Pennino, Misuraca, Trizzino
di Roberto Puglisi
I passaggi di schieramento da un'esperienza all'altra e la coerenza 2.0. M5S, il 'caso' (diverso) di Trizzino.
La chiamano 'coerenza', in una concezione dinamica e copernicana di se stessi. Intendono dire, cioè, che loro non sono cambiati mai. Gli altri, invece, si sono adattati, li hanno cercati, li hanno voluti a tutti costi, come i Cristiano Ronaldo dell'urna, nonostante le storie opposte.
Ecco perché, il prossimo 4 marzo, l'elettore residuo votante troverà a destra - che siano direttamente impegnate o dietro le quinte - personalità con un pedigree certificato di sinistra e rintraccerà a sinistra esponenti della destra. Una tendenza non originalissima, ma in crescita. Giorgio Gaber (ma cos'è la destra? Cos'è la sinistra? Uo uo...) aveva capito tutto.
L'ultimo caso di scuola è quello, freschissimo, di Dore Misuraca - di cui esistono santini elettorali e giovanili con la capigliatura al vento, alla corte di Forza Italia - appena transitato nel Pd. Da un esercito all'altro, passando per Alfano, con la benedizione del renziano di antico conio, Davide Faraone, e del renziano di nuovo ordinamento, Leoluca Orlando. Misuraca non sarà candidato, eppure si staglia, chiarissima, la prospettiva elettorale dell'evento. Lui adduce encomiabili ragioni ideali quali presupposti della sua sofferta decisione. E se ne può dubitare? Che cos'è la destra, etc etc... (uo uo). Il catalogo è vasto. E bidirezionale.
C'è, per esempio, la vicenda di Rosi Pennino, sanguigna pasionaria 'democratica' con un impegno riconoscibile soprattutto nelle trincee delle zone più popolari. Lunghi anni di centrosinistra e di battaglie militanti contro il berlusconismo, palmo a palmo con gli avversari di allora nei quartieri più difficili di Palermo. Oggi è candidata alla Camera con Forza Italia. Un percorso a tappe che ha visto Pennino figurare nella squadra di Fabrizio Ferrandelli, competitor a sindaco, sconfitto alle ultime comunali - sostenuto da Gianfranco Miccichè - da assessore designato ai Servizi Sociali, fino al transito nelle liste berlusconiane.
L'interessata, all'epoca della sua scelta, la spiegò così: “Forza Italia mi ha cercata ed è l'unico modo che ho di continuare le mie battaglie. Sono una donna, una mamma che cresce due figlie. Una lavoratrice. Una combattente che costruisce ogni giorno o prova a fissare tasselli di diritti lungo il percorso difficile delle persone e delle famiglie con disabilità".
Altre annotazioni nell'elenco. “Il progetto di Ap, che abbiamo vissuto con grande impegno e convinzione, dando il nostro pieno contributo al Paese in un momento di crisi è oggi concluso, e ritengo sia quindi arrivato il momento di fare una scelta coerente con i miei valori popolari e con quelli del mio elettorato, che mi portano a collocarmi in maniera netta nell'area di centrodestra". Parole dell'europarlamentare Giovanni La Via che, appena quattro mesi fa, era il vice presidente designato dell'aspirante governatore Fabrizio Micari, scelto da Leoluca Orlando e dal Pd. Era, cioè, La Via, uno degli avversari del centrodestra che ha spinto alla vittoria Nello Musumeci.
Una coalizione che a sua volta si era popolata, in maniera repentina e pirotecnica, di militanti di ritorno, di politici "pentiti" dalla frequentazione del centrosinistra, delusi, non convinti dalla scelta di Micari o magari, semplicemente, capaci di 'fiutare' l'offerta politica più consona. E così, si è assistito in occasione di quelle Regionali a un vero e proprio valzer.
