Alla ripresa dell'Ars, prevista per lunedì, i deputati si troveranno davanti un testo privo di diverse voci di spesa. La mannaia si dovrebbe sulla neonata Autorità di bacino e sulle bonifiche delle ex discariche. A rischio anche la campagna di meccanizzazione
SIMONE OLIVELLI - 6 FEBBRAIO 2019
Le lacrime e il sangue della finanziaria regionale non risparmieranno l'ambiente. La discussione sulla legge di bilancio che ripartirà lunedì prossimo all'Ars verterà inevitabilmente sui tagli resi necessari per recuperare i 244 milioni di euro utili a coprire per il 2019 il disavanzo che pesa sulle finanze siciliane. La cifra fa parte di quell'oltre mezzo milione che è rimasto fuori dall'accordo sulla rateizzazione trentennale concesso da Roma per i tre quarti del deficit complessivo. Facendo un confronto tra la manovra approvata l'anno passato e la proposta che sarà sottoposta la prossima settimana ai deputati regionali - i quali avranno a disposizione la possibilità di suggerire modifiche al testo - saltano agli occhi i passi indietro in tema di investimenti sull'ambiente.
Scorrendo gli interventi pensati dall'assessore all'Economia, Gaetano Armao, colpisce l'eliminazione della voce relativa alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli alvei dei fiumi. L'anno passato era stata di sei milioni e mezzo la somma destinata alla cura del demanio fluviale. Una mossa che il presidente Musumeci aveva più volte sottolineato, rimarcandone il carattere di novità dopo anni in cui la pianificazione economica regionale aveva trascurato il tema. Lo stanziamento era stato accompagnato inoltre dall'istituzione dell'Autorità di bacino, che adesso, a meno di un anno dal suo debutto nell'amministrazione pubblica, potrebbe trovarsi spogliata della dotazione finanziaria. Un azzeramento che peraltro arriverebbe dopo che a dicembre, in occasione delle modifiche al bilancio 2018, l'Ars ha bocciato un emendamento che aumentava i fondi a disposizione per i fiumi. Il passo indietro arriverebbe tre mesi dopo la tragedia di Casteldaccia, dove a inizio novembre sono morte nove persone a causa dello straripamento del Milicia: nei giorni seguenti ai fatti, all'origine dei quali ci sarebbe innanzitutto la questione abusivismo, il presidente della Regione rimarcò l'importanza di tenere puliti gli alvei per consentire all'acqua di defluire ed evitare esondazioni.
A perdersi per strada potrebbero essere poi gli oltre 1,8 milioni destinati alle spese per gli interventi di bonifica e messa in sicurezza delle discariche dismesse. Anche in questo caso si parla di un argomento d'attualità e per il quale nel corso dell'anno passato è stato creato un ufficio dedicato all'interno del dipartimento Acque e Rifiuti. Stesso discorso va fatto per il milione e 914mila euro che la giunta Musumeci aveva inserito per il piano di disinquinamento della provincia di Siracusa. A meno di cambiamenti in corso d'opera salteranno anche i 434mila euro per il potenziamento delle misure antisismiche nella zona industriale di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta; interventi di miglioramento della sicurezza che inevitabilmente hanno un riflesso anche da un punto di vista ambientale per le possibili conseguenze che si avrebbero in caso di incidenti dettati da terremoti.
Tra le voci che subiranno l'azzeramento ci sono poi gli interventi legati alla presenza dell'amianto nell'Isola. Nella passata finanziaria erano stati previsti oltre 300mila euro per la mappatura delle aree interessate dall'eternit e 200mila per la rimozione e lo smaltimento. C'è poi il caso - forse il più eclatante - della campagna di meccanizzazione agricola e delle relative somme da trasferire all'Ente sviluppo agricolo (Esa): stando alle tabelle presentate all'Ars, il taglio netto riguarderà i quasi nove milioni di euro che erano stati inseriti l'anno scorso in finanziaria. Un azzeramento che oltre ad avere ripercussioni sui territori comporterebbe pesanti riflessi anche sul piano dell'occupazione dei circa 390 operai stagionali. La mannaia, infine, si dovrebbe abbattere pure sulle risorse per la gestione del personale che opera nei parchi e nelle riserve naturali. In questo caso non si parla di azzeramento, ma di una riduzione delle somme rispetto all'anno scorso di oltre un terzo. Si passerebbe, infatti, da oltre 14 milioni e mezzo a meno di dieci milioni di euro.
Le cose potrebbero in parte cambiare, ed è questo l'auspicio di Musumeci e Armao, se da Roma si trovasse il modo per far passare in Parlamento un emendamento - ribattezzato Salva Sicilia, ma in realtà rivolto a tutte le Regioni - per spalmare su trent'anni anche i 540 milioni rimasti fuori dalla rateizzazione. Fino a ieri la speranza era che l'emendamento potesse trovare il via libera all'interno del decreto Semplificazioni, ma la decisione del governo di porre la fiducia ha fatto venire meno il proposito. Resta adesso lo spiraglio della finanziaria nazionale, che deve ancora completare il proprio iter tra i due rami parlamentari.
Fonte: meridionews.it
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