Dal sito www.monrealepress.it
Un video che dimostra come dietro gli incendi ci sia una mente criminale e la mano dell'uomo
Pare che qualcuno dopo aver acceso il fronte di fuoco più vasto, inizi la sua discesa verso Monreale e continui ad appiccare incendi. Forse utilizzando del combustibile. Perché le fiamme si sviluppano rapidamente. Il fuoco, poi, spinto dal vento, distruggerà auto e case, mettendo a rischio la vita di centinaia di persone. Gli investigatori stanno tentando di risalire agli autori di questo gesto. Non sarà facile. Ma sono al lavoro. Intanto continuano i sopralluoghi delle forze dell’ordine. La zona viene costantemente pattugliata notte e giorno. Il caso di San Martino ha avuto un fortissimo impatto mediatico. Nei prossimi giorni, forse giovedì, i monrealesi scenderanno in piazza per far sentire la loro voce, ma soprattutto per dimostrare vicinanza a chi, in quell’incendio, ha perso tutto.
Saranno utilizzate le telecamere di video sorveglianza per risalire all’identità dei piromani che hanno provocato il rogo. I carabinieri di Monreale stanno analizzando ogni fotogramma delle telecamere di videosorveglianza presenti nelle zone tra Monreale e San Martino delle Scale per scovare ogni minimo indizio che possa aiutare a trovare il volto del piromane. Ma non solo, perché è questa la novità più interessante si cerca anche nei social per capire chi possa avere organizzato il fronte di fuoco.
Da una analisi della Coldiretti, nel 2019 sono stati appiccati 295 roghi, dalla quale si evidenzia una media di più di un incendio al giorno lungo la Penisola durante l’anno sulla base dei dati Effis (The European Forest Fire Information System), in riferimento ai roghi scoppiati soprattutto alle porte di Palermo a Monreale e San Martino delle Scale considerati di origine dolosa. Se il divampare delle fiamme è certamente favorito dal clima anomalo, a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è proprio l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. Abitazioni andate a fuoco, coltivazioni bruciate, animali soffocati e uccisi dalle fiamme ma anche case rurali, macchine ed attrezzature agricole, capannoni e boschi distrutti sono le drammatiche conseguenze degli incendi. Per ricostituire i boschi andati in fiamme – continua la Coldiretti – ci vogliono almeno 15 anni con danni all’ambiente, all’economia e al lavoro”.
Fonte: www.monrealepress.it
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