Lo Sciuto e il presidente dell'Anfe Sicilia Genco legati da un accordo di «reciproco asservimento». Voti in cambio dei finanziamenti regionali, anche a costo di minacciare l'assessore Marziano. Non solo Ars: i contatti del politico arrivavano fino al Viminale
MARTA SILVESTRE 22 MARZO 2019
Legati a doppio filo per realizzare una «corruzione incrociata». A un capo della fune c'è l'ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e all'altro Paolo Genco (detto il tonno), rappresentante per la Sicilia dell'ente di formazione Anfe (Associazione nazionale famiglie emigrati). Ognuno tira dalla propria parte tenendo in equilibrio un accordo stabile di «reciproco asservimento» che permette a entrambi di essere funzionali l'uno all'interesse dell'altro in un sistema di «concatenazione all'infinito»: Genco avrebbe finanziato le campagne elettorali di Lo Sciuto che, una volta eletto, gli avrebbe garantito l'adozione all'Ars di atti utili per accreditare l'Anfe alla Regione e ricevere contributi pubblici nel settore della Formazione Professionale. Utili ad assumere soggetti indicati dall'ex esponente dell'Mpa e Ncd per incrementare il proprio bacino elettorale. A ruoli alterni entrambi sarebbero stati corrotto e corruttore per tenere in piedi un circolo vizioso di reciproci favori, come emerso dalle indagini nell'ambito dell'operazione della procura di Trapani che oggi ha portato all'arresto di altre 25 persone, oltre loro due.
Il primo contatto risale al maggio del 2012, quando Genco avrebbe sborsato diecimila euro per la campagna elettorale di Lo Sciuto nella corsa alla poltrona di sindaco del Comune di Castelvetrano, dalla quale esce sconfitto. Appena cinque mesi dopo, però, viene eletto deputato all'Ars con il Mpa. Ruolo che ricopre fino al 2017 passando prima al Nuovo centro destra di Alfano e poi in Forza Italia. Il settore della Formazione professionale diventa un «serbatoio di consensi elettorali». E Lo Sciuto garante di un sistema clientelare. «Ieri il tonno (Genco ndr) si è consegnato - spiega il deputato trapanese a un suo fedelissimo nell'agosto del 2016 - Mi è venuto a trovare, mi ha detto "sono a disposizione... tu il prossimo anno ci devi essere". Perchè hanno capito che se la prossima volta vince il M5s... o non vince il M5S ma qualche altro e non ci sono più i deputati che garantiscono... che giustamente conoscono il sistema e te lo garantiscono, sono tutti nella merda! Perchè alla fine il sistema chi lo ha garantito? Chi è che si è lottato? Più di tutti sono stato io a lottarmi! E penso che lo sanno tutti!».
Per reggere il sistema non sarebbero mancate pressioni e minacce sull'allora assessore regionale all'Istruzione Bruno Marziano. «O revochi l'accreditamento o succede un inferno, capito? Altrimenti facciamo una commissione di inchiesta e non vogliamo sapere più niente». Il fulcro di interesse è la graduatoria dell'Avviso Pubblico 8 in cui l'Anfe è stato escluso dagli enti di formazione destinatari di fondi pubblici. Il piano per fare in modo di farlo rientrare prevede l'attivazione di una campagna mediatica contro Marziano e una strategia per convincere i colleghi di partito di Lo Sciuto a contrastare l'approvazione di questo avviso, arrivando a prospettare anche una «crisi di governo». «O lui (Marziano, ndr) si dà una ridimensionata e cerca di recuperare la situazione, altrimenti andiamo muro contro muro a costo che usciamo dal governo».
Da una conversazione intercettata emergerebbe poi la preoccupazione di Lo Sciuto per il presunto interesse di altri deputati all'Avviso 8. «Perché Marco Falcone (attuale assessore regionale alle Infrastrutture che non è coinvolto nell'indagine, ndr) si è fatto l'accordo - dice, intercettato il politico trapanese - Si è preso un sacco di attività con 2-3 enti che ha vicini, e su Catania farà la campagna elettorale sulle assunzioni». Parole che Falcone, contattato da MeridioNews, stronca: «Un mascalzone, mai avuto enti vicini». Non solo contatti con esponenti politici dell'Ars. La mediazione di Lo Sciuto sarebbe servita pure per apire a Genco canali preferenziali a Roma. È il caso di Mario Morcone (non indagato), allora capo del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno, retto da Angelino Alfano.
Anche alcuni appartenenti delle forze dell'ordine avrebbero fatto parte dello stesso sistema. Salvatore Passanante e Salvatore Virgilio - rispettivamente ispettore di polizia in servizio al commissariato di Castelvetrano e assistente capo della polizia in servizio alla sezione di Trapani della Direzione investigativa antimafia (adesso entrambi in carcere) - sarebbero stati corrotti, rivelando anche segreti d'ufficio, in cambio dell'assunzione all'Anfe - poi avvenuta - delle loro mogli (non coinvolte nell'indagine).
Tutto sarebbe stato finalizzato a occupare lo scranno all'assemblea regionale. Una posizione di rilievo per allargare la rete clientelare in un vortice criminale. «Sai quanti incarichi ci sono alla Regione? - fa i conti Lo Sciuto, parlando con un amico - Me lo ha detto ieri Ciccio Cascio: 330 incarichi! La Regione nomina 330 incarichi... 220 revisori dei conti e 150 consigli di amministrazione: 370! Mi ha detto: "Giovanni, se la prossima volta vinciamo... Io perchè ho preso tutti questi voti? Perchè li gestivo io. La prossima volta tu ti gestisci 30 nomine". Ecco perchè prendeva chi 15.000 chi 20.000 (voti ndr)... in base alla potenza delle cose che gestivano!».
Fonte: meridionews.it
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