Nei posti chiave, e non sollo alla Regione, protagonisti e comprimari dei tempi di Cuffaro, Lombardo e Crocetta.
Cambiamento è la parola d'ordine di questa stagione della politica. Quel "cambiamento" che i giallo-verdi hanno appioppato come etichetta dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. È l'evoluzione della “rottamazione” della stagione renziana. Ma in questa come in quella stagione, la Sicilia continua la sua marcia fuori fase, e nei palazzi della politica, al di là dei proclami e degli annunci, se non nell'operato almeno nelle facce il leit motiv piuttosto che il cambiamento è la continuità. Se non nei contenuti, per lo meno nei volti.
Lo spunto lo danno le cronache di questi giorni. Con il dibattito su dissesto idrogeologico e abusivismo, riacceso come s'usa dall'ultima tragedia. E con i grillini che hanno sparato ad alzo zero contro il soggetto attuatore del commissario contro il dissesto idrogeologico, che in Sicilia è Maurizio Croce. Contro di lui il Movimento 5 stelle ha puntato il dito, chiedendone l'immediata rimozione. Croce, che ricopre la delega come braccio operativo del presidente Nello Musumeci, non è un omonimo dello stimato tecnico già a lungo assessore regionale al Territorio di Rosario Crocetta. È proprio lui, allora entrato in giunta in quota ai Totò Cardinale boys di Sicilia Futura. Quel soggetto politico che fece faville nella scorsa legislatura e che oggi un po' resiste, con un paio di deputati regionali superstiti, Nicola D'Agostino ed Edi Tamajo (fresco di archiviazione per l'indagine palermitana che lo riguardava). Un elemento di continuità che si vede in Regione, proprio come accade al Comune di Palermo, dove quando c'è stato da nominare i vertici delle partecipate, Leoluca Orlando ha scelto per l'Amat Michele Cimino, altro pezzo da novanta transitato da Sicilia Futura di Cardinale, dopo lunghi e significativi trascorsi con Forza Italia e Grande Sud anche da assessore regionale. È la politica siciliana in cui nulla si crea e tutto si conserva.
Che la compagine che ha sostenuto Nello Musumeci alle elezioni avesse come pilastri portanti pezzi pregiati dell'ancien regime cuffariano non è un segreto. E tutto sommato è fisiologico nel gioco dell'alternanza destra-sinistra. E così, è tornato a fare l'assessore regionale dopo un decennio Roberto Lagalla, che col politico di Raffadali era stato alla Sanità, è tornato Mimmo Turano, dopo più più di tre lustri dai tempi del governo Leanza, c'è entrato per la prima volta Toto Cordaro, che dei cuffariani era esponente di punta a Palermo, e via discorrendo. Ma la continuità non è solo col vecchio e invincibile centrodestra degli anni che furono. E riguarda anche gli anni dello scismatico Raffaele Lombardo, che consumò il ribaltone spaccando in due quel fronte. Basti pensare a Gaetano Armao, oggi vicepresidente di Musumeci e allora punta di diamante di quei governi autonomisti.
Intanto, nella dissestata Catania governa Salvo Pogliese, vicepresidente dell'Ars nella passata legislatura, e a Messina il tribuno Cateno De Luca, oggi solitario senza partiti, ieri per due volte deputato regionale dell'Mpa di Raffaele Lombardo. Se poi dal governo si passa al sottogoverno regionale e locale, il gioco può andare avanti a lungo. Basti pensare ai pezzi di quel “sistema” di potere che secondo le accuse della procura di Caltanissetta ruotava attorno ad Antonello Montante, ora a processo. Nelle carte dell'inchiesta finì Maria Grazia Brandara, indagata in altro filone dell'inchiesta, che non è più a capo dell'Irsap come nella parte finale della stagione crocettiana, ma resta presidente dell'Ias, partecipata mista che gestisce il business della depurazione nella zona industriale di Siracusa, nel cui cda siedono altri uomini in passato molto vicini all'ex presidente di Confindustria. Quanto al sottogoverno regionale, ecco i ripescaggi di protagonisti di stagioni lontane, come Marcello Caruso, con trascorsi forzisti di rito schifaniano ma anche lombardiani, nominato alla presidenza della Sas. Fu assessore regionale di Lombardo, quando gli assessori mutavano con la rapidità degli allenatori del Palermo e il vecchio centrodestra non esisteva più, Accursio Gallo, avvocato affermato oggi alla guida dell'Aran.
11 Novembre 2018
Fonte: livesicilia.it
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