Dal sito palermo.repubblica.it
di EMANUELE LAURIA - 17 Ottobre 2018
La miccia della bomba vitalizi, per l’Assemblea regionale, è accesa. Il via libera ai tagli da parte del Senato, organo istituzionale al quale il parlamento regionale è storicamente agganciato, mette gli inquilini di Sala d’Ercole di fronte a un bivio: approvare o no la riduzione degli assegni per i 319 ex deputati e i loro parenti? La bozza di delibera dei 5 Stelle è lì, pronta, da tre mesi: viaggia con un’ideale raccomandazione del vicepremier Luigi Di Maio. Anzi, qualcosa di più di una raccomandazione: il ministro e leader di M5S ha assicurato che nella legge di bilancio statale sarà inserita una disposizione che prevede una penalizzazione finanziaria per le Regioni che non si adeguano al taglio. “Nella manovra — ha detto ieri Di Maio — ci sarà una norma che dice alle Regioni che se non tagliano i vitalizi non gli diamo più i soldi per pagarli. Dopo Camera e Senato, ora tocca alle Regioni: non deve restare neanche un vitalizio in giro per l’Italia”.
A questo punto il problema riguarda non solo il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, da sempre contrario a un taglio considerato “una vendetta sociale” ma anche il governatore Nello Musumeci: perché l’inadempimento da parte dell’Ars, in questa materia, rischia di sottrarre finanze all’amministrazione regionale. D’altra parte, però, a favore dei deputati (la maggioranza) che non vogliono i tagli, c’è una relazione in fase di completamento dei tecnici dell’Ars che sollevano forti perplessità giuridiche su un provvedimento di riduzione dei vitalizi: una sostanziale bocciatura dell’atto. Il parlamento di Sicilia, è la sintesi della relazione, è destinato a soccombere davanti ai prevedibili ricorsi contro una norma che non agisce sul futuro ma va a incidere su un beneficio già in godimento.
Insomma, un giudizio di natura costituzionale su questo provvedimento (che dovrebbe passare dall’aula) sarebbe negativo. Non solo: in queste ore i burocrati dell’Ars stanno completando la simulazione, caso per caso, dei tagli, mettendo per iscritto quanto perderà ciascuno degli ex deputati (o degli eredi) in caso di approvazione dell’atto.
Quel che emerge è l’effetto dirompente della misura proposta dai grillini. Riassumibile in un dato semplice semplice: secondo lo studio fatto a Palazzo dei Normanni, oltre la metà dei "pensionati" di Sala d’Ercole perderebbe oltre metà dell’importo dell’assegno finora percepito. Un colpo di scure, anche se la maggior parte degli assegni oggi è di consistenza elevata, in qualche caso superiore ai novemila euro al mese. Un netto ridimensionamento delle competenze che va a colpire uno stuolo di politici per la maggior parte ormai da tempo inattivi. Un caso, fra tutti: l’ex presidente dc della Regione Mario D’Acquisto, 87 anni, d’un tratto si vedrebbe decurtare l’importo della pensione da 8.500 euro al mese a circa 4mila. Peggio andrebbe a una cinquantina dei beneficiari del vitalizio con una sola legislatura alle spalle che si troverebbero con compensi pari al minimo previsto dalla delibera, ovvero 1.300 euro al mese.
Ma ciò fermerà i deputati? Li porterà a bocciare davvero la delibera di M5S? Tutto da vedere. Giancarlo Cancelleri, vicepresidente stellato dell’Ars, non ha dubbi: “E’ caduto lo scudo del Senato. L’Assemblea non ha più alibi, deve approvare la delibera”. Ma in molti invocano prudenza. Come Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà bellissima: “Meglio attendere l’esito dei ricorsi alla delibera varata dalla Camera. L’agganciamento al Senato? Abbiamo presentato un ddl per abolirlo”. L’argomento, ha detto ieri Micciché, sarà affrontato dal consiglio di presidenza la prossima settimana. La miccia è accesa.
Fonte: palermo.repubblica.it
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