(già Commissario Superiore
del Corpo Forestale della Regione Siciliana)
LA MEMORIA:
Il 18 di agosto di ogni anno deve essere ricordato dalla nostra comunità, come la giornata della memoria, perché chi non ha memoria non ha futuro e nel 26° anniversario del tragico evento, noi uomini comuni commemoriamo i 4 eroi, non più con noi ma vicini a Dio, che hanno dato la propria vita per la salvaguardia della natura in cui credevano fermamente.
Francesco Manitta, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale della Regione Siciliana e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: Zumbo Vincenzo (capo squadra antincendio), Mineo Benedetto (operaio antincendio) e Manitta Giuseppa (operaia antincendio), tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura. Uomini valorosi caduti mentre con grande abnegazione e sacrificio intervenivano sugli incendi boschivi, persone che possono essere definite davvero “Angeli custodi” del creato e commemorate quale luminoso esempio di difensori del bene naturalistico, per il quale non hanno esitato a dare la vita.
LA RIFLESSIONE:
Eppure, le Istituzioni li hanno dimenticati, eroi perfino vilipesi da questa bassa politica governante del potere temporale, la quale, invece di onorarli come coraggiosi caduti, li ignora e con intollerabile e lesiva noncuranza, cerca di svilire anche la dignità di quello che rimane del Corpo Forestale, dei suoi pochi uomini rimasti e dell’intero dispositivo antincendio siciliano, rimasto l’unico baluardo contro gli incendi boschivi che, in questi ultimi siccitosi e roventi anni, stanno devastando gli ecosistemi di questa martoriata Regione sfregiata dalla politica del nulla, trasformista e priva di sensibilità Istituzionale. Un muro di gomma innalzato dall’indifferenza politica verso le problematiche del comparto antincendio, dove servono coraggiose decisioni di intelligenza individuale e ambientale che, ahimè, non é a dotazione di alcuni nostri politici. Forse connettendosi oniricamente alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, e quindi reiterando il macroscopico errore del governo Statale, i vertici e gran parte della politica regionale, che gode di totale autonomia amministrativa in materia, invece di sostenere e potenziare il Corpo Forestale Regionale e tutto il dispositivo antincendio, ad esso assegnato dai dettami normativi (Legge Regionale 6 aprile 1996, n. 16, coordinata alla L.R.13/99 e alla L.R. 14/2006), con prerogativa miope, cercano di darsi alla fuga e pensano di scaricare per delega ad altre Istituzioni (Vigili del fuoco – Carabinieri - Protezione Civile etc.), l’intera tematica di settore, ritenuta ostica, ingestibile e portatrice di pochi voti.
In questi ultimi giorni ci siamo oramai abituati a leggere e sentire sui giornali, in radio, televisione e Facebook, le varie opinioni e i pseudo rimedi riguardo gli incendi boschivi, come se le battaglie del fuoco possano essere vinte con la cultura della parola. Tutti coinvolti nell’arte dell’apparire e in cerca di visibilità mediatica, tentando di rappresentare goffamente, con scarsa proprietà di linguaggio e competenza tecnica, la tematica antincendio con argomenti e parole vane e vuote, tutti tuttologi ed esperti del settore, tutti preoccupati ad elargire colpe agli altri, tutti sempre pronti a criticare e forse mai scesi in campo in modo diretto ad operare per il bene comune. Con la complicità delle altissime temperature e seppur caparbiamente affrontati dai valorosi operai forestali del contingente antincendio regionale, gli incendi stanno devastando la nostra isola. Non credo che la stragrande maggioranza di questi soggetti si siano mai trovati coinvolti, in quei momenti di caotica tensione, nello spegnimento di incendi boschivi ed esposti ai rischi che questi comportano. Non credo che abbiano mai sentito il fumo acre stringergli la gola, non credo che abbiano mai percepito il crepitio e l’energia mordente delle fiamme accalorargli o peggio bruciargli la pelle. Non credo abbiano mai provato la sensazione che l’acqua non possa placare la sete o cercare rapidamente una via di fuga dal fuoco, non credo che possano comprendere chi a fine intervento, con le labbra inaridite dal calore, possa bisbigliare: grazie a Dio, anche questa volta c’è l’abbiamo fatta.
