19 gennaio 2019

LA SENTENZA. CORTE DEI CONTI, LA REGIONE PERDE. SERVIRANNO DUE MILIARDI IN 30 ANNI. IL BLOG: ECCO LA SENTENZA IN PDF


Dal sito livesicilia.it

di Andrea Cannizzaro
La decisione delle Sezioni Riunite in composizione speciale rigetta il ricorso del governo regionale.


PALERMO - La Regione siciliana dovrà ripianare un disavanzo di 2,14 miliardi come indicato dalla Corte dei Conti nel giudizio di parifica sul rendiconto dell’anno 2017. A stabilirlo sono le Sezioni riunite in sede giurisdizionale in composizione speciale della Corte dei conti, il giudice di secondo grado con sede a Roma davanti a cui, lo scorso settembre, la Presidenza della Regione ha presentato ricorso contro il giudizio di parifica.

Le Sezioni riunite romane hanno rigettato il ricorso della Regione che aveva impugnato la parifica per ottenere un ricalcolo dell’ammontare del disavanzo. In particolare con il ricorso il governo regionale puntava ad avere riconosciuto un disavanzo paria 536,5 milioni: la cifra riportata nel bilancio consuntivo della Regione approvato dalla giunta, poi varato dall’Assemblea regionale siciliana e oggetto della legge di Assestamento. In quest’ultima è stato varato un piano di riequilibrio triennale ma con il riconoscimento del reale ammontare del disavanzo sarà necessario un nuovo piano di rientro.

Anzitutto occorrerebbe dire che il disavanzo da cui occorrerà rientrare con un nuovo piano non è più di oltre due miliardi ma ammonta a un miliardo e mezzo. Rispetto allo scenario che emergerebbe dalla decisione dei giudici, adottata il sette novembre ma pubblicata in questi giorni, ci sarebbe anche un ulteriore novità che eviterà al governo regionale manovre lacrime e sangue.

Stando alla sentenza dei giudici contabili “il ripristino dell’equilibrio deve avvenire nell’esercizio successivo oppure, se si adotta un piano di rientro, negli esercizi che mancano alla fine della legislatura”. Grazie all’accordo fra lo Stato e la Regione entrato nella manovra nazionale “al fine di sostenere la trasparenza e le spese d’investimento entro l’esercizio finanziario 2020 le Regioni possono ripianare in trenta esercizi, a quote costanti, l’eventuale disavanzo”. Insomma, se in forza della sentenza al governo Musumeci sarebbe toccato un piano di rientro di mezzo miliardo ad anno, grazie all’accordo con lo Stato gli oltre due miliardi potrebbero essere diluiti in trent’anni.

Adesso, infatti, alla giunta regionale toccherà approvare il piano di rientro e c’è ragione di credere che la Regione proverà ad abbattere l’intero disavanzo in trent’anni risparmiando di tirare la cinghia per i prossimi due. C’è però da dire che la sentenza delle Sezioni riunite della Corte dei conti sottolinea come “il disavanzo si ripiana (o si riduce nei casi previsti di ripiano pluriennale), se nel consuntivo relativo all’esercizio al quale è stato applicato come prima voce della spesa, si accerta un miglioramento del risultato di amministrazione”. Per i giudici contabili, in altre parole, non è ammissibile che durante il piano di rientro la Regione faccia nuovo disavanzo perché renderebbe inutile il tentativo di ripianare il "buco" attualmente presente nei conti siciliani.

A nulla sono servite così le argomentazioni della difesa della Regione che nel difendere la posizione del governo regionale ha rivendicato di avere fatto fede agli stessi criteri utilizzati nella redazione del rendiconto dell’anno prima, il 2016. Infatti, il cambio di normativa nel frattempo avvenuto ha determinato che l’interpretazione dell’anno prima fosse errata rendendo così sbagliato il calcolo fatto fino a quel momento e obbligando la Regione alla determinazione che con la sentenza viene definitivamente stimata in oltre due miliardi. Sarà questa la somma "monstre" che la Regione dovrà impegnarsi a recuperare. Ma almeno potrà farlo entro i prossimi trent'anni.
18 Gennaio 2019

Fonte: livesicilia.it



Ecco la sentenza in Pdf:

Giudizio di parifica avverso il Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2017, approvato con la delibera di Giunta n. 362 del 3 ottobre 2018. Non luogo a provvedere






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