissioni rappresentano un passaggio endoprocedimentale di un atto amministrativo, il loro sindacato, proprio per la natura di tale ‘procedimento’, non possa estendersi (con le eventuali conseguenze di legge) a pur legittime valutazioni di ordine politico/partitico, valutazioni queste che, invece, sono e restano proprie del procedimento legislativo e di quegli atti di indirizzo che si connaturano per non avere alcuna attinenza con il procedimento amministrativo».
Secondo il governatore «è di palmare evidenza che la questione, posta nei termini sopra richiamati, investa altresì il diritto/dovere del Governo regionale di procedere a compiere tutti gli atti riservatigli dalle legge, sotto il controllo del Parlamento che può verificarne la legittimità, ma non può sostituirsi al soggetto legittimato dalla legge a compiere le scelte discrezionali. Ancorchè la lettura della più attinente giurisprudenza di legittimità non consenta di aprire dubbi sulla interpretazione recepita e fatta propria da questo Governo, si ritiene - conclude il governatore - possa esser utile, anche a tutela del lavoro dei parlamentari e della regolarità delle decisioni, richiedere un parere più articolato, che mi riservo di trasmettere all’Assemblea Regionale per le eventuali, opportune valutazioni conseguenti»
Fonte: palermo.repubblica.it
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