11/03/2016 - di Mario Barresi
Marco Venturi, ha letto l’interrogazione dei senatori grillini al ministro Guidi?
«Sì».
Sia sincero: un pur vago «io l’avevo detto» le sarà scappato...
«Dall’interrogazione al Senato emergono fatti e circostanze gravissimi. Montante, accusato dalla Dda della Procura di Caltanissetta di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere messo a disposizione di Cosa Nostra alcune sue società e per altre preoccupanti vicende, condiziona il presidente della regione Crocetta, l’assessore regionale delle Attività produttive Mariella Lo Bello e altre espressioni della politica regionale».
Ma nell’atto parlamentare non c’è soltanto questo.
«Dall’interrogazione affiora il pericoloso e trasversale “sistema Montante”, che domina i centri decisionali della Sicilia, dalle Camere di commercio, alla gestione dei rifiuti, alle aree industriali. Un sistema che, peraltro, incute timore nei vari settori della vita politica ed economica della Sicilia. Da quanto emerge anche taluni rappresentanti del governo nazionale potrebbero essere condizionati dal dominio di Montante».
Il caso è arrivato in Senato. E ora chi dovrebbe intervenire?
«La politica e le istituzioni devono agire in fretta per liberare la Sicilia da un vero cancro che ha pervaso la vita pubblica della nostra regione. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il governo nazionale devono adottare atti urgenti per liberare le istituzioni dal persistente e pericoloso sistema di potere organizzato da Montante. Non si può ancora fare finta di nulla! ».
Ma pare che della vicenda non importi nulla a nessuno...
«A me quello che fa paura è il silenzio tombale che c’è in Sicilia. A partire dalle associazioni datoriali, che dovrebbero esprimere un’opinione libera dai condizionamenti. Apprezzo e ringrazio i senatori dei 5 Stelle che stanno scrivendo, si stanno ponendo dei dubbi. Ma la politica siciliana dov’è? Nessuno esprime solidarietà a chi, come la magistratura e le forze dell’ordine, lotta con coraggio contro questi sistemi criminali. Nessuno parla, tutti hanno remore a esporsi. Ma perché? ».
Il sistema che lei ha denunciato è ancora in piedi?
«Sì, evidentemente sì. Alimentandosi di connivenze, di complicità. Ripeto: quello che fa paura è il silenzio che c’è attorno a questa vicenda».
Nell’interrogazione si cita un altro esponente di spicco di Confindustria: Ivan Lo Bello.
«Anche lui potrebbe prendere posizione, dovrebbe intervenire. È citato marginalmente nell’interrogazione, ma anche lui adesso deve parlare».
Dopo aver rotto con Confindustria, lei ha mai sentito Lo Bello?
«No. Ma anche da prima non lo sentivo, già da un po’ di tempo».
Questi silenzi confindustriali cosa sono? Imbarazzato distacco o solidarietà sottotraccia?
«Io sono fuori dal sistema Confindustria, sono stato convocato dai probiviri e mi sono dimesso prima che loro mi sospendessero. Il sistema, nessuno escluso, ha fatto quadrato attorno a Montante, in modo non condivisibile. Perché secondo me il codice etico, da sempre sbandierato in tutta Italia, si applica prima di qualsiasi cosa. Quando il presidente Squinzi dichiara di stare con Montante a priori e a prescindere, io resto senza parole. E quindi mi sono dimesso. Aspetto che le indagini vadano avanti, con la massima fiducia nelle istituzioni».
Qual è la posta in gioco nella partita delle “super” Camere di commercio siciliane?
«Penso che ci sia la gestione degli aeroporti siciliani. Ma basta leggere il decreto del ministro dello Sviluppo economico per capire qual è la mossa. Fanno finta che le Camere di commercio si accorpano, poi succede una grande confusione sull’accorpamento. Il decreto nomina dei commissari ad acta che dovranno occuparsi della fusione delle macroaree camerali, ma si “dimentica” di fissare la scadenza dell’attuale sistema camerale, che decadrà quando sarà portato a termine la fusione».
E ciò che significa?
«Visto che per ora tutto è per aria, questi commissari rimarranno fino a quando qualcuno deciderà di portare a compimento questo progetto. Ma ciò non accadrà presto... » .
Prima magari si eleggeranno i vertici delle società che gestiscono gli aeroporti.
«Esattamente. E poi a Unioncamere regionale rimarrà a Montante, così come alla Camera di Commercio di Caltanissetta, e quella di Siracusa a Lo Bello, che resta presidente nazionale di Unioncamere. Tutto come adesso. Sine die... ».
Lei chiede l’intervento di Renzi, ma il governo nazionale è davvero esente da responsabilità?
«Il governo nazionale deve intervenire, anche tenendo conto che un suo esponente, il ministro Guidi, si assume la responsabilità di non fissare la scadenza per portare a termine la fusione. Se avesse dato, ad esempio, tre mesi di tempo per completare l’iter, avrebbe avuto un senso. Quelli del sistema camerale sono enti elettivi e pubblici, non privati. Non si può fare come ha fatto Confindustria, che ha bloccato tutto per i prossimi tre anni con una delibera associativa di qualche giorno fa. Il modello è lo stesso: bloccare tutto per i prossimi tre anni. E poi si vedrà: le cose cambieranno, ci sarà tempo per riposizionarsi... ».
Com’è cambiata la sua vita?
«Io vivo la vita tranquillamente, mi piace il mio lavoro. Ma ho paura. Ho paura di quello che può succedere. Ho paura del silenzio degli altri. Non capisco perché nessuno abbia il coraggio di parlare, di manifestare solidarietà alle istituzioni che oggi stanno lavorano in prima linea con abnegazione».
Nemmeno l’Antimafia nazionale?
«L’Antimafia ha audito Attilio Bolzoni (giornalista di Repubblica, ndr) qualche mese fa. Anch’io, su questa vicenda, avevo chiesto di essere sentito, così come ha fatto Alfonso Cicero. Speriamo di essere ascoltati in tempi rapidi».
Perché ha rotto con Montante? Cos’è successo?
«Io ho parlato di molte cose con il pm: c’è il segreto istruttorio e non posso rivelarne il contenuto».
Ma i suoi ex colleghi confindustriali sostengono che fino al giorno prima dell’intervista a “Repubblica” lei fosse in totale sinergia con loro. Dev’esserci stato un elemento di forte rottura. Ci faccia almeno capire...
«L’elemento di rottura è un fatto più generale: per me la lotta alla mafia non era e non è solo lotta al racket, ma anche altro. È lotta ai sistemi criminali e mafiosi. E nelle Asi avevano trovato i rapporti fra mafia, politica e affari. E di questo sono informati i pm. Mi spiego meglio: non sulla gestione delle Asi, che è un fatto marginale, ma sui sistemi criminali e che si sono annidati nelle aree di sviluppo industriale siciliane negli ultimi trent’anni».
Cosa farà Venturi da grande? Non pensa a un rientro in grande stile?
«Non mi interessa. Al momento non mi interessa. Io continuo a fare il mio lavoro con serenità».
E dunque non le interessa nemmeno sapere come andrà a finire il rinnovo dei vertici di Confindustria Sicilia in primavera e chi sarà il successore di Montante...
«Se devo dirla davvero tutta, secondo me non ci sarà nessuna elezione in primavera. Tutto resterà bloccato per i prossimi tre anni. Hanno già deciso così. Il sistema ha già deciso così».
twitter: @MarioBarresi
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