Qualche esempio in cronaca avvincente e differita. Mimmo Turano, ex capogruppo dell'Udc di D'Alia (che aveva, cinque anni prima, lanciato la candidatura di Rosario Crocetta) finisce prima nel listino di Musumeci, poi anche nella sua giunta; Totò Lentini, uomo di maggioranza col centrosinistra, nella lista di Forza Italia; Piero Alongi fa il pendolo tra il passato di centrodestra, la militanza alfaniana, il sostegno a Leoluca Orlando, infine il ritorno nel centrodestra con l'Udc e adesso la cooptazione nell'ufficio di staff di un assessore regionale. Dall'Udc di centrosinistra (quello di Casini e D'Alia) a quello di centrodestra (di Cesa) migrano anche, a ridosso del voto, Margherita La Rocca Ruvolo e Gaetano Cani; il messinese Nino Germanà, invece, dopo avere espresso nella giunta di Crocetta l'assessore Carlo Vermiglio, decide in campagna elettorale di salutare il partito di Alfano e tornare in Forza Italia; a Catania, intanto, a lasciare il sindaco Enzo Bianco è Alessandro Porto, candidato con gli azzurri sul gong. Linea allo studio, un filino damarcord e collegamenti solo per i finali...
Un catalogo bilaterale di passioni, stravolgimenti e trasalimenti, fornitissimo di casistica. Come, tornando ai giorni nostri, ha ricordato Salvo Toscano, raccontando le vicende del famigerato partito della nazione: “Ecco Salvo Lo Giudice, candidato in un collegio uninominale in quota Pd-Sicilia Futura, già in corsa nel 2012 con la Lista Musumeci. O Leopoldo Piampiano, che gli elettori di centrosinistra si ritrovano candidato a Palermo”. Per scansare i sassi aguzzi delle polemiche, Piampiano ha precisato su facebook: "Ritengo doveroso ribadire che la mia candidatura, frutto di un nuovo percorso politico iniziato cinque anni fa, nasce come opportunità di ritornare a rappresentare le istanze dei cittadini, lontano da beghe partitiche e come unico interesse il bene comune, coerentemente con quel modo di fare politica che mi ha visto impegnato per tanto tempo sul nostro territorio".
Tutti liberissimi e uguali nell'approdare dove comanda il cuore, i candidati (e affini) che non ti aspetti. Naturalmente, si sacrificano per il 'bene comune', a prescindere dalle collocazioni di ora e di allora, nel manuale copernicano e dinamico della coerenza 2.0. Ma sul serio le persone pesano più del contesto?
Un dubbio che può nascere, perfino fuori dal bipolarismo consueto, brevemente narrato, ai margini della candidatura di Giorgio Trizzino - che gareggia alla Camera con il Movimento Cinque Stelle - stimatissimo protagonista di campagne in nome della dignità umana, nel campo della cure palliative.
Qui non si è consumata alcuna 'giravolta'in senso classico; si sottolinea, tuttavia, una incongruenza in atto e potenziale. Chi conosce per via della sua meritata fama - e sono tanti - il dottore Trizzino potrebbe domandarsi: che c'azzecca una personalità talmente posata, cauta ed equidistante con il grillismo audace, moltiplicatore di polemiche, sedotto dagli slogan fiammeggianti e dalle semplificazioni? Non c'è una palmare dissonanza tra diversi, destinata, prima o poi, ad approfondire un crescente e reciproco dissenso? Chi contaminerà l'altro? Saranno i 'Trizzino' a condurre M5s in luoghi più temperati o, al contrario, verranno fagocitati e magari espulsi?
Intanto, il medico palermitano ha già preso le distanze da certe venature che attraversano il variopinto universo pentastellato, a proposito di vaccini, scrivendo coraggiosamente su facebook: “Voglio ricordare che scienza e medicina non possono mai essere democratiche in quanto la verità in questi campi non è quella dettata dalla maggioranza degli esperti del settore. Entrambe si devono basare sulle evidenze scientifiche”. Una posizione che, forse, avrà avuto qualche riflesso nel 'rimbrotto' collettivo di Beppe Grillo in persona sull'argomento: "C'è chi ripete e sostiene che 'la scienza non può essere democratica', è una cosa talmente ovvia che non dovrebbe neppure essere detta. Ma se lo si afferma facendo politica, in un paese democratico, la frase ha tutto un altro senso. Quindi anche la politica non è più democratica? Devi essere obbligato a vaccinarti perché lo dice la scienza! Un ossimoro che salta agli occhi e te li acceca".
Perché uno varrà pure uno. Però, alla fine, qualcuno vale più di tutti. Prego, aggiornare Gaber: ma cos'è la coerenza... (uo uo)
16 Febbraio 2018
Fonte: livesicilia.it
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