Dietro alle fiamme c'è sempre la mano volontaria o involontaria dell'uomo che si chiama “incendiario” e non piromane, come spesso viene chiamato, anche da alte personalità Istituzionali. La piromania è una grave patologia che statisticamente non influisce nel fenomeno. Ho letto anche riguardo il disinteresse nell'attività di spegnimento e naturalmente non sono d’accordo perché il dispositivo di avvistamento e intervento antincendio regionale è eccellente, spesso anche a rischio della vita. Sono invece d'accordo con qualcuno che scrive sulla latitanza della nostra politica verso queste problematiche, la quale, archiviato il momento storico relativo all'accaduto, non ne cura con sensata competenza l'approfondimento riguardo la vera pericolosità degli incendi boschivi, mentre spesso sminuisce il lavoro degli addetti allo spegnimento. Uomini sempre attivi senza limitazioni di tempo e luogo, nonostante il rischio immediato, inteso come motivo di ricerca dei sistemi di lavoro, dei mezzi sempre precari e spesso inutilizzabili, degli operai e uomini in divisa insufficienti, delle attrezzature obsolete, delle vaste aree interessate al fenomeno prive di interventi preventivi, del rispetto civico del territorio e cosi via. Ovviamente, queste negatività spesso non sono conosciute dall’opinione pubblica, tuttavia, incidono negli interventi diretti ma anche negli stati d’animo degli operatori antincendio. Dunque, una politica governante, autoreferenziale, con il solo potere della parola, parla, parla e scrive, parole spesso vuote e prive di sensata competenza volte a banalizzare e snaturare la vera pericolosità degli incendi boschivi e a sminuire il lavoro degli addetti allo spegnimento. Ma non siamo arrabbiati per queste loro colpevoli mancanze, d'altra parte, non ci aspettiamo nulla da loro, la collera e la delusione degli addetti ai lavori come me, scaturisce dal non aver mai letto o sentito da parte di costoro, un pensiero di gratitudine rivolto verso chi quotidianamente rischia la vita nello lotta contro il fuoco, uomini veri, dileggiati, strumentalizzati e persino accusati, in modo generalizzato, da qualche alta carica Istituzionale che non riesce a comprendere che la battaglia del fuoco si vince soprattutto con la prevenzione. Persino nessuna riconoscenza nei confronti dei caduti nel corso degli anni durante l’impari lotta alle fiamme, personale in divisa del Corpo Forestale e operai dell’antincendio, come i nostri eroi che voglio oggi ricordare.
CONCLUSIONI:
La difesa dell'ambiente dagli incendi ha le sue specificità di intervento che in Sicilia sono culturalmente innate nel Corpo Forestale e negli uomini appartenenti al dispositivo antincendio, come bagaglio intellettivo e formativo, che viene attivato in modo costante ed efficace, per fare fronte alle continue sofferenze dell’ambiente. Con tale presenza, il territorio viene capillarmente e sistematicamente controllato in forma perfettamente consolidata, attraverso la dettagliata conoscenza ultradecennale delle sue caratteristiche fisiche e cartografiche, antropiche e orografiche. Con i cambiamenti climatici in atto, senza la vigilanza permanente e professionalmente specifica del Corpo Forestale e delle squadre antincendio, che dovrebbero essere impiegate, in particolar modo anche in forma preventiva, non è chiaro come si manterrà e si esplicherà in modo ottimale la conoscenza e memoria storica di un territorio, i suoi bisogni e le sue necessità, come si tuteleranno le aree protette e demaniali: che futuro hanno i Parchi e le Riserve, i sistemi fluviali e le aree umide, insomma, l’intero territorio extraurbano, pedemontano e montano, corrono gravi rischi di devastazione.
Ex silvis ad gloriam!
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