di Matteo Scirè - 19 marzo 2018
“Il Coccodrillo si è affogato. Cronache di un fallimento annunciato e di una possibile rinascita”. E’ questo il tema dell’ultimo libro di Pietro Busetta, edito da Rubbettino. Un tema che ha segnato l’attività scientifica dell’economista, ordinario all’Università degli Studi di Palermo, vicepresidente della Fondazione Curella e componente del Consiglio di amministrazione della Svimez.
“A 160 anni dall’Unità d’Italia questo Paese – spiega Busetta – non riesce ad unificarsi. Il libro dice che era prevedibile che non si sarebbe fatta l’unificazione vera, economia e sociale. Perché il Paese non aveva le risorse per farlo, quindi i sabaudi non avevano queste grandi risorse, come peraltro ha avuto la Germania occidentale, e non aveva la classe dirigente per farlo, cosa che ha avuto la Germania occidentale”.
“I grandi quotidiani nazionali – aggiunge l’economista – i sindacati, che sono nord pensanti, Confindustria, che è assolutamente Nord pensante, i grandi enti, dalle Ferrovie all’Anas alle Poste, tutti questi che sono la vera classe dirigente, non si sono fatti carico di un problema così grande”.
Alla domanda se il Mezzogiorno, oggi, può essere considerato una risorsa oppure una zavorra Busetta risponde senza esitazioni. “Il Mezzogiorno è certamente una risorsa. Il Paese non l’ha capito, lo dice soltanto a parole ma non fa nulla perché questa risorsa sia utilizzata. Il Paese ha dimenticato di essere euromediterraneo, ne subisce soltanto le conseguenze negative per gli sbarchi. Non ha una proiezione sul Mediterraneo e neppure per l’Estremo Oriente, perché il corridoio è Mumbai, Suez, Augusta, Berlino. E invece noi non abbiamo il ponte, non abbiamo l’alta velocità“.
“Praticamente – conclude Busetta – questa parte del Paese è stata abbandonata, pensando che il resto poteva tranquillamente andare avanti senza problemi. In realtà adesso si vede che il resto non va avanti senza problemi dal punto di vista economico e conseguentemente ha dei rinculi, come quello delle ultime votazioni che sono tremendi. Perché questa parte condiziona tutto il Paese”.
Fonte: www.ilsicilia.it
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