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27/05/2018 di Mario Barresi
L’intervista. Il presidente della Regione apre una linea di credito all’esecutivo gialloverde con «elementi di novità e metodi inediti». La bocciatura di Armao? «Parla a titolo personale»
Presidente, il suo vice, Armao, al grido di «prima la Sicilia» ha stroncato sul nascere il governo Conte: «Non abbiamo bisogno di avvocati!».
«È un giudizio a livello personale. Io ho sempre pensato che le pagelle ai governi si danno alla scadenza e non alla partenza. Semmai, per un giudizio in corso, ci sono gli scrutini: al primo trimestre, o quadrimestre... Né voti, né veti a una coalizione che comunque porta con sé elementi di novità e metodi inediti. Bisogna essere rispettosi. Così come dimostrato istituzionalmente, col governo Gentiloni».
Nella prima stesura del “contratto” fLega -M5S la parola Sud non c’era. Non teme sia un brutto segno?
«I timori non servono a instaurare un buon rapporto. Non mi preoccupa la prospettiva di un calo di attenzione sul Sud. È una tara di decenni: la Questione meridionale è scomparsa dall’agenda degli ultimi governi. Ora va riproposta, non da sciocco rivendicazionismo come in passato, spesso a torto. Con un polo del Sud: tutti i governatori assieme, a Roma con un’unica voce e avere un peso maggiore».
L’Isola ha già un conto aperto a Roma. Cambierà qualcosa in concreto?
«Alcune questioni saranno la prosecuzione di contenziosi aperti. Il mio governo ha impugnato il Bilancio 2018 dello Stato e ora attende il nuovo governo per proseguire il negoziato per la revisione di condizioni inique. Ma il confronto è aperto su tanti altri temi: pesca, agricoltura, forestali, Province, infrastrutture, trasporti...».
Ci saranno effetti collaterali all’Ars col governo gialloverde a Roma?
«È difficile dirlo per quanto riguarda il rapporto col M5S. Noi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare. Ho lanciato un appello a tutti i gruppi parlamentari, oltre non posso andare».
Dunque nessun avvicinamento?
«Non credo. Gli equilibri si reggono sulla logica dei numeri. E non credo che il quadro politico nazionale abbia per ora mutato la geografia dell’Ars».
E con la Lega senza assessori?
«Con la Lega non c’è mai stata tensione. C’è un ottimo rapporto con il nuovo commissario regionale, il senatore Candiani. L’onorevole Rizzotto, unico deputato leghista, continua a sostenere la coalizione con grande serietà e responsabilità».
Cosa cambia con Salvini nuovo capo incontrastato del centrodestra?
«La politica è in costante evoluzione. Nulla è possibile prevedere. E comunque la politica è l’arte del possibile».
E in questo contesto che ne sarà di Diventerà Bellissima?
«Siamo una grande realtà in Sicilia: centinaia di consiglieri comunali e amministratori, un bel gruppo all’Ars, un senatore nella persona del nostro coordinatore Stancanelli. Abbiamo il dovere di guardarci attorno e di capire cosa sta mutando. Il centrodestra è destinato a scomporsi e a ricomporsi. In questo processo noi non possiamo restare inerti e inermi. Sono diverse le ipotesi a cui stiamo lavorando. Le Europee sono già dietro l’angolo, le Politiche potrebbero esserlo se questa esperienza di governo dovesse naufragare. Anche se io mi auguro di no...».
Non pensate a un accordo, così come in Sardegna con il Partito sardo d’Azione, con la Lega pigliatutto?
«Ci stiamo interrogando se dare un’anima nazionale a un movimento nato come autonomista e regionale. Ma qualsiasi scelta non può prescindere dalla geografia nazionale. Diventerà Bellissima potrà avere un ruolo nella ricomposizione del centrodestra. Come farlo e con chi farlo, lo deciderà il nostro congresso, a luglio o al massimo a settembre. Una cosa è certa: iscritti e dirigenti ci chiedono di non limitare la nostra azione fino allo Stretto. Crediamo di dare un contributo di idee e di uomini anche a un nuovo soggetto politico, soprattutto se questo processo evolutivo del centrodestra dovesse non arrestarsi».
Vi misurerete alle Amministrative?
«Con singoli candidati o con i nostri simboli siamo presenti ovunque. Dai piccoli comuni alle città capoluogo. Stiamo raccogliendo consensi, siamo un elemento di novità. Il modello politico è quello del governo regionale: la scelta di ciò che appare giusto e non di ciò che appare utile. È la nostra prima esperienza dopo le Regionali: speriamo di essere determinanti nelle sfide dal risultato incerto».
Tiene ancora banco il caso Montante. Lei non s’è esposto più di tanto...
«Io, in questo come in altri casi, sono molto garantista. Oltre che prudente, ricordando decine di personaggi devastati dai titoli di giornali per provvedimenti che non poi non hanno avuto seguito in sede di giudizio. Aspettiamo che si concludano le indagini, con il consueto rispetto per la magistratura. Chi ci perde, ancora una volta, è l’impegno per la legalità. L’antimafia continua a subire picconate».
Al di là degli aspetti giudiziari, ce n’è abbastanza per riscrivere la storia della Sicilia nell’ultimo decennio.
«Sul fronte politico ancora molte altre cose devono essere chiarite... C’è un mio intervento di qualche anno fa, rimasto agli atti parlamentari, purtroppo assai solitario. Denunciai il cerchio magico dell’antimafia di cui facevano parte alcuni personaggi, compreso il presidente della Regione uscente. Per la prima volta, all’Ars, avevo denunciato l’esistenza della mafia dell’antimafia. Al mio discorso seguì un disarmante silenzio...».
Ma adesso è lei il presidente della Regione. Il sistema Montante è ancora presente nei Palazzi? Sta vigilando?
«Ogni qual volta sentirò quello che Borsellino chiamava “il puzzo del compromesso” non ci penserò due volte ad andare in procura. Hanno capito in tanti che con questo governo e con questo presidente il palazzo rimane impermeabile a ogni tipo di sollecitazione. Ho allertato tutti gli assessori a essere vigili sull’attività dei propri dipartimenti. C’è stata una rotazione radicale dei dirigenti generali, ben 18 su 28. Abbiamo nominato il responsabile anticorruzione, che è l’avvocato Emanuela Giuliano, figlia di Boris, e c’è un nuovo segretario generale, l’avvocato Maria Mattarella, che presiede a tutte le attività dei dipartimenti. Il governo s’è dato una regola: per noi la trasparenza è il prerequisito. Mafia e corruzione, glielo assicuro, non troveranno interlocutori nella Regione guidata dal mio governo».
Twitter: @MarioBarresi
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